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venerdì 28 dicembre 2012

Pensioni 2013: tutto su chi avrà diritto, esodati e...

Pubblicato il: venerdì, dicembre 28th, 2012
Pensioni 2013: tutto su chi avrà diritto, esodati e sugli aumenti previsti secondo la nuova legge Fornero
Giro di vite dal prossimo primo gennaio per poter appianare il proprio progetto pensionistico secondo quanto varato da questo governo tecnico. Coloro che hanno raggiunto il 65esimo anno di età e intendono mettersi in congedo lavorativo devono rimetterci circa €320,00 dalle proprie tasche da versare per la propria contribuzione previdenziale; tale somma servirà a riempire un vuoto che diversamente sarà colmabile secondo i parametri stabiliti dalla nuova riforma e che partirà, appunto, dal nuovo anno. Se invece, come tutti auspicherebbero, si vorrà andare in pensione secondo quelli che erano i risultati di chi tale passo ha avuto modo di farlo nel 1995, la contribuzione personale arriverà fino ad €1588,00 annui. Vediamo più da vicino cosa accadrà a a partire dall’01.01.2013.
La rendita e la vita
A partire da tale data, sarà adottata la riforma Monti-Fornero per il conteggio della indennità pensionistica spettante a ciascun soggetto si terrà presente l’età e le aspettative della vita, il che significa che periodicamente dovranno essere aggiornati i coefficienti di trasformazione. Per coefficiente di trasformazione s’intende il valore ottenuto convertendo in rendita quanto accantonato e rivalutato nel tempo sotto il profilo contributivo. Più bassi sono i coefficienti, maggiormente ridotte sono le possibilità di indennità future, anche se si parla di decimi di punto percentuale.
Pensioni-2013-tutto-si-chi-avrà-diritto-esodati-e-sugli-aumenti-previsti-secondo-la-nuova-legge-ForneroTanto però basta per fare la differenza tra i soggetti a seconda del’età in cui essi intendo andare in pensione: per tornare al nostro caso, se il soggetto ha 65 anni il coefficiente sarà di 5,62% e non più dell 5,44%, il che vuol dire prestazione meno del 3,2%. La percentuale varia se invece che a 65, il soggetto andrà in pensione a 70 anni, perchè la percentuale sarà del 4,41%. «I coefficienti – dice Alberto Cauzzi, di Epheso – si applicano sull’intero montante a scadenza, avendo effetto retroattivo. Ciò porta a peggiorare progressivamente le prestazioni nell’arco dell’intera vita lavorativa.
Forse, in questi termini, il discorso sembra più complesso di quel che nella realtà potrebbe essere; per fare un pratico esempio, prendiamo in esame l’ipotesi in cui un soggetto abbia accantonato €250.000,00 quale somma di 40 anni di contribuzione previdenziale (il che si traduce nel 33% di trattenuto su un reddito medio di circa €20.000,00). Se l’età sarà di 65 anni, la mensilità sarà diminuita di €450,00, se inevece avrà 70 anni in meno la diminuzione sarà di ben €750,00.
Se vogliamo fare un rapporto con quella che era la differenza a livello di prestazione nel 1995, quando la riforma pensionistica fu varata dal Ministro Dini, si appalesa che per chi se ne va in pensione a 65 anni, annualmente gli viene tolto l’importo di €1740,00, che corrisponde all’11,34% delle prestazioni.
E’ quantomai intuibile che più si riesce a mettere da parte, più sicuri si dovrebbe stare. Questo perchè, per continuare con esempio alla mano, se un soggetto di 40 anni, oggi, intende aumentare la percentuale di calcolo per stabilire la sua quota pensionistica, è necessario che incominci a versare al proprio fondo pensionistico €316,00 ogni anno se intende congedarsi a 65 anni, altrimenti per altri 5 anni di lavoro prima di mettersi in pensione, dovrà versare sempre annualmente €320,00.
La situazione cambia se il soggetto intende andare in pensione, pensando di poter far riferimento all’ultimo reddito come base di calcolo per la rendita pensionistica.
Se è sempre il 40enne di oggi, che intende andare in pensione a 65 anni, oltre ad un versamento spontaneo di circa il 9% della sua retribuzione al proprio fondo pensionistico, sarà costretto anche a corrispondere il suo trattamento di fine rapporto ad un fondo pensionistico, finalizzato ad un comparto bilanciato (70% obbligazionario, 30% azionario). Complessivamente saranno €1.700,00, che diventeranno €1.588,00 se all’indennità di vecchiaia si accede a 67 anni, ovvero €1.532,00 annui se a tale meta si arriva a 70 anni compiuti. Come si vede, è una branca assai complicata.
La riforma Monti-Fornero è stata accolta con grande plauso dall’Europa, ma non troppo bene da chi tale riforma è costretto a subirla. Sostanzialmente l’età per poter accedere alla pensione è per gli uomini di 66 anni e 3 mesi, mentre per le donne è di 62 e 3 mesi, per le lavoratrici autonome sarà di 63 e 3 mesi, per le lavoratrici del settore pubblico è già di 65 anni. Per meglio dire, gli uomini dovranno avere 42 anni e 3 mesi di anzianità lavorativa per potersi mettere in congedo lavorativo, le donne invece 41 anni e 5 mesi.
A parte dal nuovo anno, la riforma prevede che se si lavoro nel campo privato, potrà anche essere richiesto di andare in pensione al compimento del 70esimo anno di età più 3 mesi, tanto provocherà una frenata di cambio generazionale nei posti di lavoro, perchè il giovane laureato o diplomato non avrà possibilità di occupare un idoneo posto lavoro, per cui dovrà accontentarsi, semmai dovesse anche trovarlo, di un lavoro occasionale e poco renumerato. Anche le imprese pagheranno un grande prezzo, perchè i dipendenti più anziani costeranno di più sotto il profilo contributivo.
Si sarebbe anche potuto pensare ad una soluzione momentanea considerando la crisi del momento. Tanto però non è stato preso in considerazione, ma anzi si è preferito partire quasi da subito con queste nuove determinazioni per arrivare ad un punto ipotetico, quale il 2065, in cui si dovrà lavorare fino all’età di 75 anni! Aumento dell’età alla quale comunque dovrà corrispondere un periodo lavorativo alle spalle di non meno di 20 anni.
Non dimentichiamo che coloro che sono soggetti al sistema contributivo devono avere anche un ‘altro presupposto per poter accedere alla pensione, ovvero che la rendita non sia minore di una certa somma definita “soglia”, pari all’ 1,5 volte dell’importo dell’assegno sociale dell’anno 2012, sottoposto a rivalutazione annuale, avendo riferimento alla variazione media quinquennale del pil e, in ogni caso, non al di sotto, per un certo anno, all’ 1,5 dell’importo mensile dell’assegno sociale definito nell’anno di pensionamento.
Per quel che riguarda l’anno in corso la soglia è di €634,00.
L’importo soglia per le pensioni di anzianità non può essere meno a 2,8 volte l’assegno sociale pari ad €1201,00. In poche parole, se effettuati i conteggi si perviene ad un risultato il cui importo soglia è di €1200,00, significa che non è ancora possibile pensionarsi e dunque si deve continuare a lavorare per raggiungere la soglia stabilita. Al minimo si deroga solo nella caso in cui si abbiano già 70 anni e 5 anni di anzianità concreta.
Nel caso in cui si vogli optare per un prepensionamento e con età al di sotto dei 62 anni, per le rendite riferite alle contribuzioni maturate al 01.01.2012 verrà assegnata una riduzione pari ad un punto percentuale per tanti anni quanti sono quelli di anticipo al trattamento pensionistico in considerazione dei 62 anni di età.
La percentuale annua sarà maggiorata e portata a 2 punti per ogni anno in più di anticipo rispetto a due anni dunque rispetto ai 60 anni di età.
Per garantirsi l’importo pensionistico rispetto ai coefficienti in vigore in un dato momento, sarà necessario prolungare quanto più possibile il periodo lavorativo, dato che essi comportano generalmente una riduzione di 2/3 percentuale rispetto ai pregressi. In tutto questo marasma di cifre, conteggi, percentuali, di non semplice comprensione e gradimento per chi oggi deve o vorrebbe andarsene in pensione, lanciamo una spada a favore di questa tanto critica riforma delle pensioni, a proposito della decorrenza. E’ stato stabilito che la pensione partirà il giorno dopo a quello della maturazione del diritto.
Questa riforma comunque dovrebbe appianare il caos che si era creato tra chi voleva, chi avrebbe voluto e chi aveva diritto ad andarsene in pensione, bloccando e preoccupando coloro che avevano l’aspirazione di godersi la vecchiaia serenamente con la redita stabilita decorosamente e che si affannavano ad eseguire conti su conti per non trovarsi senza lavoro, dunque retribuzione, ma addirittura anche senza rendita di vecchiaia! Insomma, nella situazione nella quale poi si sono trovati, ahi loro, gli esodati.
(Leggi)

3 commenti:

  1. ritengo di appartenere ai 55.000 salvaguardati dall’ art 22 della legge SPENDING REVIEW , il cui decreto attuativo è stato firmato il 5 ottobre 2012 . ma di cui ancora non esiste traccia di pubblicazione su Gazzetta Ufficiale . Infatti il MINISTERO ha impiegato più di un mese per "passare" il decreto firmato alla Corte dei conti ( che l' ha ricevuto il 7 novembre ) . Adesso la Corte dei Conti si prenderà almeno 60 gg per la pubblicazione in gazzetta ufficiale : SCANDALOSO e VERGOGNOSO : Però , nel frattempo , l' INPS risponde che per loro NON esiste nulla , dato che non è pubblicato il decreto dei 55000 su Gazzetta Ufficiale ( per loro è come se la legge Spending Review art 22 non ESISTESSE ) , per cui è inutile fare domanda di pensione perchè la respingono .
    Io sono uscito dalla mia azienda il 30/12/2011 in mobilità , in base ad accordi fatti a livello governativo addirittura a fine del 2010 e quindi ben prima del 4 /12/2011 , per cui dovrei appartenere alla quota di 55000 salvaguardati . Ai patronati e all’ INPS , dove mi sono recato più volte , allargano le braccia dicendo che , se non avviene la pubblicazione su gazzetta ufficiale non possono far nulla . Tutto ciò è vergognoso visto che quando io ho firmato la mia uscita esisteva un patto con lo STATO , in base al quale potevo andare in pensione con certe regole , ma lo STATO NON MANTIENE LA PAROLA e L’ IMPEGNO con i cittadini che da 37 anni versano contributi e che da sempre pagano le tasse . Le chiedo se si può fare qualcosa ?

    Grazie e distinti saluti

    Giuseppe Librino da Palermo ( 60 anni )


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  2. Tanta confusione ma perche' non viene spiegato in parole povere e sopratutto se noi ESODATI rientriamo in parte a tutta questa confusione!!!!!!! Ci volete veramente MORTI?????? raffaele c e la sua famiglia Ecco la vera fine del MONDO!!!!!!!!!

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  3. Penso che ormai la confusione e' TOTALE!!!!Piu' sopra si parla di decurtazioni pensioni aumenti eta' del diritto ma TUTTO QUESTO PRIMA DOV'ERA?????????????? E' saltato fuori tutto adesso!!!!!!! Non bastano le tasse in piu' che ci propinano 'A NOI MORTI DI FAME' nel 2013??????????? Ci vorrebbe qualcuno che riesca a spiegare in parole povere, MA DICO POVERE, tutti questi articoli qui sopra DESCRITTI! GRAZIE! raffaele c e la sua famiglia

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