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mercoledì 31 luglio 2013

L’On. Incerti incontra i rappresentanti dei lavoratori esodati

L’On. Incerti incontra i rappresentanti dei lavoratori esodati
Si terrà domani presso la Sala Salvadori della Camera dei Deputati un nuovo incontro fra una rappresentanza del Comitato dei lavoratori esodati di Reggio Emilia (e altri rappresentanti provenienti da altre zone del nord Italia) e l’On. Antonella Incerti, da mesi impegnata in Commissione Lavoro sul fronte del problema degli esodati, espulsi dal mercato del lavoro.
“Nonostante le forti problematiche legate alla copertura finanziaria, l’incontro di domani è frutto della volontà e del preciso intento di continuare questo percorso di confronto aperto e sincero a fianco dei nostri lavoratori” afferma la deputata reggiana.
Insieme all’On. Incerti vi sarà anche l’On. Gnecchi, deputata del Pd nonché Capogruppo democratica nella Commissione Lavoro e da sempre decisa oppositrice della riforma Fornero.
L’incontro è la continuazione di un impegno preso dalle On. Incerti e Gnecchi durante l’ultimo confronto svoltosi poco più di un mese fa a Reggio Emilia presso la sede della CGIL durante il quale, le due parlamentari, oltre che a dibattere del problema con i lavoratori presenti, si impegnarono a riunirsi nuovamente con il Comitato Reggiano per tenere costantemente monitorata la situazione ed aggiornare i lavoratori sugli sviluppi delle manovre allo studio della Commissione.
“Stiamo studiando ed elaborando le modifiche necessarie a sancire una profonda e sostanziale revisione della riforma Fornero che è tra le cause principali di questo disastro” commenta l’On. Incerti. “I lavoratori esodati vivono ogni giorno una situazione personale drammatica che non può e non dovrà mai passare in secondo piano. Dobbiamo restituire loro la serenità perduta a causa dei continui stravolgimenti al sistema previdenziale”.
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Giovannini: ci stiamo lavorando

Esodati: Giovannini, ci stiamo lavorandoEsodati: Giovannini, ci stiamo lavorando
30 Luglio 2013 - 11:13
(ASCA) - Roma, 30 lug - ''Abbiamo gia' salvaguardato oltre 130 mila persone, altre sono ancora in difficolta'. E' stato forse un problema di valutazione complessiva della dimensione di questo problema. Non c'erano dati che ci dicevano quante persone avevano fatto accordi con le societa'. Ci stiamo lavorando''. Lo ha affermato Enrico Giovannini, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ospite a Unomattina, sulla questione degli esodati. com-ceg/lus/rl
 

martedì 30 luglio 2013

Esodati: Letta e Giovannini non ne parlano più

Esodati: nessuno ne parla più come ultimi discorsi Letta e Giovannini su programma Governo autunno
I fondi servono per dare la pensione non solo agli 11mila esodati, cifra resa noto proprio qualche giorno fa dall’Inps, ma a tutti i 130mila già salvaguardati dall’ex governo Monti; per allargare la platea dei tutelati alle altre 200mila persone in bilico; e per pensare ad eventuali sussidi da destinare a chi ancora aspetta la pensione.
I fondi servono per dare la pensione non solo agli 11mila esodati, cifra resa noto proprio qualche giorno fa dall’Inps, ma a tutti i 130mila già salvaguardati dall’ex governo Monti; per allargare la platea dei tutelati alle altre 200mila persone in bilico; e per pensare ad eventuali sussidi da destinare a chi ancora aspetta la pensione.
Secondo l’Inps, finora dei 130.130 lavoratori, circa 11.384 sono andati in pensione con le vecchie norme e sono coloro che hanno maturato i requisiti per andare in pensione, una prima tranche di quei 65mila lavoratori salvaguardati con il decreto del 2011.
Inoltre, nel primo decreto riguardante 65mila persone, oltre 3mila accessi non sono stati assegnati. Nonostante le proposte presentate a tutela di questi esodati e le discussioni che si protraggono ormai da mesi, tutto sembra di nuovo tornato a tacere, per dare priorità ad altre questioni come Iva e Imu.
Si aspetta comunque l’autunno, quando il governo presenterà anche un piano di privatizzazioni, come ha annunciato il presidente del Consiglio Enrico Letta. Il premier ha detto: “Presenteremo in autunno, appena sarà definito, il piano di privatizzazioni: ora non sono in grado di dire che cosa e quanto. Non voglio dare adito a speculazioni: ci lavoreremo fra agosto e settembre.
Il piano di dismissione del governo sarà largo. Lo presenteremo e ne discuteremo con tutti, ne ho già cominciato a parlare con le parti sociali”. Tra le priorità anche la volontà di cambiare la legge elettorale: “Cambiare la legge elettorale è una priorità e le Camere sono l’alveo naturale dell’impegno riformatore.
Mi auguro che succeda e farò di tutto perché ciò accada”. Intanto, entro settembre, arriveranno i primi risultati dell'attività del gruppo di lavoro, messo in campo dal ministero del Lavoro per sperimentare forme di reddito di inserimento, che non è di cittadinanza, com’è stato annunciato dal ministro del lavoro Enrico Giovannini.
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lunedì 29 luglio 2013

Riforma pensioni Letta-Giovannini



Riforma pensioni Letta-Giovannini: novità negative ma ci sono nuove ipotesi questa settimana
Il percorso che porta alla riforma delle pensioni sembra arrivato a un vicolo cieco a causa della difficoltà a trovare la copertura economica. Ferma al palo anche la vicenda degli esodati.
Marcello Tansini 

La riforma delle pensioni è nell'agenda dei desideri del governo Letta, ma se si farà è tutto da scoprire. Il nodo da sciogliere rimane quello di trovare i soldi per affrontare un cambiamento che, almeno dal punto di vista economico, ha per lo Stato un costo da non trascurare. Quasi tutti, sia fra le forze politiche che sostengono l'esecutivo e sia all'interno degli stessi partiti, si dicono d'accordo sulla necessità di introdurre maggiore flessibilità ovvero la soluzione dell'uscita anticipata rispetto all'età anagrafica in cambio di una penalizzazione nell'assegno mensile. Ma la strada è molto lunga
Bocce ferme anche per quanto riguarda i quota 96 ovvero quei lavoratori che, nonostante il compimento di 61 anni d'età e il raggiungimento di 35 anni di contributi, non sono andati in pensione a causa dell'introduzione della riforma Fornero che non ha tenuto conto della peculiarità del calendario scolastico, e i lavoratori del comparto della difesa. Ogni ipotesi di cambiamento è congelata per via della complicata situazione economica. Per quota 96 c'è ancora un barlume di speranza, dopo tanti rinvii, mentre per il comparto difesa, tutto tace. Così come tutto tace, in riferimento a quegli incontri che si sono dovevano tenere a luglio sia tecnici che con i sindacati in relazione alla riforma delle pensioni. Se tutto rimane fermo, sarà difficile, che a settembre-ottobre, nella legge di stabilità , si possa modificare l'attuale Legge sulle pensioni Fornero. In questo contesto, dunque, ci sono le parole poco rassicuranti del ministro per gli Affari regionali, Graziano Delrio, che preannuncia un autunno caldo.
In questa settimana c'è stato chi, come l'economista Tito Boeri, ha proposto il reddito minimo garantito, dai 400-500 euro al mese, per i cittadini italiani fra i 55 e i 64 anni che, tra l'altro, andrebbe a tutelare anche gli esodati. Come finanziare la manovra? Con il taglio delle pensioni elevate, suggerisce Boeri, quelle che avevano avuto tassi di rendimento molto elevati. Un'altra strada da percorrere per trovare la copertura finanziaria sarebbe quella del riequilibrio dei fondi strutturali, rispetto ai quali potrebbe essere aperto un negoziato a livello europeo.
Altra possibilità è quella proposta da D'amato, di una riforma strutturale del sistema previdenziale con una pensione minima per tutti e con un alzamento del valore dell'assegno di quelle attuali.
Sulla vicenda degli esodati viene denunciato un evidente immobilismo da parte del governo. Basta leggere le parole della senatrice Loredana De Petris (SEL) che, nel corso del question time alla Camera ha chiesto chiarezza al premier Enrico Letta sulla questione. La risposta "è stata assolutamente insoddisfacente, più precisamente la non-risposta del presidente Letta si è limitata a ripetere quanto detto nel discorso di presentazione del suo governo alle Camere, e cioè che intende risolvere il problema senza chiarire ancora in che modo. Da allora nulla è stato fatto e nulla si sta facendo".
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domenica 28 luglio 2013

Esodati, Se anche l'Inps inserisce restrizioni occulte...

Esodati, Se anche l'Inps inserisce restrizioni occulte...

Sono un salvaguardato del secondo decreto dei 55000.Ex Dipendente della ditta Bialetti caffettiere. La Bialetti ha chiuso la sua azienda nel Giugno 2010 e con un accordo governativo fatto a Roma al ministero del lavoro è stato concesso a tutto il personale (120 dipendenti) 2 anni di cassa integrazione e 3 anni di mobilità. In questi giorni la sede inps di gravellona toce (vb) 28883 si sta preparando alla spedizione delle lettere ai salvaguardati aventi diritto con la data di decorrenza della finestra di uscita e l'eventuale pensionamento.Ieri recandomi allo sportello della mia sede inps per chiedere informazioni in merito alla mia posizione mi e stato detto che la mia salvaguardia e quella di altri due colleghi é stata bloccata di ufficio perchè abbiamo maturato il requisito dei 40 anni in anticipo durante il periodo di cassa integrazione, nel mio caso in data 30 aprile 2012 mentre la mobilità è partita dal 01 luglio 2012. Premetto che l 'accordo fatto a Roma prevede anche quelli che inseriscono in un programma di cigs la previsione di una successiva procedura di mobilità strumentale all'accesso al trattamento pensionistico. La Fornero ha sempre sostenuto che nei 40.000 salvaguardati con accordi governativi circa 15000 unità sarebbero stati tutti qei lavoratori che sarebbero transitati dalla cassa integrazione alla mobilità nel 2012 quindi era prevedibile che alcuni lavoratori avrebbero raggiunto il requisito dei 40 anni durante la cassa integrazione. Chiedo a voi esperti se l'inps é in regola con il suo atteggiamento di bloccare il riconoscimento del diritto a me e tutti quei lavoratori con le stesse caratteristiche. Attendo un vostro chiarimento e come sarebbe possibile interferire con questa irregolarità da parte dell'inps
Saluti Raffaele
Si condividono in pieno le ragioni del lettore. Il messaggio Inps 4678/2013 che ha recepito l'articolo 22, comma 1, lettera a) del Dl 95/2012 convertito con legge 135/2012 e il Dm 8 Ottobre 2012 in realtà non ha regolato direttamente la questione limitandosi ad affermare che i potenziali destinatari della salvaguardia sono i lavoratori "per i quali le imprese hanno stipulato in sede governativa entro il 31 dicembre 2011 accordi finalizzati alla gestione delle eccedenze occupazionali con utilizzo di ammortizzatori sociali, ancorché alla data del 4 dicembre 2011 gli stessi lavoratori ancora non risultano cessati dall'attività lavorativa e collocati in mobilità ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223, e successive modificazioni, i quali maturano i requisiti per il pensionamento, vigenti prima del 6 dicembre 2011, entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità di cui all'articolo 7, commi 1 e 2, della legge 23 luglio 1991, n. 223 ovvero, ove prevista, della mobilità lunga ai sensi dell'articolo 7, commi 6 e 7, della medesima legge". Allo stato attuale non sono stati forniti chiarimenti "ufficiali" sulla questione circa il perfezionamento dei requisiti per la pensione durante il periodo di cigs.
Ma invero la ratio della norma dovrebbe essere quella di tutelare il lavoratore indipendentemente dalla circostanza che il soggetto abbia maturato i requisiti durante la fruizione dell'indennità di mobilità o durante l'altro "ammortizzatore sociale", la cigs, che temporalmente si colloca spesso antecedentemente all'ingresso in mobilità. In altri termini dovrebbe ritenersi sufficiente, secondo anche quanto dichiarato dal Ministro Fornero, la stipulazione di accordi per la gestione di eccedenze occupazionali (non a caso chiamati in questo modo dal decreto 95/2012) in sede governativa entro il 31.12.2011. Se tale restrizione fosse confermata dall'Inps si tratterebbe di un comportamento certamente discriminatorio nei confronti di soggetti che hanno siglato i medesimi accordi e che, per la sola "colpa" di essere piu' prossimi alla pensione tanto da riuscire a maturare i requisiti prima ancora del loro collocamento in mobilità, si troverebbero soggetti ad uno slittamento di 5 o 6 anni nell'accesso alla pensione. Contro tali irregolarità, se così possono essere chiamate, non c'è altra forma di tutela che la presentazione, in ultima istanza, di un ricorso. Anche se è auspicabile che aver portato all'attenzione del pubblico il problema possa aiutare a trovare una soluzione.
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sabato 27 luglio 2013

Una soluzione alternativa per Decreto 31 Agosto

Autore: Marcello Tansini
Esodati: una soluzione alternativa che vale per tutti da inserire in Decreto 31 Agosto Letta
Da Boeri nuova proposta di tutela per tutti: cosa prevede
Un nuovo sistema che tuteli gli esodati e tutti coloro che hanno perso il lavoro, di età compresa fra i 55 e i 64 anni. Dal 2011 al 2012, infatti, l'incidenza di povertà assoluta nelle persone tra i 55 e i 64 anni è quasi raddoppiata, passando dal 3,8% al 6,8%, “Proprio perché all'interno d quella fascia ci sono gli esodati”, ha precisato l'economista Tito Boeri, che avanza la proposta di sperimentare un reddito minimo garantito, una soluzione che coprirebbe di conseguenza anche gli esodati.
Boeri ha spiegato che il governo già pensava di introdurre questa novità sperimentalmente in alcune province. “Naturalmente penso che il reddito minimo debba essere una misura universale che riguarda tutti indipendentemente dall'età”. 
Il reddito minimo proposto da Boeri per i cittadini italiani fra i 55 e i 64 anni dovrebbe oscillare dai 400-500 euro al mese. E per reperire le risorse necessarie per garantire questo reddito minimo per tutti, Boeri ritiene che le maggiori risorse possano derivare dal taglio delle pensioni elevate, introducendo un contributo di solidarietà del 10% e bloccando la rivalutazione per le pensioni superiori ai 3.500 euro al mese.
Ma non solo: per Boeri si potrebbe percorrere un'altra strada, cioè quella di un riequilibrio dei fondi strutturali. “Finora quelli che abbiamo ottenuto dall'Unione europea sono stati usati per interventi infrastrutturali e non siamo nemmeno riusciti a spenderli tutti. che a partire dall'esercizio 2014-2020 dovremmo aprire un nuovo negoziato a livello europeo.
E utilizzare quei fondi per finanziare gli aggiustamenti alle riforme strutturali. La Commissione europea chiede sempre di realizzare riforme importanti, come quella delle pensioni. Bene, questa riforma è in una fase transitoria e ha dei costi”.
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venerdì 26 luglio 2013

Un gruppo di esodati contesta Letta

Esodati, un gruppo contesta Letta: “Ci prende in giro. Mantenga le promesse”
“Letta non sta mantenenedo fede alle promesse. Ci sta prendendo per il culo”. Un gruppo di esodati attende l’arrivo delle auto blu con il presidente del Consiglio, Enrico Letta che sta partecipando a Roma alla Direzione Nazionale del Partito Democratico. Durante la contestazione arrivano le forze dell’ordine che si sono frapposte tra l’ingresso della sede del Pd e gli esodati  di Nello Trocchia
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Un video anche qui e qui 
 

De Petris (Sel), su esodati Letta continua a non rispondere

Lavoro: De Petris (Sel), su esodati Letta continua a non rispondereLavoro: De Petris (Sel), su esodati Letta continua a non rispondere
25 Luglio 2013
(ASCA) - Roma, 25 lug - ''Nel corso del question time di oggi ho chiesto al presidente Letta cosa intendesse fare il suo governo per risolvere la questione dei cosiddetti esodati. Purtroppo devo dire che la risposta e' stata assolutamente insoddisfacente, piu' precisamente la ''non-risposta'' del Presidente Letta si e' limitata a ripetere quanto detto nel discorso di presentazione del suo governo alle Camere, e cioe' che intende risolvere il problema senza chiarire ancora in che modo. Da allora nulla e' stato fatto e nulla si sta facendo ''. Lo afferma in una nota la senatrice Loredana De Petris, presidente dei senatori di Sinistra ecologia e liberta' a Palazzo Madama a margine del question time con il presidente del Consiglio. ''Vorrei pero' ricordare a Letta - continua De Petris - che non c'e' piu' tempo. Non stiamo parlando di formule astratte ma di persone reali che ogni giorno affrontano la crisi senza pensione e senza alcun reddito. Per il suo governo questo dovrebbe essere la priorita' assoluta ma la risposta di oggi dimostra esattamente il contrario''. com-njb
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Decreto entro 31 Agosto?

Esodati: decreto entro 31 Agosto, ma tutti parlano di imu e iva. E non trovano neanche accordo
Autore: Marcello Tansini
Ma i problemi sono ancora molti da risolvere e non riguardano solo gli esodati. Il governo è, infatti, alle prese con diverse questione da affrontare, a partire da Iva e Imu, che sembrano essere prioritarie per l’esecutivo. Ma, in realtà prioritario è dare anche risposte certe a questa categoria di lavoratori in bilico ormai da tempo.
Ma i problemi sono ancora molti da risolvere e non riguardano solo gli esodati. Il governo è, infatti, alle prese con diverse questione da affrontare, a partire da Iva e Imu, che sembrano essere prioritarie per l’esecutivo. Ma, in realtà prioritario è dare anche risposte certe a questa categoria di lavoratori in bilico ormai da tempo.
Ciò che però è necessario fare è reperire le risorse per le coperture necessarie per dare la pensione non solo agli 11mila esodati, cifra resa noto proprio qualche giorno fa dall’Inps, ma a tutti i 130mila già salvaguardati dall’ex governo Monti; per allargare la platea dei tutelati alle altre 200mila persone che attendono;  e per pensare ad eventuali sussidi da destinare a chi ancora aspetta la pensione.

E si tratta di un’attesa che potrebbe ancora protrarsi, considerando che il governo accelera su Imu, Iva e pagamento dei debiti della pubblica amministrazione.
Entro il 31 agosto la maggioranza si è infatti impegnata a fornire prima soluzioni strutturali per superare l’Imu sulla prima casa, poi a trovare le coperture per evitare l’aumento dell’Iva, che scatterebbe dal primo ottobre, e, in ultimo, ad attuare provvedimenti in materia di ammortizzatori sociali e questione-esodati.
E piovono, chiaramente, critiche, soprattutto da parte dei sindacati che ritengono che la questione esodati debba rappresentare un’urgenza da non rimandare più, considerando che si sta parlando di persone che rischiano di non sapere come fare a vivere dignitosamente nei prossimi mesi perché privi di tutele e salvaguardie.
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giovedì 25 luglio 2013

In pensione a 50anni con 32 di contributi?

Il ministro Fornero piangerebbe di nuovo. La sua riforma che prometteva lacrime e sangue non tocca una delle aziende storiche di Bergamo: le Arti Grafiche. I dipendenti, grazie ad una speciale legge sull'editoria del 1981, possono usare ancora benefici che sembrano miraggi.
In pensione a 50anni con 32 di contributi? A Bergamo si può ancora
Un'eccezione dopo la la riforma Fornero, la quale prevede che per andare in pensione servano almeno 42 anni e un mese di contributi (41 e un mese per le donne) e 62 anni di età, altrimenti scattano le penalizzazioni.
Le Arti Grafiche, però, essendo una società editrice potranno beneficare della legge 416 del 1981.
“Si tratta di una legge del 1981, pensata e disegnata apposta per il mondo dell’editoria e che sfugge, per ora, alla riforma Fornero – spiega Marcello Bertazzoni, segretario generale Sindacato lavoratori comunicazioni-Cgil –. Per quanto riguarda i dipendenti delle Arti Grafiche, alcuni dei 130 lavoratori, che hanno maturato 32 anni di contribuzione, con un bonus di tre anni, potranno andare in pensione. La 416 non è una legge previdenziale, ma speciale, che serve per intervenire quando aziende editrici o legate al mondo della stampa aprono lo stato di crisi”.
Insomma la legge 416 del 1981 non è una novità. Altre simili in passato, per esempio, hanno favorito aziende del campo siderurgico in crisi.
Anche se risulta un paradosso dopo l’approvazione della riforma Fornero che ha chiesto sacrifici, ovvero anni di lavoro in più, a tutti i lavoratori.
Quante sono ancora i lavoratori delle società che sono esenti dalla riforma Fornero? E come sia ammissibile questa disuguaglianza?
"Difficile quantificare le società editrici o della comunicazione che posso avere benefici da legge - risponde Bertazzoni -. E' intenzione del Ministero intervenire al più presto, anche se bisogna ricordare che questo tipo di società sono destinate ad avere problemi di gestione per i grandi stravolgimenti che ha avuto la comunicazione in questi anni".
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mercoledì 24 luglio 2013

Storia di Patrizia, da 7 mesi senza stipendio

Esodati: storia di Patrizia, da 7 mesi senza stipendio
Esodati: storia di Patrizia, da 7 mesi senza stipendioIl caso di una ex-dipendente bancaria che ha firmato un accordo per mettersi a riposo nel 2009 ed è rimasta beffata dalle riforme previdenziali degli ultimi anni
23-07-2013
di Andrea Telara
La signora Patrizia, 60enne di Bologna ed ex-dipendente del gruppo IntesaSanpaolo, da più di 7 mesi non vede il becco di un quattrino: niente stipendio e niente pensione. “Non è certo facile vivere così”, dice Patrizia, “almeno per me che devo ancora finire di pagare il mutuo e ho un compagno con gravi problemi di salute, costretto ad accontentarsi della pensione minima”.
IL PROBLEMA DEGLI ESODATI
Eppure, Patrizia ha dovuto arrangiarsi, dando fondo ai propri risparmi e vivendo“ a debito”, cioè grazie a un fido concessole dalla banca, in qualità di dipendente. Purtroppo, la signora bolognese non ha avuto altra scelta poiché fa parte della folta platea degli esodati, cioè quei lavoratori che, negli anni scorsi, hanno firmato un accordo con la propria azienda per mettersi in mobilità (o a riposo), in vista della pensione. Si tratta (per chi non li conoscesse ancora) di centinaia di migliaia di italiani rimasti beffati dalle riforme previdenziali degli ultimi anni (che hanno spostato in avanti l'età del pensionamento).
ESODATI: SOLO 11MILA IN PENSIONE
La peculiarità di Patrizia, che rende ancor più problematica la sua situazione, è quella di far parte di una specifica categoria di esodati. Sono coloro che hanno firmato degli accordi per mettersi in mobilità prima del 2010 e che, adesso, subiscono gli effetti di tutte le leggi pensionistiche varate nel nostro paese negli ultimi 3 anni: non soltanto quella della Fornero di fine 2011 ma anche quelle approvate nel 2010 dal suo predecessore, Maurizio Sacconi, che ha introdotto il sistema delle finestre mobili (in base al quale un lavoratore che matura il diritto al pensionamento deve rimanere in servizio ancora per 12 mesi).
LA RIFORMA DELLE PENSIONI DI ELSA FORNERO
E' proprio per questo mix di fattori che Patrizia si ritrova oggi senza reddito, assieme a oltre 4mila lavoratori , che sono finiti in mobilità più di 3 anni or sono. Il 1° gennaio del 2009, infatti, la signora bolognese firmo' un accordo con il proprio datore di lavoro (il gruppo IntesaSanpaolo) per mettersi a riposo in anticipo (cioè con 36 anni di servizio anziché con 40) e ricevere per 48 mesi il sussidio del Fondo di Solidarietà, un organismo che esiste in molti istituti bancari (ma anche in alcune aziende dell'industria) per accompagnare alla pensione i dipendenti più anziani in esubero.
Per Patrizia, l'assegno Inps sarebbe dovuto arrivare il 1° gennaio del 2013. Poi, però, a guastarle la festa ci hanno pensato la riforma previdenziale del 2010 e quella di fine 2011, che porta la firma di Elsa Fornero. La lavoratrice bolognese è riuscita a salvarsi almeno dagli effetti di quest'ultima legge, poiché è stata inserita nella prima tranche di 65mila salvaguardati, cioè quegli esodati che potranno andare in pensione con le regole esistenti prima del dicembre del 2011. I problemi di Patrizia, però, non sono affatto risolti perché, proprio a causa della riforma del 2010, il suo diritto alla pensione è slittato dal 1° gennaio del 2013 al 1° settembre successivo. Il che, significa per lei dover vivere per 9 mesi senza reddito, visto che oggi Patrizia non ha più diritto al sussidio del Fondo di Solidarietà aziendale. In tutta Italia, secondo le stime più accreditate, ci sono altre migliaia di esodati ante-2010 che si trovano in una situazione simile e risultano scoperti per periodi che arrivano fino a 12 o 15 mesi.
SOLDI A SINGHIOZZO
Per tutelare tutti questi lavoratori, già negli anni scorsi il governo Monti ha stanziato un serbatoio di risorse (circa 40 milioni di euro in tutto) poste carico del Fondo sociale per l'occupazione del Ministero del Welfare. I soldi servono per garantire un reddito (cioè uno scivolo verso la pensione) a chi, come Patrizia, è rimasto senza stipendio. Peccato, però, che nel 2013 questa particolare categoria di esodati non abbia visto ancora un centesimo: per sbloccare i soldi (che rappresentano una goccia nel mare, se raffrontati al bilancio complessivo dello stato italiano) occorre infatti l'approvazione di un decreto del ministero del Lavoro, che si è perso nei meandri della burocrazia.
GLI ESODATI E IL GOVERNO LETTA
E così, oggi per migliaia di italiani si è creata una situazione paradossale: mentre il governo Letta pensa già a cambiare la riforma Fornero e a tutelare chi rimarrà senza pensione nei prossimi anni, non ha ancora risolto del tutto i problemi degli “esodati della prima ora" come Patrizia. “Se a settembre riuscirò davvero ad andare in pensione, finalmente riacquisterò un po' di serenità”, dice la ex-bancaria bolognese, “dopo aver attraversato però parecchie notti insonni e non poche difficoltà finanziarie”
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martedì 23 luglio 2013

Sportello esodati di Torino

Sportello esodati e domande in DTL

Si comunica che lo sportello esodati della CGIL di Torino
chiuderà per il periodo estivo
dal 26 luglio al 4 settembre
riaprirà Giovedì 5 settembre con orario 9.00-12.30.

Ricordiamo che la novità contenuta nel decreto sui 10.130 riguarda la necessità per tutte le categorie di lavoratori salvaguardati di presentare la domanda in DTL per essere ammessi al beneficio. A noi sembra che si tratti di un'ulteriore ed inutile complicazione, ma il decreto prevede la presentazione della domanda, entro 120 giorni dalla data di pubblicazione del decreto stesso sulla Gazzetta Ufficiale, per tutte le fattispecie interessate.

Tutte le domande devono essere presentate a pena di decadenza entro il 25 settembre 2013.


In particolare la novità riguarda i lavoratori in mobilità (fino ad oggi esclusi dall'obbligo di domanda in DTL) che sono usciti dal lavoro sulla base di accordi stipulati (in qualsiasi sede) entro il 31 dicembre 2011, hanno cessato il rapporto di lavoro entro il 30 settembre 2012 e maturano i requisiti per il diritto a pensione entro il periodo di fruizione della mobilità ordinaria o della mobilità in deroga e comunque non oltre il 31 dicembre 2014. Qualora si siano firmati accordi di mobilità con lavoratori che rientrano in questa casistica, sarebbe opportuno verificare che gli interessati siano a conoscenza delle norme e indirizzarli allo sportello CGIL.

Cari saluti


Davide Franceschin Segreteria CGIL Torino


Il governo ora non ha più alibi

Welfare 22 luglio 2013, 14:53 
Riforma pensioni 2013 ed esodati: il governo ora non ha più alibi
Il governo fissa il termine del 31 agosto per gli esodati, a settembre via al ritocco alle pensioni
Che la riforma delle pensioni sia uno dei prossimi passi del governo, è cosa risaputa da qualche settimana, ma il salvataggio di Alfano, nei giorni scorsi, che ha fatto barcollare il governo Letta come non mai dalla sua nascita, una buona conseguenze l’ha sortita: ora il ritocco alla legge Fornero è assai più vicino.
La scorsa settimana, per la verità, l’esecutivo non ha solo scampato le insidie del caso kazako, che ha tenuto banco sui mezzi di comunicazione fino al weekend, ma ha anche svolto l’attesa cabina di regia, dove ha fissato gli impegni per le prossime settimane, e le basi di partenza per la strada autunnale del governo, che porterà dritta alla legge di stabilità 2014.
Così, oltre alle promesse su Imu e fiscalità immobiliare più in senso lato, entro lo stesso termine, ossia il 31 agosto, Letta e i suoi ministri si impegnano a fissare nuovi criteri per includere altri esodati alla salvaguardia, dopo i decreti di Monti – attuati ancora in minima parte – che hanno comunque avviato l’iter per il rientro nel welfare id oltre 130mila esclusi.
Ora, dunque, il governo ha superato, seppur stentando, la prima prova della sua breve esistenza, uno scandalo vero e proprio che ha minato la sopravvivenza dell’esecutivo di larghe intese, così fortemente voluto dal presidente della Repubblica rieletto Napolitano e da questi tenuto in vita facendo scudo sul ministro dell’Interno e vicepremier, con la bocciatura assicurata dal Pd sulla mozione di sfiducia.
Insomma, ora basta alibi: il governo ha superato il tornante kazako e ora punta dritto alla chiusura della sessione estiva del Parlamento, ripescando il grande escluso dalle leggi fin qui approvate e dai decreti varati in Cdm: il welfare.
Allora, ecco che sono due i binari su cui l’azione del governo Letta dovrà dirigersi: in primis la riforma delle pensioni vera e propria. Come anticipato dai ministri Giovannini e Saccomanni, non ci sono soldi per una modifica di ampio respiro sulla legge che ha introdotto i canoni più rigidi del welfare mai accolti dalla previdenza italiana, mettendo a risparmio, però circa 80 miliardi di euro entro il 2014. L’unico accorgimento che il governo dovrebbe prendere è quello del ritorno di un coefficiente di flessibilità, tale da consentire uscite anticipate dal lavoro con disincentivi in assegno. Si tratta, in breve, della proposta Damiano, la cui versione più quotata per modificare la legge vigente è quella del 2% in meno – per ogni anno – per chi va in pensione tra i 62 e i 66 anni e un bonus equivalente per chi resta fino ai 70 negli anni successivi. Il tutto, seocndo i piani, dovrebbe essere varato entro settembre.
Veniamo, quindi, alla questione esodati, la vera tragedia nazionale su cui il welfare non riesce a risollevarsi: ancora 200mila infatti sarebbero gli ex lavoratori esclusi. Possibile, allora, che un accenno di allargamento della platea arrivi nell’ottica del ripristino della Cassa integrazione in deroga, i cui margini di risorse si stanno già estinguendo dopo il miliardo approvato a maggio dal governo. A questo proposito, si potrebbe attingere, a quanto risulta da alcune fonti, dal fondo dei contributi ordinari pagati dalle aziende, che restano in positivo, da cui potrebbe uscire qualche risorsa extra per nuovi esodati ancora senza tutele.
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lunedì 22 luglio 2013

Le novità della settimana

Esodati: le novità della settimana
Dopo riunioni ultima settimana si attende notizie definitive a settembre
Sarebbero circa 200mila coloro che rischiano ancora di rimanere senza lavoro e senza pensione, il che significa recuperare risorse per non escludere nessuno dalla salvaguardia, considerando che si tratta di lavoratori che attendono da mesi di sapere quale sarà il loro futuro.
Per risolvere la questione esodati, al momento nell’agenda del governo per il prossimo mese di settembre, allo studio ci sono diverse possibilità come rendere flessibile l’età pensionabile per far rientrare la maggior parte degli esodati nei requisiti minimi indispensabili per poter andare in pensione o procedere con un nuovo decreto di salvaguardia, che seguirebbe i tre già varati dal precedente governo Monti, che ha tutelato 130mila persone.
Anche se di queste effettivamente solo una minima parte della prima tranche dei 65mila, ha ricevuto finora effettivamente la pensione. E’, dunque, prioritario reperire fondi per le coperture necessarie, oltre i 130mila già salvaguardati, ma che ancora aspettano.

Secondo l’Inps, infatti, in tutto finora dei 130.130 lavoratori, circa 11.384 sono andati in pensione con le vecchie norme. Questi 11.384 sono coloro che hanno maturato i requisiti per andare in pensione, una prima tranche di quei 65mila lavoratori salvaguardati con il decreto del 2011.
Ma i problemi non finiscono qui, perché, per esempio, nel primo decreto riguardante 65mila persone, oltre 3mila accessi non sono stati assegnati, numeri che, se confermata anche dai due successivi decreti, potrebbe lasciare in dote risorse da reinvestire per tutelare nuovi casi.
Per sciogliere il nodo esodati, si pensa alla proposta di legge sulle nuove pensioni avanzata da Cesare Damiano del Partito Democratico che si basa fondamentalmente su un aumento della flessibilità, offrendo al lavoratore la possibilità di andare in pensione a 62 con 35 anni di contributi.
Ma, rispetto alla soglia dei 66 anni, per ogni anno di anticipo in cui si va in pensione, scatterebbero penalizzazioni del 2% dell’importo, fino a un massimo dell’8% se per esempio si decide di lasciare il lavoro a 62 anni. Questo piano prevede anche bonus della stessa misura 2% per ogni anno di ritardo in cui si va in pensione, fino alla soglia massima dei 70 anni.
Intanto, per gli esodati che non rientrano nella salvaguardia prevista dalla manovra del governo Monti dovrebbe valere la riforma sulla Cassa Integrazione Guadagni in deroga e un'eventuale flessibilità dell'età di pensionamento. Il governo ha pertanto deciso di attuare entro il 31 agosto nuovi provvedimenti per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali e il problema degli esodati che sono tuttora privi di salvaguardia.
Se il governo manterrà la promessa, i lavori saranno ultimati prima del previsto, visto che, rimangono soltanto 40 giorni comprese le ferie. E, secondo quanto riportato dal Messaggero, durante la settimane si sono già svolte diverse riunioni a livello tecnico e politico con lo scopo di risolvere il nodo degli esodati ormai denominati ‘residui’.
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Esodati, Cig in deroga-pensioni le ipotesi sul tavolo del governo

Esodati, Cig in deroga-pensioni le ipotesi sul tavolo del governo
Dalla riforma degli ammortizzatori più risorse per aumentare i salvaguardati. Allo studio l’introduzione di contributi sociali anche per le piccole aziende
ROMA - Il destino degli esodati ”residui”, quelli che non rientrano nella salvaguardia già fissata dal governo Monti, sarà legato probabilmente alla riforma della cig in deroga e a eventuali nuove norme sulla flessibilità dell’età di pensionamento. Qualche giorno fa, dopo la riunione della cabina di regia a Palazzo Chigi, è stato ribadito: entro il 31 agosto il governo si impegna ad «attuare provvedimenti in materia di ammortizzatori sociali e questione-esodati». Se il premier Letta davvero ha intenzione di onorare questo impegno, allora sulla vicenda ci sarà un’accelerazione dei lavori. Di tempo ce n’è poco: 40 giorni con le ferie di mezzo.

UN PUZZLE COMPLICATO
In effetti nelle ultime settimane - secondo quanto risulta a Il Messaggero - ci sono state una serie di riunioni a livello tecnico e politico. Il puzzle non è di facile soluzione, anche perché ancora non si capisce quale sia il perimetro degli esodati ”residui”. Alcune stime indicano una platea di 260.000 persone entro il 2019, in aggiunta ai 130.000 salvaguardati dal precedente governo. Una cifra che da sola fa capire quanto sia complicato trovare una soluzione. Basti pensare che per i 130.000 già salvaguardati (di cui finora, secondo gli ultimi dati Inps, solo poco più di undicimila percepiscono già una pensione con le vecchie regole) il governo ha dovuto stanziare la bellezza di 9 miliardi e 300 milioni di euro entro il 2020.

E allora ecco che il primo problema sarà la definizione dell’eventuale nuova platea, probabilmente molto più circoscritta rispetto alla stima di 260.000. Di quanto? Per ora si sta procedendo con le simulazioni, spostando di anno in anno l’asticella per capire fin dove è possibile arrivare. E gli altri?
È qui che potrebbe entrare in campo la riforma della cig in deroga, altro problema enorme per il premier. Il miliardo di rifinanziamento che il governo è riuscito faticosamente a reperire con il decreto del 17 maggio scorso, come previsto, è agli sgoccioli. A settembre ci sarà bisogno di un nuovo intervento urgente, intorno al miliardo e mezzo. A meno che per quella data non siano già operativi i nuovi criteri di concessione. Il decreto del 17 maggio stabiliva che dovessero essere varati entro 30 giorni, sentite le Regioni e le parti sociali. Ma ad oggi si ragiona ancora su ipotesi. Dalla riduzione della durata del sussidio a 8 mesi al ridimensionamento della platea, fino all’introduzione di una quota di contributi a carico delle piccole aziende (la cig in deroga pesa sulla fiscalità generale). Un aspetto, quest’ultimo, sul quale anche il ministro Fornero provò a sfondare - inutilmente - il muro dei piccoli commercianti.

IL TESORETTO DELLA CIG
C’è un dato che dovrebbe far riflettere: di fronte ad una esplosione delle prestazioni di sostegno al reddito erogate dall’Inps (22,7 miliardi nel 2012 tra cig, disoccupazione e mobilità), i contributi versati dalle aziende per la cig ordinaria sono stati una voce sempre in attivo, anche con la crisi. Negli anni si è formato un tesoretto che potrebbe quindi tornare utile nei primi periodi (quelli di avvio) di un’eventuale riforma della cig in deroga che preveda il versamento di contributi a fronte della prestazione. Dal bilancio pubblico potrebbero così liberarsi risorse per una quota di nuovi esodati.

PENSIONE FLESSIBILE
Per gli altri potrebbe entrare in campo il ripristino della flessibilità nell’età per la pensione. Ma sarà un tema - altrettanto complicato - che il governo affronterà solo in autunno. In Parlamento ci sono diverse ipotesi, tra le quali quella a firma Damiano-Baretta che prevede la possibilità di andare in pensione dai 62 anni di età con 35 di contributi con una penalità sull’assegno (fino a un massimo dell’8%). Il dubbio è che possa rivelarsi un bagno di sangue per le casse dell’Inps.
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Priorità Governo Letta entro 31 Agosto pensione Decreto. Proposte di legge attuali

Esodati: priorità Governo Letta entro 31 Agosto pensione Decreto. Proposte di legge attuali
Le ultime proposte di legge su esodati: a fine estate la soluzione
Arrivano in Parlamento nuove proposte di legge sugli esodati da discutere ed anche la presidente della Camera Laura Boldrini si è personalmente impegnata perché il Parlamento acceleri sul recupero degli esodati mancanti, un numero superiore a 200mila ex lavoratori e che al momento ancora rischiano di rimanere senza lavoro e senza pensione.
Quattro in particolare le proposte arrivate in Parlamento ora, quando è stato comunque annunciato che la questione dovrà trovare una soluzione definitiva per il prossimo mese di settembre, cercando così di mettere un punto ad una delle questioni urgenti del nostro Paese.
Tornando alle proposte arrivate in Parlamento, la prima è stata presentata ha come primi firmatari i deputati del Pd Cesare Damiano e Maria Luisa Gnecchi e prevede la possibilità di mettersi a riposo con le vecchie regole per una serie di lavoratori, come coloro che sono stati autorizzati alla prosecuzione volontaria del versamento contributi entro il 31 gennaio 2012 o chi matura il diritto alla pensione entro 24 mesi dal termine del periodo di mobilità.
I due deputati della Lega Nord, Massimiliano Fedriga e Davide Caparini propongono, invece, di reperire le coperture finanziarie a favore della tutela degli esodati con i ricavi dei giochi e con le risorse del risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, istituito a sostegno delle aree del paese disagiate.
Altra proposta, avanzata dalla deputata del Pdl Renata Polverini, ex-presidente della Regione Lazio, prevede l'accesso al pensionamento con le vecchie regole per gli esodati che necessitano ancora di tutela.
 Infine, i deputati di Sel Gennaro Migliore, Titti Di Salvo e Giorgio Airaudo hanno presentato una proposta che prevede il diritto di andare in pensione per tutti, con le regole previdenziali esistenti nel momento in cui è stato firmato dal lavoratore un eventuale accordo per mettersi in mobilità.
Per finanziare il provvedimento, i deputati di Sel propongono di istituire un fondo ad hoc e di non eliminare l'imu sulla prima casa per chi detiene grandi patrimoni.
Bisogna, dunque, attendere la fine, quasi, dell’estate per sapere come il governo scioglierà il nodo esodati, magari prendendo in considerazione anche la proposta del nuovo piano pensioni, avanzato da Cesare Damiano del Pd, che segue una grande flessibilità di uscita dal lavoro. 
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domenica 21 luglio 2013

Damiano incontra una delegazione di lavoratori esodati

Oggi l’incontro con una delegazione di lavoratori esodati
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Il Presidente della commissione lavoro Cesare Damiano oggi ha incontrato una delegazione di lavoratori cosiddetti esodati. La delegazione ha tenuto a precisare che la situazione per gli esodati va migliorando essendo già state salvaguardate 130 mila persone, ma che secondo  stime da loro fornite il numero delle persone da salvaguardare dovrebbero riguardare altri 180 mila lavoratori circa.  Un’altra questione era avere chiarimenti relativi alla proposta di legge presentata dall’On. Damiano  in merito ai requisiti per il pensionamento ed ai criteri proposti di flessibilità in uscita. Il Presidente ha precisato: “E’ di ieri la notizia che il Governo ha inserito gli esodati nel piano di lavoro che realizzerà entro la fine dell’estate. E’ una buona notizia che ci auguriamo  permetterà di allargare la platea dei lavoratori  che ancora attendono di essere salvaguardati. La direzione presa dal governo potrebbe dare una soluzione definitiva al problema  entro la fine dell’anno”. In merito alle domande sulla proposta di modifica delle pensioni, illustrando le linee generali, ha detto: “La proposta di legge inserisce il criterio di flessibilità in uscita per chi ha 35 anni di contribuzione e 62 anni di età, con una penalità dell’8%. Inoltre, chi ha 41 anni di contributi potrà andare in pensione liberamente, senza vincoli di età e senza penalizzazioni. Preciso che il percorso della proposta di legge è appena iniziato, sarà nostra preoccupazione garantire maggiore equità per i lavoratori , ed una chiara gradualità che non  lasci mai più alcun lavoratore  senza tutela ”.
 

Riforma pensioni Governo Letta: parla Cazzola

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Riforma pensioni del Governo Letta, parla Cazzola: la proposta Damiano non considera esodati e i giovani
Riforma pensioni del Governo Letta, la proposta Damiano dimentica esodati e giovani: prende la parola nella discussione sulla futura riforma pensioni del Governo, che si spera, dopo esser stata rimandata, possa giungere a formulazione dopo l'estate, Giuliano Cazzola, vicepresidente della Commissione Lavoro alla Camera.
Cazzola in un articolo su First Online parla della riforma pensioni del Governo Letta e interviene più specificamente sulla proposta Damiano di flessibilità, portando avanti diverse critiche. Anzitutto per Cazzola del PDL l'innalzamento dell'età pensionabile è una "necessità che solo le teste malate di ideologia possono negare a fronte della poderosa accelerazione dell'attesa di vita", detto questo la proposta di legge per la riforma pensioni di Damiano determinerebbe effetti economici negativi, nel senso ben noto di impoverimento delle casse dello Stato.
Ora, la proposta per la riforma pensioni del Governo Letta di Damiano secondo Cazzola non riuscirebbe nemmeno a risolvere il nodo esodati. Parlando dei c.d. salvaguardati Cazzola afferma che "la proposta Damiano si applicherebbe a tutti i lavoratori, "esodandi" o no, lasciando aperta la questione degli "esodati", i quali presenteranno il conto a partire dal 2015 [...]. Con inevitabile ricarico dei relativi oneri".
E la critica riguardante i giovani? Se la riforma pensioni del Governo Letta seguisse la linea Damiano (cosa che non sembra particolarmente probabile, comunque) secondo Cazzola i nuovi progetti finirebbero col "difendere i lavoratori anziani di oggi, non i giovani che saranno pensionati domani". Certo, c'è da dire che appare piuttosto curioso che Cazzola affermi: Damiano ti sei scordato dei giovani, e poi sul discorso giovani se ne esca con questa affermazione piuttosto recisa. E il discorso dei giovani che non trovano spazio nel mercato del lavoro a causa della brusca riforma pensioni Fornero? Non si dovrebbe anche pensare all'occupazione?
E per quanti sostengono che limitando in parte gli incassi dello stato permettendo un pensionamento anticipato potrebbe giovare all'economia generale, nel tempo, rompendo la paralisi occupazionale italiana? Ci sembra un quesito che forse meriterebbe un'ampia e più articolata risposta.
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Parlamentari reggiane M5S incontrano una delegazione di esodati

parlamentari-m5s-reLe parlamentari reggiane M5S incontrano una delegazione di esodati
Si è svolto stamattina un incontro tra le parlamentari reggiane del Movimento 5 Stelle, Maria Mussini (senato) e Maria Edera Spadoni (camera), e una delegazione di lavoratori esodati di varie aziende del territorio. L’incontro è stata occasione per raccogliere le preoccupazioni dei lavoratori che chiedono al parlamento misure urgenti per vedersi riconosciuti i loro diritti.
“Siamo di fronte a intere famiglie private di un diritto dalla legge Fornero e dalle mancate risposte del governo al problema esodati” hanno dichiarato Maria Mussini e Maria Edera Spadoni. “In parlamento abbiamo già presentato una mozione per chiedere la salvaguardia dei lavoratori che hanno sottoscritto un accordo di esodo anche in sede non governativa.
Il Movimento 5 Stelle fin dai giorni dopo le elezioni ha avviato una serie di incontri con lavoratori e parti sociali per trovare una soluzione, incontri che proseguiranno anche in agosto per tentare di risolvere un problema urgente che coinvolge decine di migliaia di famiglie.
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sabato 20 luglio 2013

Letta: risposte agli esodati entro fine estate

Riforma pensioni Letta: risposte agli esodati entro fine estate
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Lo rivela Damiano (PD): il Governo ha inserito gli esodati nel piano di lavoro che realizzerà entro la fine dell’estate.
Finalmente una (mezza) buona notizia anche per gli esodati non ancora salvaguardati: il Governo negli scorsi giorni ha inserito la loro problematica nel piano di lavoro che realizzerà entro la fine dell'estate. A comunicarlo è Cesare Damiano, Partito Democratico, presidente della commissione lavoro della Camera.
Damiano negli scorsi giorni ha incontrato una delegazione di lavoratori cosiddetti esodati: senza stipendio, senza pensione e senza lavoro. La delegazione ha tenuto a precisare che la situazione va migliorando, essendo già state salvaguardate 130 mila persone, ma che secondo stime in loro possesso il numero dei cittadini ancora da salvaguardare sarebbe di altre 180 mila unità circa.
L'inserimento di questa tematica all'interno dell'agenda estiva, ha affermato Damiano, "è una buona notizia che ci auguriamo permetterà di allargare la platea dei lavoratori che ancora attendono di essere salvaguardati. La direzione presa dal governo potrebbe dare una soluzione definitiva al problema entro la fine dell'anno".
"La proposta - spiega il presidente della commissione lavoro - inserisce il criterio di flessibilità in uscita per chi ha 35 anni di contribuzione e 62 anni di età, con una penalità dell'8%. Inoltre, chi ha 41 anni di contributi potrà andare in pensione liberamente, senza vincoli di età e senza penalizzazioni. Preciso che il percorso della proposta di legge è appena iniziato, sarà nostra preoccupazione garantire maggiore equità per i lavoratori , ed una chiara gradualità che non  lasci mai più alcun lavoratore senza tutela ".
Al di là degli annunci, gli italiani ora attendono passi concreti. E il problema, com'è ovvio, resta sempre quello economico. Non solo per il capitolo esodati, ma per l'intera riforma del sistema previdenziale, che secondo la proposta di Damiano dovrebbe diventare più flessibile.
Sulla questione economica Damiano si è espresso in un'intervista per Il Sole 24 Ore, nella quale ha ribadito che deve essere la cabina di regia del Governo a distribuire le risorse disponibili sulle questioni più importanti. Risorse che, ha sottolineato, ci sono: "i risparmi certificati dalla Ragioneria dopo la 'cura' Monti superano i 300 miliardi tra il 2020 e il 2060. E' una cifra colossale, non si può pensare di far pagare solo ai lavoratori il risanamento dei conti".
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Speranza (PD): da Letta parole convincenti su obiettivi

Governo: Speranza, da Letta parole convincenti su obiettiviGoverno: Speranza, da Letta parole convincenti su obiettivi
19 Luglio 2013 - 15:09
(ASCA) - Roma, 19 lug - ''Ho sentito oggi da Letta parole convincenti e condivisibili, laddove il presidente del Consiglio ha posto con forza gli obiettivi e le ragioni per cui questo governo e' nato: dare risposte concrete alle emergenze del Paese, dall'occupazione, - in particolare per quella giovanile - agli esodati, rafforzando le tutele e combattendo la precarieta'. Un discorso forte e se come forze politiche ci impegneremo con la stessa determinazione, allora nessuno deludera' gli italiani''. Lo dichiara in una nota Roberto Speranza, capogruppo del Partito Democratico alla Camera dei Deputati. com-brm/sam/

Disastro Fornero, esodati solo punta dell'iceberg

Disastro Fornero, esodati solo punta dell'iceberg 
Creato Martedì, 16 Luglio 2013
Scritto da Nicola Nicolosi
Sugli ultimi allarmanti dati Inps:
"Disastro Fornero, esodati solo punta dell'iceberg. Necessaria una vertenza generale sulle pensioni" Gli ultimi dati dell'Inps registrano che la metà dei pensionati italiani riceve meno di mille euro al mese. "Sono otto milioni di persone che, dopo aver lavorato una vita intera, per forza di cose fanno fatica ad arrivare a fine mese", denuncia Nicola Nicolosi, segretario nazionale della Cgil. "La riforma Fornero - osserva - è stata un atto ingeneroso nei confronti dei pensionati e di tutti i lavoratori. Un provvedimento iniquo, ingiusto, che doveva essere messo in discussione con una grande mobilitazione da parte delle organizzazioni del lavoro. Il problema resta aperto, ed è di natura generale. Non può essere ridotto al pur delicatissimo tema degli esodati. Non dobbiamo dimenticare che questa riforma previdenziale sta costringendo le lavoratrici e i lavoratori a ritardare l'entrata in pensione, a versare maggiori contributi per poi ricevere in cambio un assegno ridotto". "In parallelo - aggiunge Nicolosi - non si può non denunciare che lo Stato ha utilizzato le casse dell'Inps per aggiustare la sua contabilità generale. In altre parole i conti dello Stato sono migliorati grazie all'attivo di un sistema previdenziale alimentato in larghissima misura dai lavoratori dipendenti, dagli operai, dai precari e dagli immigrati. Al contrario le risorse dell'Inps sono erose da alcune migliaia di dirigenti e da ben precise categorie professionali. Occorre avviare una vertenza, generale, per riformare il sistema previdenziale ristabilendo la realtà dei fatti: non tutti i lavori sono uguali e quindi quelli più faticosi e usuranti, sia fisicamente che psicologicamente, devono essere riconosciuti e tutelati". "Lavoro Società della Cgil - conclude Nicolosi - chiede con forza di tornare ad un sistema pensionistico che preveda il limite anagrafico dei 65 anni per gli uomini e 60 per le donne, tenendo anche conto in quest'ultimo caso che il lavoro di cura e di assistenza familiare grava quasi interamente sulle loro spalle. Deve restar fermo inoltre il meccanismo dei quarant'anni di contributi per poter liberamente decidere di andare in pensione".
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venerdì 19 luglio 2013

Esodati: soluzioni entro agosto per pensione. Le novità possibili

Esodati: soluzioni entro agosto per pensione. Cosa potrebbe succedere? Le novità possibili
Ancora aperta la questione esodati: quali le soluzioni tra numeri da definire e proposte?
La questione esodati, persone che si sono ritrovate, a causa dell’entrata in vigore della legge sulle pensioni firmata dall’ex ministro Fornero, fuori dal mondo del lavoro e senza poter accedere ad una pensione, resta per il governo la priorità da risolvere. Lo stesso permier Enrico Letta, infatti, ha più volte ribadito che si tratta di ‘un’urgenza sociale’ per il nostro Paese, che deve trovare immediata soluzione definitiva, che potrebbe arrivare per il prossimo settembre.
Nel limbo di coloro che rischiano di rimanere senza lavoro e senza pensione, ci sarebbero circa 200mila persone, il che si traduce nella necessità di recuperare una ‘montagna’ di risorse per non escludere nessuno dalla salvaguardia, considerando che si tratta di lavoratori che attendono da mesi di sapere quale sarà il loro futuro.
Per risolvere la questione esodati, allo studio ci sono diverse possibilità come rendere flessibile l’età pensionabile per far rientrare la maggior parte degli esodati nei requisiti minimi indispensabili per poter andare in pensione o procedere con un nuovo decreto di salvaguardia, che seguirebbe i tre già varati dal precedente governo Monti, che ha tutelato 130mila persone.

Anche se di queste effettivamente solo una minima parte della prima tranche dei 65mila, ha ricevuto finora effettivamente la pensione. E’, dunque, prioritario reperire fondi per le coperture necessarie, ma al momento il governo studia come ‘investire’ i soldi disponibili sull’eliminazione dell’Imu per le prime case e per scongiurare l’aumento dell’Iva ad ottobre.
I fondi da reperire servono per dare la pensione non solo agli 11mila esodati, cifra resa noto proprio qualche giorno fa dall’Inps, ma a tutti i 130mila già salvaguardati; per allargare la platea dei tutelati alle altre 200mila persone ora ‘in mezzo alla strada’; e per pensare ad eventuali sussidi da destinare a chi ancora aspetta la pensione. E sono ancora tanti.
Secondo l’Inps, infatti, in tutto finora dei 130.130 lavoratori, circa 11.384 sono andati in pensione con le vecchie norme. Questi 11.384 sono coloro che hanno maturato i requisiti per andare in pensione, una prima tranche di quei 65mila lavoratori salvaguardati con il decreto del 2011.
Ma i problemi non finiscono qui, perché, per esempio, nel primo decreto riguardante 65mila persone, oltre 3mila accessi non sono stati assegnati, numeri che, se confermata anche dai due successivi decreti, potrebbe lasciare in dote risorse da reinvestire per tutelare nuovi casi.
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