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venerdì 7 settembre 2012

Il pressing degli esodati


Dai gruppi su Facebook alla "Rete dei comitati", come cambia il pressing degli esodati
Discussioni in forum, chat e post sui blog, all'inizio. Poi, gruppi sempre più estesi su Facebook, seguiti da contatti via posta elettronica e incontri "di persona". Sono le tappe che da gennaio hanno portato una miriade di esodati italiani (ma non solo) a fondare comitati e coordinamenti locali per combattere gli effetti della riforma pensionistica "Fornero", e trovare una soluzione per migliaia di lavoratori in mezzo al guado, senza stipendio né pensione. Negli ultimi mesi il salto di qualità, con la costituzione di una "Rete dei Comitati degli esodati, mobilitati e contributori volontari".
Nome lungo, che rispecchia le molte sfumature del problema "creato" dal decreto "Salva Italia", che tocca anche molte altre "vittime" dell'evoluzione, spesso incoerente, delle nostre norme pensionistiche: vedi contributori volontari, lavoratori in mobilità o licenziati, esonerati, ed altri ancora. Una vera e propria galassia di lavoratori o ex occupati, passata dallo sfogo con colleghi e conoscenti al confronto allargato. Poi, la scelta di associarsi in una miriade di gruppi e ad usare Internet per far sentire la propria voce.
Per ora, i comitati che si riconoscono nella "Rete" sono una decina, dislocati un po' in tutta Italia, con una forte presenza soprattutto al Nord (Milano e Lombardia) e al Centro (Roma e Lazio). Tra i più rappresentativi il "Comitato esodati e precoci d'Italia", che oggi conta circa mille sostenitori e 20 coordinatori locali. Per uno dei suoi promotori, Claudio Ardizio, «l'obiettivo della "Rete" è coordinare le varie realtà, confrontarsi con i sindacati, che sono molto attenti al nostro problema, e cercare un dialogo con la politica, ma senza sposare nessun partito, Insomma, fare pressione per dare una soluzione ad un problema gigantesco».
Francesco Flore, coordinatore del "Comitato autorizzati contributori volontari" (ex lavoratori senza indennità o altri ammortizzatori, che versano all'Inps, spesso facendo ricorso ai risparmi di una vita, quanto necessario per raggiungere il diritto alla pensione) - raccoglie varie migliaia di adesioni in tutta Italia e una manciata di rappresentanti regionali a conferma il ruolo del web per la crescita delle iniziative - evidenzia anche l'altra faccia della medaglia. Gli over 55, spiega, «sono in molti casi poco informatizzati, e la diffusione delle nostre iniziative sconta anche questo ritardo, perché la partecipazione di quanti raggiungiamo è sempre altissima».
Poi, un cenno all'evoluzione futura: «la "Rete" sta valutando l'opportunità di costituire, a breve, una associazione nazionale, per dare ancora maggiore forza alle nostre ragioni e non escludere chi non conosce o usa il Web e le mail». Da Flore, anche l'annuncio, per la prossima settimana, della presentazione di un ricorso collettivo dei contributori volontari al Tar del Lazio per fermare gli effetti dell'ultima riforma previdenziale, seguito, ad ottobre, da decine di ricorsi individuali presso i giudici del lavoro in 50 tribunali di tutta Italia con lo stesso obiettivo.
I numeri, nel caso dei comitati, ingannano: la diffusione e il sostegno alle varie iniziative passano quasi sempre attraverso un indirizzario base di ciascun gruppo - a volte poche decine di persone - ma poi vengono diffuse e seguite da un numero ben maggiore di followers e contatti mail. È il principio di Internet, che in Usa ha contribuito all'elezione di Obama e da noi contribuisce ad amplificare il problema degli esodati.
Nella "Rete dei comitati" trovano spazio realtà anche molto diverse tra di loro, accumunate dall'idea di non far calare l'attenzione su esodati e dintorni. Uno sforzo che ha già portato in pochi mesi a due tranche (65mila+55mila) di esodati "salvaguardati" (lavoratori che potranno accedere al trattamento pensionistico con le regole previgenti il "Salva Italia"), rispetto ad una stima dei soggetti interessati a vario titolo che cambia a seconda del soggetto che la firma: dai 120mila calcolati dall'Inps ai 350mila calcolati dai sindacati.
Così, accanto al "Comitato dirigenti esodati" (oltre 70 adesioni tra manager di Telecom, Poste, Ferrovie ed Enel, spiega Alessandro Costa, «che non è poco considerando il carattere informale della nostra organizzazione basata sul passaparola»), il "Comitato lavoratori in mobilità" di Livorno, che riunisce persone in uscita soprattutto dall'industria componentistica auto locale. Tra i nostri obiettivi, sottolinea Enzo Cozzolini, «con l'aiuto della Cgil, anche dare assistenza psicologica a quanti sono in "mobilità", perché spesso ci sono drammi nascosti di solitudine e disperazione».
Esistono anche comitati "al femminile", come le "Donne esodate, mobilitate, licenziate" («Facebook è stato il nostro primo passo, spiega Silvana Pelosi, poi abbiamo costituito un comitato ad hoc per far conoscere il dramma nel dramma: le norme che impongono una parificazione a tappe forzate dell'età pensionistica uomo-donna penalizzando solo le donne»), o "I quindicenni", gruppo vicono alla "Rete" di signore sulla sessantina che avevano maturato il diritto al trattamento di vecchiaia con 15 anni di contributi prima della riforma Amato del 1992, ora penalizzate dalla recente riforma che ha annullato la deroga portando estendendo a tutti il requisito dei 20 anni. Altri gruppi ancora hanno larghe adesioni tra i dipendenti di Poste, Enel e Ibm, come il "Coordinamento esodati romani", cui fa parte Emilio De Martino: ««la nostra organizzazione, come "Rete", è orizzontale, senza capi, cosa che è la nostra forza, perché in questo movimento siamo tutti alla pari accomunati da un interesse comune».
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2 commenti:

  1. I QUINDICENNI, MI SEMBRA FOSSE UN GRUPPO CON PRETESE FORSE ECCESSIVE. QUI SI PARLA DI GENTE DI 59/60 ANNI CON 38/40 ANNI DI SERVIZIO CHE SI RITROVA SENZA NULLA!.... ESODATA POSTE 53

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  2. Per forza di cose siamo costretti a fare pressing,altrimenti ci avrebbero gia' dimenticati dopo ben 9 mesi trascorsi senza una certezza. Paola

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