Gli esodati con la Lega protestano in “casa” Inps
Un intoppo burocratico che potrebbe trasformarsi in un imperdonabile pastrocchio nel pastrocchio, rimandando, ancora una volta, a data da destinarsi la soluzione del caso esodati e condannando, per la seconda volta in pochi anni, alla miseria e al limbo economico e sociale i non più lavoratori e non ancora pensionati. È quello che sembra stia succedendo in queste ore negli uffici lombardi dell’Inps dove pare non si riesca a dipanare la matassa che dovrebbe permettere agli esodati lombardi di avere accesso prima alla mobilità in deroga e successivamente alla pensione. «Il ministero ha detto sì, la Regione ha detto sì, e all’inps, dove non devono decidere niente, ma solo eseguire si è formato un collo di bottiglia», lamentano i manifestati di via Pola, a pochi passi da palazzo Lombardia, dove c’è una delle sedi Inps del capoluogo. Lì, ieri mattina, una cinquantina di esodati, insieme ad alcuni dirigenti della Lega nord s sono dati appuntamento per farsi sentire, e armati di bandiere e striscioni, dare avita a una manifestazione pacifica sì, ma anche irremovibile. Al loro fianco il segretario nazionale del partito Matteo Salvini e il consigliere regionale Pietro Foroni. Il gruppo, che si è presentato di fronte alla sede Inps di buon mattino, contava, tra gli altri, anche quattro esodati lodigiani, in arrivo da Casale, Turano, San Rocco e Santo Stefano Lodigiano. Di loro, il signor Alessandro è quello che ha più voglia di parlare anche se non sorride mai: «Ho lavorato alla Unilever per una vita, poi nel 2011 mi hanno detto vai via, fai spazio a un giovane e ti paghiamo quello che ti manca per andare in pensione. Poi è successo quello che è successo e io sono rimasto in mezzo: o pago io per andare in pensione, oppure rimango senza lavoro e senza pensione». Come lui, in tanti, ma la terza via però c’è. O almeno ci sarebbe, dicono dalla Lega: «Regione Lombardia è riuscita a portare a casa un accordo - spiega il segretario Salvini - in cui si permette agli esodati di arrivare alla mobilità in deroga e in questo status di accedere poi alla pensione. Ma per un intoppo di pura burocrazia è tutto fermo». «Abbiamo il placet del ministro del Lavoro, ma manca la parte operativa che dovrebbe completare Inps, ma l’operazione è a un punto morto» conferma Pietro Foroni, che con alcuni esodati è stato ricevuto dalla dirigenza della sede di via Pola. «Personalmente voglio essere ottimista, e sperare che tutto si chiuda in fretta e bene» conclude l’ex presidente della Provincia di Lodi. E c’è da sperare che abbia ragione, o per il signor Alessandro e gli altri esodati come lui si chiuderanno definitivamente le possibilità di avere la pensione in tempi ragionevoli.
luciana grosso
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