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domenica 24 febbraio 2013

Non solo esodati

L’appello Vinyls: Andiamo a votare, non diamogliela vinta

Tre anni fa esatti: 24 febbraio 2010, gli operai Vinyls occupavano il carcere dell’Asinara, il giorno dopo noi aprivamo questo blog per aiutarli. Oggi Tino Tellini, che era uno di quegli operai, ci scrive una lettera appassionata sull’importanza del voto: “Abbiamo conosciuto la disperazione di un futuro incerto, la rabbia sorda che ce la faceva prendere con tutti. Ma non andare a votare è come morire, mentre noi dobbiamo vivere e partecipare anche quando tutto sembra perduto”.
elezioni2013
In questi anni difficili ho avuto la fortuna di conoscere tanti lavoratori, disoccupati, persone straordinariamente dignitose nelle loro povertà e nel coraggio di affrontare le avversità. Ho visto e vissuto momenti di meravigliosa solidarietà che mi hanno fatto avere più fiducia nel prossimo, e che mi hanno fatto pensare che nel momento del bisogno anche noi sardi, e noi italiani, non siamo inferiori a nessuno. Quanto possiamo essere generosi e altruisti se “depurati” dai nostri egoismi ed ossessioni. Siamo un grande popolo ma non sappiamo di esserlo.
Sono uno degli operai che nel febbraio 2010 occuparono il carcere dell’Asinara per protestare contro la chiusura della Vinyls di Porto Torres. Ricorderò per sempre il giorno in cui gli operai dell’Alcoa varcarono le porte del carcere all’Asinara dove da mesi eravamo rinchiusi. Quegli operai straordinari, disperati come noi, si erano alzati alle quattro del mattino facendo 300 km e un’ora e mezzo di battello col mare in tempesta, per raggiungere l’isola. Facemmo un’assemblea con 300 persone, toccò proprio a me aprirla, io che ero quello più abituato a parlare in pubblico. Invece quel giorno non riuscii a proferire quasi parola: mi venne subito un groppo in gola e mi commossi come un bambino.
Se ne accorse Massimo Cara, delegato sindacale Alcoa. Era al mio fianco, mi diede delle pacche sulle spalle e prese la parola, ma alla fine aveva gli occhi lucidi pure lui. Poi mangiammo e bevemmo tutti insieme, anche con i pastori che lavoravano sull’isola. Due mondi diversi, industria e pastorizia, allo stesso tavolo con un obbiettivo: il riscatto sociale del lavoro. Ci sentimmo davvero forti e uniti come non mai, quel giorno. Fu uno dei giorni più belli della mia vita. Diventammo molto amici con gli operai del Sulcis, e ancora ci sentiamo.
Abbiamo conosciuto la disperazione di un futuro incerto, la rabbia sorda che ce la faceva prendere con tutti, l’orgoglio di averci almeno provato in un oceano di indifferenza. Noi della Vinyls la battaglia l’abbiamo persa, ed è una cosa che ancora il sottoscritto non ha digerito. Non era giusto, non ce lo meritavamo, sempre aggrappati ad una speranza ed è con la speranza che si rendono gli uomini schiavi. Questa maledetta parola l’hanno conosciuta bene gli operai e i minatori del Sulcis, le magnifiche donne della Omsa, Agile-Eutelia, gli operai Fiat, le occupanti della Tacconi, tutte quelle vertenze che in questi tre anni hanno fatto parte del blog L’Isola dei cassintegrati che nacque con la nostra protesta.
Purtroppo quando si perde la speranza divampa spontaneo il più tragico degli errori: mettere tutti sullo stesso piano, partiti, politici ed Istituzioni, chiunque capiti a tiro senza distinzione. Aveva ragione chi ha detto: criticare tutti è come criticare nessuno. Si cade nella tentazione di astenersi da qualsiasi forma di partecipazione alla vita pubblica. Saranno in tanti i lavoratori di queste lotte che purtroppo, come tanti italiani, non andranno a votare. Comprendo bene la frustrazione che è anche la mia, ma reputo profondamente sbagliato il disimpegno da un dovere civico e pubblico. La politica naturalmente non ha capito nulla del nostro profondo disagio sociale, e anzi, sembra fare di tutto per alimentarlo. In questa campagna elettorale si è parlato di tutto meno che di lavoro. Ma dobbiamo essere più onesti di costoro.
Andiamo a votare quindi, a votare per chi riteniamo il migliore fra i peggiori, è già un buon inizio. Vogliono la nostra rassegnazione, non la devono avere. Non andare a votare è come dormire, e dormire è come morire mentre noi dobbiamo vivere e partecipare, anche quando tutto sembra perduto. Non alziamo bandiera bianca, non ci arrendiamo. Anni di lotte, di delusioni, non devono passare invano, non devono disperdersi nel vento. Quel bellissimo spirito di quel giorno all’Asinara insieme agli operai Alcoa e ai pastori ci aveva fatto sentire forti e uniti, e sono sicuro che ogni lavoratore italiano in lotta, almeno una volta, ha provato lo stesso. Insieme siamo una potenza e non è vero che le cose non si possono cambiare. Nulla è per sempre, teniamolo sempre in mente. Si dice che quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare. Noi siamo duri e siamo in tanti. Contiamoci per contare. Non diamogliela vinta. Votare è un diritto, un dovere, un onore. (Tino Tellini).
 

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