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martedì 30 ottobre 2012

L’esodato come lo pago non si sa

L’esodato come lo pago non si sa
lunedì 29 ottobre, 2012 11:30
L’esodato, questo sconosciuto! La creatura quasi mitologica (almeno agli occhi di chi lavoro fatica a trovarne uno, figuriamoci a concepire la possibilità di abbandonarlo anticipatamente) di cui tanto si sente parlare ultimamente.
Che dire, non è certo facile gestire una situazione del genere, quando chiusa una porta in attesa di aprire un portone ci si ritrova invece con la serratura sostituita ed un doppio giro di chiave.
Quando sei padre di famiglia, hai 50 anni ed hai lasciato l’impiego non esiste alternativa alla pensione. In un mercato del lavoro in cui un trentenne spesso è già troppo vecchio, la ricollocazione di un esodato è lontana anche semplicemente dall’essere un miraggio.
L’idea di agevolare il pensionamento di una fetta di lavoratori, evitando licenziamenti e manovre di vario genere, ha per lungo tempo fatto gola ad aziende, stato e sindacati. Ma l’abitudine tutta italiana di fare i conti senza l’oste è dura a morire, così dopo aver preso accordi con migliaia di persone ci si accorge che non si sa come tutelarle.
Che si tratti di 65.000 o 390.200 lavoratori cambia ben poco. Il risultato è sempre grossomodo lo stesso: persone invitate a giocare a poker si ritrovano a giocare a canasta. Non è la prima volta che il Governo dei Tecnici cambia le carte in tavola, forse non ha chiaro che cambiando le fonti da cui recuperare fondi per lo stato il risultato cambia e come. Non trovare i soldi per tutelare gli esodati ha un impatto gravissimo su migliaia di famiglie. Recuperarli, come già proposto dalla Commissione Lavoro della Camera, attraverso una tassazione progressiva dei redditi superiori ai 150.000 euro va ad impattare leggermente sullo 0,4% delle persone fisiche in Italia, ossia circa 151.000 contribuenti.
La solidarietà non è un valore nazionale, però, a ricordarlo è il Vice Presidente di Confindustria che afferma che ”C’è già un’aliquota del 3% su questi redditi, aggiungerne un’altra sarebbe alquanto iniquo: quella è la fascia di popolazione che è l’unica che spende e c’è il problema di consumi interni”. Iniquo è tassare di più chi più ha. Non lo è pagare stipendi esorbitanti a persone che lavorano la metà del tempo di un impiegato qualsiasi e con un rendimento assai minore. Ragionamento tutto Italiano, ma dinanzi alla difesa del patrimonio si è tutti più uniti e anche Bersani si premura di dissociarsi da qualsiasi iniziativa potenzialmente sinistroide, salvo partire per la “ricerca della soluzione perduta” nota anche come botte piena e moglie ubriaca.
Per altro il problema sembra essere l’intaccare la capacità d’acquisto dei redditi più alti, l’unica fascia di popolazione ancora disposta a consumare giacché è anche l’unica a cui lo stato ha lasciato qualcosa da spendere. Forse agli industriali sfugge la sostanziale differenza tra il potere di acquisto di un comune mortale e quello di un contribuente con un reddito superiore ai 150000 euro annui. Il negare la pensione ad un esodato ha come conseguenza l’annullamento dei suoi consumi, la tassazione dei ricchi porterebbe soltanto ad una leggera riduzione della capacità d’acquisto. Il discorso non torna affatto o forse è semplicemente in accordo con il dato oggettivo che vede la classe politica italiana coincidere quasi con la fascia di popolazione da tassare. Che questa norma non passi è interesse comune ai piani alti, così come lo è il dare l’impressione di voler risolvere la disputa in modo popolare.
Magari , come dice Cofferati, ”Il problema degli esodati e’ il frutto di una distrazione inaccettabile del governo”, ma anche questa volta io vedo il dolo e l’intenzione di prendere tempo e gettar fumo negli occhi in attesa di trovare un altro modo per spennare un povero e rivestirne un altro mantenendo tuttavia intatti i privilegi.
 

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