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mercoledì 30 aprile 2014

Scivolo di 5 anni, nuova legge Renzi-Poletti allo studio.

Esodati: scivolo di 5 anni nuova legge Renzi-Poletti allo studio. Età, requisiti e condizioni
Scivolo per pensionamento esodati, Apa, nuovo prestito e prepensionamenti: nuove soluzioni per chi rischia di restare senza pensione e reddito. La situazione 
Sono ormai settimane che il ministro Giuliano Poletti lo ha annunciato, dicendo: “Stiamo lavorando a una soluzione strutturale per gli esodati” e confermando il tavolo tecnico, che riunirà Inps, Commissioni bilancio e Lavoro e Ministero del Lavoro, il prossimo 7 maggio, per studiare interventi e possibili soluzioni definitive  per coloro che rischiano di rimanere senza pensione e senza stipendio. Da tempo ormai, forse troppo, si susseguono promesse in merito e soluzioni che in realtà non vengono messe in pratica, come le tutele già stabilite dai precedenti governi ma che finora sono effettivamente state erogate solo ad una piccolissima minoranza di questo grande esercito di persone.
Migliaia e migliaia di loro attendono ancora di sapere quale sarà il loro futuro, e per una situazione nata non dalla loro negligenza, quanto piuttosto da errori dell’ex ministro Fornero compiuto al momento della definizione della sua legge previdenziale. Ora tocca a lavoratori e nuove forze politiche rimediare a tale gravità e si spera possa essere la volta buona. E il governo è al lavoro per “mettere a punto uno scivolo di 5 anni che consenta di collegare la condizione degli esodati al pensionamento. Questa è un'operazione che ha dei costi, quindi la discussione che stiamo facendo è costruirla tecnicamente bene. Bisogna fare una regola generale che dice tutti quelli che arrivano a queste condizioni possono avere questo tipo di trattamento” ha spiegato Poletti.
Allo studio del governo anche benefici economici per chi assume coloro che hanno superato i 50 anni: “Stiamo lavorando ad un'idea di contratto di reinserimento che garantisca alle imprese un vantaggio economico significativo a chi assume persone avanti con l'età che hanno perso il lavoro”. Ma non solo: la risposta alla questione esodati, insieme ai prepensionamenti della Madia per il settore pubblico, potrebbe essere l’Apa, Assegno di pensione anticipata.
Destinato a tutti,  lavoratori pubblici e privati, si tratta di un assegno temporaneo che potrà essere erogato solo se in possesso di determinati requisiti come l’aver raggiunto i 63 anni e tre mesi di età e 36 anni contributivi o 62 anni e tre mesi di età e 37 anni di contributi; essere titolari di disoccupazione e non di altri trattamenti pensionistici o di prestazioni di invalidità o di altre indennità. La cifra da corrispondere mensilmente dovrebbe essere di 760 euro, da restituire poi una volta maturati i requisiti pensionistici attualmente richiesti attraverso detrazioni di circa 50, 70 euro al mese sull’assegno finale.
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martedì 29 aprile 2014

Polverini (FI): non solo un tavolo burocratico

Esodati, Polverini (FI): Non trattare vicenda come mero problema burocratico


- 28 aprile 2014
“Il Ministro Poletti sta trattando la vicenda dei lavoratori esodati come un problema burocratico al quale dedicare un tavolo - per di più zoppo, perché precluso ai rappresentanti degli interessati – invece che come un autentico dramma da affrontare con urgenza e risorse economiche, o quantomeno competenze, adeguate.” Così in una nota la deputata Renata Polverini(FI), Vice Presidente della Commissione Lavoro. “L’ipotesi alla quale il Ministro sta facendo lavorare i tecnici del Welfare, l’APA , assegno di pensione anticipata, rappresenta un vergognoso espediente per prendere tempo e continuare a calpestare i diritti acquisiti di centinaia di migliaia di lavoratori.

"E’ impensabile, infatti - continua Polverini - , che si possa creare all’interno di un gruppo di lavoratrici e lavoratori ridotti sul lastrico dalla riforma Fornero, una categoria di serie B – qui, infatti, la serie A non esiste neppure a titolo di esempio – che in qualche modo e dopo tante lotte è in fase di “salvaguardia”, e una di serie C che si vedrebbe corrispondere una sorta di assegno sociale che, nel migliore dei casi, non dovrebbe superare i 750 euro al mese. Chiediamo al Governo ed al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, di non continuare a giocare sulla pelle di trecentocinquantamila famiglie e di dare una corsia preferenziale, in Parlamento, alle proposte di legge che restituiscono flessibilità alla legge sulla previdenza risolvendo così, per sempre e alla radice, il problema degli esodati.”
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domenica 27 aprile 2014

Via alla quinta salvaguardia: perplessità da INCA siracusana

Siracusa, Al via la quinta salvaguardia per gli esodati, ma Carnevale (Inca-Cgil) manifesta perplessitàSiracusa, Al via la quinta salvaguardia per gli esodati, ma Carnevale (Inca-Cgil) manifesta perplessità
26 Aprile 2014
Il ministero del lavoro nella circolare n. 10/2014 ha autorizzato il quinto contingente di 17.000 esodati a presentare le domande all'Inps entro il 16 giugno prossimo, da parte dei lavoratori.
Ecco la lista dei soggetti che rientrano nel contingente:
-ex lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria prima del 4 dicembre 2011;
-ex lavoratori in mobilità ordinaria al 4 dicembre 2011;
- ec lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria prima del 4.12.11, ancorché al 6.12.11 non abbiamo un contributo volontario accreditato o accreditabile.

Devono invece presentare la domanda alla direzione territoriale del lavoro entro il 16 giugno p.v. i lavoratori:
-il cui rapporto si è risolto entro il 30.6.2012 in ragione di accordi individuali o di accordi di incentivo all'esodo entro il 31.12.2011;
-il cui rapporto si è risolto dopo il 30.6.2012 ed entro il 31.,12.2012 in ragione di accordi individuali o di accordi di incentivo all'esodo stipulati entro il 31.12.2011;
-il cui rapporto sia cessato per risoluzione unilaterale tra il 1.1.2007 e il 31.12.2011.
Fin qui l'aspetto tecnico-procedurale della questione.Nella provincia di Siracusa, la quinta salvaguardia potrebbe interessare circa 120 lavoratori,anzi ex lavoratori.
Ma è un conteggio puramente ipotetico che ormai non ha alcun senso- afferma Salvo Carnevale, Direttore Provinciale Inca-Cgil di Siracusa-  visto come appare evidente che la questione sia completamente scappata di mano. Si continuano a decretare piccole-medie-grandi pseudo sanatorie a poco piu' di 3 anni dal disastro della legge Monti-fornero che ha prodotto totale incertezza psico-economica ai nuovi disoccupati anziani ( non ci facciamo mancare assolutamente nulla, visto che non ci 'accontentavamo' delle insopportabili percentuali di disoccupazione giovanile.
Quindi rinunciamo a far numeri precisi, anche perchè non crediamo vi sia nessuno ormai in grado di misurare il fenomeno nella provincia di Siracusa e in Italia. Sappiamo solamente che i requisiti sono talmente ostici che addirittura siam ben al di sotto delle cifre stanziate e poi utilizzate per affrontare il fenomeno, ed ancora siamo in fase di elaborazione ipotetica dei numeri che riguardano la terza e la quarta salvaguardia. Insomma- conclude Carnevale-  un disastro all'italiana che ci lascia una sola certezza: rinunciamo a chiamarli esodati visto che si tratta ormai di veri e propri disoccupati.

Soluzioione strutturale sarà con l'APA?

La creatività dei politici si sbizzarrisce con invenzioni le più creative. Dai "paletti" della fornero alla ...carota di Poletti. E noi rimaniamo con il cerino in mano ...
BASTA CON QUSTE FREGATURE, DATECI LA NOSTRA PENSIONE!

Giuliano Poletti (foto Olycom)Esodati: ecco il piano per la soluzione «strutturale». In arrivo l’«Apa», l’Assegno pensionistico anticipato
di Raffaele Marmo
Tutti i dettagli dell'ipotesi di «prestito previdenziale» alla quale stanno lavorando i tecnici del Welfare e dell'Inps: anticipo di tre-quattro anni rispetto alla pensione di vecchiaia; importo dell'assegno a 760 euro mensili; restituzione con trattenute sulla rendita ordinaria di 50-70 euro al mese.
Il ministro Giuliano Poletti l’ha annunciato e ripetuto anche in queste ore: «Stiamo lavorando a una soluzione strutturale per gli esodati». In realtà, al tavolo tecnico-politico che il titolare del Welfare ha avviato, c’è in gioco qualcosa di più di un intervento per coloro che sono rimasti o che rischiano di restare nei prossimi anni senza stipendio e senza pensione e per di più fuori dalle molteplici operazioni di salvaguardia avviate dal 2012 a oggi. C’è in ballo una vera e propria modifica sperimentale della riforma Fornero, che qui anticipiamo, destinata a introdurre un meccanismo di flessibilità necessaria per fronteggiare gli effetti più drammatici prodotti dal riassetto del Governo Monti nel contesto della crisi più grave del Dopoguerra.
A mettere a punto il progetto, per conto del ministro, è stata la tecnostruttura dell’Inps. E la soluzione ipotizzata ha già un nome: si dovrebbe chiamare «Apa», Assegno di pensione anticipata. Vediamo, allora, come dovrebbe funzionare nell’ipotesi predisposta.
Si prevede, in particolare, che in via sperimentale fino al 31 dicembre 2017, per i lavoratori dipendenti del settore privato, sia possibile percepire un assegno temporaneo fino al perfezionamento del diritto alla pensione di vecchiaia con i nuovi requisiti, con successiva restituzione da parte del pensionato della somma complessivamente percepita. L’assegno verrebbe concesso in presenza dei seguenti requisiti: stato di disoccupazione; non titolarità, ovviamente, di trattamenti pensionistici o di prestazioni di invalidità o di altre indennità, come quelle a carico dei fondi di solidarietà di settore. Non basta: l’interessato dovrebbe aver raggiunto anche le seguenti soglie minime: 63 anni e tre mesi di età e anzianità di 36 anni oppure 62 anni e tre mesi di età e anzianità di 37 anni. E nello stesso tempo l’importo della pensione già maturata alla data della domanda non dovrebbe essere inferiore a 2 volte l’importo del trattamento minimo Inps (pari a circa 1.000 euro nel 2014). A conti fatti, l’anticipo della pensione «normale» - oggi ottenibile a almeno 66 anni e tre mesi per gli uomini - sarebbe di tre o quattro anni.
L’assegno anticipato, incompatibile con indennità di mobilità o di disoccupazione, dovrebbe essere pari, come configurato nel progetto, a 1,7 volte l’importo dell’assegno sociale: per il 2014 l’ammontare si aggirerebbe, insomma, intorno a 760 euro mensili per tredici mensilità.
Al raggiungimento dei requisiti «normali», l’assegno anticipato si trasformerebbe nella ordinaria pensione di vecchiaia, calcolata secondo le regole generali, ma decurtata di una quota, deducibile ai fini Irpef, determinata convertendo in rendita la somma degli assegni erogati, con lo sconto, però, dell’eventuale importo non corrisposto per le prestazioni di sostegno del reddito. A conti fatti, secondo le prime simulazioni, la trattenuta sulla pensione piena, una volta conquistata, potrebbe aggirarsi tra i 50 e i 70 euro mensili, con un’incidenza percentuale sulla rendita compresa tra il 2 e il 4 per cento circa.
L’onere dell’operazione per le casse pubbliche sarebbe coperto, in larga parte, sia dal minor ricorso alle prestazioni di sostegno al reddito sia, nel caso di esistenza di un rapporto di lavoro in atto, dalla partecipazione dell’azienda che si traduce nel versamento all’Inps di contributo una tantum pari 18 mensilità dell’importo dell’assegno anticipato. La stesse imprese, però, potrebbero ripagarsi il «costo» con minori contributi per gli ammortizzatori sociali e con un risparmio su eventuali incentivi all’esodo.
Di seguito una tabella esplicativa con tre casi-tipo.

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venerdì 25 aprile 2014

Prima del "tavolo" voluto da Poletti, la Rete dei comitati scrive...


Nel corso dei 3 incontri ottenuti dalla Rete dei Comitati degli "Esodati" nel corso delle 4 giornate dei presidi a Roma del 9, 14,15 e 16 aprile, (Sottosegretario al MEF Baretta, Presidente della Commissione Lavoro della Camera Damiano e Ministro del Lavoro Poletti) è emersa la decisione del Governo di voler, entro il 2014, risolvere STRUTTURALMENTE, il dramma degli "esodati". Baretta e Poletti ci hanno informato della costituzione di un "tavolo" (composto dai Governo, INPS, RGS e Commissioni Lavoro di Camera e Senato) che avrebbe verificato e certificato i nostri numeri, le coperture finanziarie ed elaborato una ipotesi legislativa di soluzione del problema partendo dalla PDL 224-727 e collegate ritenuta una buona base di partenza.

I lavori del tavolo inizieranno questa settimana e ci hanno assicurato che termineranno entro il mese di maggio. In quelle sedi abbiamo richiesto di essere coinvolti, come Rete dei Comitati, nei lavori del "tavolo" nel quale (Poletti) saremo sentiti nelle forme che decideranno.

Stanti le diverse e controverse posizioni di esponenti del Governo in merito alla soluzione che sarà adottata, la Rete dei Comitati ha ritenuto opportuno trasmettere, ieri, l'allegato documento al fine di chiarire le posizioni degli "esodati" in merito al lavoro che si prospetta verrà fatto dal "tavolo". 


La RETE degli esodati scrive a: 
Presidente del Consiglio dott. Matteo Renzi
Sottosegretario alla Presidenza on. Graziano Del Rio
Ministro dell’Economia e delle Finanze dott. Pier Carlo Padoan
Sottosegretario al Ministero Economia e Finanze on. Pier Paolo Baretta
Ministro del Lavoro dott. Giuliano Poletti
Presidente Commissione XI Lavoro della Camera on. Cesare Damiano
Presidente Commissione Lavoro del Senato sen. Maurizio Sacconi
 
Signori Presidenti, signori Ministri e Sottosegretari,
la” Rete dei Comitati degli Esodati” fin dall’inizio di questo dramma sociale, dovuto ad un oramai evidente e riconosciuto errore di valutazione nell’introduzione dell’art. 24 della L. 214/2011, si è posta come affidabile interlocutore con le Istituzioni producendo, al riguardo della cosiddetta “riforma” previdenziale Fornero,  documenti ed analisi sotto il profilo sia degli effetti sociali sia delle contraddizioni legislative che sfociano in autentica discriminazione. Non riteniamo di doverci dilungare qui oltre riguardo a tali effetti, poiché da oltre 2 anni siamo da voi conosciuti per la nostra attività anche di supporto sul territorio.
L’ultimo incontro della Rete con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, nella persona del Sottosegretario Baretta lo scorso 9 aprile[1], le dichiarazioni pubbliche del Ministro del Lavoro Poletti il giorno successivo (“la discussione che stiamo facendo è per costruirla - la soluzione n.d.r. -  tecnicamente bene per evitare di riprodurre i problemi”) e le dichiarazioni dell’on. Damiano, nonché le decisioni prese dalla Commissione Lavoro della Camera da questi presieduta, firmataria della PdL 224 e collegate, nella seduta del giorno 8 aprile scorso di sospendere la trattazione della PdL per la formazione annunciata di un “tavolo tecnico” con il Governo,  l’INPS e la Ragioneria dello Stato, anche nell’ottica dei precedenti propositi espressi alla Rete dalla Presidenza del Consiglio, se davvero sinceri ed onesti, ci inducono a ritenere che sia giunta al termine la stagione ormai biennale di omertà e tentativi di tacitare la lotta degli “Esodati”.
Non possiamo che esserne lieti, aprendoci alla speranza, ma prudenti finché non si raggiungano TUTTI i risultati che ci attendiamo dalla nostra lotta.
La Rete fin dal settembre del 2012 ha prodotto, e continuamente revisionato seguendo l’introduzione delle ulteriori salvaguardie, il suo dossier “Drammi individuali e disagio sociale: la riforma Fornero delle pensioni”[2]. In esso sono analizzate le palesi discriminazioni a parità di diritto ed individuato con chiarezza, condivisa poi da tutte le Istituzioni e dai Parlamentari, la causa fondamentale che ha prodotto il dramma “Esodati”, individuandola nell’assenza di transitorio adeguato all’introduzione delle norme, violando così un chiaro principio, sempre applicato nelle riforme delle pensioni sia in Italia che in Europa e definito necessario anche dalla nostra Corte Costituzionale che ha parlato di “diritto alla sicurezza sociale” [3] garantita dallo Stato.
Infatti risulta indifendibile, sotto tutti i profili, l’applicazione istantanea di modifiche alle norme pensionistiche, non tenendo così conto dell’attesa del Cittadino prossimo al termine della vita lavorativa, dopo aver versato regolarmente tutti i contributi, come anche la Suprema Corte ha ricordato più volte.
Questo aspetto di sottrazione illegittima del Diritto si è palesato per coloro che erano senza lavoro, in età avanzata e senza speranza di rientro nei cicli produttivi, non solo come mera “violazione del patto” ricordato dall’allora Presidente del Consiglio Letta alle Camere al suo insediamento ma soprattutto come condanna all’indigenza e totale abbandono da parte dello Stato!
E’ per questo che, con lo spirito di collaborazione che ci ha sempre contraddistinto e nell’immediatezza della convocazione dell’annunciato “tavolo tecnico” a cui siederanno il Governo, con il Ministero dell’Economia e con quello del Lavoro, le Commissioni Lavoro di Camera e Senato, l’INPS e la Ragioneria dello Stato al fine di ottenere il doppio risultato di rendere pubblici i numeri dei soggetti esodati e di dettare la norma di salvaguardia strutturale che il Governo ed il Parlamento condivideranno, vogliamo ricordare la richiesta normativa chiara e forte della “Rete” per la soluzione strutturale e definitiva del dramma “Esodati” [4]:
la equa salvaguardia sia garantita a tutti coloro che abbiano i seguenti 2 semplici requisiti (senza alcun “paletto” restrittivo e lotteria):
1.       Non essere più occupati al 31.12.2011 per avvenuta risoluzione contrattuale a qualsiasi titolo, oppure avere entro quella data sottoscritto accordi collettivi o individuali che come esito finale prevedano il futuro licenziamento.
2.       Maturare il requisito pensionistico con le previgenti norme entro il 31.12. 2018.”

Se nelle ultime dichiarazioni pubbliche il Ministro Poletti ha citato l’ambiguo termine “scivolo”, per evitare qualsiasi equivoco la “Rete” urla con chiarezza la necessità di ripristinare un Diritto per cui tutti dovranno essere salvaguardati rispetto all’applicazione delle regole introdotte dalla “manovra” Fornero e non con alternative di tipo assistenziale.
Prima di addentrarci nell’analisi delle platee da “perimetrare” ci preme sottolineare con chiarezza che riterremo incompleto e discriminatorio qualsiasi tentativo di soluzione che non permetta la maturazione  della pensione con le norme previgenti  ai soggetti che presentino  entrambi i requisiti di definizione di “esodato” sopra esposti.
Preliminarmente occorre chiarire che in nessun caso il mancato riconoscimento di un Diritto può essere giustificato da motivazioni di tipo economico (anche questo è chiaramente espresso in diverse sentenze della Corte Costituzionale) anche in considerazione di una semplice ragionamento: la “manovra” Fornero ha commesso un errore palese riconosciuto oramai universalmente che ha generato il dramma “Esodati”:   lo Stato, non considerando le persone cui con una norma previdenziale priva di transitorio avrebbe illegittimamente negato il diritto a pensione, approvando quella “riforma” ha commesso un errore di  valutazione considerando di poter ottenere un risparmio sulla spesa previdenziale superiore a quello che avrebbe dovuto effettivamente calcolare se la sua “riforma” fosse stata caratterizzata da una giusta ed equa valutazione dei drammatici effetti  che essa ha poi causato, e da ciò consegue che è dello Stato l’esclusiva responsabilità di trovare la copertura per il minore risparmio[5] che si produrrà con la “riforma” Fornero  a causa della restituzione del Diritto agli “Esodati” di approdare alla pensione con le regole previgenti! Mettere in chiaro i concetti aiuta ad capire senza ambiguità e con trasparenza la reale scelta politica che ogni forza parlamentare  fa e come intende il rapporto Stato-Cittadino. Perché rispondere correttamente ed onestamente alla domanda di giustizia degli “Esodati” darà sicurezza a tutti i Cittadini, comprese le propagandate giovani generazioni che non potrebbero che dubitare delle promesse di una Politica che non è in grado di mantenere nemmeno il patti sociali sottoscritti!
Al fine di evitare il ripetersi delle goffe rappresentazioni pubbliche, spesso rimediate nelle risposte ad interrogazioni parlamentari sul merito, riteniamo di dover qui contribuire con gli specifici quesiti sulla  quantificazione degli “Esodati” a cui l’INPS deve rispondere, non potendo sottrarsi ai suoi doveri,  insieme con il Governo al fine di definirne infine il numero, stabilito che il principio di individuazione generale è quello sopra ricordato e che devono essere pubblicati i numeri  di ogni singola platea individuata, separati per “genere”, su base “anno di maturazione del requisito pensionistico”, per gli anni che vanno dal 2012 al 2018. Solo in questo modo la RGS potrà valutare correttamente l’onere annuale.
I quesiti sono espressione diretta di tutte le analisi e indicazioni riportate nel nostro Dossier, e quindi di oltre 2 anni della nostra lotta e della nostra esperienza conoscitiva delle problematiche in gioco!
1.       Quanti sono i lavoratori posti in mobilità [6], a seguito di cessazione dal lavoro entro il 31/12/2012,  sulla base di accordi sottoscritti entro il 31/12/2011in qualsiasi sede, anche non governativa, che con le vecchie regole avrebbero maturato il diritto alla pensione entro il 2018, indipendentemente dal fatto che la maturazione del requisito pensionistico  avvenga entro la fine della mobilità [7], considerando anche l’eventualità che il requisito pensionistico possa essere raggiunto con  contribuzione volontaria[8] ?
2.       Quanti sono i lavoratori posti in mobilità, a seguito di cessazione dal lavoro a partire  dal 1/1/2013, sulla base di accordi sottoscritti entro il 31/12/2011 in qualsiasi sede, anche non governativa [9], che con le norme precedenti avrebbero maturato  il diritto al pensionamento entro la fine della mobilità?  E quanti sono i lavoratori previsti dagli accordi di mobilità che chiudono esauriscono il loro effetto oltre il 31/12/2012[10]? Qual è la data massima prevista per la cessazione dal lavoro di tali lavoratori?
3.       Quanti sono i lavoratori collocati in mobilità lunga prima del 31/12/2011, con accordi regolarmente notificati all’INPS[11] e che maturano il requisito pensionistico entro il 2018, indipendentemente dalla fine della mobilità?
4.       Quanti sono i lavoratori Autorizzati alla Contribuzione Volontaria, alla data del 31/12/2011 e senza lavoro a tempo indeterminato alla stessa data e successivamente ad essa,  per i quali, sulla base delle norme precedenti alla cosiddetta riforma Fornero e con la previsione di versamento dei relativi contributi, sarebbe avvenuta la maturazione del diritto ala pensione entro il 2018[12] ?
5.       Quanti sono i titolari di prestazioni straordinarie a carico dei fondi di solidarietà di settore di cui all'art. 2, comma 28, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, nonché i lavoratori per i quali sia stato previsto da accordi collettivi stipulati entro la medesima data il diritto di accesso ai predetti Fondi di solidarietà ?
6.       Quanti sono i lavoratori licenziati con accordi individuali o collettivi sottoscritti entro il 31/12/2011  con procedure diverse da quelle considerate nei punti precedenti, e cessati alla data del 31/12/2012, e non più reimpiegati con contratti a tempo indeterminato, che con le vecchie regole avrebbero maturato il diritto alla pensione entro il 2018, considerando anche l’eventualità che il requisito pensionistico possa essere raggiunto con  contribuzione volontaria ?
7.        Quanti sono i lavoratori licenziati unilateralmente[13] o per fallimento aziendale o simili, cessati alla data del 31/12/2011, comunque non autorizzati alla contribuzione volontaria alla medesima data[14]  e non più reimpiegati con contratti a tempo indeterminato, che con le vecchie regole e considerando la contribuzione raggiunta al momento della cessazione avrebbero maturato il diritto alla pensione entro il 2018 ?
Ottenute le risposte numeriche per  ognuna delle categorie sopra riportate sarà sufficiente sottrarre il numero di salvaguardati identificati dalle norme di deroga finora introdotte (sinteticamente riportate nella tabella seguente) per ottenere il numero delle persone da salvaguardare con il provvedimento strutturale annunciato.
·          Riepilogo salvaguardati al 20.12.2013


SalvaItalia 2012 + Mille-proroghe
2013
Spending Review 2012
Legge di Stabilità 2013
legge 28 ottobre 2013,
n. 124
D.L. 31 Agosto 2013,
n. 101
Legge di Stabilità 2014
TOT
Lavoratori collocati in MOBILITA’ ORDINARIA
25.590
40.000
1.800



72.610
Lavoratori collocati in MOBILITA’ LUNGA
3.460




Lavoratori collocati in MOBILITA’ IN DEROGA


760



Lavoratori  collocati in MOBILITA’ ORDINARIA che  non perfezionano il requisito pensionistico entro il termine della mobilità





1.000
Lavoratori titolari di prestazione straordinaria a carico di FONDI DI SOLIDARIETA’ DI SETTORE
17.710
1.600




19.310
Lavoratori autorizzati alla PROSECUZIONE VOLONTARIA DELLA CONTRIBUZIONE
10.250
7.400
2.440


15.900
35.990
Lavoratori in ESONERO DAL SERVIZIO
950



778

1.728
Lavoratori in congedo per ASSISTENZA FIGLI DISABILI
150


2.500


2.650
Lavoratori CESSATI in ragione di ACCORDI INDIVIDUALI
6.890
6.000
5.130


400
18.920
Lavoratori CESSATI in ragione di ACCORDI COLLETTIVI


500
Lavoratori LICENZIATI unilateralmente



6500

5.200
11.700
TOTALE
65.000
55.000
10.130
9.000
778
23.000
162.908


Si vogliono infine qui riprendere alcune delle considerazioni già ampiamente esposte dalla “Rete” presso tutte le Istituzioni, al fine di contribuire anche ad una più precisa e congruente valutazione dei costi.
Perciò torniamo a segnalare che la Ragioneria Generale dello Stato nelle sue valutazioni, sia nella relazione tecnica della L. 214/2011 art. 24 sia in successive valutazioni (come per l’art. 22 della L. 135/2012), commette errori palesi, in particolare:
·         Nel calcolo del numero annuo di pensionamenti di vecchiaia per le donne "in relazione alla maturazione dei requisiti minimi dal 1/1/2012” (relazione p. 47) vengono valutati in maniera errata i risparmi ottenuti dalla riforma poiché in realtà il presunto differenziale tra quanto previsto dalla normativa previgente e quella prevista  dall’art. 24 L. 214/2011” (ovvero l’anticipo dal 2014 al 2012 dell’incremento delle età di pensionamento per le donne) non tiene assolutamente conto che per la progressione di età espressa nella “riforma” non sarà possibile per una donna, al limite del 60° anno di età al 31/12/2011, andare in pensione prima di 7 anni. Ovvero per 7 anni non potranno esserci donne che possano maturare il diritto pensionistico per vecchiaia con le norme Fornero e se ne esistono esse non potevano che averlo già maturato prima del 31/12/2011.
·         Errore nella stima dell’incremento dell’anzianità contributiva per le pensioni di anzianità indipendente dall’età anagrafica (gli ex 40 anni di contributi) valutato in 1 anno per i lavoratori dipendenti invece che nel più corretto 2 anni e 3 mesi, poichè ai 2 anni previsti per gli uomini dalla legge (che maggiormente utilizzano questa modalità con le precedenti norme) si somma immediatamente l’aumento per l’aspettativa di vita.
·         Il posticipo medio della pensione di anzianità per Quota (p. 50-51) viene valutato, ai fini del calcolo del risparmio in 2,5 anni. Tale dato di base per la valutazione del risparmio pensionistico è chiaramente errato poiché basta pensare che la norma ha abolito del tutto tale tipo di pensione per cui il soggetto o andrà in pensione con la “anticipata” con oltre 42 anni di contributi oppure andrà con la “pensione di vecchiaia” ad oltre 67 anni. In considerazione del fatto che i requisiti di quota erano fissati in 61 anni di età e 36 di contribuzione appare evidente che in entrambe le ipotesi di percorso pensionistico il posticipo è almeno di 6 anni, ovvero quasi il triplo di quanto ipotizzato dalla RGS.
·         Infine facciamo notare le palesi incongruenze, mai motivate nonostante le richieste, tra i valori delle pensioni medie annue valutate dalla Ragioneria Generale dello Stato e quelle valutate dall’INPS[15], le prime più alte delle seconde. Le differenze non sono da poco palesando scostamenti anche superiori al 30% per cui, tenendo conto che la stima della RGS è sempre superiore a quella dell’INPS, nell’ipotesi di una stima di costo di 10 Miliardi, esposta in una relazione della RGS allegata ad una proposta di legge per la salvaguardia di “Esodati”, potrebbe essere sovradimensionata di ben 3 Miliardi.
In conclusione, chiediamo fermamente a tutti voi un immediato intervento legislativo risolutivo e strutturale che chiuda questa vergogna nazionale sia per come è originata sia per come è stata fin qui gestita. Vi ricordiamo che già dal 1/1/2013 molte famiglie si trovano alla disperazione per cui non c’è più tempo. Dovete dare priorità assoluta all’intervento anche con corsie preferenziali all’iter approvativo delle due Camere oppure direttamente con Decreto Legge urgente.
Dopo tre anni di occultamento dei dati, nonostante le continue richieste del Parlamento e degli “Esodati”,  ci aspettiamo la ufficializzazione dei numeri in pochi giorni e l’approvazione della norma strutturale, che sia esclusivamente la restituzione del diritto con le norme precedenti alla riforma “Fornero” entro le prossime elezioni europee!
Per la “Rete” dei Comitati degli Esodati, Mobilitati, Contributori Volontari, ”Quindicenni”, Donne ESMOL, Esonerati Pubblica Amm.ne, Fondi di Settore e Licenziati senza tutele

Francesco FLORE  -  Tel  0784 203888  -  3389976878 (email: comitatiesodatinrete@gmail.com)   


[1] Allegato resoconto dell’incontro con il Sottosegretario Baretta
[2] Allegato Dossier
[3] Si veda al proposito la sentenza n. 822/1988
[4] Dossier pag. 13
[5] Il “minore risparmio”sulla spesa previdenziale di cui si parla sarà comunque sempre maggiore dei 43 Mld di Euro inizialmente calcolati dalla RGS per il periodo 2012-2021 e poi coretto dal “Rapporto attuariale INPS 2013” che ha ricalcolato tale risparmio in oltre 81 Mld di Euro per lo stesso periodo.
[6] Si fa osservare che per i lavoratori in mobilità risulta palesemente illogico il riferimento all’esistenza di un accordo, poiché la procedura della L. 223/1991 non prevede necessariamente l’esistenza di un accordo con il sindacato ne’ che la sua mancanza  blocchi la procedura di mobilità che si conclude con il licenziamento ! Pertanto occorre che siano salvaguardati tutti i lavoratori la cui azienda HA ATTIVATO una procedura di mobilità entro il 31/12/2011.
[7] I soggetti appartenenti alla platea connessa alla dichiarazione di cui alla lettera a) del comma 14 art. 24 della L. 214/2011 non possono essere limitati entro la fine della mobilità poiché con le norme previgenti, ovvero al momento della sottoscrizione degli accordi, essi non subivano alcun reale danno dall’accettare il licenziamento, o meglio il danno personale era correttamente valutato dal soggetto.
[8] E’ stato provato dalla “Rete” direttamente al dott. Nori che gli Uffici INPS si sono resi colpevoli di aver impedito la salvaguardia ai lavoratori in mobilità che avevano richiesto, per coprire il periodo tra la fine mobilità e la maturazione della pensione, l’Autorizzazione alla Contribuzione Volontaria negando la possibilità di fare domanda prima della fine mobilità, in violazione della stessa circolare 50/2008 dell’INPS. Su questo sono state fatte anche interrogazioni parlamentari a firma on. Gnecchi
[9] Si tratta dei soggetti di cui alla lettera a) dell’art. 22 della L. 135/2012 (spending review) per i quali attualmente esiste il vincolo discriminatorio che l’accordo debba essere stato sottoscritto in sede Governativa, mentre la Legge 223/1991 (legge di mobilità) non distingue alcunché in merito alla sede di sottoscrizione, ma trattasi di mera differenza procedurale in funzione della dislocazione territoriale delle sedi degli stabilimenti dell’azienda denunciante esuberi
[10] Tutte le informazioni sono note all’INPS in base alle procedure di attivazione dei processi di mobilità a norma della L. 223/1991
[11] Vogliamo qui ricordare che tali soggetti erano già coperti con le norme previste dall’art. 1 comma 1189 dalla legge 27 dicembre 2006 n. 296 (finanziaria 2007) e conseguente direttiva del 25 gennaio 2007 del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale (criteri per l’applicazione dell’ art.1 comma 1189 L. 296/2006) e del decreto del 2 maggio 2007. Perciò la copertura economica doveva già esistere e le risorse essere impiegate per ulteriori salvaguardie.
[12] Sono da escludere dal conteggio soltanto coloro che hanno ripreso un’attività dipendente con contratto a tempo indeterminato
[13] Per “unilateralmente” si intende anche la possibilità di dimissioni del lavoratore, ricomprendendo in tal modo anche i  soggetti rientranti nelle deroghe dall'articolo 2, comma 3, lettera a), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503.
[14] I Licenziati unilaterali autorizzati alla contribuzione volontaria ante 31/12/2011 sono già ricompresi nel punto 4 come “contributori Volontari” a tutti gli effetti