Esodati alle porte delle nostre case
Quella della centinaia di migliaia di lavoratori rimasti senza tutela per la riforma varata dal ministro Fornero è una realtà che esiste anche nel Bresciano e che da qualche tempo ha scoperto che l’azione comune può produrre qualche risultato
Brescia. Chissà perché per arricchirsi il vocabolario della lingua italiana ha bisogno di situazionie di crisi. Se in occasione dell’alluvione in Valtellina il Paese ha fatto, purtroppo, la conoscenza con il verbo tracimare, da un anno a questa parte gli italiani possono parlare di esodati con cognizione di causa. Gli esodati sono lavoratori over 50 espulsi dal mercato dal lavoro e non ancora ammessi in pensione in conseguenza dell’innalzamento dell’età o dei requisiti per accedere al trattamento pensionistico. Più banalmente sono il primo prodotto di quella riforma del sistema pensionistico che nel dicembre 2011 il ministro Fornero presentò con tanto di lacrime agli occhi. Si parlò, allora, di riforma necessaria per adeguare l’Italia al resto dell’Europa e per ricalibrare il sistema sull’aumento dell’aspettativa di vita degli italiani. Nessuno pensava, commentando il pianto in diretta del Ministro del lavoro, che di lì a poche settimane si sarebbe rovesciato sui tavoli del governo, della politica e dei sindacati lo tsunami esodati. Un’onda di piena che è andata ingrossandosi mano a mano che il Paese ha preso coscienza che quello degli esodati non era un fenomeno che poteva interessare al massimo qualche migliaia di persone, ma era una vera e propria emergenza sociale se è vero che l’Inps, probabilmente la massima autorità in materia, ha stimato che oggi in Italia il popolo degli esodati possa essere di 390mila persone, anche se proprio nelle ultime ore quotidiani e televisoni hanno lanciato la notizia che ai numeri dell’Istituto nazionale della previdenza sociale potrebbero aggiungersene altri 150mila. Insomma, una bella gatta da pelare per il governo che dal mese di marzo dovrà prendere le redini del Paese.
Sugli esodati si è comunque giocata l’ennesima partita all’italiana. Perché gli esodati sono lavoratori, del pubblico e del privato, invitati (anche con la promessa di qualche aiuto economico) ad accettare l’uscita anzitempo dal ciclo lavorativo, con la promessa di un accompagnamento nel periodo di raggiungimento della sospirata pensione. Dalla sera alla mattina, per effetto della riforma Fornero, si sono visti cambiare le carte in tavola da una legge che, probabilmente per la prima volta in Italia, aveva immediato effetto retroattivo. Quella che era un’attesa di pochi mesi, per altro da affrontare con aiuti delle rispettive aziende, si è trasformata in un vero e proprio salto nel buio. Un’operazione alla cieca che non uno delle centinaia di migliaia (8000 quelli appurati nel Bresciano) avrebbe affrontato se avesse saputo delle intenzioni del ministro Fornero. E, come spesso capita nel nostro Paese, la rivendicazione di un diritto e di una legittima tutela, è stata trasformata, anche da chi aveva causato il danno, nella richiesta di un privilegio che lo Stato, alle prese con una crisi economica che avrebbe potuto essergli fatale, non poteva certo garantire. Di qui un balletto di numeri, risorse e disponibilità tra il governo e le parti sociali che solo in queste settimane pare destinato a soluzione. Nei giorni scorsi è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il decreto che “pone in salvo” la prima tranche di 65mila esodati (anche se per l’esecutività del decreto si dovranno aspettare altri 60 giorni, ndr.). Altri 55mila saranno salvaguardati con il decreto per la spending review. Altri ancora, poco più di 10mila potranno approfittare della legge di stabilità del 2013. I “salvaguardati”, definizione degna del titolo di un romanzo di Primo Levi, saranno così poco più di 130mila, esattamente un terzo di quelli ufficialmente stimati dall’Inps. Non deve sorprendere che molti tra gli esodati che “son sospesi”, visto che il ministro Fornero ha annunciato che solo nei prossimi giorni l’Inps inizierà ad inviare le comunicazioni agli interessati, si sentano involontari protagonisti di una vera e propria roulette russa, perché una lettera di inserimento tra i salvaguardati giunta a un esodato significa giocoforza l’esclusione di altri due.
Una manifestazione di esodati |
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