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mercoledì 29 maggio 2013

GIOVANNINI/ La flessibilità aiuta anche gli esodati

RIFORMA PENSIONI GIOVANNINI/ La flessibilità aiuta anche gli esodati. Ma la staffetta generazionale?
martedì 28 maggio 2013
INT. Giorgio Molteni
RIFORMA PENSIONI: LE MODIFICHE ALLA LEGGE FORNERO ALLO STUDIO DI LETTA E GIOVANNINI Ci sono buone probabilità che i lavoratori di oggi, giovani e meno giovani, non siano obbligati ad andare in pensione non prima dei 66 anni. Addirittura, se la riforma Fornero dovesse restare invariata, buona parte della forza lavoro rischierebbe di accedere al regime previdenziale ben oltre, dato che dal 2018 in avanti la soglia minima sarà indicizzata periodicamente all’aumento della vita media. Ma il governo pare intenzionato a introdurre un meccanismo di flessibilità che consenta l’uscita dal lavoro entro una forbice compresa tra i 62 e i 70 anni, in base a penalizzazioni e incentivi. Contestualmente, per favorire la ridistribuzione dell’occupazione e forme di prepensionamento, si sta verificando la fattibilità della staffetta generazionale: l’azienda assume un giovane, mentre il lavoratore anziano accetta un part-time. Abbiamo parlato di tutto questo con Giorgio Molteni, avvocato esperto di diritto del Lavoro e partner dello studio Trifirò & Partners.
Cosa ne pensa dell’ipotesi di introdurre la flessibilità?
Indubbiamente, è positivo il fatto che un intervento di questo genere consentirebbe di risolvere il problema degli esodati. La flessibilità consentirebbe loro di agganciare la pensione (anche se questo potrebbe determinare una sperequazione di trattamento tra quelli salvaguardati finora con l’applicazione delle deroghe, e che hanno avuto la possibilità di accedere alla pensione senza penalizzazioni). D’altro canto, occorre verificare le ricadute generali. La flessibilità con penalizzazione equivale pur sempre a una riduzione dell’età pensionabile. In una situazione di crisi occupazionale come quella attuale può rappresentare un paracadute previdenziale per i lavoratori espulsi dal mercato. Tuttavia, dato che ci si può ragionevolmente attendere che il numero delle pensioni, anche se ridotte, aumenti, in prospettiva si determineranno dei costi per lo Stato di cui va valutata la copertura.
Secondo lei, un sistema di incentivi e disincentivi opportunamente calibrato potrebbe garantire la sostenibilità finanziaria?
E’ verosimile. Recentemente, del resto, il presidente dell’Inps, pronunciandosi sull’ipotesi di introduzione di forme di flessibilità - da stabilirsi nelle loro dimensioni ed entità (occorre, infatti, definire la soglia minima di età pensionabile e i livelli di penalizzazione) - ha detto che si tratterebbe di un costo sostenibile. Ora, siccome l’Inps è l’ente deputato all’erogazione delle pensioni, le affermazioni del suo presidente sono tendenzialmente credibili.
Crede che la staffetta generazionale sia praticabile?
Personalmente ho delle perplessità. Si dovrà chiarire, anzitutto, di cosa si parla. La riduzione di orario per i lavoratori anziani a fronte dell’assunzione di un giovane pone diversi problemi. Non è detto che si possano effettivamente creare delle condizioni di convenienza sia per il lavoratore che per l’azienda.
Ci spieghi meglio.
Il lavoratore, essendo in regime di calcolo pensionistico contributivo, meno lavora e maggiormente vedrà ridotto il suo assegno previdenziale. E’ necessario, quindi, che lo Stato, ovvero la collettività, si faccia carico della parte contributiva mancante. Non è chiaro, inoltre, quale dovrebbe essere il ruolo dell’azienda. O la sua disponibilità ad assumere viene suscitata attraverso incentivi di natura economica - il che si tradurrebbe ancora una volta in costi per la collettività - o difficilmente, in questa fase di recessione, sarà in grado di potenziare l’organico. Infine, rispetto a certe figure professionali, l’interscambiabilità tra lavoratore giovane e anziano è piuttosto opinabile. 
(Leggi)

1 commento:

  1. Partendo dal presupposto che la legge è uguale per tutti, non capisco perchè coloro che hanno avuto la sfortuna, in riferimento alla riforma fornero, di essere nati a partire da settembre 1953, non possano rientrare nella slavaguardia, causa finestra+3 mesi fatitici di aspettattiva di vita, come moltissimi altri colleghi che hanno firmato, e qui parlo del mio caso specifico, un accordo con l'azienda e lo stato per un'uscita anticipata dal lavoro avendo acquisito tutti i diritti per accedere alla pensione. Considero ingiusto, porre l'acquisizione del diritto nel momento in cui si percepisce l'assegno pensionistico e non quando si compie l'età anagrafica e contributiva richiesta, la riscossione è la conseguenza a mio modesto avviso di un diritto acquisito, e certamente mettere il paletto di percepirla entro il 6 gennaio 2015 ha fatto in modo di lasciar fuori una buona fetta di lavoratori. La motivazione, i soldi non ci sono, considerando delle pensioni molto modeste, e non d'oro come molti oggi percepiscono e li veramente andrei a vedere quanti anni di contributi hanno versato questi uomini d'oro dato che la legge pensionistica fa i conti sugli anni di contributi versati( anche se per noi neanche questo vale, noi siamno fuori perchè purtroppo dovremmo percepire la pensione da febbraio 2015 e non entro il 6 gennaio 2015)
    penso che un taglio a molti capitoli di spesa possa ottenere il risultato richiesto, vedi le missioni all'estero due mesi in meno coprirebbero tutta la platea rimasta degli esodati, e molte altre voci che l'attuale governo cita ma su cui non interviene. In una intervista ad un tesoriere di un partito riguardo l'abolizione dei finanziamenti, l'intervistato ha sottolineato che devono essere fatti gradualmente, mi scusi ma per gli esodati perchè non è stata usata la parola GRADUALMENTE ma solo taglio netto?
    L' intervento sulla riforma fornero riguardo la flessibilità sull'uscita dal lavoro potrà sicuramente essere applicata , ma , per tutti coloro che da domani vorranno uscire prima dell'età richiesta, è ingiusto e forse si potrebbe valutare anche l'incostituzionalità della legge stessa, penalizzare lavoratori che hanno solo avuto lo svantaggio di nascere qualche mese piu' tardi e che chiedono soltanto il riconoscimento di un diritto acquisito oggi calpestato, e non un assistenziliasmo operazione questa che comunque richiederà fondi di spesa e allora, dateci ciò che è nostro, grazie . ESODATA PT 1953

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