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giovedì 19 aprile 2012

Gli incubi degli esodati di Modena

Esodati, a Modena sono un migliaio. E hanno gli incubi
Vittime della crisi
I sindacati: "Hanno perso il lavoro e l'età del pensionamento si è allontanata. Non possiamo abbandonarli"
Roberto Grimaldi
Modena, 18 aprile 2012 - Tre anni fa le loro aziende hanno cominciato a sentire i morsi della crisi. I capi del personale li hanno convocati con parole rassicuranti: «Avete 58 anni, tra due anni andrete in pensione. Ma se smettere di lavorare oggi, noi vi diamo un incentivo. E presto riceverete l’assegno dell’Inps per tutta la vita». Per molti la proposta era allettante e hanno accettato. Poi la doccia fredda: l’età pensionabile è slittata in avanti. E presto queste persone resteranno senza reddito e senza pensione. Sono i cosiddetti esodati, categoria ben conosciuta dai sindacati, che nello scorso fine settimana sono scesi in piazza per difenderli.
«Dai nostri calcoli — dice Tania Scacchetti, responsabile del welfare della Cgil Modena — gli esodati in provincia sono circa un migliaio. Dobbiamo ancora completare le nostre verifiche, di grande aiuto sarà l’Inps. Ma grosso modo la cifra varia dagli 800 ai 1500. Vengono dai settori metalmeccanico, ceramico, produzione legno, Telecom e Poste Italiane. Le loro aziende hanno concluso accordi con i sindacati, hanno incentivato l’uscita calcolando pochi anni di intervallo prima della pensione. La riforma previdenziale ha cambiato le carte in tavola. Secondo noi — spiega la dirigente della Cgil — c’è solamente una soluzione: chi ha firmato accordi di uscita anticipata con la propria azienda, deve essere escluso dalla riforma previdenziale, e deve andare in pensione nell’anno previsto dall’intesa che ha firmato».

«Il fenomeno — conferma il segretario modenese della Cisl, William Ballotta — riguarda in genere persone che intorno al 2008 avevano dai 56 ai 58 anni, e hanno lasciato il lavoro prevedendo di andare in pensione a 60. Per noi, chi ha diritti acquisiti deve sempre essere tutelato, le nuove leggi sulla pensione non possono riguardare anche loro. Ma fossi nel governo non mi fermerei a risolvere semplicemente il loro problema, andrei oltre. Mettiamo in condizione le aziende di non cercare disperatamente di liberarsi di lavoratori vicino ai sessant’anni soltanto perché rappresentano un costo troppo alto. Aiutiamole a rientrare sul mercato più forti di prima, possibilmente con una riduzione del carico fiscale».

Anche il segretario della Uil, Luigi Tollari, è sulla stessa linea: «Aspettiamo una risposta chiara dal governo, non possiamo lasciare sole persone che in questo momento non hanno fonte di sostentamento. E stiamo parlando di lavoratori dipendenti, che non hanno messo da parte chissà quali ricchezze. Per loro occorre agire subito».
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2 commenti:

  1. sono molto contento di questo interessamento da parte di tutte le sigle sindacali , ma il problema esodati esiste prima del governo monti , ecome mai i politici che adesso si lavano la bocca non hanno preso provvedimenti prima di votare questo macello sociale , forse avevano paura di perdere la poltrona , ma il Signore GESU' e' grande e fara' pagare a loro i
    peccati dei quali si sono macchiati...

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  2. Sono 2 anni che sono in mobilità e sarei dovuto andare in pensione il primo febb. del 2013 con 61anni di età e 41 di contributi. Ora la Fornero non mi fa più dormire la notte,sono diventato scontroso un po con tutti,badate che NON è questo il mio carattere. Perchè?,presto è detto:Se non vado come previsto in pensione diventerà DRAMMATICO x me e la mia famiglia , senza pensione e senza reddito,pergiunta con un figlio diversamente abile.Cosa farò?Non lo so al momento fino a quando non si saprà con precisione prima del 30 giugno, quando le Camere voteranno le milleproroghe.DOPO SI VEDRA'...... che giorno sarà.

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