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mercoledì 9 gennaio 2013

Il Vescovo di Brescia e gli esodati

GIORNALE DI BRESCIA - Mercoledì 9 GENNAIO 2013 - LA CITTÀ pag. 18
L’ok di «don» Luciano agli esodati
Dopo una mail del Vescovo Monari, venerdì ci sarà un incontro in Curia
La storia di Mara: per la pensione le mancherebbe un anno e mezzo di lavoro.
Parliamo degli esodati e intercettiamo una e-mail carina. Dice: «Ok, don Luciano» ed è inviata a Beppe Zani e soci, di cui noi stiamo parlando da alcuni giorni, sulla questione di questo exodus laicista e assurdo.
Sapete chi è don Luciano, no? E’ il nostro Vescovo Monari e questa formula di confidenza ha fatto un piacere enorme al gruppo di esodati che intorno a quell’ok si troveranno venerdi 11 gennaio alle 10 in un ufficio della Curia vescovile per discutere anche di tale questione del lavoro.
Mara Polato è tra i destinatari dell’e-mail di quel tal don Luciano. Appartiene alla razza degli esodati che spera di estinguersi in fretta. Appartiene a una parola che non avrebbe voluto adottare e indossare.
Un mattino ti alziconvinto di essere pensionato e la «fornarina» non raffaellesca, notturnamente, dunque la «fornerina» riduzione artistica di Elsa Fornero, ti ha ordinato nella squadra, senza numeri e senza tempo, degli esodati. Con lacrimuccia implicita. Mara Polato è di Lonato, sposata con una figlia farmacista a Parma, una di quelle donne gentili capaci di tirar su la famiglia, di stare al posto giusto nell’Ufficio Postale di competenza e di ricavare ore ricche di umanità nel volontariato. Come fanno queste donne a equilibrarsi su giorni lunghi apparentemente il doppio di ore consentite agli umani? Sono donne, madri, volontarie per vocazione. Sono persone rare a cui un giorno, lo Stato stampa il conio di una parola nuova e la timbra sulla schiena: esodato, da exodus, da chi è in viaggio, in un esodo indeterminato, non sapendo quanti sono in viaggio con te e soprattutto quando il viaggio terminerà.
E’ girato l’anno,consumati i brindisi, celebrata l’indignazione degli esodati. Tutti d’accordo, è un’infamia. Tutti o quasi tutti, impotenti. In fondo al tunnel, è la nuova dizione dei nostri giorni, in fondo al tunnel, una lucina. Ginocchioni dirigersi verso la lucina. Un tempo, d’accordo con Cochi e Renato, la frase ironicamete litaniata in canto era, «là in mezzo al mar ci sta i camin che fumano»; oggi è invece, «c’è una lucina in fondo al tunnel». Bene, non perdiamola di vista.
Mara Polato resiste anche per amicizia di gruppo con altri esodati, per la serenità della sua famiglia, per la forza del solidarismo. Amica di Beppe Zani, capo storico ormai dell’esodismo - perdonateci la dizione, ma a questioni non senso corrispondono termini non senso - dell’esodismo non soltanto bresciano, padrone di 12 ore al blog ogni giorno, 760 mila contatti l’altro anno con la saggezza di suamoglie che gli ricorda che se l’avesse fatto come tempo di lavoro avrebbe imbastito una vertenza, dunque Mara Polato fa parte attivamente della «Rete Zani», 15 gruppi in Italia, Comitati da Napoli a Brescia, in
grado di entrare a «Porta a Porta» e di costruire un bel corteo virtuale e reale, sullo web e in contrada.
Lei era segretario generale aggiunto dei Postelegrafonici della Cisl, sempre in campo, adesso completamente con la Protezione Civile e in pista per la difesa dei Consumatori. Mai un momento libero. Se per Beppe Zani la «bici è il pensatoio» per Mara Polato il pensatoio è il mosaico del volontariato, del sindacato e della Protezione Civile. Quando dorme, cara Mara? Dovrebbe lavorare ancora un anno e mezzo. Chi ti assume? I problemi non mancano. I ricordi servono a consolare. Come i titoli
di campionessa di ginnastica artistica di sua figlia. Intanto aiuta non poco l’«ok don Luciano». Venerdì 11 gennaio alle 10, negli uffici della Curia si svolgerà l’incontro con don Benedini della Pastorale sociale del Lavoro. All’ordine del giorno anche l’esodo, da cui esodati. Da cui un’indignazione non stemperata. Legittimamente non stemperata. Ora le elezioni congelano.
Gli esodati debbono svernare e a primavera si spera una decente Pasqua parlamentare che sforni - non c’entra la Fornero, per carità - un decreto antiesodo. Urge, al di là di ogni ragionevole dubbio.
Tonino Zana

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