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giovedì 26 aprile 2012

Un migliaio a Reggio

Esodati, sindacati sul piede di guerra «Pronti i ricorsi»
Nel Reggiano sono oltre un migliaio i lavoratori penalizzati dalle riforme pensionistiche: «I dati sono drammatici»
REGGIO. Solo a Reggio sono circa un migliaio gli “esodati” e nella stragrande maggioranza si tratta di operai metalmeccanici, usciti negli ultimi tre anni dalle tante piccole e medie aziende reggiane, a cui vanno aggiunti una trentina di bancari (ex Capitalia e Bnl), diverse decine di ex dipendenti delle Poste e di lavoratori delle ex Reggiane. Ma tutti i settori produttivi sono coinvolti dal problema, che ha finito per lasciare a piedi quei lavoratori che avevano accettato di abbandonare il posto di lavoro in cambio di una buonuscita, in attesa di andare in pensione.
Oggi, invece, dopo le due riforme pensionistiche (quella del governo Berlusconi e l’ultima di Monti), si trovano a non avere più lo stipendio e di non aver maturato il diritto alla pensione. E se quelli più fortunati si trovano ancora a vivere con uno stipendio che non va oltre i di 700-750 euro perché ancora, e per poco, sono in cassa integrazione, per altri, da alcuni mesi la paga è pari a zero. E di pensione nemmeno a parlarne. Anzi, non sanno nemmeno se è il caso di versare i contributi pensionistici, perché né i patronati né l’Inps sono in grado di dare risposte precise, con il rischio di non aver nemmeno diritto alla pensione di anzianità, ma di dover attendere quella di vecchiaia, come denuncia la Cisl.
«Anche se si tratta di una stima – ha detto ieri Michele Del Fabbro della segreteria provinciale – esce per la prima volta allo scoperto il fronte aperto degli esodati, e calcolarne in numero in modo seppur empirico è possibile, trattandosi di lavoratori con un’età vicina alla pensione e che hanno maturato una contribuzione che va dai 35 anni in poi e che sono usciti dal mondo del lavoro dopo il novembre 2008. Diversi di questi sono già da alcuni mesi senza stipendio, e se entro giugno il Governo non avrà trovato una soluzione al problema, partirà anche da Reggio una raffica di ricorsi».
Una situazione esplosiva che finirà per deflagrare anche nella nostra provincia, unita ai dati relativi all’occupazione (con circa diecimila lavoratori in cassa integrazione e 2.300 mobilità, cui si aggiungono le decine di migliaia di disoccupati e di persone che non cercano nemmeno più il posto di lavoro), fa dire alla segretaria provinciale della Cisl Margherita Salvioli che «politica, istituzioni e parti sociali stanno sottovalutando la situazione, mentre i dati, anche nella nostra provincia, sono drammatici». Margherita Salvioli parte da questa analisi e dalla preoccupazione che la riforma del mercato del lavoro esca stravolta dal voto del Parlamento, con Confindustria che sta facendo pressioni (in particolare sul Pdl) per uno scambio sulla pelle dei lavoratori. «Chiedono più flessibilità in cambio del reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa: l’accordo sulla riforma presenta luci e ombre». Ma soprattutto non basta. «È prioritario un patto per la crescita e per il lavoro, che rilanci investimenti per infrastrutture, innovazione di prodotto e la ricerca, una riforma fiscale per imprese e lavoratori che premi i contratti a tempo interminato e la battaglia vera per combattere l’evasione fiscale e la corruzione. Una buona politica, insomma, per un lavoro sano».
Roberto Fontanili

1 commento:

  1. Una buona politica, per un lavoro sano, giusto ma siamo in Italia e qui chi e' piu' debole soccombe all'arroganza del potere. Noi siamo fuori dal ciclo produttivo e guarda caso non siamo neppure pensionati.pensa un po'!!!Paola

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