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domenica 20 ottobre 2013

Gli esodati bergamaschi

RIFORMA FORNERO
Esodati, salvezza per 1.800
Ma secondo la Cgil altri tremila restano nel limbo
In Bergamasca respirano 1.800 esodatiIn Bergamasca respirano 1.800 esodati
L’esercito degli esodati bergamaschi si assottiglia, ma in provincia restano numerose situazioni ancora lontane dall’essere risolte. A quasi due anni dalla riforma Fornero sulle pensioni, il governo è riuscito solo parzialmente a far riemergere dal limbo quei lavoratori che, a seguito di accordi con la loro azienda, avevano ricevuto la garanzia di essere accompagnati alla pensione con una buonuscita o l’inserimento nelle liste di mobilità. Innalzando l’età lavorativa necessaria per la pensione da 40 a 42 anni e sei mesi, il governo Monti ha però creato una zona d’ombra con persone senza più lo stipendio, ma ancora lontane dalla pensione. Secondo i dati forniti dall’Inps provinciale, il primo salvagente lanciato dal governo per i 65 mila lavoratori di tutt’Italia che avrebbero maturato la pensione entro dicembre 2013 risolverà la situazione di 1.839 bergamaschi, ora in attesa delle graduatorie.
«Secondo le nostre stime le altre due deroghe governative dovrebbero accompagnare alla pensione entro il 6 gennaio 2015 altrettanti lavoratori - dice Rosario Previtali, esodato e membro del consiglio direttivo della Slc-Cgil Bergamo -; ma ci sarebbero ancora in provincia tremila esodati senza copertura». E con la difficile prospettiva di ritrovare lavoro a un’età non proprio giovanissima. «La riforma Fornero era già di per sé sbagliata: continuare a far lavorare i meno giovani significa aumentare la disoccupazione giovanile - sostiene Eugenio Borella, segretario provinciale della Fiom-Cgil -. Nella metalmeccanica buona parte degli esodati sono lavoratori obbligati alla mobilità dalla chiusura della loro azienda, come nel caso della Comital». Ma il rischio è che si creino a breve nuove categorie che possono rientrare nella categoria degli esodati: «Se si raggiunge l’età lavorativa pensionabile ma non si hanno ancora 60 anni si può chiedere lo stesso di accedere alla graduatoria, ma con una penalizzazione sull’assegno mensile. Questa norma, che rischia di pesare enormemente sui bilanci familiari, vale anche per chi farà parte di eventuali esuberi nel prossimo futuro», spiega Angelo Nozza, segretario provinciale della Uilm-Uil. Per cercare di rimediare a queste situazioni, i sindacati stanno cercando di stringere accordi con le aziende per salvaguardare i dipendenti.
«Alla Same Deutz-Fahr di Treviglio nel 2009 e nel 2010 erano state aperte due procedure di mobilità per 250 dipendenti - dice Luca Nieri della segreteria Fim-Cisl -; la scorsa settimana abbiamo siglato un accordo che impegna l’azienda a erogare agli esodati (una ventina NdR) un mensile di 930 euro, in modo da accompagnarli alla pensione». In altre aziende, come la Tenaris Dalmine, intese di tutela erano già state previste nell’accordo sugli esuberi. Il problema esodati è stato molto sentito fin dall’inizio dai sindacati dei bancari e dei postali. Nel primo caso si è aggiunta ora la preoccupazione per il mancato accordo con l’Abi, l’associazione delle banche, per l’adeguamento del fondo di solidarietà di categoria, che permette la copertura a chi è ormai prossimo alla pensione: «Uno strumento utilizzato da quasi tutti gli istituti, in particolare da Intesa Sanpaolo», dice Simona Angioletti della segreteria Fiba-Cisl Bergamo. Sarebbero invece scesi a una decina i postali che non hanno ancora risolto la loro posizione: «Inizialmente erano un centinaio - spiega Paolo Turani della segreteria Slc-Cgil Bergamo -; ora è urgente risolvere anche la situazione di chi si trova ancora nel limbo».
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