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mercoledì 31 dicembre 2014

martedì 30 dicembre 2014

Per la sesta salvaguardia, domanda entro il 5 gennaio

All’INPS o alla Direzione Territoriale del Lavoro
Esodati: per la sesta salvaguardia domanda entro il 5 gennaio
di Rossella Schiavone - Funzionario del Ministero del Lavoro ed esperta diritto del lavoro
Sta per scadere il termine per presentare le domande di accesso dei lavoratori esodati alla sesta salvaguardia. La salvaguardia interessa ben 32.100 lavoratori che maturano i requisiti per il pensionamento successivamente al 31 dicembre 2011 ed ai quali continuano ad applicarsi le disposizioni in materia di requisiti di accesso e di regime delle decorrenze vigenti prima dell’entrata in vigore dell’art. 24, D.L. n. 201/2011. La domanda deve essere inviata alla Direzione Territoriale del Lavoro competente o direttamente all’INPS per i lavoratori in mobilità e per i prosecutori volontari, iscritti alle gestioni private, pubbliche e dei lavoratori di sport e spettacolo.
Il tempo per presentare le domande per accedere alla c.d. sesta salvaguardia stringe (il termine ultimo è fissato al 5 gennaio 2015) e, a tal fine, si riepilogano le istruzioni in merito a coloro che possono presentare le domanda, a chi e qual è la documentazione da allegare.

I soggetti esonerati dal presentare la domanda

Il Ministero del Lavoro, con nota prot. n. 16171 del 25 novembre 2014, ha specificato ai propri Uffici che i lavoratori che hanno fruito di:
- congedo straordinario retribuito ex art. 42, c. 5, D.Lgs. n. 151/2001
- di permessi ex art. 33, c. 3, Legge n. 104/1992
per assistere i portatori di handicap grave - rientranti nei soggetti di cui all’art. 2, comma 1, lettera d) della Legge n. 147/2014 – che hanno a suo tempo presentato domanda per la IV salvaguardia in qualità di lavoratori di cui all'art. 11-bis del D.L. n. 102/2013, e sono rimasti esclusi dalla stessa solo per incapienza del contingente di 2.500 (dovevano quindi possedere i prescritti requisiti), non dovranno presentare una nuova istanza nell'ambito della sesta procedura di salvaguardia,
Conseguentemente, nel caso di specie, la dotazione numerica di 1.800 unità previste dalla salvaguardia attualmente in fase di espletamento, sarà utilizzata in via prioritaria a favore dei soggetti, aventi i requisiti di legge, esclusi dalla "quarta salvaguardia" per incapienza della dotazione numerica.
Tale particolarità è stata confermata dall’INPS con messaggio n. 9305 del 2 dicembre 2014.
In tale occasione l’Istituto ha specificato che i soggetti, i quali hanno presentato alla competente Direzione Territoriale del Lavoro domanda di accesso alla salvaguardia di cui all’art 11 bis
della Legge n. 124 del 2013 (c.d. quarta salvaguardia) e, pur essendo in possesso di un provvedimento di accoglimento della stessa DTL, non hanno ricevuto la certificazione del diritto alla salvaguardia perché esclusi dal contingente numerico, non devono presentare una nuova domanda per la c.d. sesta salvaguardia.
Per tali soggetti l’Istituto provvederà d’ufficio al monitoraggio delle domande ed alla certificazione del diritto.

Domanda alla DTL e documentazione

I soggetti cessati per accordi e risoluzione unilaterale (lettera c), art. 2, comma 1, Legge n. 147/014) dovranno presentare l’istanza entro il 5 gennaio 2015:
· presso la Direzione Territoriale del Lavoro innanzi alla quale sono stati sottoscritti gli accordi individuali
· presso la Direzione Territoriale del Lavoro competente in base alla residenza del lavoratore negli altri casi e nell'ipotesi di accordi collettivi.
I soggetti in congedo o fruitori di permessi (lettera d), art. 2, comma 1, Legge n. 147/014), dovranno presentare l’istanza, sempre entro il prossimo 5 gennaio 2015, presso la Direzione Territoriale del Lavoro competente in base alla loro residenza.
I soggetti con contratto a tempo determinato (lettera e), art. 2, comma 1, Legge n. 147/2014), dovranno presentare l’istanza presso la Direzione Territoriale del Lavoro competente in base alla residenza del lavoratore cessato.
Le istanze potranno essere inviate:
- agli indirizzi di Posta Elettronica Certificata delle Direzioni Territoriali
- agli indirizzi e-mail appositamente dedicati presso ciascuna DTL
- tramite posta Raccomandata A/R.
Per quanto concerne la documentazione da allegare, nel caso in cui il rapporto di lavoro si sia risolto in ragione di accordi individuali o in applicazione di accordi collettivi, ovvero sia cessato per risoluzione unilaterale, gli interessati dovranno allegare alla domanda:
- una dichiarazione sostitutiva di certificazione relativa alla mancata rioccupazione in qualsiasi attività lavorativa ovvero allo svolgimento, dopo la cessazione, di attività non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;
- copia dell'accordo individualeo collettivo che ha dato luogo alla cessazione del rapporto di lavoro, ovvero copia della risoluzione unilaterale che ha dato luogo alla cessazione del rapporto di lavoro medesimo nel periodo compreso tra l’1 gennaio 2007 ed il 31 dicembre 2011.
Fra i soggetti che devono presentare istanza alla DTL sono compresi anche i soggetti che hanno fruito di congedi e permessi per assistere i disabili gravi e che:
- non hanno presentato domanda di accesso alla cd quarta salvaguardia alla competente DTL;
- pur avendo presentato domanda, non hanno ricevuto un provvedimento di accoglimento da parte della DTL.
Tali soggetti dovranno allegare all’istanza una dichiarazione sostitutiva di certificazione relativa al provvedimento di congedo straordinario o di concessione alla fruizione dei permessi con indicazione degli estremi di rilascio.
I lavoratori occupati con contratto di lavoro a tempo determinato cessati dal lavoro tra l’1 gennaio 2007 e il 31 dicembre 2011, dovranno allegare all’istanza:
- una dichiarazione sostitutiva di certificazione relativa alla mancata rioccupazione in qualsiasi attività lavorativa ovvero alla mancata rioccupazione a tempo indeterminato;
- copia della documentazione che ha dato luogo alla cessazione del rapporto di lavoro a tempo determinato.

Domanda all’INPS

Come chiarito dall’INPS con messaggio n. 8881 del 19.11.2014 devono presentare istanza entro il 5 gennaio 2015, direttamente all’Istituto i soggetti in mobilità e prosecutori volontari (lavoratori di cui all’art. 2, comma 1, lettere a) e b), Legge n. 147/014), iscritti alle gestioni private, pubbliche e dei lavoratori di sport e spettacolo.
Gli interessati potranno presentare le istanze on line sul sito www.inps.it, direttamente o per il tramite dei patronati.

I criteri

L'INPS provvederà al monitoraggio delle domande di pensionamento inoltrate dai lavoratori sulla base della data di cessazione del rapporto di lavoro.
Per la sola categoria dei soggetti in congedo straordinario o fruitori di permessi per assistere i disabili in condizione di gravità, sarà applicato il criterio - già adottato in occasione delle precedenti salvaguardie - della prossimità al raggiungimento dei requisiti per il perfezionamento del diritto al primo trattamento pensionistico utile di vecchiaia o anzianità.
Qualora dal monitoraggio risulterà il raggiungimento del limite numerico delle domande di pensione, connesso ai limiti finanziari, l’INPS non prenderà in esame ulteriori domande di pensionamento finalizzate ad usufruire della salvaguardia.

Ulteriori precisazioni

L’Istituto, con il già citato messaggio n. 8881/14 ha precisato che l’inoltro ai soggetti beneficiari della sesta salvaguardia delle lettere attestanti il diritto ad accedere a pensione non avverrà prima del 5 gennaio 2015, termine di scadenza previsto per la presentazione delle istanze.
Ad ogni modo, i trattamenti pensionistici da liquidare in favore dei soggetti beneficiari della salvaguardia non potranno avere decorrenza anteriore al 6 novembre 2014.
Le considerazioni contenute nel presente contributo sono frutto esclusivo del pensiero dell’Autore e non hanno carattere in alcun modo impegnativo per l’Amministrazione di appartenenza.
 

Aspettativa di vita

Previdenza
Milano, 30 dicembre 2014
Ci vorranno quattro mesi in più per andare in pensione
Il governo approva il decreto sull’adeguamento dei requisiti per l’assegno previdenziale dal 2016 Donne, uomini, pubblici e privati: ecco le categorie coinvolte
di Enr. Ma.
ROMA Il prossimo adeguamento dei requisiti pensionistici alla speranza di vita sarà di 4 mesi. Dal 2016, cioè, ci vorranno 4 mesi in più di lavoro prima di poter andare in pensione. L’adeguamento fu introdotto da una legge del 2010 (governo Berlusconi) con cadenza triennale. La riforma Fornero lo accelerò, disponendo dal 2019 scatti ogni due anni. Serve, nella logica della legge, per la sostenibilità finanziaria del sistema: più si allunga la durata della vita, più tardi si va in pensione. Il prossimo scatto è previsto dal primo gennaio 2016 ed è stato deciso con largo anticipo con un decreto interministeriale dei ministeri del Lavoro e dell’Economia sulla base dei calcoli dell’Istat. Come anticipato dal quotidiano Qn, l’aumento sarà di 4 mesi. I ministeri confermano che il relativo decreto è stato firmato e che presto sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale .
Dopo il primo scatto nel 2013, che fu di tre mesi, questa volta, quindi, l’aumento sarà maggiore: 4 mesi. Che si sommano sia al minimo d’età richiesto per la pensione di vecchiaia sia al minimo di anni di contributi necessario per la pensione anticipata. Questo significa che dal primo gennaio 2016 ai lavoratori dipendenti maschi, sia del privato sia del pubblico e ai lavoratori autonomi, per andare in pensione di vecchiaia non basteranno più 66 anni e tre mesi d’età, come fino alla fine del 2015, ma ci vorranno 66 anni e sette mesi (oltre a un minimo di 20 venti anni di contributi). Stessa cosa per le lavoratrici dipendenti del pubblico impiego, mentre per quelle del settore privato l’aumento, sempre nel 2016, sarà più forte perché segue uno specifico percorso di armonizzazione previsto dalla legge, che prevede un aumento da 63 anni e 9 mesi, valido fino al termine del 2015, a 65 anni e 7 mesi. Discorso analogo per le lavoratrici autonome che passeranno dagli attuali 64 anni e 9 mesi a 66 anni e un mese dal primo gennaio 2016.
Aumenta di 4 mesi anche il massimo di età fino al quale il lavoratore dipendente può chiedere di restare in servizio: dal 2016 sarà di 70 anni e sette mesi. E quattro mesi in più anche per accedere alla pensione di vecchiaia prevista per chi ha cominciato a lavorare dopo il 1995 (sistema contributivo). Si passa da 63,3 mesi a 63,7.
In tutti i casi sono sempre richiesti almeno 20 anni di contributi.
Per lasciare il lavoro in anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia, gli uomini devono avere attualmente almeno 42 anni e sei mesi di contributi mentre alle donne bastano 41 anni e sei mesi. Sarà così ancora per un anno, fino alla fine del 2015. Poi dal 2016 il requisito salirà a 42 anni e dieci mesi per gli uomini e a 41 anni e dieci mesi per le donne.
La riforma Fornero prevedeva un sistema di penalizzazioni per chi, pur raggiungendo questo minimo contributivo, fosse andato in pensione con meno di 62 anni d’età. Con 59 anni, per esempio, l’assegno sarebbe stato tagliato del 4%. Con la legge di Stabilità appena approvata dal Parlamento questo sistema di penalizzazioni è stato sospeso fino al 31 dicembre 2017.
Le tabelle elaborate dalla Ragioneria generale dello Stato al momento della riforma Fornero sviluppano fino al 2050 e oltre le conseguenze della norma sull’adeguamento periodico dei requisiti alla speranza di vita. Sulla base di queste stime, peraltro confermate dallo scatto decretato per il 2016, l’età per la pensione di vecchiaia salirà progressivamente fino a 70 anni nel 2050, anno in cui gli anni di contributi necessari per accedere alla pensione anticipata saranno arrivati a 46 anni e 3 mesi.
Ieri il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nella conferenza stampa di fine anno, è sembrato escludere interventi di correzione della riforma Fornero. Ma molto dipenderà da cosa deciderà la Corte Costituzionale sul referendum abrogativo della stessa riforma promosso dalla Lega di Matteo Salvini. La pronuncia potrebbe arrivare già a gennaio. Se il referendum fosse ammesso, il governo si troverebbe davanti a un bivio: riscrivere la legge Fornero ed evitare così il referendum oppure lasciare la parola agli elettori.
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lunedì 29 dicembre 2014

Esodati: ce ne sono ancora 220.000 ma Renzi non li vede

fornero esodatiEsodati: ce ne sono ancora 220.000 ma Renzi non li vede
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Qualcuno si ricorda più della professoressa Elsa Fornero? E’ stata Ministro del lavoro durante il Governo presieduto dal professor Monti dal 16 novembre 2011 al 27 aprile 2013.
Sembra passata un eternità e invece sono solo passati poco più di 18 mesi da quando il Bocconiano Monti e la sua professoressa preferita dovettero lasciare le loro poltrone di Governo. Allora fu un susseguirsi di polemiche sui danni sociali provocati dalla famigerata legge di riforma delle pensioni che prese il nome della sua Ministra, appunto, la riforma Fornero. Quella legge penalizzava non tanto chi un lavoro l’aveva ad andare in pensione sei o sette anni dopo il previsto ma puniva quei lavoratori che, di fatto obbligati dalle imprese, avevano dovuto subire il ricatto di uscire dal lavoro a  fronte di un incentivo che, il più delle volte, non copriva nemmeno i periodi restanti dal licenziamento alla pensione. Si formò così la famosa categoria degli esodati ovvero coloro che erano in esubero nelle aziende e che erano stati costretti ad uscire in quanto prossimi alla pensione e che, grazie allo spostamento in avanti dell’età pensionabile, sono rimasti senza stipendio e senza pensione. Per questa categoria è stata studiata  la famosa salvaguardia che è arrivata alla sua sesta proroga riuscendo a “salvaguardare” circa 170 mila lavoratori sui 390 mila colpiti dalla Legge Fornero. Ma la tecnica propagandistica del Fiorentino Matteo non ammette deroghe quindi di esodati non si deve parlare anzi il concittadino di Dante Alighieri ha ordinato al Commissario dell’Inps, l’ ex Ministro del Lavoro Tiziano Treu, di diffondere la notizia che il problema esodati è risolto definitivamente. E così il Commissario Straordinario Treu,in un intervista radiofonica,  ha pomposamente affermato che non c’è più un esodato in circolazione. Ora se il Ministro Poletti dice che, con l’ultima proroga, i “salvaguardati sono 170 mila e l’Inps per bocca del suo Presidente, all’epoca della Fornero, disse che il numero degli esodati era di 390 mila, se la matematica non è solo un opinione, ci sono ancora almeno 220 mila lavoratori che sono rimasti o rimarranno senza alcun reddito almeno fino al 2018. Nonostante che tutti i politici si siano svociati in annunci sul come risolvere questo problema ad oggi non solo si sta facendo poco e niente ma c’è la consegna del silenzio su questo tema. Questo è il quarto Natale di sofferenza di centinaia di migliaia di famiglie che sono state massacrate dalla Professoressa che in lacrime (finte)  ha fatto veramente pingere lacrime amare a chi aveva, essendo costretto, accettato di firmare accordi per l’esodo anticipato. Ora il Professor Tiziano Treu può cortesemente spiegare a coloro che non rientreranno nemmeno in questa ulteriore salvaguardia quanto dovranno aspettare ancora per godere di un diritto che avevano maturato ma che, cambiando le regole del gioco, gli è stato negato? Ma dimenticavamo che per Treu e ovviamente per Renzi gli esodati non esistono più e se esistono basta non parlarne più che il problema si risolve. Il buon Matteo non può mica fare tutto,  lui può accordarsi con l’ ex  Cavaliere sul nome del Presidente della Repubblica, sulla legge elettorale che esautora i cittadini da ogni potere di scelta dei propri rappresentanti, può addirittura permettere che anche in presenza di un licenziamento ingiusto il lavoratore non venga riassunto e si accontenti della mancetta. Insomma gli esodati non hanno di che dare da mangiare alle proprie famiglie? E che sarà mai. Gli esodati, diciamolo sottovoce, sono 220 mila persone che mediamente possono rappresentare altri quattro familiari quindi siamo a quasi 900 mila persone che sono in sofferenza grazie alla legge Fornero?
 
Bene, con  il Jobs act e la legge di stabilità  si sistema tutto, in quanto le stime di Renzi sono quelle di creare occupazione, in tre anni, a un milione di persone. Quindi ci sarebbe, sempre in tre anni, un saldo positivo di circa 100 mila lavoratori occupati. Nella conferenza stampa di fine d’anno che il premier Renzi terrà il 29 dicembre sicuramente agiterà, come sempre, cifre e dati che alla luce dei fatti risulteranno non veritieri e infarcirà gli Italiani di buoni propositi sulla necessità di fare del 2015 l’anno delle riforme. E gli esodati? Di quelli non si parla ergo non esistono. Buon anno a tutti.
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domenica 28 dicembre 2014

Boeri e la riforma pensioni

Riforma Pensioni, parla Boeri (INPS): ultime newsBoeri su Riforma Pensioni 2015: ok pensione anticipata, stop pensioni d'oro. Ultime news 
Riforma Pensioni, parla presidente INPS Boeri: ok a pensione anticipata e flessibilità, stop pensioni d’oro. News oggi.
Non vuole cambiare linea nemmeno ora che è diventato Presidente dell’INPS: Tito Boeri ha rilasciato la prima intervista sul tema della Riforma Pensioni. Non si è sbottonato più di tanto nelle dichiarazioni, ma ha lasciato intendere che non vuole rivedere i pensieri espressi in materia di pensione anticipata e pensioni d’oro. Un segnale di speranza giunge dalle news di oggi per gli italiani che attendono il prepensionamento? Può darsi anche se l’economista, chiamato a guidare l’Istituto di Previdenza Sociale, dovrà confrontarsi con la freddezza dei numeri che non sorridono sicuramente da un punto di vista finanziario: non se la passa bene l’ente e anche per questo era arrivata la legge Fornero che mirava a produrre risparmi per le casse pubbliche. Risparmi che, però, si sono inevitabilmente abbattuti sul tessuto sociale del Paese, sulle vite di tanti cittadini che si sono sentiti “traditi” dallo Stato. Boeri è consapevole di tutto questo e tante volte dal blog Lavoce.info e dalle pagine de L’Espresso ha manifestato il proprio punto di vista. Ora che ha assunto il delicatissimo ruolo ha il compito di trasformare in fatti tutto quanto ha prospettato in passato. 

Riforma pensioni, presidente INPS Boeri su pensione anticipata e pensioni d’oro: si a flessibilità

Chi si aspettava sproloqui resterà deluso: Boeri si è limitato a dirsi profondamente convinto di quanto ha sempre detto. Il che, però, è indicativo sotto diversi punti di vista. Ad esempio in tema di pensioni d’oro Boeri ha affermato più volte la necessità di introdurre un “contributo di equità” da stabilire sulla differenza fra l’assegno percepito e i contributi versati dal pensionato “privilegiato”. Da questo provvedimento l’economista contava, prima di assurgere alla guida dell’INPS, di poter ottenere un gettito di 4 miliardi: mica bruscolini!
Boeri era poi stato fortemente critico della Riforma pensioni Fornero: in particolare si era pronunciato, dalle pagine de L’Espresso, sulla necessità di ristabilire l’equità con la previsione della pensione anticipata per tutti coloro che furono danneggiati dall’innalzamento dell’età pensionabile. Un prepensionamento, quindi, per gli esodati e tutti coloro che, vicini al termine della propria vita lavorativa, avrebbero avuto difficoltà a ricollocarsi sul mercato del lavoro.
Ora che ha ottenuto le “chiavi di casa”, sarà in grado di tradurre tutto ciò in fatti?
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sabato 27 dicembre 2014

Ultimi giorni utili per la pensione di tanti esodati aretini

Sede Acli ArezzoUltimi giorni utili per la pensione di tanti esodati aretini

AREZZO – Ultimi giorni per sperare nel pensionamento. I tanti esodati aretini che ancora giacciono nella triste condizione di essere senza lavoro e senza pensione avranno tempo fino a lunedì 5 gennaio 2015 per presentare domanda alla Direzione Territoriale del Lavoro e per poter così raggiungere la salvaguardia pensionistica. A ricordare questa scadenza è il Patronato Acli di Arezzo che rende nota la possibilità offerta dal governo a 32.100 persone di rientrare in un sesto contingente di esodati che, pur avendo cessato la loro attività lavorativa in anticipo rispetto a quanto previsto dalla riforma Fornero, potranno ora godere della pensione sulla base dei requisiti vigenti prima della stessa contestata riforma.
Tale operazione di salvaguardia mira infatti ad arginare gli esiti negativi di una manovra che ha creato numerosi problemi a migliaia di lavoratori che si sono trovati nella condizione di abbandonare la professione prima di poter accedere al pensionamento. Questo contingente sarà formato da un’amplia platea divisa tra varie categorie e costituita, tra l’altro, da 8.800 lavoratori licenziati o cessati per accordi individuali o collettivi; 4.000 lavoratori con contratto a tempo determinato cessato tra il 2007 e il 2011 e non rioccupati a tempo indeterminato; 1.800 lavoratori in congedo dal 2011. Tra coloro interessati dalla salvaguardia tanti saranno anche di Arezzo, come dimostrano i precedenti contingenti formati negli anni scorsi dal governo. «Quello del 5 gennaio – spiega Pietro Donati, direttore del Patronato Acli di Arezzo, – è un appuntamento che nessuna persona nella condizione di esodato può permettersi di mancare, pena la decadenza del diritto alla pensione. 
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venerdì 26 dicembre 2014

La nomina Boeri aprirà a nuovi interventi nel 2015?

Riforma Pensioni, la nomina Boeri aprirà a nuovi interventi nel 2015?

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La nomina di Boeri all'Inps potrebbe accelerare il processo di revisione della Riforma Fornero del 2011. L'economista era critico sul brusco innalzamento dell'età pensionabile, esodati e ricongiunzioni onerose.
Nel Consiglio dei Ministri di ieri il governo ha nominato Tito Boeri nuovo presidente dell'Inps. L'economista prende il posto di Tiziano Treu, che a ottobre era stato messo al posto di Vittorio Conti con la qualifica di commissario straordinario e il compito di riformare la governance dell'Inps e portare a compimento la fusione dell'istituto di previdenza con quelli dei lavoratori pubblici (Inpdap) e dello spettacolo (Enpals).
Il curriculum - Milanese, classe 1958, Boeri è professore ordinario all'Università Bocconi (dove si è anche laureato), direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti, responsabile scientifico del festival dell'economia di Trento ed editorialista della Repubblica. Nel suo curriculum vanta un dottorato in Economia alla New York University e un'esperienza di dieci anni, da senior economist, all'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse). È stato anche consulente del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), della Banca Mondiale, della Commissione Europea e dell'Ufficio Internazionale del Lavoro.
Gli interventi sulle Pensioni promossi da Boeri
Come si ricorderà, Boeri, è stato uno dei principali critici alla Riforma delle Pensioni Fornero, accusata dall'economista, di non essere all'altezza degli obiettivi, soprattutto perché poco attenta alla domanda di lavoro. Il nodo principale, scriveva Boeri nel 2013 dalle pagine dell'Espresso, era l'aver innalzato troppo bruscamente l'età pensionabile senza affrontare in modo compiuto il problema dei lavoratori esodati ed esodandi: "La riforma non ha neanche posto rimedio alla barbarie dei ricongiungimenti onerosi e ha affrontato in modo brutale il problema dell'indicizzazione delle pensioni. Così, invece di trovare coerenza, di inseririsi in un disegno unitario con la riforma del mercato del lavoro, la rende ancora più pesante per i lavoratori e per le imprese" sosteneva Boeri.
Ma la critica era rivolta soprattutto alla mancanza di gradualità: "nel caso della riforma delle pensioni non c'era bisogno di attuare un innalzamento così brusco dell'età minima di pensionamento. Sarebbe bastato rideterminare gli importi pensionistici applicando riduzioni attuariali, pari a circa il 2-3 per cento in meno per ogni anno di pensionamento precedente al raggiungimento della nuova età richiesta. Al tempo stesso, si poteva chiedere ai datori di lavoro di versare i contributi sociali per questi lavoratori fino a quando avessero maturato il diritto a una pensione piena. Al di là del caso degli esodati, la riforma non tiene conto delle grandi differenze nei livelli di produttività e nei programmi di vita dei lavoratori anziani. Alcuni svolgono mansioni in cui sono altamente produttivi e motivati, altri magari, anche per ragioni famigliari, preferiscono ritirarsi dalla vita attiva pur sapendo che così facendo percepiranno una pensione più bassa.
Un sistema pensionistico sostenibile può permettere scelte diverse sull'età di pensionamento, posto che chi va in pensione prima (ricevendo un assegno per un periodo più lungo) deve incassare somme più basse. La riforma Fornero invece ha costretto anche quei lavoratori che avrebbero accettato una decurtazione della propria pensione pur di uscire prima a posticipare il pensionamento. Specie in un momento così difficile per il nostro mercato del lavoro sarebbe stato meglio garantire maggiore flessibilità nei piani di pensionamento. Bisognava anche abolire i ricongiungimenti onerosi, permettendo ai lavoratori di totalizzare i contributi versati una volta raggiunti i requisiti per la pensione di vecchiaia" concludeva Boeri.
La nomina al vertice dell'Inps di Boeri potrebbe ora agevolare un processo di revisione della Riforma Fornero. Diversi esponenti politici, anche della maggioranza, hanno piu' volte annunciato la volontà, in occasione della Riforma della Governance dell'Inps calendarizzata per l'anno prossimo di rimettere mano a quei punti critici che il neo-presidente dell'Inps già indicava un anno fa.
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giovedì 25 dicembre 2014

Quella colpevole assenza di dati sugli esodati

Quella colpevole assenza di dati sugli esodati
15.06.12
La vicenda degli esodati è frutto di una serie di errori. Soprattutto c’è stata una gravissima assenza di notizie: né l'’Inps, né il ministro hanno reso pubblici i dati sui lavoratori a vario titolo coinvolti in processi di ristrutturazione con pensionamento anticipato. Se lo avessero fatto per tempo, la riforma varata a novembre avrebbe potuto essere più flessibile sull’età di pensionamento e avrebbe potuto prevedere soluzioni che tenessero conto degli incentivi dei lavoratori ad andare in pensione come delle scelte dei datori di lavoro. La soluzione ancora possibile.
La vicenda degli esodati è frutto di una serie di errori, il più grave dei quali non ci sembra sia stato sin qui messo in luce: la gestione privata di informazioni pubbliche da parte del presidente dell’'Inps.
LA BATTAGLIA DEL PRESIDENTE
Da tempo denunciamo su questo sito come Antonio Mastrapasqua utilizzi a fini di battaglia politica i dati amministrativi raccolti dal suo istituto nell’esercizio delle sue funzioni. Ne ha il monopolio assoluto e, come abbiamo documentato, anziché renderli pubblici, li fornisce in modo del tutto inadeguato e li interpreta prestando il fianco a un loro uso politico. Diventano, questi dati, quasi un’arma di ricatto nei confronti della classe politica.
La legge assegna all’Inps il compito di fornire statistiche sulla copertura delle sue prestazioni assicurative. Da dieci anni Mastrapasqua ha anche firmato una convenzione con le maggiori università italiane per l’accesso ai dati dell’istituto, cosa che permetterebbe di ridurre quegli errori nel monitoraggio dei flussi verso il pensionamento che hanno dato luogo al problema degli esodati e che permetterebbe una valutazione indipendente degli effetti delle riforme di questi anni. Mastrapasqua non rispetta la convenzione che lui stesso ha firmato.
Più che una fuga di notizie, c’è stata una gravissima e inspiegabile assenza di notizie: né l’Inps, né il ministro hanno reso pubblici i dati sui lavoratori a vario titolo coinvolti in processi di ristrutturazione che prevedevano un pensionamento anticipato. Se lo avessero fatto per tempo, i limiti della riforma varata a novembre sarebbero emersi in tutta la loro rilevanza, sollecitando soluzioni che tenessero conto non solo degli incentivi dei lavoratori ad andare in pensione, ma anche delle scelte dei datori di lavoro. Si sarebbe potuto pensare a una riforma più flessibile quanto all’età di pensionamento onde tendere conto delle pressioni che vengono dal lato della domanda di lavoro.
LA SOLUZIONE C’È
Questa soluzione è tuttora possibile. Si basa su riduzioni attuariali delle pensioni per i lavoratori esodati o esodandi, pari circa al 2-3 per cento in meno per ogni anno precedente il raggiungimento della nuova età pensionabile. Al tempo stesso, bisognerebbe imporre ai datori di lavoro di continuare a versare per questi lavoratori i contributi sociali fino a quando questi maturano il diritto a una pensione piena. Chiaramente in questo quadro il datore di lavoro potrebbe anche optare per la reintegrazione dei lavoratori coinvolti e il lavoratore potrebbe cercare fonti di reddito alternative, tali da compensare la riduzione attuariale nella pensione, senza perdere il diritto a quest'’ultima.
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