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sabato 26 ottobre 2013

Un furto di dignità

Un furto di dignità
- L’effetto più nefasto della mitica Fornero? La penalizzazione di genere (grave e nascosta da una censura mediatica impenetrabile) di cui sono vittime le donne che hanno fondato la propria autonomia di persone e identità di cittadine sul valore del lavoro
25/10/2013
Fra i disastri generati dalla scarsa avvedutezza della Ministra Fornero, ce n'è uno più emblematico e inquietante, perché è opera di una donna cui era affidato il presidio delle pari opportunità. La manovra pensionistica ha equiparato senza gradualità l'età pensionabile per entrambi i sessi, fissandola a 66 anni entro il 2018, ma ha trattato alla stessa stregua le lavoratrici ancora occupate (costrette a rivedere il proprio progetto di vita ma in possesso di un reddito) e quelle che non lo erano più, si trovavano alle soglie dei 60 anni e quindi prossime alla pensione di vecchiaia e ora rischiano di rimanere senza stipendio, senza pensione e senza alcuna possibilità di ricollocazione produttiva anche per 8/10 anni, cioè molto più a lungo degli uomini pure colpiti dalla riforma. Il rifiuto di gestire la transizione, rendendo nei fatti retroattiva la norma, ha cioè prodotto una penalizzazione di genere grave e occultata da una censura mediatica impenetrabile, di cui sono vittime donne che hanno fondato la propria autonomia di persone e identità di cittadine sul valore del lavoro (qualsiasi lavoro, dal più semplice a quello con più articolato contenuto di competenze e di responsabilità), che con quel lavoro hanno per decenni, a fatica e senza remunerazione, conciliato le funzioni di cura e di organizzazione dello spazio domestico, che hanno aderito spesso loro malgrado a piani di esodo o di mobilità attivati da grandi aziende inclini a emarginare le lavoratrici giunte al termine del percorso professionale oppure sono state licenziate, senza incentivi né accompagnamenti, da piccole e medie aziende in crisi che hanno tutelato il lavoro dei padri di famiglia sopprimendo quello delle madri. Ora si trovano brutalmente respinte verso il disagio e la subalternità, esiti di un sistema sociale che nega valore al lavoro, soprattutto a quello femminile, lo ostacola in accesso, lo svilisce in uscita. Queste donne chiedono non scampoli di salvaguardie, utili per pochi abitini di stretta misura ma il riconoscimento di un principio valido per tutte (e per tutti): l’inapplicabilità della manovra a chi quando è stata varata era già stato privato del lavoro ed era prossimo alla pensione. Non si possono, per carenza di equità e per difetto di legittimazione costituzionale, modificare le regole quando il gioco è concluso. E questo pervicace accanirsi delle istituzioni contro le donne, questo furto di dignità ha un nome preciso, sempre lo stesso: si chiama violenza ed esige giustizia.
di Marta Pirozzi, lavoratrice esodata - See more at: http://www.radioarticolo1.it/articoli/2013/10/25/7108/un-furto-di-dignita#sthash.GBBkKNqN.dpuf

2 commenti:

  1. Avesse fatto solo questo.....
    Esodato postale

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  2. Noi ESODATI POSTALI stiamo chiedendo giustizia per la violenza subita, da due anni.......ma tutti fanno " BLA.....BLA......BLA....." e null'altro

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