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giovedì 20 giugno 2013

Pensioni Esodati, la nuova proposta del Governo

Pensioni Esodati, la nuova proposta del Governo
Continuano incessanti le discussioni tra i banchi del Parlamento. Il Governo intanto lancia una nuova proposta
20/06/2013 Luigi Ruggero
Il dibattito sulla pensione e soprattutto per quanto riguarda le probabili soluzioni in tema di esodati, continuano a generare molte proposte spesso discordanti tra loro. Il nodo esodati è un problema di proporzioni sempre maggiori. Se inizialmente infatti era stato forse troppo sottovalutato, ora è diventato quasi il tema del giorno.
Molte sono le proposte sul tavolo di discussione, anche se al momento sembra che nessuna sia la soluzione considerata più adatta. E l’esecutivo guidato da Letta sembra voler risolvere la questione, guardando da una diversa angolazione le problematiche.
Attualmente della grande platea di esodati,  quasi nessuno ha effettivamente percepito la pensione che avrebbe dovuto avere. In base agli ultimissimi dati Inps, al 10 giugno 2013, solo l’8% di coloro che hanno presentato domanda di pensione allo Stato hanno finora effettivamente riscosso una vera e propria pensione e sono solo 11.384 i salvaguardati che, ad oggi, hanno raggiunto la conclusione del lunghissimo iter per rientrare nelle tutele previdenziali dello Stato, a fronte dei 130.130 presi in carico.
I dati diffusi dall’Inps riguardano solo il primo decreto e l’Inps, in merito, specifica che le situazioni prese in carico a livello di certificazione sono 62mila sulle 65mila preventivate, meno 4,6% rispetto alle previsioni iniziali.
Gli esodati sono un problema molto spinoso che il nuovo esecutivo ha ereditato dal precedente governo Monti.  Un dilemma molto complesso la cui soluzione probabilmente richiederà di muoversi su strade sconosciute.  Ma il nuovo Governo starebbe studiando un nuovo meccanismo di pensioni flessibili per permettere un turn over generazionale tra anziani e giovani nel settore lavorativo, permettendo un inserimento più veloce nel mercato.
Questa in sostanza la direzione nella quale si vorrebbe procedere modificare il sistema previdenziale come attualmente è concepito, dopo l’entrata in vigore della riforma Fornero all’inizio del 2013.
In particolare, il neo eletto ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, apre a modifiche sulle pensioni e suggerisce di diminuire gli attuali requisiti per la pensione anticipata o accordare l'uscita in cambio del calcolo dell'assegno con il sistema totalmente contributivo, che in caso di un’uscita anticipata, procurerebbe penalizzazioni per il lavoratore.
Il nuovo Ministro avrebbe allo studio una modifica all’età in cui entrare in pensione cioè con 35 anni di contributi e ad un età di 62 anni. Nonostante una penalizzazione economica che ne deriverebbe, in questo modo il problema esodati si ridimensionerebbe.
Il sistema pensionistico più morbido così indicato aiuterebbe anche il ricambio generazionale tra lavoratori anziani prossimi alla pensione e giovani in cerca di occupazione stabile.
Anche in questo caso, però, come accade già ora, chi lascia prima sarà soggetto a penalizzazione: andando, infatti, in pensione prima dei 62 anni si perde l'1% della pensione per ogni anno di anticipo e del 2% per ogni anno ulteriore rispetto ai primi due.
Ma l’obiettivo principale del ministro del Lavoro Giovannini è quello di diminuire la disoccupazione giovanile di otto punti percentuali portandola al 30% dai livelli record attuali. L’unica strada per ottenere questo risultato,  è quello di modificare il sistema delle pensioni.
 

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