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lunedì 27 febbraio 2012

Napolitano e il Milleproroghe

Protagonismo presidenziale
da “Corriere Adriatico”
Prof. Fulvio Cammarano - docente di storia contemporanea all'Università di Bologna 
27-02-2012
Qualche giorno fa il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, in occasione della conversione in legge del decreto Milleproroghe, ha inviato una lettera ai presidenti di Camera e Senato con cui invitava il Parlamento a non presentare emendamenti privi di correlazione con il tema in discussione. L’obiettivo immediato era quello di condannare l’abitudine dei deputati e senatori ad approfittare dell’occasione per far passare, più o meno di straforo, leggine ad hoc con cui accontentare clientele e lobby di vario tipo e natura. Il problema - ha poi precisato Napolitano di fronte a qualche mugugno per la bacchettata - non è la libertà del Parlamento di presentare tutti gli emendamenti che ritiene utili ma evitare che questi siano “fuori tema” come, ad esempio, inserire “i finanziamenti per la festa di Santa Rosalia nelle norme sulla regolamentazione del servizio dei taxi”, rischiando tra l’altro di far annullare il provvedimento da parte della Corte Costituzionale. L’intervento del Presidente della Repubblica, al di là della questione contingente, offre un duplice spunto di riflessione. Da una parte si è trattato di una esternazione che andava oltre il problema del decreto Milleproroghe in quanto mirava alla difesa preventiva del governo Monti dall’assedio delle lobby le quali, proprio in questi giorni, mentre si cerca di convertire in legge l’importantissimo decreto sulle liberalizzazioni, stanno tentando di far passare, attraverso colpi di mano di compiacenti, quanto naturali, canali partitici, provvedimenti a salvaguardia di interessi spesso di bottega e corporativi.
Esiste tuttavia un altro aspetto, più istituzionale, che l’intervento presidenziale mette in luce e che non va sottovalutato: con questa lettera Napolitano intende ricordare ai protagonisti della scena pubblica che l’accelerazione da lui data al nuovo protagonismo presidenziale non si esauriva con l’insediamento del Governo ma proseguirà tutte le volte che ci sarà bisogno di sostenere l’esecutivo dalle trappole di gruppi parlamentari sempre più indocili e tentati di sottrarsi alla guida delle tradizionali leadership; gruppi e fazioni non a caso attratti da deboli, e di conseguenza incontrollabili, nuovi protagonismi. L’azione diretta di Napolitano appare ormai sempre più esplicita e in qualche modo proporzionale al declino di credibilità della politica dei partiti.
Una raccomandazione come quella appena inviata alle Camere, infatti, sarebbe stata impensabile sino a pochi anni fa, in quanto sarebbe apparsa ai più come un’evidente invasione di campo nei confronti dell’autonomia del Parlamento e, soprattutto, dell’autorità dei presidenti delle due Camere a cui spetterebbe il compito di sorvegliare la congruenza o meno degli emendamenti rispetto alla legge in discussione. Il fatto che oggi il Presidente della Repubblica non solo possa inviare una lettera di quel genere ma anche che venga accolta con deferenza ed attenzione da Schifani e Fini, è la prova migliore che il quadro della costituzione materiale - quello cioè che definisce i “rapporti di forza” tra i diversi organi costituzionali a prescindere dalla lettera della Costituzione – segnala una decisa insofferenza nei confronti del sistema rappresentativo e delle prerogative parlamentari. Il che è indice del grado di delegittimazione raggiunto dall’attuale classe parlamentare ma anche di una potenzialmente pericolosa tendenza al rifiuto e all’irritazione nei confronti del pluralismo politico. Come è noto il confine tra la critica ad una “certa” interpretazione della democrazia parlamentare e quella alla democrazia parlamentare tout court, è molto labile.

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