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lunedì 24 marzo 2014

Cinquemila sardi dimenticati nel limbo degli esodati

Esodati, cinquemila sardi dimenticati in un limbo  
Costretti a dimettersi o collocati in mobilità. Dai metalmeccanici agli ex addetti ai servizi: drammi che nessuno riconosce
di Pier Giorgio Pinna
SASSARI. Fantasmi. Gli esodati in Sardegna sono ombre indefinibili. Vivono esistenze impalpabili. Si manifestano solo attraverso il disagio, le sofferenze, i guai familiari: quotidiane tragedie di chi non sa più come andare avanti. Spinti fuori da ciclo produttivo, non sono più lavoratori in attività e non sono ancora pensionati. Si trascinano in un limbo indistinto: impossibile persino conoscere il loro numero esatto. L’Inps regionale sostiene di non avere statistiche mirate sull’isola. E da Roma, dopo il famigerato scontro col ministro Fornero in larga misura responsabile di questo disastro sociale, i vertici dell’istituto non forniscono indicazioni precise. Così oggi si calcola che questi “ex”, precipitati in sabbie mobili insidiosissime, nell’isola siano arrivati a 5mila. La cifra, senz’altro approssimativa per difetto, si basa sull’incrocio di dati in possesso dei patronati. In realtà, un censimento circostanziato andrebbe fatto azienda per azienda, settore per settore, caso individuale per caso individuale, considerate le diversità che caratterizzano tante posizioni personali specifiche.
Categorie. Due le tipologie degli esodati. Ci sono i fuoriusciti sulla base degli accordi di mobilità firmati in aziende chiuse o in crisi. E ci sono i lavoratori che si sono dimessi volontariamente in attesa di un diritto alla pensione e che ora, mese dopo mese, vedono questa possibilità allontanarsi sempre di più.
Indigenti. Nel frattempo moltissimi sono rimasti senza mezzi di sussistenza. Nella chimica come nel settore metalmeccanico e in altri comparti. Dove la stasi dell’industria è stata all’origine di parecchie intese per “l’accompagnamento alla pensione”. Fissati tempi certi, però, con la Fornero i parametri sono saltati.
Dice Mariano Carboni, segretario regionale della Fiom Cgil: «Qualcuno alla fine è riuscito a raggiungere il traguardo, ma tanti altri sono stati penalizzati. Per esempio, tutti quelli che nel corso del 2013 hanno beneficiato della mobilità in deroga: finora hanno avuto solo 6 mesi di copertura su 12». Questioni che toccano la Bekaert (ex Bridgestone), gli esuberi alla Scaini, la Compau di Oristano, la nuorese Idea Motore e l’Ila, che nel Sulcis Iglesiente si occupava di laminati.
Niente deroghe. Così una riforma che dovrebbe portare nelle casse dell’Inps 80 miliardi in 10 anni anche nell’isola si rivela sempre più un provvedimento cinico a discapito di persone delle quali nessuno vuole ammettere neppure l’esistenza. «Ma non è un caso – sottolinea Carboni – La Fornero è stata l’unica tra tutti i ministri che negli ultimi anni non ha previsto vie d’uscita transitorie, come hanno invece fatto i suoi predecessori».
Ripartizioni. In Sardegna soltanto nel settore postale gli esodati sono ancora parecchie decine. Molti altri nel campo dell’energia, nelle telecomunicazioni (in prevalenza Telecom) e nell’agroalimentare (perlopiù da Unilever, Valriso, Inalca). Stessa situazione critica per tanti ex dipendenti di artigianato, tessile, terziario e comparti oggi quasi del tutto smantellati. «In una realtà come quella di tante città dell’isola le attività commerciali, quelle professionali o legate ai servizi sono in sofferenza: così tanti dipendenti vengono espulsi dal lavoro senza garanzie per la pensione», rilancia da Cagliari il segretario confederale della Cisl Mimmo Contu. «E la stessa condizione registriamo purtroppo in parecchie aziende d’appalto», sottolinea ancora.
La lunga lista. Ma l’elenco potrebbe proseguire con molte società controllate a livello pubblico. Dopo recenti trattative, infatti, non tutti i problemi sono stati risolti in aziende come l’Arst o in aree come quella della formazione professionale. Così, al di là dell’impegno dei sindacati, adesso la speranza per chi vuole lasciare questo limbo di dannazione è una sola: una flessibilità da parte del nuovo governo Renzi. Con l’apertura di un confronto che porti a deroghe legislative. Deroghe in grado di salvaguardare gli esodati attraverso salvataggi in extremis anche nell’isola. Una strada intrapresa in parlamento dalla commissione lavoro. Che però sembra ancora lunga. E che forse la nuova giunta regionale potrebbe contribuire ad accelerare.
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3 commenti:

  1. «Ma non è un caso – sottolinea Carboni – La Fornero è stata l’unica tra tutti i ministri che negli ultimi anni non ha previsto vie d’uscita transitorie, come hanno invece fatto i suoi predecessori».
    Probabilmente Carboni è l' unico che non l' ha capita!
    La legge sulle pensioni andava fatta decenni fa, ma nessun partito politico se n'è voluto assumere la responsabilità, e soprattutto andava bene così a tutti.
    Io sono andato in pensione a 61 anni con 40 anni di contributi: se da giovane, fossi entrato nel settore pubblico anziché privato, sarei potuto andare in pensione dopo 15 anni, 6 mesi ed 1 giorno.
    Conosco una persona, che assunta dalle poste a 16 anni, a 32 anni è andata in pensione!!!!
    Adesso, sia gli esodati e quelli che pensavano di essere prossimi alla pensione ne pagano le conseguenze.

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  2. .........e Io, invece, conosco, solo nel mio paese, una ventina e piu' di ferrovieri che sono andati in pensione a 32 anni di eta' ......." in illo tempore "

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    1. Sarebbe bello, se Damiano Carboni potesse commentare questi 2 nostri interventi, sarei veramente curioso.

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