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mercoledì 29 febbraio 2012

Un altro punto di vista

PENSIONI/ Milleproroghe. Rimoldi (Fnp-Cisl): gli esodati non sono le uniche "vittime"
mercoledì 29 febbraio 2012
DECRETO MILLEPROROGHE. LE PENSIONI DI ESODATI E PRECOCI. IL PUNTO DI VISTA DELLE FNP-CISL
Non vi è, praticamente, un solo lavoratore che (sulle pensioni) ne sia uscito completamente indenne. A pochi mesi dal suo insediamento, il governo Monti ha sovvertito la disciplina pensionistica, sferrando fendenti a destra e a manca. La riforma riguarda chi deve ancora accedere al trattamento; ma alcune misure varate penalizzano anche coloro che, in teoria, avrebbe dovuto sentirsi al sicuro. Ovvero, chi, in pensione, già c’è. Attilio Rimoldi, segretario nazionale della Fnp, spiega a ilSussidiario.net le principali criticità emerse dalla modifica della normativa pensionistica. «La categoria nei confronti della quale, secondo noi, occorre prioritariamente trovare una soluzione rispetto ai nodi lasciati irrisolti - spiega - è indubbiamente quella degli esodati. Parte di essi, infatti, in seguito alla sottoscrizione di accordi che non rispettano i criteri previsti dall’attuale normativa, rischiano di rimanere senza lavoro e senza pensione». Il problema, ormai, è tristemente noto: «Avrebbero dovuto accedere al trattamento previdenziale entro, magari, un anno e rischiano uno slittamento anche di quattro. Stiamo cercando di calcolare quanti siano esattamente e, al momento, stimiamo che rientrino in tale tipologia tra le 20 e le 30mila persone».
Si diceva di svariate criticità anche su un fronte che, di consueto, difficilmente è preso in considerazione. «Non solo alcune tipologie di lavoratori che stanno per andare in pensione, ma anche buona parte di chi già riceve l’assegno previdenziale sta subendo gravi penalizzazioni». Si tratta di coloro ai quali è stato bloccata la rivalutazione del trattamento all’inflazione. «La norma è precedente alla riforma delle pensioni (ma la materia è pur sempre la medesima) e viene applicata a chi percepisce un assegno pari ad almeno tre volte il minimo». Non stiamo certo parlando, quindi, di cifre esorbitanti. «Tre volte il minimo ammonta a circa 1400 euro. Lordi. Ovvero, una pensione di poco più di 1100 euro».
A questo, si sommano una serie di aggravi: «ricordiamoci che tra Imu, addizionale Irpef di Comuni e Regioni, accise varie e imposte di diverso genere, si sta determinando un’oggettiva riduzione del reddito familiare. Svariate famiglie sono entrate, quindi, a far parte di una fascia di estrema difficoltà». Secondo il sindacalista, la riforma Fornero non tiene conto di un altro fattore decisivo. «Molte donne, spesso, raggiunta una certa età, si ritrovano a doversi prendere cura dei nipoti e, magari, dei genitori anziani. Compiti importantissimi che, tuttavia, se non hanno ancora maturato il diritto alla pensione perché slittato in avanti nel tempo, chi svolgerà?», si domanda Rimoldi.
«Non esistendo servizi sociali adeguati per supplire a tali mansioni - continua -, il rischio è che si metta ulteriormente a dura prova la coesione sociale». Resta da capire quali sono, per il futuro, le intenzioni della Fornero: «Incontrando il ministro abbiamo avuto l’impressione che sulla questione degli esodati ci sia, effettivamente, la volontà e la disponibilità per riaprire la partita. Per tutto il resto, non mi pare che ci siano molte speranze». (Leggi)

Dal sito del Sen. Malan - Relatore PDL al Senato per il milleproroghe

IL POPOLO DELLA LIBERTA’ 29-02-2012 S. Giusto
Malan: Il problema dei lavoratori esodati non rimarra' senza risposta
Sen. Lucio Malan - PDL
"E’ una buona cosa affrontare il problema dei lavoratori esodati nel suo insieme, la questione non rimarra’ senza risposte ma andavano evitate soluzioni affrettate". Cosi’ si e’ espresso il senatore del Pdl, Lucio Malan, uno dei due relatori del decreto milleprorghe a proposito dell’intervento del ministro del Welfare, Elsa Fornero davanti alle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del Senato.

Fornero ha dato uno stop all’ampliamento della platea dei cosiddetti lavoratori esodati che potranno fruire delle vecchie norme di pensionamento assicurando che il tema sara’ trattato in un altro provvedimento e con altri strumenti. I diversi gruppi parlamentari sarebbero inoltre orientati a presentare un ordine del giorno proprio sulla questione delle pensioni dei lavoratori esodati. "Abbiamo fatto un buon lavoro - ha sottolineato Malan - pur non cambiamdo radicalmente il testo della Camera, abbiamo approvato delle modifiche che credo vengano incontro a molte esigenze specifiche".
(Leggi)

Teniamo accesi i fari sugli esodati

Siamo di nuovo in onda
Nella trasmissione di giovedì 01-03-2012
parlerà un esodato come noi
La prima parte della trasmissione sarà dedicata ai NoTAV,
la seconda agli "arrabbiati con il governo Monti" (è qui che si parlerà di esodati)

Pensioni: il quadro della situazione

Raggiungere la pensione dal 2012: ecco chi si salva e chi è penalizzato
L'urlo - di Evan Munch
La riforma Monti aumenta i requisiti anagrafici di età e di anzianità contributiva di molti lavoratori, ma tutela l’accesso alla pensionamento di alcuni attraverso degli esoneri, delle deroghe. Vediamo chi è tra i salvati, oltre coloro che vanno in pensione nel 2012 e chi invece subisce le penalizzazioni
La svolta sulle pensioni arrivata a fine anno 2011 con Decreto Legge n. 201 del 2011, la cosiddetta Manovra Monti, mette i cittadini lavoratori italiani di fronte ad un nuovo sistema pensionistico dove, come tutte le grandi riforme, le novità interessano tutti o quasi. Ed allora si avverte la necessità di rivedere tutti i cambiamenti avvenuti sotto l’ottica della convenienza, della novità, della possibilità di una via di fuga, della possibilità di un salvataggio. Il rischio, la preoccupazione di ogni lavoratore è nel trovarsi penalizzato. Le novità sono moltissime e comprendono sia penalizzazioni che deroghe, esoneri.
Tra le novità che riguardano il 2012, le ulteriori novità riguardanti il 2013 soprattutto in materia di adeguamento delle pensioni alla speranza di vita, e tutte le novità che poi sono introdotte oggi ma che riguardano un progressivo aumento dei requisiti di età anagrafica e di anzianità contributiva per avere accesso alla pensione oggi, domani e in un futuro, si è cerca con questo approfondimento di individuare ed analizzare chi evita per un soffio la riforma salvando il proprio accesso alla pensione, chi va in pensione proprio nel 2012, chi si salva essendo esonerato, chi si salva parzialmente essendo uno dei lavoratori oggetto di deroghe, chi invece è inevitabilmente penalizzato dalla Riforma Monti. Vediamo tutti questi aspetti.
SOMMARIO:
In pensione nel 2012
I salvati
Chi gode delle deroghe
Chi è penalizzato
Chi potrà andare in pensione nel 2012
Chi matura i requisiti entro il 31 dicembre 2011. La riforma pensioni produce i suoi effetti a partire dal 1 gennaio 2012, questo significa che coloro che hanno maturato i requisiti di accesso alla pensione secondo la pensione di vecchiaia in vigore fino al 31 dicembre 2011 oppure secondo la pensione di anzianità col sistema delle quote, avranno diritto ad andare in pensione ed a percepire l’assegno di pensione alla fine dell’attesa per la finestra mobile. Di fatto rientrano tra coloro a cui si applica il sistema pensioni fino al 2011.

Esodati: un breve passaggio in TV

Nella trasmissione APpresciandere
del 28-02-20122 condotta da Michele Mirabella
in un breve passaggio si parla di esodati
(Frame da 5:22 a 5:57 e poi da 37:55 a 40:07)

Il Milleproroghe adesso è legge

L'esperto

DALLA RIFORMA FORNERO MOLTI FANNO I CONTI PER ANTICIPARE L'USCITA
Quelli che andranno in pensione
con lo sconto prima degli altri

Domani il termine per gli usuranti, esodati delusi
29/2/2012
WALTER PASSERINI (*Giornalista e docente universitario a Contratto. Dopo la laurea con lode, ottenuta presso la facoltà di Lettere e filosofia dell'Università Statale di Milano, diventa giornalista professionista specializzato in campo economico)


Scade domani giovedì 1 marzo il termine per richiedere la pensione anticipata da lavoro usurante. Lo ricorda l'Inps, che sul suo sito riporta le preocedure necessarie e la documentazione richiesta (www.inps.it). E' da quel 6 dicembre 2011, che molti ricorderanno come la rivoluzione del sistema pensionistico (decreto 201/2011), che molti stanno facendo i conti degli anni in più in cui dovranno lavorare e c’è chi non si da pace e cerca di trovare le vie legali per sfuggire all’aumento dell’età pensionabile. Ma chi potrà farlo dopo che lo stesso Milleproroghe della scorsa settimana ha portato più delusioni che speranze?
Usuranti. Hanno dovuto aspettare anni, ma finalmente, nonostante l’aumento anche per loro dell’età, i lavoratori che rientrano nei lavori usuranti potranno andare in pensione prima degli altri. Dovranno cominciare a prenotarsi entro il 1 marzo, se vorranno godere delle quote. Per loro, infatti, quest’anno vale quota 96 (60 anni di età e 36 di contributi). Dal 2013 ci sarà quota 97 più tre mesi. Per tutti scatta comunque la finestra di 12 mesi. I notturni avranno quota 96 con 78 notti, quota 97 con 72-77 notti e quota 98 con 64-71 notti.
Esodati. In questo momento sono i più delusi, perché rischiano di non avere né lavoro né pensione per un po’ di tempo. Per loro c’è un rinvio a un decreto da emanare entro giugno per verificare l’allargamento dei benefici dell’esonero a coloro che, pur avendo sottoscritto accordi sindacali entro il 4 dicembre, dovrebbero riscuotere la pensione nel 2012-13. Potranno andare in pensione coloro che hanno risolto il rapporto di lavoro entro il 31 dicembre 2011.
Precoci. Qualche anticipazione la potranno avere i cosiddetti precoci, cioè quei lavoratori che hanno iniziato a lavorare tra i 16 e i 19 anni. Potranno infatti andare in pensione sino al 2017 con i 42 anni di contribuzione senza dover aspettare i 62 anni.
Riscatto laurea. Avrà diritto ad andare in pensione prima degli altri chi farà valere il riscatto della laurea, grazie al quale potranno essere conteggiati i contributi riscattati, al fine del raggiungimento dei 42 anni di anzianità. La legge del 2008, infatti, passata la tempesta sollevata l’estate scorsa dal governo Berlusconi che la voleva abolire, prevede che siano riscattabili gli anni di laurea, i diplomi universitari, i diplomi di specializzazione, i dottorati, purchè conseguiti in periodi non coperti da contribuzione. Si può riscattare la laurea anche se inoccupati, in questo caso può intervenire la famiglia che avrà una deducibilità fiscale del 19%. Ogni anno di riscatto, che per la legge è riferito al minimale autonomi (15mila euro), costa circa 5mila euro. Il riscatto serve sia per l’accorciamento dell’anzianità che per l’ammontare della pensione.
Donne e altri. Esonerate dalla riforma sono poi altre categorie di pensionandi, che possono anticipare la quiescenza. Tra questi, le donne che, con 35 o più anni di contributi e un’età di 57 anni se dipendenti e 58 anni se autonome, optino per la liquidazione del trattamento con il sistema contributivo, riducendo quindi in parte l’assegno; i lavoratori autorizzati prima del 4 dicembre alla prosecuzione volontaria del pagamento dei contributi. I lavoratori che maturino entro la fine di quest’anno quota 96 (60 anni e 36 di contributi oppure 61 e 35) andranno in pensione a 64 anni. Le donne che maturano entro il 31 dicembre di quest’anno i 60 anni di età e la contribuzione minima di 20 anni potranno andare in pensione a 64 anni.

Poli Nedo - UDC per il Terzo Polo
Commissione lavoro
Commissione controllo enti previdenziali
PENSIONI/ Milleproroghe. Poli (Udc): esodati e precoci? Sono a rischio per 16 anni di ritardi...
martedì 28 febbraio 2012
MILLEPROROGHE PENSIONI PER LAVORATORI ESODATI E PRECOCI L'urgenza ha scandito il procedere secondo i ritmi dell'approsimazione: norme lasciate in balia del caos interpretativo, lavoratori il cui destino previdenziale è incerto anche al legislatore che lo ha normato, iniquità tuttora in vita per mancanza di tempo; la riforma delle pensioni, benché ormai sia legge, è partita tutt'altro che chiusa. È opinione comune che, a questo punto, non era possibile fare altrimenti, andava varata in fretta. Ma, al contempo, la maggioranza è convinta del fatto che i nodi irrisolti non potranno rimanere tali. “Il problema è che dalla riforma Dini a oggi sono state varate riforme intermedie, si sono fatti svariati aggiustamenti, si è modificata la disciplina ma, nel frattempo, gli anni passavano e la riforma non andava ancora a regime”, afferma, raggiunto da ilSussidiario.net l'onorevole Nedo Poli, esponente dell'Udc in commissione Lavoro. “Se qualche anno fa - continua - si fosse messo mano alla disciplina in maniera strutturale, pensando per tempo ai problemi che si sarebbero determinati per alcune categorie, oggi fortemente penalizzate, non ci troveremmo in questa situazione”. Il riferimento è a chi non potrà andare in pensione con il regime precedente nonostante dovrebbe poterlo farlo per ragioni di equità. “In particolare, penso a quella parte di esodati o di precoci che non rientrano nella copertura prevista dalla deroghe individuate nella versione definitiva della riforma”.
Si diceva che la partita è tutt'altro che chiusa: “Per quanto ci riguarda, non ci siamo dati per vinti; faremo di tutto per dirimere la loro situazione, come quella di quei lavoratori che hanno versato i contributi, nel corso della propria vita lavorativa, in due o più casse previdenziali separate e che, adesso, rischiano di pagare un conto salatissimo per il ricongiungimento”. La Fornero si è impegnata a discutere delle questioni in sospeso in un provvedimento ad hoc. “Siamo impegnai con il Pdl e con il Pd per sanare le criticità tuttora in essere. Considerando la condivisione dell'obiettivo credo che potremmo raggiungere il fine che ci siamo preposti nell'arco di poche settimane”. Le complicazioni arriveranno quanto si tratterà di reperire le risorse. “Se si considera il fatto che questa riforma consentirà, a regime, di risparmiare svariati miliardi di euro - afferma Poli -, il problema della copertura viene notevolmente ridimensionato”.
Rispetto all'impianto di base della riforma, l'onorevole si dice convinto che, considerando l'aumento esponenziale della vita media, non vi fosse altra strada da seguire. Tuttavia, aggiunge: “Sono convinto che se invece di punire chi va in pensione anticipata avessimo dato un premio - magari in termini di sgravi fiscali - a chi rimaneva più a lungo al lavoro, avremmo avuto un sacco di persone che ci si sarebbero fermate ben più volentieri ancora diversi anni”.

Occhio!

Riassuntino

Pensioni: tutti gli sconti alla riforma ForneroEsodati, lavoratori precoci, donne, lavori usuranti: tutte le categorie alle quali il Governo ha concesso sconti rispetto alla riforma delle pensioni Fornero.
Francesca Vinciarelli-
Il Ministro Elsa Fornero
La riforma delle pensioni messa a punto dal ministro del Welfare Elsa Fornero continua ad essere ala centro dell’attenzione. La riforma ormai è fatta, ma per alcune tipologie di lavoratori sono previsti degli “sconti”, ovvero la possibilità di beneficiare dei trattamenti pensionistici secondo la normativa vigente prima della definizione della riforma delle pensioni del governo Monti.
Stiamo facendo riferimento al caso degli esodati, dei lavoratori precoci e di coloro che svolgono lavori usuranti.
Esodati
Tra tutte la posizione più critica è quella degli esodati, lavoratori prossimi alle pensioni che hanno sottoscritto con l’azienda, spesso in crisi, accordi di uscita. Per questi il decreto Milleproroghe ha concesso l’esenzione dalle norme previste dalla riforma Fornero, a patto però che il contratto di lavoro si stato risolto entro il 31 dicembre 2011.
Ancora in sospeso la situazione degli esodati 2012, per i quali è necessario attendere un decreto da emanare entro il 30 giugno per sapere se il Governo reperirà le risorse necessaria a garantire anche a loro il trattamento pensionistico anti riforma Fornero.
Lavori usuranti
Previsti sconti anche per i lavoratori che hanno svolto mansioni ritenute usuranti, ma c’è tempo solo fino al 1° marzo per potersi garantire i benefici pensionistici previsti dalla riforma, ovvero la quota 96 corrispondente a 60 anni di età e 36 di contributi. Per i notturni la quota è 96 con 78 notti, quota 97 con 72-77 notti, quota 98 con 64-71 notti. Dal 2013 la quota salirà a 97 più tre mesi. Rimane fissa sempre la finestra dei 12 mesi.
Precoci
Per i lavoratori precoci, che hanno iniziato a lavorare tra i 16 e i 19 anni, è stata disposta la possibilità di andare in pensione con 42 anni di contribuzione, anche se non hanno compito i 62 anni di età. Anticipazione che però sarà valida solo per chi riuscirà ad andare in pensione fino al 2017.
Ai fini del calcolo dei 42 anni di contribuzione vale anche il riscatto di lauree, diplomi universitari, diplomi di specializzazione e dottorati se conseguiti in periodi non coperti da contribuzione. È possibile riscattare la laurea anche se inoccupati e il costo è sempre di 5 mila euro all’anno.
Donne
Se optano per il trattamento pensionistico con il sistema contributivo, quindi con un assegno ridotto, le donne possono andare in pensione con 35 anni di contributi e 57 anni di età (58 per le autonome).

Pensioni: cosa dice l'On. Cazzola

PENSIONI/ Cazzola: esodati, precoci e usurati, ecco cosa cambia col Milleproroghe
Giuliano Cazzola
martedì 28 febbraio 2012
Con l’approvazione del decreto milleproroghe è lecito presumere che sia finito quanto meno il primo tempo della riforma Fornero. Il Pd, nella sua versione hard alla Camera, continua ad affermare che il discorso delle pensioni non è chiuso, ma è ormai evidente che la questione delle risorse condizionerà ogni ulteriore modifica, anche se di problemi aperti ne rimangono parecchi.
On Giuliano Cazzola - PDL
Il governo ha promesso che taluni aspetti saranno affrontati e risolti in sede di riforma degli ammortizzatori sociali. Si tratta però di un’eventualità remota, visto che la riforma stessa è destinata a slittare nel tempo. Come sempre, in tema di pensioni, il diavolo si nasconde nella transizione. In sostanza, il punto è sempre lo stesso: come tutelare chi, per effetto dell’incremento dell’età pensionabile, sia a costretto a rimanere senza reddito, senza assistenza e senza pensione per un arco temporale più o meno lungo.
Il decreto inizialmente aveva previsto una certa copertura (con l’applicazione dei requisiti previgenti) per quanti si trovavano in regime di mobilità, di prosecuzione volontaria oppure erano inclusi in un fondo di solidarietà. Poi è scoppiata la questione degli esodati, ovvero di coloro che avevano sottoscritto degli accordi collettivi o individuali di dimissioni in cambio di extraliquidazioni ragguagliate al periodo che li separava dalla pensione. Essendosi questo traguardo spostato in avanti, costoro si sono trovati all’improvviso a dover fare fronte ai loro impegni di vita quotidiana con le medesime risorse, ma per un tempo più lungo, spesso di anni.
La soluzione è stata dettata dalla necessità, ma non sembra convincente, perché si sono incluse talune coorti imprecisate di esodati all’interno delle deroghe già previste; e lo si è fatto a parità di copertura finanziaria, aggiungendo una clausola di salvaguardia che consentirà, quando verranno meno gli stanziamenti, di aumentare - il che non aiuterà certo le imprese e l’occupazione - il costo del lavoro, agendo sulle aliquote degli ammortizzatori sociali. Alcuni correttivi sono stati apportati al Senato (l’applicazione delle previgenti regole a coloro che sono sospesi dal lavoro per finalità di assistenza di parenti disabili). Ciò nonostante, sono rimaste scoperte importanti sacche di esodati, ancorché individuati sulla base di accordi collettivi (non essendo stato possibile allungare al 31 dicembre il termine di ammissibilità degli accordi stessi), mentre restano del tutto privi di protezione (è molto arduo trovare delle soluzioni per loro) quanti hanno perso individualmente il posto di lavoro, magari perché licenziati senza avere neppure l’opportunità di negoziare delle extraliquidazioni, al pari degli esodati assistiti dai sindacati o comunque garantiti da accordi sottoscritti ai sensi del codice di procedura civile.
Sempre al Senato è stata infilata una norma a garanzia della continuità di erogazione delle pensioni ai lavoratori esposti ad amianto, con l’avvertenza che, se interverranno provvedimenti giudiziari a contestazione del diritto (vi sono molti casi aperti), le prestazioni ricevute dovranno essere restituite. In tale contesto - capisco che il ragionamento va a colpire un tabù radicato e molti interessi concreti - ci sarebbe da chiedersi se sia stata opportuna la correzione delle regole del pensionamento anticipato per quanto riguarda il caso dei cosiddetti precoci e se non sarebbe stato meglio allocare le risorse impiegate a tale scopo sul fronte degli esodati.
Tutto ciò premesso resta inevasa la domanda posta più volte: se sono necessarie deroghe per parecchie decine di migliaia di soggetti (65mila in mobilità e un numero non definito per gli esodati) non sarebbe stato il caso di muoversi secondo una linea di maggiore gradualità seguendo il percorso delle riforme precedenti (quote ed età minima) magari inasprendone i requisiti anziché cambiare radicalmente impostazione, finendo poi per rimettere in campo il vero “lato oscuro” del nostro sistema: il pensionamento che prescinde dal requisito anagrafico peraltro con una formulazione che, in tema di contribuzione figurativa riconosciuta per determinare il requisito contributivo che consenta di evitare la penalizzazione, non garantisce affatto che il discorso sia chiuso e limitato alle attuali casistiche?
Più il tempo passa, più si rafforza il dubbio che, in materia di pensioni, l’esigenza di mandare dei segnali forti ai mercati e alla comunità internazionale sia prevalsa su ogni altra considerazione, anche solo tecnica. Ma riuscirà il governo a preservare, senza modifiche, un’architettura del sistema pensionistico che mantiene pur sempre parecchie problematiche al suo interno? Rimane poi insoluta la questione delle ricongiunzioni onerose che tante polemiche ha suscitato. Il ministro Fornero ha fatto capire che non vi sono le condizioni per la copertura (a regime, dal 2015, 1,4 miliardi all’anno). Chi scrive ha presentato un emendamento al decreto sulla semplificazione che potrebbe risolvere il problema. Ma si tratta di un’impresa disperata nei tempi che corrono.
Resta da porsi la domanda sul significato della lettera del Presidente della Repubblica sul tema della conversione dei decreti. Sembra evidente che Napolitano prestasse più attenzione a blindare il decreto sulle liberalizzazioni piuttosto che a sottoporre a verifica la circostanza, invero singolare, per cui il decreto milleproroghe è stato assunto come occasione e strumento per correggere la riforma Fornero.
Pur tuttavia e in generale, i margini già esigui di iniziativa parlamentare sono divenuti quasi inesistenti, rispetto all’azione del governo che ormai opera solo attraverso decreti legge.

martedì 28 febbraio 2012

Il tesoretto?

On. Cesare Damiano - PD
PENSIONI: “ACCANTONARE SOLDI PER CORREGGERE LA RIFORMA”
Pubblicato il da Cesare Damiano
Si torna a parlare di tesoretto: non vorremmo che facesse la fine dell’araba fenice (‘che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa’). In ogni caso, vorremmo ricordare al governo che non solo e’ necessario avere risorse a disposizione per fare una riforma credibile degli ammortizzatori sociali ma che bisognera’ anche investire piu’ di qualche euro per correggere la riforma delle pensioni, come promesso dal ministro Fornero, per evitare che ci siano lavoratori in mobilita’, esodati o che si sono licenziati prima del 31 dicembre dello scorso anno che rimangono per anni senza stipendio e senza pensione. Gli ordini del giorno sulle pensioni votati alla Camera dopo l’approvazione del decreto Milleproroghe vanno in questa direzione e il governo ha il dovere di considerarli seriamente.
(Leggi)

La vicenda pensioni vista dal PD

27 febbraio 2012
Pensioni
Le correzioni apportate alla manovra "Salva Italia" e nel "milleproroghe"
(Leggi)



Pensioni: Bersani, per noi questione non è chiusa
Palermo, 27 feb. - (Adnkronos) - "La questione pensioni per noi non è chiusa". Ad assicurarlo e' stato il leader del Pd Pier Luigi Bersani conversando a Palermocon alcune tute blu dei Cantieri navali. Per il leader democratico due sono le questioni su cui lavorare: "innanzitutto i lavoratori precoci. Poi non saremo a posto finche' non sara' chiaro precisamente il numero e i nomi delle persone che rimangono senza lavoro, senza pensioni e senza ammortizzatori. Per questo ci vorra' un monitoraggio e un presidio".
(Leggi)

Il testo del Milleproroghe

Il testo del milleproroghe con le novità spiegate comma per comma
Prima parte
(Leggi: a pagina 5 la parte che ci riguarda)

Tutto su Milleproroghe


MILLEPROROGHE: pensioni, blocco sfratti, sigarette
24 febbraio 2012
Via libera definitivo al milleproroghe da parte dell'Aula della Camera. Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale sarà legge dello Stato. Queste le principali misure.
GRADUATORIE SCUOLE. Le graduatorie ad esaurimento restano chiuse ma viene istituita una fascia aggiuntiva per alcune categorie di docenti abilitati.
PENSIONI PRECOCI ED ESODATI. I lavoratori 'precocì, coloro che lasceranno il lavoro con 42 anni di anzianità, prima di avere compiuto i 62 anni d'età (41 e un mese per le donne), non avranno penalizzazioni se lasciano il lavoro con un'anzianità contributiva maturata entro il 31 dicembre 2017 inclusi i periodi di astensione obbligatoria per maternità, per l'assolvimento degli obblighi di leva, per infortunio, per malattia e cassa integrazione ordinaria. Agli esodati (coloro che accettando incentivi economici dall'azienda in crisi si sono licenziati con la prospettiva di andare in pensione entro i successivi due anni) non verrà applicata la riforma Fornero se hanno risolto il rapporto di lavoro entro il 31 dicembre 2011; mentre la riforma si applicherà a coloro che hanno firmato accordi con le aziende se la loro uscita è prevista per i mesi successivi alla fine dell'anno scorso. Se le risorse non dovessero essere sufficienti potrebbe scattare un aumento dei contributi che le imprese versano per gli ammortizzatori sociali.
PENSIONI GENITORI CON FIGLI DISABILI. La riforma Fornero non si applica ai lavoratori che alla data del 31 ottobre 2011 risultino essere in congedo per assistere figli con disabilità grave, a condizione che maturino, entro 24 mesi dalla data di inizio del predetto congedo, il requisito di anzianità contributiva non inferiore a 40 anni. (Leggi il resto)

lunedì 27 febbraio 2012

Napolitano e il Milleproroghe

Protagonismo presidenziale
da “Corriere Adriatico”
Prof. Fulvio Cammarano - docente di storia contemporanea all'Università di Bologna 
27-02-2012
Qualche giorno fa il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, in occasione della conversione in legge del decreto Milleproroghe, ha inviato una lettera ai presidenti di Camera e Senato con cui invitava il Parlamento a non presentare emendamenti privi di correlazione con il tema in discussione. L’obiettivo immediato era quello di condannare l’abitudine dei deputati e senatori ad approfittare dell’occasione per far passare, più o meno di straforo, leggine ad hoc con cui accontentare clientele e lobby di vario tipo e natura. Il problema - ha poi precisato Napolitano di fronte a qualche mugugno per la bacchettata - non è la libertà del Parlamento di presentare tutti gli emendamenti che ritiene utili ma evitare che questi siano “fuori tema” come, ad esempio, inserire “i finanziamenti per la festa di Santa Rosalia nelle norme sulla regolamentazione del servizio dei taxi”, rischiando tra l’altro di far annullare il provvedimento da parte della Corte Costituzionale. L’intervento del Presidente della Repubblica, al di là della questione contingente, offre un duplice spunto di riflessione. Da una parte si è trattato di una esternazione che andava oltre il problema del decreto Milleproroghe in quanto mirava alla difesa preventiva del governo Monti dall’assedio delle lobby le quali, proprio in questi giorni, mentre si cerca di convertire in legge l’importantissimo decreto sulle liberalizzazioni, stanno tentando di far passare, attraverso colpi di mano di compiacenti, quanto naturali, canali partitici, provvedimenti a salvaguardia di interessi spesso di bottega e corporativi.
Esiste tuttavia un altro aspetto, più istituzionale, che l’intervento presidenziale mette in luce e che non va sottovalutato: con questa lettera Napolitano intende ricordare ai protagonisti della scena pubblica che l’accelerazione da lui data al nuovo protagonismo presidenziale non si esauriva con l’insediamento del Governo ma proseguirà tutte le volte che ci sarà bisogno di sostenere l’esecutivo dalle trappole di gruppi parlamentari sempre più indocili e tentati di sottrarsi alla guida delle tradizionali leadership; gruppi e fazioni non a caso attratti da deboli, e di conseguenza incontrollabili, nuovi protagonismi. L’azione diretta di Napolitano appare ormai sempre più esplicita e in qualche modo proporzionale al declino di credibilità della politica dei partiti.
Una raccomandazione come quella appena inviata alle Camere, infatti, sarebbe stata impensabile sino a pochi anni fa, in quanto sarebbe apparsa ai più come un’evidente invasione di campo nei confronti dell’autonomia del Parlamento e, soprattutto, dell’autorità dei presidenti delle due Camere a cui spetterebbe il compito di sorvegliare la congruenza o meno degli emendamenti rispetto alla legge in discussione. Il fatto che oggi il Presidente della Repubblica non solo possa inviare una lettera di quel genere ma anche che venga accolta con deferenza ed attenzione da Schifani e Fini, è la prova migliore che il quadro della costituzione materiale - quello cioè che definisce i “rapporti di forza” tra i diversi organi costituzionali a prescindere dalla lettera della Costituzione – segnala una decisa insofferenza nei confronti del sistema rappresentativo e delle prerogative parlamentari. Il che è indice del grado di delegittimazione raggiunto dall’attuale classe parlamentare ma anche di una potenzialmente pericolosa tendenza al rifiuto e all’irritazione nei confronti del pluralismo politico. Come è noto il confine tra la critica ad una “certa” interpretazione della democrazia parlamentare e quella alla democrazia parlamentare tout court, è molto labile.

FAILP chiede la riapeertura del Fondo di Solidarietà

Ne è convinta o sta facendo del gratuito sarcasmo?

Fornero: «Lo Stato sociale non è morto ma serve una profonda revisione»«Non godo di grande simpatia, ma nei miei tagli c'è equità. Sulla riforma del lavoro resto determinata e fiduciosa»
Domenica 26 Febbraio - 13:51
ROMA - «La mia fiducia è assolutamente salda - ha detto oggi il ministro del Lavoro, Enza Fornero, parlando del confronto sulla riforma del mercato del lavoro - Se sembra una strada in salita, forse è una impressione colta dall'esterno, ma non è così. Restano assolutamente saldi la fiducia, l'impegno e la determinazione anche sui tempi previsti». Fornero ha anche replicato alle parole, che definisce «molto tranchant», del presidente Bce Mario Draghi sullo stato sociale in Europa. «Non so se questa diagnosi così cruda sia vera e da condividere - dice Fornero - Lo Stato sociale così come lo abbiamo condiviso e costruito ha bisogno di profonda revisione, non per farlo morire ma per farlo rinascere su basi nuove».
«Non godo di grande simpatia, ma nei miei tagli c'è equità». «Come ministro del Lavoro e delle Politiche sociali non godo di grande simpatia perchè devo fare sempre tagli - dice il ministro - La logica dei tagli non è solo quella di togliere qualcosa a qualcuno, ma anche quella di doverlo fare per dare qualcosa a qualcuno in una ottica di equità». Fornero si riferisce alla riforma delle pensioni, al principio di «universalismo» che vuole introdurre nelle tutele del mercato del lavoro, al settore dell'assistenza. «Vi assicuro che l'equità è il principio guida» ha detto intervenendo ad un convegno sul contributo degli istituti religiosi alla costruzione del welfare. Dove, alla presenza del cardinale segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, ha sottolineato che lo Stato «non può fare a meno del privato», e c'è quindi «un grandissimo riconoscimento del governo per l'impegno della Chiesa, anche di un governo che deve fare tutti questi tagli». (Leggi)

Lo stato dell'arte

Pensioni, salvaguardia parziale
Esclusi quanti sono stati costretti a lasciare il posto da gennaio
24 febbrario 2012

Impertinent questions to Sarmi

DOMANDE IMPERTINENTI
ALL’AMMINISTRATORE DELEGATO SARMI
Un tempo, specie nei momenti più delicati della vita aziendale, in Poste esistevano rapporti istituzionali e relazionali tra Management e Sindacati. Ci si scambiavano, periodicamente, informazioni sulle strategie e sul futuro del Gruppo Poste Italiane, si condividevano preoccupazioni interne ed esterne all’azienda, si contrattavano accordi importanti e riorganizzazioni complesse, insomma ognuno metteva qualcosa di suo per tenere in piedi la baracca. Poi fu il black-out!! L’amministratore delegato è sparito nel nulla (pensate che sono due anni che non incontra i sindacati nonostante richieste ufficiali), parla di Poste solamente attraverso paginoni di giornali (pagati con i soldi della pubblicità di Poste), finge sempre di non sapere nulla quando viene interpellato su qualcosa. A questo punto abbiamo deciso di porgli delle domande pubbliche e un poco impertinenti e lo faremo sullo stile di alcuni quotidiani ripetendole, come un tormentone, tutti i giorni fino a quando non arriveranno delle risposte. Insomma siccome le Poste vanno male e i manovratori si sono chiusi nel bunker noi abbiamo deciso di scuotere e interpellare i manovratori. Siamo sicuri, come tradizione, che dall’Amministratore Delegato non arriverà alcuna risposta e per questo le domande, oltre che volantinarle in tutta Italia, le invieremo al Consiglio di Amministrazione di Poste, al Ministro dello Sviluppo Economico, al Ministro dell’Economia e al Presidente dell’Autority sulle Comunicazioni.
Signor Amministratore Delegato:
·      Lei è a conoscenza che la posta e i giornali non arrivano più nelle nostre case con frequenza quotidiana e con la qualità dichiarata? A cosa è servita allora la fatica per portare avanti l'accordo sui servizi postali del 2010?
·      Lei è a conoscenza che nel 2011 abbiamo perso molti clienti importanti quali INPS-SKY-UNICREDIT-SOGEI-H3G-GRANCASA e molti altri hanno dimezzato le spedizioni per oltre 500 milioni di pezzi?
·      Lei è a conoscenza di migliaia di reclami di Aziende e cittadini insoddisfatti della qualità erogata dai servizi postali?
·      Lei è a conoscenza che Servizi postali non partecipano quasi mai alle gare e che nel settore non sia nato da tempo alcun prodotto da offrire al mercato?
·      Ci può spiegare come mai sia abortito il progetto di riportare i pacchi all'interno dei servizi postali e sul quale avevamo offerto piena disponibilità?
·      E ci spiega anche come mai Poste Italiane non entra nel ramo RC Auto dove tutte le Compagnie di Assicurazione fanno enormi profitti?
·      È a conoscenza che circa la metà dei palmari dei portalettere sono inutilizzati e bloccati? Servivano per un nuovo servizio o per le gare d'appalto?
·      Lei è consapevole che far accettare bollettini postali e ricariche Ppay e cellulari alla Sisal, ai Tabaccai, alle Banche e ora anche agli Ipermercati tiene lontani i clienti dagli uffici postali col conseguente danno nella collocazione dei prodotti finanziari?
·      Perché continua a tacere sui dissesti provocati dalla rete informatica di Poste dove sono stati investiti miliardi di euro? Oltre ai grandi black-out qualcuno le spiega che quasi tutti i giorni gli sportelli si fermano e si impallano a singhiozzo?
·      Lei è a conoscenza che milioni di euro del Fondo di Solidarietà presso l'Inps sono inutilizzati per l'errata programmazione degli uffici aziendali?
·      Ci vuole spiegare come mai al Corporate Centrale lavorino più di un migliaio di persone che non sono dipendenti di Poste Italiane?
·      Lei non ritiene che, perdurando l'attuale confusa gestione in Azienda, sia arrivato il momento che Poste Italiane abbiano un Direttore Generale?
·      Ai lavoratori postali è stato decurtato il Premio di risultato del 2010 e 2011. Alla luce di ciò non le appare eticamente incompatibile il cumulo dello stipendio di Amministratore Delegato con quello di Direttore Generale?
·      Alla luce delle iniziative del Governo perché non vengono resi pubblici sul sito di Poste i compensi e i premi del Management?
·      E a proposito di trasparenza, come si comporta l’Azienda in merito a Pubblicità – Sponsorizzazioni e Fornitori?
·      Dopo il bilancio miliardario del 2010 e l'annunciato bilancio “entusiasmante” del 2011 come mai l'Azienda versa in condizioni pietose su mezzi, strumenti, qualità, sicurezza e personale?
·      Alcuni Dirigenti e dipendenti di Poste sono preoccupati per la possibile violazione della loro privacy personale. A tal proposito Lei ricorda la vicenda Telecom?
Restiamo in fiduciosa attesa di risposte anche se nutriamo poche speranze in merito. Ma noi siamo cocciuti e non molleremo!
LA SEGRETERIA NAZIONALE SLP-CISL

domenica 26 febbraio 2012

Nulla da dichiarare?

Questa è la risposta standard che arriva dal sito del Governo.
 Sulle pensioni la percentuale di richieste/proteste è 12%, molto bassa. Arrivino al sito solo una media di 171 e-mail al giorno, molto inferiore a quella di un parlamentare. Sulle pensioni, sulla mancanza di gradualità, sul problema delle ricongiunzioni onerose, gli "esoneri" cancellati, tutti i dubbi di chi ha perso il lavoro, di chi pensa alla lotteria per chi ha la prosecuzione volontaria, possibile che solo 171 persone al giorno scrivano al sito?
Al Goveno penseranno veramente che va tutto bene e che possono proseguire: è assurdo! Entrate almeno a guardare cosa presenta il sito. Forse verificheranno gli accessi.
Caro cittadino,
Grazie per averci scritto e reso partecipi delle sue osservazioni. Il Governo è particolarmente attento alla voce dei cittadini, all’ascolto delle loro difficoltà e problemi, ma anche alla valutazione delle critiche e suggerimenti che costoro fanno sul suo operato. Ogni opinione è preziosa per un Governo che vede nel “bene comune”, democratico e partecipato, l’obiettivo da raggiungere.
Per questo motivo abbiamo inaugurato da pochi giorni un nuovo canale di comunicazione con la società civile. La sezione “Dialogo con il Cittadino” – liberamente accessibile dal sito web del Governo – contiene documenti, studi, approfondimenti e uno spazio nel quale pubblichiamo le risposte alle domande frequenti dei cittadini. Per accedere alla sezione può visitare il sito ufficiale del Governo oppure usare il link diretto:
http://goo.gl/NXiMA .
In merito al problema che lei solleva, desideriamo informarla che nei prossimi giorni, a seguito dell’approvazione del Decreto “Milleproroghe” in Parlamento, pubblicheremo nella sezione sopra riportata un documento esplicativo sul tema.
La invitiamo a collegarsi al sito per verificare la pubblicazione.
       Cordiali saluti.
Ufficio Stampa e del Portavoce

Sull'insieme delle mail arrivate verrà fornito un report
con dati aggregati per argomento, per fascia di età anagrafica e per localizzazione geografica.

sabato 25 febbraio 2012

Esodati: dove se ne discute

X TUTTI I CAMPANI
l'on.Damiano si troverà a Napoli
presso l'hotel RAMANDA
Via Galileo Farraris (a fianco sede principale INPS) alle ore 17,30.
A tutti gli esodati di Napoli e provincia: ci vediamo tutti là alle ore 17,00

X PUGLIA e LUCANIA

Lunedì 27-02-2012 ore 16,00
c/o SLC-CGIL di Bari in Via Calace,4
X ESODATI delle MARCHE
ad Ancona - sede CGIL - Via Primo Maggio, 142/a

Napolitano risponde a Damiano

Lettera del Presidente Napolitano al direttore de "la Repubblica" e pubblicata con il titolo "I decreti non possono diventare leggi omnibus"
25/02/2012
Caro direttore,
il suo giornale ha intervistato l’on. Cesare Damiano per chiedergli opinioni sulla lettera da me indirizzata al Parlamento e al governo in materia di conversione dei decreti legge. Mie argomentate preoccupazioni in proposito erano già state espresse in precedenza, in presenza sia del governo Prodi sia del governo Berlusconi riguardavano l’esercizio di delicati poteri costituzionali.
Su quegli stessi argomenti è giorni fa intervenuta una sentenza della Corte Costituzionale, da cui ormai non si può prescindere nell’attività parlamentare.
Questo complessivo contesto dovrebbe risultare ovvio a tutti, purché si legga con attenzione quel che va letto. E non si capisce dove l’on. Damiano abbia potuto leggere l’invito a “prendere i provvedimenti a scatola chiusa”: in particolare i decreti legge. Nessuno può impedire che in Parlamento si presentino ed eventualmente si approvino emendamenti volti a modificare norme contenute in decreti legge approvati dal Consiglio dei ministri ed emanati dal Presidente della Repubblica. Quel che non può correttamente farsi è introdurre attraverso emendamenti – in sede di legge di conversione – norme estranee alla materia e alle finalità del decreto emanato. Se lo si fa si violano regole che dovrebbero essere note e ci si espone ormai a vedere giudicate illegittime dalla Corte costituzionale e quindi cancellate, quelle norme impropriamente inserite. (Leggi)

Cesare Damiano: Vox clamantis in deserto

VENERDI’ 24 FEBBRAIO
CESARE DAMIANO SU “La Repubblica” E SU “gli ALTRI”

Pubblichiamo un’intervista a Cesare Damiano su La Repubblica «NON PRENDIAMO TUTTO A SCATOLA CHIUSA CORREGGIAMO ANCHE I TESTI DELL’ESECUTIVO»

Napolitano mette in guardia

Milleproroghe, richiamo di Napolitano No emendamenti estranei ai dl
In una lettera ai presidenti delle Camere, Fini e Schifani, e al premier Monti, il capo dello Stato ricorda il concreto rischio bocciatura da parte della Corte Costituzionale a causa delle disposizioni fuori contesto inserite nei decreti. Malumori Pd: "Vuol dire che i decreti non si toccano?"
Giovedì, 23 Febbraio 2012 19:15http://www.notiziarioitaliano.it/index.php/politica/106079-milleproroghe-richiamo-di-napolitano-no-emendamenti-estranei-ai-dlROMA - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, punta il dito contro l'eccessivo ricorso alla presentazione di emendamenti, spesso fuori contesto, ai decreti da trasformare in legge. Una prassi, ha messo in evidenza in una lunga e articolata lettera indirizzata ai presidenti dei due rami del Parlamento e al Presidente del Consiglio, che mette la legislazione a rischio di bocciatura da parte della Corte Costituzionale.
In particolare, Napolitano è intervenuto in relazione agli emendamenti al decreto Milleproroghe. Sul quale, tra l'altro, il governo oggi è stato battuto due volte. Nella lettera il capo dello Stato richiama l'attenzione sulla sentenza della Corte Costituzionale n. 22 del 2012 che ha, per la prima volta, annullato disposizioni inserite dalle Camere in un decreto-legge nel corso dell'esame del relativo disegno di legge di conversione. Lo ha annunciato il presidente della Camera Gianfranco Fini, leggendo il testo della missiva in Aula.
"Sottopongo alla vostra attenzione - scrive il presidente nella lettera inviata a Fini, Schifani e Monti -, in spirito di leale collaborazione istituzionale, la necessità di attenersi, nel valutare l'ammissibilità degli emendamenti riferiti ai decreti, a criteri di stessa attinenza allo specifico oggetto degli stessi e alle relative finalità", "anche adottando - se ritenuto necessario - le opportune modifiche dei regolamenti
parlamentari, al fine di non esporre disposizioni, anche quando non censurabili nel merito, al rischio di annullamento da parte della Corte costituzionale per ragioni esclusivamente procedimentali ma di indubbio rilievo istituzionale".
"Anche in occasione del recente decreto-legge 'milleproroghe' 29 dicembre 2011, n. 216 sono stati ammessi e approvati emendamenti che hanno introdotto disposizioni in nessun modo ricollegabili alle specifiche proroghe contenute nel decreto-legge, e neppure alla finalità indicata nelle premesse di garantire l'efficienza e l'efficacia dell'azione amministrativa. Le disposizioni così introdotte, se in possesso dei requisiti di straordinaria necessità e urgenza, avrebbero dovuto trovare più corretta collocazione in un distinto apposito decreto-legge".
"Come è noto - ricorda Napolitano -, il Capo dello Stato non dispone di un potere di rinvio parziale dei disegni di legge e non può quindi esimersi dall'effettuare, nei casi di leggi di conversione, una valutazione delle criticità riscontrabili in relazione al contenuto complessivo del decreto-legge, evitando una decadenza di tutte le disposizioni, comprese quelle condivisibili e urgenti, qualora la rilevanza e la portata di queste risultino prevalenti".
Pd: "Vuol dire che dl non si toccano?". Il richiamo del capo dello Stato porta scompiglio tra i gruppi parlamentari. Subito dopo la comunicazione in aula del presidente della Camera, si è creato in transatlantico un capannello con i vertici parlamentari del Pd. Ci sono, tra gli altri, il capogruppo Dario Franceschini, il vicecapogruppo Michele Ventura, il presidente del Copasir Massimo D'alema, il responsabile organizzazione Sergio D'antoni.
L'oggetto della discussione, captata dall'agenzia Dire, è il significato politico del messaggio di Napolitano. La prima interpretazione dei democratici è chiara: "Il messaggio è che d'ora in poi i testi che arrivano dal governo non si toccano più". In particolare, discutono i deputati del Pd, sarà difficile chiedere un intervento su un capitolo a titolo di bilanciamento per le misure adottate su un'altra posta.
L'esempio cade sul dl liberalizzazioni. Come fare a circoscrivere l'ambito di intervento dei gruppi parlamentari, quando, ad esempio, una misura sui farmaci può 'compensare', in un'ottica politica, interventi su altri capitoli?
Un ulteriore esempio di questo ragionamento lo ha offerto oggi lo stesso Pier Luigi Bersani, quando in conferenza stampa ha detto: "Se abbassiamo il prezzo dei farmaci liberalizzandoli, diamo più soldi ai pensionati".

venerdì 24 febbraio 2012

Proprio come Tantalo

PENSIONI/ Milleproroghe. Ceccanti (Pd): esodati e precoci a rischio per "colpa" di Napolitano e Corte?
venerdì 24 febbraio 2012
PENSIONI E DECRETO MILLEPROROGHE. ESODATI E PRECOCI A RISCHIO DOPO LA LETTERA DI NAPOLITANO? Si pensava di esser giunti, oramai, all’epilogo, di potere dare per acquisito quanto sin qui prescritto, anche per quel che riguarda le pensioni. Manco a parlarne. Finora è solo un dubbio, ma, a insinuarlo, è il presidente Napolitano. In una lettera inviata ai presidenti di Camera e Senato ha ricordato che la Corte Costituzionale con sentenza n. 22 del 2012 aveva annullato disposizioni inserite dalle Camere in un decreto-legge nel corso dell'esame del relativo disegno di legge di conversione. E, guarda caso, lo aveva fatto in relazione al Milleproroghe del 2010. Il motivo? In sostanza, gli emendamenti non c’entravano nulla con il decreto. Detto in altri termini per «estraneità alla materia e alle finalità del medesimo».
D’altro canto, quand’anche tali emendamenti fossero stati giustificati dal carattere di urgenza, non si capisce - fa presente il capo dello Stato - perché non introdurli, allora, in un provvedimento apposito. Ciò detto, resta da capire cosa ne sarà di chi rischia di essere più colpito da un’eventuale scomunica della Corte. Ovvero, talune categorie di lavoratori, quali gli esodati e i precoci. Gran parte degli emendamenti identificati in corso d’opera, infatti, erano dedicati proprio a loro. «Il problema è che quasi tutti hanno interpretato la lettera di Napolitano in relazione ai decreti in corsi d’esame, a cominciare da quello sulle liberalizzazioni», afferma, raggiunto da ilSussidiario.net il senatore Stefano Ceccanti. «Napolitano, in realtà - continua -, dal momento che c’è stata la sentenza della Corte non ha fatto altro che mettere il Parlamento in guardia; se continua a “infilare” nei decreto elementi che con essi non hanno nulla a che fare, il rischio è che la Corte faccia saltare quei provvedimenti. Insomma, uomo avvisato, mezzo salvato».
Il presidente, quindi, non si riferiva ad un provvedimento specifico: «Quanto pronunciato dalla Consulta, benché fosse in relazione ad un Milleproroghe, vale per tutti i decreti». Non è tutto: «Napolitano, con ogni probabilità, ha inteso rivolgere un invito a ripensare allo strumento del Milleprogohe. E’ divenuto, ormai, infatti, un “carrozzone” ove si infila tutto e il suo contrario».
I giudici, dal canto loro, «con quella sentenza hanno annunciato uno screening molto più robusto su tutti i decreti». Cosa accadrebbe in caso di parere negativo? «In caso di bocciatura, salterebbe solamente la norma o la parte di norma bocciata. È come se, su quella misura, vi fosse stato un referendum abrogativo». Resta, appunto, da capire cosa ne sarà della nuova disciplina pensionistica. «Difficile dirlo. Ma, effettivamente, dei dubbi ci sono. Sta di fatto che tutto quello che non è proroga o non è riconducibile a una proroga rischia seriamente di essere respinto». Poniamo, ad esempio, l’emendamento della senatrice Bastico. Riguarda chi ha ottenuto un congedo biennale retribuito per accudire un figlio disabile o i congedi per paternità obbligatoria. Era stata accolta la proposta di considerare anche tali contributi nel computo dei requisiti per potere andare in pensione con il regime precedente alla riforma. Il che, effettivamente, non assomiglia per niente ad una proroga.
«Diciamo - spiega Ceccanti - che è una norma a rischio. È legittimo avere dei subbi». Se siamo arrivati a questo punto, c’è un motivo: «La Consulta ha deciso di restringere il potere di emendamento dei Parlamentari sui decreti perché, di questo potere, si è abusato. Come nel caso dell’insindacabilità degli atti parlamentari: la Corte ha fatto una giurisprudenza restrittiva, ma solo perché Sgarbi, quando era in Parlamento, si era messo a insultare tutti dalla Tv. Era stata costretta dall’abuso a compiere delle restrizioni».