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mercoledì 24 ottobre 2012

Gli ex IPOST che dovessero tornare al lavoro cadrebbero qui

Ricongiunzioni onerose
Il pasticcio nel pasticcio
Una vita di contributi non basta. «Se vuoi la pensione, paga»
23/10/2012
a cura di Vittorio Casula
Nel numero di oggi di "Pubblico giornale" è riportato il commento dell'Inca sulla questione delle ricongiunzioni onerose. Ne pubblichiamo qui di seguito un ampio stralcio:
....."Parliamo delle cosiddette “ricongiunzioni ”. E di quei lavoratori che fino a luglio del 2010, prima dell ’entrata in vigore della legge 122, potevano andare serenamente in pensione, come tutti gli altri. E poi da un giorno all’altro si sono visti presentare dall’Inps un conto da capogiro per ottenere che fossero loro conteggiati ai fini della pensione di anzianità anche i contributi versati ad altro ente pensionistico. Cifre non inferiori ai 30-40mila euro ma che arrivano fino a 300mila euro nei casi più eclatanti. Un vero e proprio ricatto autorizzato. ...... Pochissimi finora sono quelli che hanno pagato. I pochi che se lo sono potuti permettere. E che comunque per riscattare la pensione che spettava loro di diritto hanno dovuto dare fondo ai risparmi di una vita o hanno accettato rateizzazioni che assomigliano al mutuo per comprare una casa. Molti di più sono quelli che si sono dovuti accontentare di pensioni da fame.E quanti speravano che per via amministrativa o per via legislativa il pasticcio si sarebbe risolto, due anni dopo si trovano a dover raccogliere l’ennesima delusione.
In questa condizione, secondo la relazione appena presentata dalla Ragioneria generale dello Stato, si troverebbero almeno 600mila persone. Persone che sono già andate in pensione e si sono ritrovate “fregate ”. E altre che invece si trovano costrette a restare al lavoro, anche se hanno versato quarant’anni di contributi. Secondo l’attuale esecutivo fare marcia indietro su quanto deciso dal precedente governo con la legge 122, per quanto ingiusto, è un “lusso”che in questo momento non possiamo permetterci. Sempre secondo la Ragioneria dello Stato, per poter restituire ai 600mila “gabbati ” il diritto alla pensione effettivamente maturata occorrerebbero infatti circa 2,4 miliardi. Tanto, troppo, secondo il governo Monti, che non riesce ancora a trovare i soldi per “risarcire ” tutti gli esodati danneggiati dalla Riforma Fornero. Quindi, per ora, anche questo conto, ingiusto e odioso, delle “ricongiunzioni ” continueranno a pagarlo i lavoratori.

Ma le cose stanno davvero come dice il governo? No, secondo l’Inca Cgil, che da luglio del 2010 si trova a dover raccogliere i cocci, insieme ai “gabbati ”. Tanti, troppi. Ma non così tanti come vuole far credere il governo, assicura Francesco Baldassarri dell’Inca Cgil, che contesta soprattutto il metodo usato dalla Ragioneria dello Stato per calcolare quanto costerebbe tornare indietro. Un conteggio che ai soldi necessari per arrivare alla pensione calcolata con il metodo retributivo somma anche quelli già accantonati per la pensione calcolata con il metodo contributivo. Insomma, un pasticcio nel pasticcio. Anche secondo Marialuisa Gnecchi, deputata del Pd. Furiosa, dopo che si è vista bocciare per ragioni di bilancio la proposta che aveva depositato in parlamento per abrogare la legge 122. «L’ha riconosciuto lo stesso presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua ospite alla trasmissione "In onda", che quella legge, ingiusta voluta dal governo Berlusconi non prevedeva entrate per lo Stato», protesta. Quindi ora perché dovrebbe essere lo Stato a pagare per abrogarla? Ma tant’è, in Parlamento tutto è fermo. E l’unica via percorribile resta quella giudiziaria. «Arriveremo fino alla Corte Costituzionale, se c’è bisogno», avverte Baldassari, dell ’Inca Cgi:. «La pensione maturata è un diritto che non può essere ritirato».
 

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