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mercoledì 12 febbraio 2014

Geroldi, esodati problema presente in quasi tutti paesi europei

Geroldi, esodati problema presente in quasi tutti paesi europei 
Intervista di Labitalia all'esperto: da noi cambiamenti previdenziali repentini  
11/02/2014 17:50
Bruxelles, 11 feb. (Labitalia) - "Gli esodati sono un problema strutturale delle riforme pensionistiche che esiste nella maggioranza dei Paesi europei. Per questo anche a Bruxelles si cerca di trovare vie comuni per risolverlo". A dirlo a Labitalia è Gianni Geroldi, ordinario di Scienza delle finanze alla facoltà di Economia di Parma, e docente alla Scuola superiore di economia e delle finanze di Roma, oggi a Bruxelles per una riunione con esperti di politiche previdenziali di 28 Paesi europei. "Con le riforme previdenziali che hanno interessato un po' tutta l'Europa e con il progressivo innalzamento dell'età pensionabile e la creazione di 'gradini' nell'uscita dal lavoro -spiega Geroldi- almeno 27 dei 28 Paesi europei hanno lo stesso tipo di problemi che abbiamo noi". In più, da noi i cambiamenti che hanno interessato l'età del riposo dal lavoro sono stati piuttosto repentini. "Basti pensare -ricorda Geroldi che ha lavorato come consulente di vari ministri del Lavoro- che nel 1993-1994 alla vigilia della Riforma Dini si parlava di pensionamenti per un'età anagrafica di poco più di 50 anni. E ora solo dopo 20 anni si parla di come spostare il punto del congedo pensionistico tra i 60 e i 70".Con le riforma pensionistiche, aggiunge Geroldi, "si sono creati almeno tre tipi di problemi, a seconda della categoria dei lavoratori: ci sono quelli che avevano il posto di lavoro al momento dell'entrata in vigore dello scalino previdenziale e lo hanno potuto mantenere e questo crea un po' di problemi effettivi sul ricambio occupazionale". "Ci sono poi quelli che hanno lasciato, volenti o nolenti, il posto di lavoro -sostiene Geroldi- o perché le aziende sono andate in crisi o perché hanno fatto accordi che prevedevano l'accompagnamento alla pensione tramite scivoli. E questo sono gran parte degli esodati. Ci sono poi tutte quelle persone che hanno fatto lavori come l'artigiano, il commesso in un piccolo negozio, che non godono di alcuna forma di protezione sociale e dunque neanche di accompagnamento alla pensione. E se perdono il lavoro a 52 anni si trovano senza nulla".Ora la questione non è più "stabilire il punto, la data a partire dalla quale un esodato possa dirsi tale, ma è un problema serio di costi, di risorse", dice il professore. E, oltre a trovare le risorse per gli esodati, osserva l'esperto, bisogna anche pensare a "una serie di strumenti utili a migliorare l'occupabilità delle persone adulte, come incentivi di carattere fiscale, sussidi di varia natura, implementazione del part time unito a mini pensioni, e formazione life long learning, cioè lungo tutto l'arco della vita". Ma la risoluzione del problema degli esodati, stimati in almeno 350.000, dei quali 130.000 'stabilizzati' attraverso i vari decreti, dipende anche dall'andamento economico e occupazionale. E per ora, anche con segnali di ripresa economica, l'occupazione non risale. "Se la domanda di lavoro cresce -spiega Geroldi- affrontiamo anche il problema degli esodati con più facilità. Ma in Italia si fa un gran parlare solo di produttività. E se consideriamo che il Prodotto interno lordo diviso per le persone occupate ci dà la produttività pro-capite, si capisce che se la produttività cresce tanto quanto il Pil, la crescita dell'occupazione è uguale a zero".
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1 commento:

  1. Dico ...ma questo signor Geroldi ha veramente ragione? Che mi risulti, per la prima volta nella storia la riforma fornero è stata applicata anche a coloro che il lavoro non l'avevano. Questo non è mai accaduto in passato (e speriamo non accada mai più in futuro) ....

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