Indirizzo mail

Puoi contattarci scrivendo a: cumpustela@gmail.com

giovedì 25 ottobre 2012

La cattiva informazione prolifera

Fatevi esodati, diventate pensionati. E non è detto sia un cattivo affare
Manifestazione Cgil, Cisl, Uil per gli esodatidi Lucio Fero
ROMA – C’è una riforma delle pensioni che abolisce le pensioni di anzianità. Abolire quella riforma prendendola di petto non si può, se ne accorgono in Europa e nel mondo e poi magari strillano che quelle pensioni le vogliamo pagare a debito pubblico. Però quella riforma si può provare ad aggirarla, a prenderla alle spalle. E come si fa? Trasformando, vestendo da “esodati“, categoria sulla quale non ci piove che vadano aiutati, anche i cinquantacinque/sessantenni che erano già pronti ad andare in pensione di anzianità.
Se riesci a diventare “esodato”, allora vai in pensione con le vecchie regole, compresa la pensione di anzianità a 58 o 59 anni. Quindi il problema, il cruccio, la strategia sono diventati come “allargare le maglie” attraverso cui si diventa “esodati”. L’appetito è venuto mangiando e strada facendo soprattutto a Cesare Damiano del Pd è venuta la grande intuizione: la riforma che cancella le pensioni di anzianità si smonta facendo dell’eccezione esodati la regola. Semplice, chiaro, astuto, risolutivo.
Non era facile capirlo fin dall’inizio, all’inizio c’era il caos dei numeri, ma dentro quel caos c’era chi aveva in tasca una mappa. Esodati, all’inizio furono conteggiati in 55mila dal ministro Elsa Fornero. I sindacati dissero: 300mila. L’Inps disse 250mila e poi 150mila e poi ancora 400mila. Ai 55mila iniziali il governo ne aggiunse altri 65mila e poi altri 5mila. Ma sono tutti pazzi, incapaci o ubriachi che non sanno contare? No, non sono tutti pazzi e neanche incapaci di contare, la quadriglia dei numeri dipende da cosa si conta.
Puoi contare gli esodati “duri e puri”, cioè quelli che sono qui e adesso effettivamente senza stipendio perché il posto di lavoro non c’è più e senza pensione perché la riforma Fornero ha alzato l’età anagrafica necessaria per percepirla. Puoi contare questi, i “duri e puri” e arriva a una certa cifra, più vicina ai 135mila riconosciuti dal governo che ai 3/400mila stimati dai sindacati.
Oppure puoi contare, oltre ai “duri e puri” tra gli esodati a tutto titolo quelli che, dalla data di entrata in vigore delle legge Fornero fino a data da definire, potrebbero trovarsi anche loro nella condizione in cui però oggi non sono, e cioè senza stipendio da posto di lavoro e senza assegno di pensione non maturata. Se conti anche i “potenziali” allora di certo sei sopra i 135mila stimati dal governo. Ma i 3/400mila dei sindacati restano sempre lontani, tenendo conto che in un anno si pensionano circa 250mila italiani con ogni tipo possibile di pensione. E poi dipende molto dall’anno che scrivi come limite della “eccezione”: se ci metti 2020, allora gli esodati forse sono più di un milione.
Oppure e ancora puoi contare oltre ai “duri e puri” e ai “potenziali” anche i possibili “aspiranti” esodati. Aspiranti? E come mai si potrebbe aspirare a questa condizione di estremo disagio? Si può se non si è nella prima condizione, quella dei “duri e puri” che davvero a fine mese non vedono un euro e se non si rischia di passare da “potenziali” a “duri e puri” per esclusiva volontà del datore di lavoro. Se mi licenzia o chiude e se non ho l’età per la pensione divento disoccupato, ma il governo può fare per me una “eccezione” e farmi esodato fino all’anno…Però posso anche io mettermi d’accordo con il datore di lavoro e costruire con il mio consenso una condizione per la quale, nel lasso di tempo della “eccezione” alla riforma, dal posto di lavoro me ne vado e divento pensionato di anzianità transitando per la casella, anzi per il traghetto chiamato “esodato”. Se calcoli quindi i “duri e puri”, li sommi ai “potenziali” e aggiungi gli “aspiranti”, alla fine ottieni una cifra che è la somma di tutti quelli che devono più tutti quelli che vogliono andare in pensione con le vecchie regole.
Insomma, tutti o quasi. Basta scrivere l’anno fino a quando l’eccezione è la regola e il gioco è fatto. La prima data che i partiti hanno provato a scrivere in Parlamento è stata: 2017. Ora sono scesi al 2014. Un bel calo ma la sostanza resta: stabilire una data più o meno lontana entro la quale le pensioni di anzianità risorgono e diventano invulnerabili perché viaggiano nello stesso carro sacro e sacrosanto degli esodati “duri e puri”. Al gioco ci stanno più o meno tutti, da Vendola a Bersani passando per Di Pietro e Maroni e Alfano, anche Casini fa finta di non vedere il ripristino, sia pure a tempo, delle pensioni di anzianità.
Pensioni di anzianità resuscitate se il gioco sarà alla fine vincente e cosa sarà dato da mangiare ai futuri esodati e ripristinati pensionati di anzianità? Per ora pane e demagogia. La tassa sui ricchi, quelli che dichiarano reddito superiori a 150mila euro annui, tocca lo 0,36% dei contribuenti: se sarà, darà decine di milioni di gettito. Per “esodare” e pensionare fino al 2014 servono tre miliardi fino al 2014, dicono i sindacati e i partiti, sei almeno secondo il governo. Tra cento milioni e facciamo quattro miliardi, la differenza chi ce la mette? A suo tempo la risposta l’ha data lo stesso Cesare Damiano: “Con la riforma Fornero lo Stato risparmierà dai 10 ai 20 miliardi…”. Elementare Watson, la reintroduzione delle pensioni di anzianità si finanzia con il risparmio di spesa che viene dall’abolizione delle pensioni di anzianità. Questa sinistra domani al governo non sfigurerà quanto a “economia e finanza creativa” rispetto ai fasti in materia di Giulio Tremonti.
(Leggi)

Nessun commento:

Posta un commento