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giovedì 17 gennaio 2013

Esodati bresciani

GIOVEDÌ 17 GENNAIO 2013
 - LA CITTÀ pag. 10

 
SOCIETÀ & WELFARE
Esodati, valzer dei numeri. E la lentezza della politica
Il gruppo di Zani incontra don Benedini della Pastorale del Lavoro: «Conforto e speranza». Ma quanti sono?
«Con don Mario è stato facile, perché ci ha messo a nostro agio...»
Beppe Zani, leader libero degli esodati bresciani, riassume subito il buon tono della riunione avvenuta in Curia, «la speranza e il conforto» accanto a don Mario Benedini, responsabile della Pastorale Sociale del Lavoro. Tutto comincia anche dai nostri articoli sugli esodati bresciani, con la storia di Beppe Zani, Mara Polato. Andrea Siani. Tutto continua con una richiesta di incontro, via e-mail, a cui un certo «don Luciano», risponde con un «okkei» vescovile. Mons. Luciano Monari chiama in confidenza gli esodati in Curia e don Mario Benedini passa la mattina con loro.
Risultato confortante, riferisce Beppe Zani, eletto per stima e impegno capo degli esodati bresciani. Eletto secondo un anonimo voto morale; impossibili le primarie per gli esodati, non si conoscono.
Intanto contano un paio di questioncine sull’incontro alla Curia Vescovile, dove comanda quel don Luciano là. Conta che si siano trovati più di quattro, convocati e autoconvocati davanti alla porta del Pastore. Conta quanto aggiunge Beppe Zani: «Se facessimo anche oggi una fotografia, nessun esodato potrebbe dirsi salvaguardato perché la fase finale dell’individuazione dei primi 65mila, (un nome vicino a un numero),è iniziata ufficialmente il 7 gennaio 2013 e non si sa quando terminerà. Per i successivi 55mila contenuti all’interno della "Spending rewiew" il decreto attuativo firmato il 5 ottobre 2012, ad oggi non è ancora stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e quindi non possono decorrere i tempi previsti per la loro individuazione, (4 mesi per le domande più un mese per i ricorsi, poi le graduatorie dai tempi indefiniti...).
Infine la legge di stabilità,(che sgancia i Salvaguardabili dall’iniqua predeterminazione di un numero e riporta la norma alla tutela di un diritto, pur limitandone l’efficacia al 2014)... la legge è «giovane» (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 27 dicembre 2012... entro 60 giorni il decreto attuativo, quindi i tempi della pubblicazione, poi le circolari attuative, poi i tempi dell’attuazione. Avremo già il nuovo governo.
Per ora ne parla solo il Pd. Nelle 25 pagine del programma Monti la parola esodato non c’è».
Beppe, Paola, Adele, Andrea, storie vere, di donne e uomini con figli, nipoti, mogli e mariti, case e amici. Storie con un vuoto davanti.
Chiediamo a Beppe Zani, in collegamento con centinaia di esodati in ogni parte d’Italia, studioso di leggi e circolari, enciclopedia aggiornata dell’esodismo dei nostri mesi, quanti sono gli esodati a Brescia.
La risposta è rabbrividente: «Nessuno è stato in grado di dirci quale sia il numero degli esodati bresciani. Il sindacato per approssimazione dice qualcosa come più di mille (esodati Cgil) e a livello nazionale si oscilla tra 360mila e 380mila».
Si riflette sullo spessore tradizionale del lavoro pubblico e privato bresciano e vien voglia di applicare una percentuale di esodo bresciano su quel 360-380mila. Mille e qualcosa significa lo 0,5%. Troppo poco? E se fosse l’1% sarebbero subito 3 o 4mila. E se fosse il 3% sarebbero perfino 10mila. Forse si dovrebbe agire come per i censimenti antichi. Gli esodati si presentino un giorno stabilito, uno ad uno, per circa 10 ore, in un palazzo di registrazione. Perché no, metteremmo a posto la nostra coscienza con un numero morale decente su chi è stato messo a riposo e poi risvegliato senza diritti, senza prospettive, senza danari per un tempo illegale.
Tonino Zana

LA TESTIMONIANZA
Andrea (ex Iveco)
«A 64 anni non avrò né diritti né danari Sarò senza nome»
Parla Andrea, già ascoltato in precedenza. Oggi approfondisce la testimonianza.
Alla fine del 2011, dice, il governo dei tecnici, il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha promulgato un decreto diventato legge dello Stato per cui, dalla sera alla mattina, venivano stravolte le vecchie regole che nell’ultimo ventennio si erano succedute e tutte atte ad allungare la vita lavorativa delle persone, a riportare in ordine i conti dell’Inps in particolare e delle casse statali in generale. In questo modo, improvvisamente, decine di migliaia di lavoratori che per i motivi più vari, licenziamento, mobilità, accordi individuali, incentivazioni, ed altro avevano firmato con i rispettivi datori di lavoro dei contratti che in maniera «morbida» li avrebbero accompagnati alla pensione, si vedevano slittare questo giorno di anni.
Si sono cambiate le regole del gioco a partita in corso. Iniziava così un dramma che da un anno ormai coinvolge tante famiglie.
Andrea porta ad esempio la sua situazione: a dicembre 2011 sono stato costretto a firmare le dimissioni da Iveco e messo in mobilità per 36 mesi. Ciò significa vivere con un reddito mensile di 900 euro per 12 mesi e di un importo diminuito del 25%per gli altri 24. Per onestà occorre aggiungere che l’azienda ha integrato con una sorta di buonuscita la differenza fra lo stipendio degli ultimi mesi e l’assegno di mobilità. Ma il dramma sorge con la riforma Fornero.
Con la vecchia normativa Andrea avrebbe maturato la pensione dopo quattro mesi la fine della mobilità.
Con la nuova legge la pensione maturerà dopo 30 mesi e allora, a 64 anni, sarà privo di lavoro, di pensione, di reddito. Chi lo assumerà, a 64 anni? C’è chi è ancora messo peggio, dice Andrea, i licenziati di piccole aziende, quelle sotto i 15 dipendenti, completamente privi di ammortizzatori sociali.
Ricorda che a Brescia si è costituito un comitato di esodati e si è sondato il terreno del mondo politico... La critica è che a Brescia, culla della laboriosità e del «fare» italiano, città dove il «lavoro» è la seconda religione, ci siano una sostanziale apatia e un marcato disinteresse nei confronti degli esodati. Conoscendo la profonda sensibilità che la Curia ha nei confronti di problemi sociali di tale portata, conclude Andrea, ci si è incontrati con don Mario Benedini della Pastorale del Lavoro e si sono registrate parole di amicizia e di un interesse morale e umano veramente pregevoli. Zana

Adele, fuori con 5 anni in più
Volontaria a Caritas e Consiglio Pastorale
Tocca ad Adele rivolgere la speranza a don Mario Benedini. L’esodo del popolo d’Israele, guidato da Mosè ebbe la garanzia divina... La signora Fornero ha allungato il periodo dell’esodo fino a cinque anni. Adele lavorava alle Poste Italiane. Fu chiamata dopo 39 anni e 4 mesi, quindi 8 mesi prima dei quarant’anni lavorativi; avrebbe dovuto attendere ancora 1 anno e 1 mese per l’aspettativa di vita. La pensione a ottobre 2013. Era serena, pensava già al tempo maggiore per la famiglia, all’impegno nel suo Consiglio Pastorale Parrocchiale e della Caritas a Flero.
Si è trovata esodata: 5 anni in più. Calcola il numero degli esodati, teme per tutti. Molti sono nell’angoscia. Adele chiede aiuto a tutte le istituzioni. Confida in don Mario e don Luciano.
zana

«Insegno alle madri straniere»
Paola esodata, opera nella sua S. Eufemia
Parla Paola, esodata postale, 60 anni. Come tanti altri colleghi di Poste e di altre aziende, è stata invitata a lasciare il posto di lavoro dietro un incentivo che l’avrebbe accompagnata per 13 mesi fino alla riscossione della pensione. Prima di rimettersi in gioco con il lavoro ha accudito i 3 figli. Ha accettato questa che credeva una buona cosa perché aveva una madre disabile alla quale non bastava più l’aiuto di una persona che la seguiva. La mamma è morta e il suo tempo è coi nipotini, con il volontariato per gli anziani e le mamme straniere che imparano l’italiano nel suo quartiere, S. Eufemia...
Paola non chiede nulla più di quanto le spetta. Se non accadrà nulla, ricomincerà a bussare alle porte di un lavoro problematico. Come fece la prima volta a 13 anni.
t. z

1 commento:

  1. Tante tipologie di soggetti che hanno subito la riforma previdenziale,fatta a scatola chiusa, senza fotografare prima, numeri e situazioni. E la politica dorme. Non si puo' affermare il contrario a distanza di un anno dallo start di questa disastrosa inversione di marcia. Tutto si poteva fare, ma applicando una sensata gradualità e coinvolgendo tutte le componenti, dalle maxi-pensioni ad un minumo di contributo da parte di chi ha goduto di mille privilegi per tanto tempo. Almeno di questo la politica doveva farsi carico dando in primo luogo un esempio sul campo. Non averlo fatto ha screditato TUTTA la classe politica, quella che a breve ci chiederà i consensi...Con quale faccia ora si presenta a domandare, a scatola chiusa, solo con tanti bla-bla, il piu' sereno e convinto consenso? Inizi in questo breve lasso di tempo a mostrare esempi di responsabilità e forse la gente crederà ancora...Dove ha voluto, questa politica ha fatto e disfatto, quindi....attendiamo....

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