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venerdì 3 gennaio 2014

La lettera di Marco Querio al Presidente della Repubblica

La lettera di Marco Querio al Presidente della Repubblica

Tra le tante che gli sono giunte dagli esodati, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha citato quella scritta da Marco Querio  di Torino, Coordinatore Regionale Piemonte del Comitato Nazionale Esodati Contributori Volontari.
Dopo 2 anni ininterrotti di lettere e-mail, per la prima volta dal Colle si cita (finalmente riconoscendolo) anche il nostro dramma tra le tante situazioni esemplificative nelle quali bisogna intervenire.
Auspichiamo che seguano poi provvedimenti concreti per restituire il diritto alla pensione a tutti coloro che ne sono stati privati dalla manovra Fornero sulle pensioni.
 

Signor Presidente, 
non possiamo non cogliere la difficoltà e la delicatezza che il Suo ruolo assume in un clima politico così confuso e pericolosamente distante dalle istanze dei Cittadini Italiani come quello attuale. Per questo non possiamo non apprezzare il Suo recente intervento, volto ancora una volta, a scrollare le componenti politiche dal loro atteggiamento apatico e lontano dalle esigenze del Paese Italia.
In una realtà così grave e confusa, come Lei ha giustamente evidenziato, prendono forza proteste e contestazioni da più parti, tanto più inquietanti quanto più trovano consenso fra l’ex ceto medio, ormai quasi completamente estinto ad opera di una politica che ha reso ‘bipolare’ solo la condizione sociale degli italiani, dividendoli fra ‘super ricchi’ e ‘poveri vecchi e nuovi’.
In questo contesto, si inserisce ‘la questione esodati’, per nulla risolta, a dispetto dei proclami mediatici ad ogni provvedimento a loro parziale favore.
In breve sintesi, Signor Presidente, a distanza di DUE anni dalla riforma Fornero siamo nelle seguenti condizioni:
- Nell’arco di DUE governi e DUE anni sono stati varati, a riprova dell’inadeguatezza della legge, almeno 5 (cinque) provvedimenti volti a tutelare i cosiddetti esodati, i quali comprendono un cospicuo numero di categorie che si frammentano in un caleidoscopio di casi diversi e complessi, mai affrontato come sarebbe doveroso e scontato in uno Stato di Diritto.
- Nonostante ciò, migliaia di cittadini onesti contribuenti (e relative famiglie), si trovano fuori dai provvedimenti di tutela e NESSUNO ancora oggi ha la consapevolezza e capacità di stabilirne il numero, a riprova della superficialità e incompetenza con la quale si è operata quella riforma sulla pelle dei cittadini.
- Come conseguenza di ciò, si è rotto qualcosa in migliaia di persone, gente da una vita, onesta e laboriosa, ‘parte buona’ della popolazione che si è vista privata del sostentamento che si era guadagnata con anni di contribuzione, ad opera di un provvedimento profondamente ingiusto, iniquo, retroattivo e non graduale, indegno di un paese civile. In queste persone si è rotto il rispetto e la fiducia verso quelle istituzioni che così brutalmente e ingiustamente li obbligano al terzo Natale di angoscia e paura, senza alcun reddito da mesi e con una decorrenza pensionistica spostata avanti di ANNI, senza nemmeno quella gradualità che persino un bambino avrebbe previsto all’uopo. Si è rotto, o meglio, “LO STATO HA ROTTO UN PATTO” con gli italiani, parole dell’attuale Presidente del Consiglio, che però sembra incapace di porre la parola fine a una delle più profonde ingiustizie perpetrate dallo Stato Italiano dall’avvento della Repubblica.
Questa sottovalutazione del comune sentire, questa perdita di contatto dalla realtà della politica verso la gente, questo stillicidio di angoscia e sconcerto che si è provocato negli esodati, questa VIOLENZA privata e pubblica ad opera di uno Stato incapace, corrotto e sprecone, va a ingrossare le fila dei cortei e delle proteste con figure dai capelli bianchi che PRIMA costituivano l’asse portante di democrazia, crescita e stabilità.
Si vergogni quella classe politica, ladra e corrotta, che ha tolto il futuro non solo ai propri figli, ma anche ai propri padri e alle proprie madri!
Ebbene Presidente, abbia la compiacenza, il senso civico, il dovere istituzionale, interpretando il sentimento di tanti italiani disperati, di proferire la parola ‘esodati’ nel Suo discorso di fine anno. Scelga Lei il tono, il timbro, il contesto e le modalità, ma citi il termine esodati! Comunque lo declinerà, non potrà che contribuire a ripristinare giustizia in questo paese allo sbando.
In fede 
Marco Querio


4 commenti:

  1. Articolo non commentabile.
    E' l'esatta verità su gli esodati.
    Bravo Marco

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  2. Complimenti Marco !!! e ' proprio quello che ogn'uno di noi avrebbe voluto dire; ci hai rappresentato tutti sotto ogni sfaccettatura nella sua totale drammatica realta'...Grazie di cuore e tantissimi AUGURI di un felice ANNO NUOVO esodata poste 17..

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  3. una volta papa Giovanni con un discorso alla radio riusci ad evitare un conflitto mondiale;perche' le suppliche delle persone penalizzate dalla riforma Fornero non riescono ad incidere sul governo italiano?

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  4. ...in piu', al carrozzone sfasciato della politica si e' aggiunto Renzi che vuol governare a colpi di " battute " ... IO NON SO DOVE SI ARRIVERA' A COLPI DI "BATTUTE" ... pero', non dimentichiamo, che ci hanno lasciato ancora un solo potere in mano ... IL VOTO ... e spero che si faccia piazza pulita di questa gente incapace e riusciamo, questa volta, a leggere bene sulla faccia dei prossimi concorrenti politici ... le capacita', l'affidabilita', l'onesta', etc.etc... senza farci influenzare dai colori, dagli stemmi e dalle casacche... (ESODATI POSTALI)

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