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mercoledì 21 marzo 2012

CGIL-CISL-UIL di Lodi

In mille nel limbo: né salario né pensione
La riforma li ha incastrati dopo che sono usciti da aziende in crisi
di Laura De Benedetti
Lodi, 20 marzo 2012 - Cgil, Cisl e Uil stimano che siano circa mille, nel Lodigiano (200mila in Italia, 20mila in Lombardia) i lavoratori “esodati”,cioè coloro che vengono gravemente penalizzati dalla riforma delle pensioni. Di sicuro sono fra 500 e 600 i lodigiani che avevano siglato contratti collettivi aziendali (Lever, Akzo Nobel, Schering, Pregis, Poligoff, Solbiati, oltre a bancari e postali) che avrebbero dovuto condurli - dopo periodi di cassa integrazione e mobilità - alla pensione ma che, con il prolungamento dell’età pensionabile stabilito dalla riforma, ora rischiano di “restare scoperti” per qualche anno. A questi si aggiungono coloro che hanno siglato contratti individuali, che pagano contributi volontari (circa un milione in Italia), che hanno accettato incentivi ritenendo di essere vicini alla pensione, o che sono stati licenziati senza alcuna forma di aiuto.

A tutti coloro sarà dedicato l’attivo sindacale unitario in programma domani, dalle 9 alle 12, nell’aula magna del Verri, a cui farà seguito un presidio sotto la Prefettura. «Questo attivo — spiega Domenico Campagnoli, segretario della Camera del Lavoro — è per ribadire che la questione pensioni è ancora aperta, tramite gli emendamenti unitari presentati. Si tratta di una riforma molto negativa, realizzata in tempi affrettati. Rispetto agli esodati, con alcune aziende, come ad esempio il Banco Popolare, si possono rivedere gli accordi. Ma se l’impresa non c’è più? Il Governo non prevede deroghe. Il problema è che i casi sono molto diversificati e l’ultima circolare Inps interpreta le norme in maniera ancora più restrittiva».
«Dietro ai numeri ci sono persone a cui viene addossata una profonda ingiustizia — rimarca Mario Uccellini, segretario generale Cisl —: si tratta di diritti che erano stati concordati, quasi sempre con le stesse istituzioni, e che riguardano lavoratori già sulla soglia dei 40 anni di contributi, non certo baby pensionati. Il ministro Fornero ha detto che verrà fatto un decreto ad hoc entro il 30 giugno. Ma resta il fatto che la scelta sulle pensioni non è stata concordata e penalizza le nuove generazioni». «Sono preoccupato perché questo Governo tecnico compie scelte teoriche che poi hanno ricadute pesanti sul piano pratico, sempre e solo sulle fasce più deboli», conclude Tino Bolognesi, segretario generale Uil.
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