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mercoledì 20 giugno 2012

Gli interventi degli On. Cazzola (PDL) e Damiano (PD) alla Camera


GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, signor Ministro, ho poco tempo, però alcune cose le devo dire.
Credo che lei, questa mattina, abbia corretto dei dati che in precedenza aveva fornito con orgogliosa sicurezza. Il problema, però, non è solo questo perché, se vogliamo dire la verità, nell'elaborare la riforma, lei ha trascurato una regola fondamentale, direi «l'ABC», per chi si accinge a cambiare un sistema pensionistico. È un errore grave per un Ministro tecnico, per di più esperto della materia.

La regola fondamentale a cui mi riferisco è quella di assicurare un adeguato periodo di transizione a tutela non già dei diritti acquisiti, ma delle legittime aspettative di fatto delle persone a costruirsi dei piani di vita affidabili. Le riconosco che i Governi passati, a partire dalla riforma Dini del 1995, hanno prestato troppa attenzione alla transizione, garantendo tempi troppo lunghi per l'andata a regime delle norme riformate, ma il suo Governo questo problema non se l'è proprio posto e le conseguenze sono sotto i nostri occhi.
La prima conseguenza è, sicuramente, quella di un Paese in gravissime difficoltà, da cui stenta a sollevarsi, che ha fatto degli esodati, termine brutto e improprio, una questione di centrale importanza, anche se gli effetti saranno rimandati di qualche anno. Lei questo aspetto significativo ed importante non è mai riuscita a chiarirlo fino in fondo. Immagino che se ne sarà resa conto.
L'Italia rischia di avere la riforma più severa d'Europa, ma di vedere il suo Governo e i Governi che verranno dopo il suo costretti a scervellarsi per anni, a studiare, a finanziare deroghe all'applicazione di norme socialmente insostenibili (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Italia dei Valori).
Lo so anch'io, lo so anch'io, che sono come lei un cultore della materia, che doveva finire l'abitudine di appoggiare i lavoratori in esubero prima ancora del compimento dei 60 anni al sistema degli ammortizzatori sociali per farli scivolare nel pensionamento di anzianità. Ma le domando: era proprio questo il momento propizio? Era proprio questo, durante la crisi più grave del secolo?
Vede, signora Ministro, il suo predecessore Maurizio Sacconi è stato accusato di scarso impegno riformatore, ma con le misure di emergenza, compresa la cassa integrazione in deroga - potrei dire negli anni più bui della crisi, anche se questi anni non sono finiti, parlo dal 2008 al 2010 - sono stati salvati 700 mila posti di lavoro e sono state erogate prestazioni di ammortizzatori sociali e di protezione sociale a 4 milioni di lavoratori.
Andando dunque a concludere, signora Ministro, ricordo che lei usa un'immagine un po' trucida, quella della gamba malata di cancrena da amputare senza troppi riguardi. Io non voglio essere cattivo profeta, ma la avverto: il rischio che corre oggi il sistema da lei riformato è quello di dover riattaccare quella gamba malata a furor di popolo e di rimettere in campo un sistema Italia abituato a risolvere tutti i problemi con una pensione. Se non sarà il suo, toccherà ad un Governo, che verrà dopo il suo, doverlo fare.

Ecco perché il Popolo della Libertà chiede al Governo di trovare una soluzione ragionevole, che dia una risposta ai problemi già critici, in un arco di tempo di alcuni anni, programmando nello stesso tempo un percorso che tranquillizzi gli italiani e che eviti a questo Paese - se non sarà così, purtroppo, la conseguenza sarà questa - una campagna elettorale sugli esodati.
Tutti ricordiamo l'impegno assunto dal Presidente del Consiglio Monti nella conferenza stampa di fine anno, quando il Governo aveva ancora quella spinta propulsiva, che ora è in via di smarrimento. Disse che nessuno sarebbe rimasto senza stipendio, senza lavoro, senza pensione o senza ammortizzatori sociali. Questo dobbiamo garantirlo in un periodo, per così dire, di tempo intermedio e dobbiamo in qualche modo anche garantirlo in un periodo più lungo. Io credo - lei ne ha fatto un accenno nella relazione - che occorrerà trovare, passata questa buriana, una norma di carattere strutturale all'interno del sistema pensionistico. Ieri l'ex Ministro Sacconi al Senato ha anche avanzato l'ipotesi di un'iniziativa, che il mio partito è intenzionato a compiere da questo punto di vista ed io farò propria quell'iniziativa dell'ex Ministro Sacconi in quest'Aula, quella cioè di trovare nel tempo una misura strutturale che risolva questo problema.
Infatti, signor Ministro, gli impegni così solenni, come quelli assunti dal Presidente del Consiglio in quella magica conferenza stampa di fine anno, quando tutti stavamo con la bocca aperta a sentirlo, non possono essere dimenticati e non possono essere parole al vento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)
(per scaricare il video)

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, signor Ministro, noi siamo qui perché vogliamo risolvere un grave problema e siamo anche stanchi - lo diciamo - di dare i numeri, di inseguire i numeri, anche perché, come lei ha riconosciuto, è difficile stabilire delle platee.
Crediamo, allora, che si debba invertire la logica del ragionamento. Non parliamo più di numeri e di tetti: parliamo di diritti dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Italia dei Valori), perché il diritto di andare in pensione con le vecchie regole, per coloro che si trovano nella circostanza di non avere più lavoro e pensione perché sono stati spiazzati da questa riforma, va ripristinato. Se partiamo ancora una volta dalle risorse e poi fissiamo dei tetti, noi neghiamo questo diritto.
Io mi collego a quello che ha detto il mio collega, l'onorevole Cazzola, di cui condivido l'intervento.
Le riforme sociali di questo Governo contengono un errore di impianto, a mio avviso, come se i muri maestri fossero sbreccati: l'errore è stato quello di abolire le quote di anzianità, di non prevedere nessuna gradualità nel passaggio da un sistema all'altro ed io credo - e lo dico a nome del Partito Democratico - che l'unica misura strutturale che serve per risolvere questo problema senza fare di volta in volta degli aggiustamenti sarebbe una sola: tornare alle quote di anzianità, magari adeguandole alle nuove necessità di innalzamento della pensione.
In secondo luogo c'è un errore anche per quanto riguarda il mercato del lavoro perché in un momento come questo di recessione che si prolunga, avere per i lavoratori una pensione che si allontana ed ammortizzatori sociali che quando andranno a regime saranno di tutela più breve, provoca un corto circuito difficile da gestire. Noi corriamo il rischio di creare dei cosiddetti esodati in modo permanente. Era evidente sin dall'inizio che il decreto per 65 mila lavoratori non sarebbe bastato ed è evidente che, come lei ha riconosciuto, al di là dei numeri che, lo ripeto, non voglio più inseguire, c'è un ulteriore platea che comunque dovrà essere coinvolta. Si tratta di altri 55 mila lavoratori e il raddoppio di quella cifra vuol dire estendere una salvaguardia. È vero, Ministro, lo abbiamo ripetuto per mesi, inascoltati, perché bisogna anche saper ascoltare la voce della politica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori, Unione di Centro per il Terzo Polo, Misto - Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia e di deputati del gruppo Popolo della Libertà), perché non sempre la politica non è capace di parlare e di interpretare il Paese reale. Bisogna anche scendere dall'idea di possedere una verità assoluta. Abbiamo avvertito il fatto che se si fissava al 4 dicembre il limite per gli accordi di mobilità riconosciuti, avremmo lasciato fuori molti accordi stipulati addirittura dal Ministero del lavoro e delle attività produttive - uno per tutti Termini Imerese - e se fate un decreto ministeriale interpretativo della legge che dice che entro il 4 dicembre quei lavoratori debbono già essere mobilità vuol dire che riduciamo drasticamente la platea e nessuno potrà essere salvaguardato se non pochissime persone. Quindi a quel difetto va posto riparo.
Ci sono poi i licenziati individuali: noi siamo abituati a parlare delle grandi imprese, siamo abituati a discutere di esodati delle Poste, di ENI e di Telecom, ma dimentichiamo quelle decine, centinaia di migliaia di persone che nessuno conosce, invisibili, della piccola impresa, che si sono licenziati nella presunzione di andare in pensione e che vengono abbandonati a loro stessi (Applausi dei che con un dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori, Unione di Centro per il Terzo Polo, Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Popolo della Libertà), che corrono il rischio di avere quattro, cinque o sei anni di attesa senza pensione, senza stipendio e senza tutele sociali. Che fine faranno queste persone? Dobbiamo salvaguardarle. E poi ci sono gli esodati, ci sono quelli che continuano con la contribuzione volontaria.Vorrei inoltre ricordarle, signor Ministro, e mi avvio alla conclusione, che non capisco, per quanto riguarda la scuola, come non si sia compreso che un professore, un maestro, un insegnante, non sono operai della FIAT ed il loro anno di lavoro è un anno che coincide con il ciclo scolastico: il 1o settembre è il 1o settembre e non il 31 dicembre (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro per il Terzo Polo), perché in questo modo è ovvio che si condannano questi lavoratori.Concludo dicendo, signor Ministro, che siamo di fronte ad una situazione alla quale bisogna porre riparo. Anche io condivido il fatto che sarebbe meglio intervenire con una misura strutturale, ma intanto noi abbiamo bisogno di un provvedimento. Lei dice che non le bastano pochi giorni. Noi le diciamo, Ministro, che è dal mese di dicembre che le ripetiamo che sarebbe stato necessario fare questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Sono passati più di alcuni giorni. Quello che noi chiediamo è un provvedimento immediato ...che dia un segno di avanzamento che copra queste persone e le salvaguardi. Lo dobbiamo al Paese, lo dobbiamo a questi lavoratori. Dobbiamo liberare le persone reali dall'angoscia di non avere un futuro. Questa è la nostra richiesta (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo)
(per scaricare il video)

6 commenti:

  1. CARO ON.LE DAMIANO UN RINGRAZIAMENTO A TUTTO IL P.D.NOI ESODATI DEL 53 SIAMO ANGOSCIATI DI RIMANERE FUORI DALLE DEROGHE DEI 55.000.BISOGNA CHE TUTTI GLI ESODATI ABBIAMO GLI STESSI DIRITTI A PRESCINDERE DAI NUMERI.CARI SALUTI

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  2. PER ORA, SEMPRE E SOLO PAROLE. NON SE NE PUO' PIU' DI QUESTA AGONIA. LO VOLETA CAPIRE? SETTE MESI DI PAROLE, PER I FATTI ASPETTATE CHE SIAMO TUTTI MORTI? ESODATA POSTE 53

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  3. LA FORNERO HA COMBINATO UN GROSSO PASTICCIO CHE SE NON VIENE RISOLTO NELL'IMMEDIATEZZA SI RIPERCUOTERA' SULLA PROSSIMA LEGISLATURA.NON E' MEGLIO RISOLVERE IL TUTTO PRIMA DELLE ELEZIONI POLICHE?ESODATO

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  4. ESODATA POSTALE DEL 5321 giugno 2012 alle ore 12:02

    PERCHE' IO CHE SONO DEL 53 CHE SONO USCITA NEL 2010 DA POSTE ITALIANE NON DOVREI POTER ANDARE IN PENSIONE SOLO PERCHE' MATURO IL DIRITTO AL TRATTAMENTO PENSIONISTICO A GENNAIO 2015 E NON ENTRO IL 2014. PER 10 GIORNI MI DEVO SPARARE? O MALEDIRE LA MIA MAMMA CHE MI HA FATTO NASCERE IN RITARDO? MA SIAMO TUTTI MATTI? I DIRITTI ACQUISITI SONO UGUALI PER TUTTI TUTTI DOBBIAMO ANDARE CON LE VECCHIE REGOLE. CI ANDASSE LEI A FARE IL VOLONTARIATO E A PRENDERE LA DISOCCUPAZIONE PER QUALCHE MESE. VERGOGNA VERGOGNA. MA IO NON STARO' ZITTA E NON MI FERMERO' DI FRONTE A NIENTE E COME ME TUTTI QUELLI CHE LA SIGNORA VUOLE DELIBERATAMENTE IGNORARE COME FOSSIMO SOLO PERSONE NON "MERITEVOLI" COME HA RIBADITO AL SENATO E AL PARLAMENTO. VERGOGNA VERGOGNA E ARIVERGOGNA. I PARTITI CI STANNO USANDO COME MERCE DI SCAMBIO, PRIMA ERAVAMO NUMERI ORA SIAMO OGGETTI. NOI SIAMO PERSONE LEGATE AD ALTRE PERSONE CHE SONO LE NOSTRE FAMIGLIE. ESODATI TUTTI PREPARIAMOCI A LOTTARE CONTRO QUESTO MASSACRO SOCIALE. QUELLI CHE RIENTRASSERO NELLA LOTTERIA LOTTINO ANCORA CON NOI ALTRIMENTI PER NOI E' FINITA. GRAZIE

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    1. dobbiamo avere anche noi del 53 gli stessi diritii adessoo la finestra e adessoa speranza di vitae poi i palettidella fornero noi non ci arriveremo mai se non nel 2020 farabutti giocano con la nostra pelle faremo uno scipoero della fame sotto montecitorio contratteremo grillo

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  5. TUTTI GLI ESODATI DEL 53 A PRESCINDERE DAL GIORNO E DAL MESE DI NASCITA DEVONO ESSERE SALVAGUARDATI PURE QUELLI NATI ALLE 23,55 DEL 31.12.1953. IO ESODATO DEL 53 DOPO UNA VITA DI LAVORO IN CUI HO VERSATO I CONTRIBUTI,NON AVREI MAI PENSATO DA GIOVANE LAVORATORE DI TROVARMI IN UNA CONDIZIONE DI ESODATO.E' DURA!

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