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martedì 27 marzo 2012

Alea iacta est

SFOOTING / Pensionati esodati, slovacco svantaggiato, zitella: il bigino del "politicamente corretto"
martedì 27 marzo 2012
SFOOTING / Pensionati esodati, slovacco svantaggiato, zitella: il bigino del politicamente corretto
Mario Monti ed Elsa Fornero (infophoto)
Una volta superato lo scoglio della riforma del mercato del lavoro, il governo Monti ha promesso che entro il 30 giugno varerà un provvedimento con l’obiettivo di risolvere il problema degli “esodati” esclusi dal Milleproroghe. Ma chi sono gli “esodati”? Sono lavoratori che hanno maturato il diritto alla pensione rimanendo bloccati per anni nel traffico caotico del grande esodo in partenza per le vacanze? O sono lavoratori disoccupati che nel tempo libero tornano a leggere la Sacra Bibbia, segnatamente il libro dell’Esodo? O sono fan incalliti della comunità Exodus di don Mazzi? No, gli esodati sono quei lavoratori incentivati a uscire dal posto di lavoro in cambio del diritto alla pensione.
Con l’entrata in vigore della riforma Fornero sono stati infatti modificati i requisiti di pensionamento, quindi quanti nel 2011 erano in prossimità di raggiungere i requisiti necessari, ora non possono più vantare lo stesso diritto. In pratica, oggi si trovano in una situazione molto critica: nessuno stipendio e nessuna pensione. Voi come chiamereste queste persone? In mille modi: doppiamente sfortunati, iellati, scalognati, disgraziati, sfigati. Anche noi li definiremmo così. Siccome però viviamo in tempi di linguaggio “politicamente corretto”, per loro è stato inventato questo neologismo da fiume in piena: “esodati”.
Il primo che ha utilizzato nella storia una sorta di linguaggio politicamente corretto “ante litteram” (cioè scritto a chiare lettere sugli sportelli di un armadio) è stato Giulio Cesare. In procinto di passare il Rubicone, il suo cuoco personale, Caio Gastro Knorrelius, lo informò che la tavoletta di glutammato e carne per preparare il brodo di gallo (di cui Cesare era ghiottissimo) era stata tolta dalla confezione ed era bell’e pronta per essere gettata nella pentola fumante. L’affamato Cesare, contento per la notizia ricevuta, non esitò a voltarsi verso i suoi centurioni, esclamando a voce alta: “Alea iacta est!” (cioè: “Il dado è tratto!”).
Spronò il suo cavallo verso le cucine da campo poste al di là del Rubicone e tutti i suoi soldati lo seguirono, convinti che sarebbero stati trionfalmente guidati verso una bisca clandestina per giocarsi a dadi la spartizione del bottino di guerra. Invece si ritrovarono a mangiare una scodella di brodaglia scotta (perché solo Cesare, a cavallo, riuscì a giungere in tempo mentre servivano a tavola).
Poi per secoli il linguaggio politicamente corretto venne abbandonato. Innanzitutto dallo stesso Cesare, che, dopo aver sfortunatamente incrociato in battaglia Asterix e Obelix e dopo aver spiegato ai suoi centurioni che “è Bruto avere due Galli nel pollaio”, fu letteralmente preso a male parole dai centurioni capeggiati da Bruto, il quale appena ebbe l’occasione non esitò a pugnalarlo alle spalle (anzi, nel linguaggio politicamente corretto dell’epoca, come testimoniò lo stesso Bruto davanti al Senato Romano, “furono la scapola e il petto di Cesare a impattare, del tutto fortuitamente e ripetutamente, contro la parte del mio pugnale che non era il manico”). Bruto, del resto, è un vero e proprio caso storico di “politically correct”. Era infatti stato soprannominato da Cesare “non bello”, vale a dire non amante della guerra, della battaglia.
Gli storici, nel corso dei secoli, ritenendo il soprannome offensivo, poiché dava a intendere una certa qual codardia del personaggio, trasformarono il “non bello” in “bruto”: l’appellativo si è via via trasformato in nome proprio, da bruto a…Bruto, e solamente ai giorni nostri il cantante Gianni Morandi ha avuto il coraggio di rispolverare l’antico soprannome affibbiatogli da Cesare: “…non era bello ma accanto a sé/ aveva mille donne se…”.
A rispolverare recentemente il “politically correct” sono stati i comunisti americani, mentre in Italia è stato importato da un barista della buvette di Montecitorio, molto solerte nell’offrire caffè corretti a deputati e senatori, i quali tuttavia ritengono di non poter cadere mai in errore. Alla domanda del barista: “Onorevole, vuole un caffè corretto?”, rispondono sempre: “Grazie, non sbaglio mai!”.
Ma che cos’è il linguaggio politicamente corretto? Come dice il Cd-Rom, che è il vocabolario online Zingarelli del politicamente corretto, il significato di questo linguaggio è “il mutare nome alle cose mantenendone però invariata la sostanza, l'adoperare eufemismi e termini socialmente accettabili per definire realtà che non lo sono, ma anche l’auto-convincersi che le cose siano mutate solo perché le chiamiamo in un modo diverso da prima”.
Una pratica linguistica oggi molto in voga, tanto che il Cd-Rom (cioè lo Zingarelli del politicamente corretto, di cui esiste una versione tascabile chiamata “il piccolo Gitano”) ha raccolto migliaia di definizioni. Ecco alcuni esempi in ordine sparso (uno dei pilastri del “politically correct” è che non esistono preferenze o priorità particolari, tanto meno alfabetiche).
(Leggi)

2 commenti:

  1. Bello e divertente il pezzo di Comic Astri sul sussidiario net, almeno in mancanza di caramelle,possiamo sorridere.Paola

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  2. Adesso basta,monti, fornero e governo che li appoggia e' uno schifo a bologna una persona sta morendo , dalla disperazione si da fuoco, non riusciva a pagare le tasse, questo ce lo avete portato voi , professori, non avete una coscenza. Siete dei miserabili!!!

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