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mercoledì 9 gennaio 2013

Sospesi nel vuoto

GIORNALE DI BRESCIA - MARTEDÌ 8 GENNAIO 2013
L'esodato Beppe, futuro sospeso nel vuoto
La storia di Zani di Corte Franca, che ha concordato con l'azienda l'uscita sei mesi prima dell'età per il requisito. La legge lo permetteva, fino all'arrivo di Elsa Fornero
Beppe Zani è il leader degli esodati, una specie di Noè, navigatore nella tempesta del diluvio "forneriano". Faceva il postino a Paratico con una naturale e coltivata passione per la sua terra e la conseguente ricerca e pubblicazione di libri, a Cortefranca. Gli arriva la mazzata condita dal senza sugo di una delle più estreme cavolate pubbliche italiane - complimenti ai tecnici interessati - e si trova nel limbo tra contributi da pagare, impossibilità di ritornare in azienda, attesa senza tempo. Lui, per capirci, era di fronte al viceministro Polillo nel faccia a faccia televisivo, ormai pezzo da teleteca, in cui il burocrate gli suggeriva la possibilità di ricorrere contro l'azienda e farsi riassumere. Vivissimi complimenti. Tu, comune mortale, fai un accordo tra galantuomini, di qua e di là, lo Stato e l'azienda quali garanti, dopodiché, mentre tu dormi e sogni la ricerca storica, la voglia di tornare in bicicletta come capita a Beppe, ti svegli il mattino, accendi la tivù e ti trovi vivo e morto, nè in terra nè all'inferno, ma proprio in quella Te-ra di Mezzo, direbbe Tolkien, in cui accadono cose magicamente stucchevoli. Allora, a 55 anni, secondo la legge dello Stato, mica secondo le leggende metropolitane passate al bar dei bontemponi, Beppe Zani accetta di uscire con 39 anni e 6 mesi di contributi, 6 mesi prima dell'età per il requisito pensionistico. Pattuisce l'uscita con Poste Italiane e leggi dello Stato. Di notte, dicevamo, mentre sogna le colline, le viti, la bici e l'archivio di storia locale, zacchete, la maghetta Fornero, con quella bella erre arrotata, gli arrota il futuro e lo sospende nel vuoto pieno, nè di qua nè di là, senza soluzioni, senza tempo, senza numeri. Quanti saremo? La maghetta risponde: "Ma sarete una sessantina di migliaia, caro Beppe, dillo agli amici, presto vi toccherò con la mia bacchetta magica e tornerete a correre sulle vostre colline".
Quel duro, e, sulla questione, molto giusto sindacalista Landini ritocca pubblicamente il numero:"Saranno più di 300 mila gli esodati e si possono contare, basta incrociare i dati dell'Inps, del Ministero e delle aziende. Possibile, basta volerlo".
Adesso, aggiunge Beppe Zani, è comparsa una parola salvifica, adesso con gli esodati ci sono i salvaguardati, cioè gli esodati consegnati da Noè alla buona fortuna ancora durante la tempesta, prima di arrivare in porto. Ti arriva una lettera, spiega, dichiara che sei salvaguardato, una specie di lotteria.
In ogni caso, ci dicono gli esodati incontrati con Beppe Zani, alcune donne e alcuni uomini, noi saremmo stati tutti belli e sereni in pensione. La storia degli esodati ci indigna soprattutto per la ragione che stiamo passando da vittime a carnefici, pare che noi siamo responsabili della nostra stessa condizione. Ci mortifica profondamente passare per coloro che stanno quasi attendendo degli aiuti, che hanno approfittato di privilegi. C'era una legge, dopo averne discusso con noi stessi, con la famiglia, con il futuro, messi in fila conti e sentimenti, anni e nipoti, ore e crisi generale, abbiamo scelto secondo legge e ci troviamo, pressocchè, nella terra fuorilegge dove nessuno più ti assicura il diritto legalizzato, pattuito e infine violentemente violato. "Non si fa così a stare al mondo - dicono i nostri esodati -ognuno di noi ha una storia personale legata a tante altre storie personali. È una parte di comunità sfregiata e messa in sospensione. In questo modo si rompe il patto umano prima che sociale e si creano le premesse per un'intimità anarchica, una disubbidienza dell'anima. Esodati fuori e dentro. Cioè composti di nebbia, invisibili. Non va bene. "Chiediamo di essere quello che siamo e abbiamo stabilito di essere, seren-mente pensionati, con le ore del dovere e del tempo libero, nipoti, bici, impegno e disimpegno. Strapagati con cent'anni di contributi".
Tonino Zana

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