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sabato 30 agosto 2014

Nessun contributo pro esodati

esodati-decreto-forneroQuota 96 in piazza per la pensione. Nessun contributo pro esodati
Oggi la manifestazione Quota 96. Poletti smentisce le voci sul prelievo  
Dopo settimane di illazioni e ipotesi su contributi e prelievi dalle pensioni medio alte, è arrivata la rassicurazione del ministro del Lavoro: non ci sarà alcuna sorpresa “autunnale” per coloro che usufruiscono di assegno previdenziale.
Nelle scorse settimane, si era scatenata la bufera dopo le dichiarazioni dello stesso ministro Poletti al Corriere della Sera, dove aveva avanzato l’ipotesi di introdurre un contributo di solidarietà a favore degli esodati presenti e futuri.
A fornire queste risorse extra alle casse dello Stato già dissestate, sarebbero stati chiamati, nella visione del ministro, i pensionati più fortunati, a cominciare dalle pensioni d’oro per scendere, fino a una quota imprecisata, a quelle d’argento e ancora più giù. Tra le ipotesi uscite nei giorni scorsi, infatti, si era parlato anche degli assegni da tremila euro lordi, che avrebbe allargato sensibilmente la platea di coloro a cui sarebbe stato richiesto il contributo di solidarietà verso coloro che il welfare, invece, ha lasciato a piedi.
Ieri, però, nel corso del suo intervento a Rimini, al Meeting di Comunione e Liberazione, Poletti, ex uomo delle cooperative emiliane, ha rassicurato tutti i pensionati d’Italia, negando ogni possibilità di prelievi o nuovi balzelli a cui attingere risorse.
“Avevo detto una cosa che credo normale - si è difeso Poletti - che ci vuole anche un atto, o la possibilità di avere un atto, di solidarietà nel sistema previdenziale. Che bisognerebbe trovare un modo per gestire insieme equità e crescita”.
Dunque, sembra tutto scongiurato, sia per il Consiglio dei ministri di oggi che, in seconda battuta, per la prossima legge di stabilità 2015, che il governo dovrà presentare nelle settimane a venire. Era proprio la finanziaria a spaventare di più i pensionati, con la possibilità che, tra le sue pieghe, venisse introdotto un nuovo prelievo dagli assegni mensili, negli ultimi anni già sottoposti alla mancata indicizzazione. Ma, almeno per ora, la minaccia sembra svanita.
Quota 96
Nel frattempo, c’è un’altra categoria che scende in piazza per far valere i propri diritti e, insieme protestare per le piroette del governo: i Quota 96. Ai 4mila insegnanti e dipendenti Ata, infatti, era stato assicurato di uscire dal lavoro entro il primo settembre, ma, poi, in extremis, il governo ha ottenuto la rimozione dell’emendamento. Così, gli over 60 che la legge Fornero ha colpevolmente dimenticato due anni or sono, saranno costretti a tornare in cattedra nei prossimi giorni, proprio quando la pensione sembrava ormai raggiunta.


venerdì 29 agosto 2014

Il vincolo della non rioccupazione è illegittimo

Esodati, illegittimo il vincolo della non rioccupazione

Scritto da 
I giudici accertano l'illegittimità dei paletti imposti dal Decreto Interministeriale del 1° Giugno 2012 per il primo gruppo di 65mila salvaguardati dalla Riforma Fornero.
Il beneficio di andare in pensione con le regole ante riforma Fornero spetta anche a chi, in attesa della pensione, ha trovato un nuovo lavoro. E' quanto ha stabilito il Tribunale di Perugia (Ordinanza del 15 Luglio 2014) che ha ordinato all'Inps di erogare immediatamente il trattamento di pensione anticipata, disapplicando il decreto 1° giugno 2012 (sulla prima salvaguardia), nella parte in cui ha bloccato il pensionamento per gli esodati che abbiano trovano nuova occupazione.
Il caso prendeva le mosse da un lavoratore che aveva terminato di lavorare a seguito di accordi con il datore il 31/12/2011 e che aveva raggiunto la fatidica quota 96 nel Dicembre 2012. La sua richiesta di andare in pensione, tuttavia, è stata respinta in quanto aveva, nel frattempo, trovato nuova occupazione. Vincolo che tuttavia non trovava riscontro nella norma di legge (articolo 24 del decreto legge 201/2011) in quanto solo con il decreto ministeriale del 1° giugno 2012 è stata aggiunta tale condizione e cioè che il lavoratore sia cessato senza successiva rioccupazione.
 Il Tribunale di Perugia ha disapplicato il decreto ministeriale, proprio in questa parte che è stata ritenuta eccedente e, quindi, in violazione di legge. Il tribunale ha aggiunto che sarebbe paradossale l'effetto derivato dalla diversa interpretazione: non si farebbe altro che incentivare il lavoro nero. Il giudice non ha considerato idonea a bloccare il provvedimento di urgenza neppure la buonuscita ricevuta dall'interessato. Nella sua motivazione il giudice ha affermato, dunque, il seguente principio: ha diritto ad andare in pensione il lavoratore cessato, il cui rapporto di lavoro si sia risolto, in ragione di accordi individuali o collettivi sottoscritti, anche ai sensi degli articoli 410, 411, 412ter codice di procedura civile, entro il 31/12/2011, e che sia in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi che in base alla previgente disciplina pensionistica, avrebbero comportato la decorrenza del trattamento medesimo entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore del decreto legge 201/2011. 
I giudici rilevano poi come sia irrilevante la eventuale rioccupazione del lavoratore successiva alla cessazione dell'originario rapporto subordinato, in quanto tale condizione ostativa, prevista dal decreto attuativo, non risulta in alcun modo esplicitata nelle richiamate disposizioni di rango primario. Queste ultime si limitano a riservare alla disciplina regolamentare la sola verifica delle risorse disponibili e dunque il monitoraggio da parte dell'Inps delle domande di pensionamento ai fini del controllo del raggiungimento del limite numerico massimo consentito dalle risorse disponibili, ma risulta privo di alcuna idoneità all'enucleazione di ulteriori requisiti integrativi del diritto di accesso al trattamento pensionistico. Consegue che è illegittimo il rigetto da parte dell'ufficio territoriale del lavoro dell'istanza di accesso alla salvaguardia presentata dal lavoratore cessato in quanto rioccupato.
L'indirizzo emerso dovrebbe pertanto travolgere anche gli ulteriori paletti in materia introdotti nella seconda salvaguardia e nella terza salvaguardia (dove il limite è stato temperato ma risulta ancorato ad un vincolo di reddito).
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Esodati reggiani a Roma il 9-9-2014

il 9 in presidio a Roma  
Gli esodati reggiani sono di nuovo in marcia
REGGIO EMILIA. Si sono rimessi in marcia. Sono gli esodati reggiani che continuano a bussare alle porte della politica per rivendicare una azione del governo che possa in qualche modo rimediare al pasticcio della riforma Fornero.
Venerdì scorso, al Campovolo, hanno atteso la fine dell’intervista al sottosegretario Graziano Delrio e poi lo hanno letteralmente circondato per tornare a chiedere un intervento risolutore al governo Renzi. Questa sera saranno di nuovo alla festa provinciale del Pd, per incontrare colui che ha preso il posto della Fornero. Sono loro stessi, con una nota, ad annunciare l’incontro, probabilmente non concordato con il ministro. «Lo scopo di questo incontro col ministro - dice la nota - sarà quello di ottenere precise garanzie sul fatto che il governo adotterà idonee soluzioni per sanare il dramma degli esodati "ante Fornero", cioè tutti quei lavoratori coi quali lo Stato ha rotto un patto, dal momento che al momento dell’entrata in vigore della riforma, questi avevano già sottoscritto accordi con le rispettive aziende che prevedevano un accompagnamento alla pensione». Il Comitato Esodati di Reggio Emilia intende di nuovo confrontarsi a tutto campo con le varie ipotesi attualmente al vaglio del Ministro Poletti, in considerazione che si tratta di un dialogo già iniziato mesi fa a Roma, poi proseguito il 25 Aprile a casa Cervi ed a Fiorano, dove gli esodati reggiani hanno ribadito a Poletti la necessità di trovare rapidamente una soluzione definitiva e strutturale al dramma degli esodati».
Il Comitato Esodati inoltre sarà a Roma il giorno 9 Settembre «per partecipare al presidio organizzato dai comitati nazionali, in Piazza Montecitorio con lo scopo primario di ottenere la calendarizzazione e la rapida approvazione della cosiddetta "VI Salvaguardia" e, a tal fine, ottenere incontri con il Presidente del Senato, il Presidente ed i Componenti la Commissione lavoro del Senato, i Capigruppo di tutte le forze politiche presenti in Senato. Sempre durante il presidio del 9 - prosegue la nota - saranno inoltre avviate tutte le azioni necessarie per richiedere la definizione di una nuova salvaguardia che risolva definitivamente il dramma generato dalla Legge Fornero, senza ricorso a soluzioni diverse da quelle previste dalla normativa "ante Fornero"».
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mercoledì 27 agosto 2014

Presidio a Roma il 9 settembre 2014

Presidio a Roma il 9 settembre 2014
Comincia l'organizzazione del presidio a Monte Citorio. Il sapore dell'estate non faccia allentare l'attenzione che dobbiamo avere. La soluzione passa solo attraverso le nostre forze, sia che siamo salvaguardati, sia che non lo siamo. Altrimenti... che ci siamo detti in questi 32 mesi?
Con il PRESIDIO a ROMA il 9 settembre chiederemo di calendarizzare urgentemente la sesta salvaguardia entro settembre e chiederemo come si attuerà la SALVAGUARDIA DEFINITIVA nella legge di stabilità del 20 ottobre per gli ESODATI : Noi chiediamo non una soluzione strutturale con APA prestito pensionistico , quota 100 , flessibilità , contributivo puro .Questi strumenti siano riservati SOLO a ESODANDI usciti dopo la riforma Fornero o futuri . 
Dal SUD
Come di consueto, il nostro gruppo di "Esodati Postali Pugliesi" e non, anche questa volta non farà mancare il suo sostegno al Presidio del 9 Sett. cercherò come le due volte precedenti di organizzare 2 Pulmini, vi posso anticipare già il percorso, in modo che, qualche new-entry di Esodati, possa regolarsi:
Partenza alla mezzanotte da Bari-S.Spirito (Case Poste) Giovinazzo-Molfetta-Andria-Candela-Benevento-Frosinone-Roma/Anagnina.
Costo del viaggio euro 20.

Dal NORD
Organizziamo un pullman dal Nord da Brescia , Bergamo Dalmine , Milano , Lodi , Piacenza , Parma , Reggio ,Modena, Bologna Firenze 
Il prezzo del pullman del NORD è di 50 euro per 20 persone , 40 euro per 30 persone , 30 euro per 40 persone.
Se saremo meno di 20 o si va in treno oppure stiamo valutando di noleggiare 2 - 3 pulmini (1 anche dal tri veneto?), ma occorre la disponibilità di esodati a guidarli (anticipatele per segnalare le patenti B dei 2 autisti ai noleggiatori). 
ORARI pullman NORD
Orario Partenza - Punto incontro parcheggio - Orario Arrivo 
22.00 - Parcheggio Casello Brescia Centro - 02.00 
22.20 - Fermata AUTOSTRADALE casello BG Dalmine - 01.40 
22 50 - Milano Parcheggio ATM Cascina Gobba (non stazione Agip chiusa per lavori) - 01.10 
23 20 - Lodi Parcheggio Casello (Bennet) - 00.40 
23 50 - Casello Piacenza Nord - 23.40 
00 20 - Parma Parcheggio Casello - 23.40 
00 40 - Reggio Parcheggio Ipercoop Ariosto RE - 23.20 
01.00 - Parcheggio Casello Modena SUD 
01.30 - Parcheggio Casello Bologna Casalecchio - 22.30 
03.30 - Parcheggio Casello FIRENZE SUD - 20.00 (da verificare) 
04.30 - Parcheggio Casello Arezzo - 20.00  (da verificare) 
arrivo - 08.00 Roma Via Del Traforo - partenza 16.00 

Per prenotazioni al pullman scrivere a claudio.ardizio@libero.it  cell 3294206516
a Mariagrazia Peirone mgpasg@gmail.com
e a Patrizia Falcone PATTIFALC@libero.it  che farà da tramite.


martedì 26 agosto 2014

Atteso via libera da Senato per sesta salvaguardia

Esodati, atteso il via libera del Senato alla sesta salvaguardia

Scritto da 
In attesa che l'esecutivo delinei gli ulteriori interventi in materia previdenziale, a settembre il Senato si pronuncerà sul progetto di legge che estende la salvaguardia in favore di ulteriori 32.100 soggetti. 
Si ripartirà a Settembre in Senato con il ddl sull'estensione delle deroghe alla Riforma Fornero. Il provvedimento che è stato approvato in prima lettura dalla Camera dei Deputati all'inizio del mese di luglio attende ora la riapertura di Palazzo Madama per la sua definitiva conversione in legge.
Da quanto apprende la Redazione di Pensioni Oggi il provvedimento deve iniziare tuttavia la trattazione in Commissione Lavoro del Senato e quindi sbarcherà in Aula per la votazione finale non prima della metà del mese di Settembre. Dal 2 settembre si torneranno a riunire le Commissioni mentre dal 3 Settembre toccherà all'emiciclo che troverà sul tavolo l'esame dei progetti di legge legati agli accordi internazionali, in primis la legge europea.
I tempi per il via libera al ddl in materia di sesta salvaguardia non saranno dunque brevissimi. In ogni caso si tratta questo dell'unico provvedimento in materia previdenziale che potrà essere portato a casa in tempi relativamente ravvicinati. Gli altri capitoli sulle pensioni come l'introduzione di forme di flessibilità strutturali per gli esodati, la soluzione della vicenda dei quota 96 della scuola, già anticipati da Pensioni Oggi, sono infatti ad oggi piu' incerti e legati al reperimento delle risorse da effettuarsi con la legge di stabilità.
Il ddl sulla sesta salvaguardia - Il ddl sulla sesta salvaguardia prevede, nella sua versione uscita da Montecitorio, la tutela di ulteriori 32.100 lavoratori appartenenti ai seguenti profili: a) lavoratori in mobilità (5.500 soggetti); b) prosecutori volontari (12.000 soggetti); c) lavoratori cessati per accordi individuali o collettivi, licenziati individuali (8.800 soggetti);  d) lavoratori in congedo per la cura di parenti disabili (1.800 soggetti). Il disegno estende inoltre la platea dei beneficiari anche ad una nuova categoria: i cessati da un rapporto di lavoro a tempo determinato (4mila soggetti). (Qui lo strumento di Pensioni Oggi per verificare in anteprima la possibilità di accedere al beneficio).

L'intervento viene attuato attraverso 8.100 nuove posizioni da finanziarie e 24mila già finanziate ma non utilizzate. Si tratta nello specifico di 20mila posizioni derivanti dalla seconda salvaguardia che viene pertanto ridotta da 55mila a 35mila posizioni (con un intervento chirurgico sull'articolo 22, comma 1, lettera a) del Dl 95/2012 che riduce la capienza del contingente da 40mila a 20mila posti); e da 4mila posizioni rese disponibili nella quarta salvaguardia che "perde" 4mila posti nel contingente dei cessati unilaterali (si passa da 6.500 posizioni a 2.500 con una modifica dell'articolo 11, comma 2 del Dl 102/2013).


sabato 23 agosto 2014

Delrio assicura no tagli su pensioni d’oro, e gli esodati?

Riforma Pensioni 2014: Delrio assicura no tagli su pensioni d’oro, e gli esodati?
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Riforma pensioni 2014: no taglio pensioni d'oro, opinione pubblica e politica a confronto.
In questi giorni si fa un gran parlare della Riforma Pensioni 2014 e della possibilità che vengano toccate, come già ipotizzato in passato, le pensioni d'oro. La secca smentita giunge però dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio che assicura in un'intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, parafrasiamo le sue parole, che a Palazzo Chigi non vi è nessuna proposta in tal senso, poiché decide Palazzo Chigi, ossia Renzi, al momento attuale non verranno attuati interventi sulle pensioni d'oro. Prosegue poi dicendo "La filosofia di questo governo non è mettere nuove tasse, semmai rimettere qualcosa nelle tasche degli italiani". 

Riforma pensioni 2014: coro di no intorno all'eventuale prelievo del Governo Renzi

Fa discutere l'opinione politica la spinosa questione riguardante le pensioni d'oro e d'argento, molti i no intorno a quello che sembrava un possibile provvedimento del Governo Renzi, critici i sindacati che ritengono inaccettabile colpire i pensionati, per Geremia Mancini (Ugl) "ancora una volta il Governo annuncia e si appresta a compiere scelte a danno dei pensionati, incapace di incidere sui poteri forti, incapace di eliminare sperperi e inutili costi della politica, incapace di interpretare le reali esigenze della gente". Contraria anche Forza Italia, per Capezzone, infatti, "Per fare gettito consistente, il governo dovrebbe colpire pure le pensioni sui 2000-2500 euro, e si tratterebbe di un errore politico ed economico gigantesco, a maggior ragione in un momento di crisi".

Riforma pensioni 2014: a cosa sarebbero serviti i prelievi sulle pensioni d'oro?



A cosa sarebbero serviti i prelievi sulle pensioni più elevate? Stando a quanto riportato da Repubblica inizialmente il governo stava ipotizzando un prelievo di solidarietà sulla differenza tra l'assegno pensionistico che si riceve basandosi sulle regole pre Riforma Dini e l'importo che effettivamente si sarebbe maturato stando agli attuali calcoli applicando il metodo contributivo, quello per intenderci che verrà applicato ai lavoratori più giovani. Nelle casse previdenziali, a conti fatti, sarebbe giunto un gettito pari a un mld l'anno che avrebbe potuto essere destinato agli esodati, alla casa integrazione in deroga e alle pensioni più basse.

Al momento attuale pare comunque, stando alle dichiarazioni di Delrio, che nulla verrà fatto e che i pensionati più facoltosi continueranno a dormire sonni tranquilli, sebbene sia Enrico Zanetti, sottosegretario del Mef, avesse espresso in parte parere favorevole ad un contributo di solidarietà applicato a "quelle situazioni in cui la pensione percepita é superiore a quella che spetterebbe sulla base della sola contribuzione versata", quanto Cesare Damiano avesse proposto di individuare una soglia sopra la quale effettuare il prelievo, come quella proposta dal Governo Letta, pari a 90mila euro lordi. A condizione però che le risorse risparmiate andassero a migliorare le pensioni più basse e a risolvere il problema dei cosiddetti esodati.

Riforma Pensioni 2014: Opinione pubblica contraria al non taglio sulle pensioni d'oro

Sul tema si è scatenata anche l'opinione pubblica che sul web commenta gli articoli riguardanti il non taglio sulle pensioni d'oro, tra i commenti si percepisce sdegno e sconforto tra i pensionati con pensioni minime e tra gli esodati e i cassa integrati che continuano a non vedere mosse significative del Governo Renzi per fronteggiare la crisi economica.
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Questione esodati in alto mare?

Riforma Pensioni, Renzi: questione esodati in alto mare, è caos al governo
Ultime notizie sulla Riforma Pensioni dal Governo Renzi: esodati, contrasti sui tagli e tutti contro tutti.
Dibattito sempre caldo sulla questione esodati, in seno alla riforma delle pensioni da parte del governo Renzi. Il caldo del periodo e i nervi tesi sulla questione esodati, con l'arrivo di queste ultime notizie hanno provocato un nuovo caos, esplodendo attorno alla possibilità, paventata dal governo, di decurtare le cosiddette "pensioni e pensioncine d'oro". Tagli che dovrebbero servire a finanziare interventi mirati, per contribuire a risolvere una volta per tutte il nodo esodati. Il ministro Poletti ha ipotizzato un possibile contributo di solidarietà da applicare alle pensioni d'oro, e non solo ad esse. Notizia subito messa a tacere dal segretario Baretta che, gettando acqua sul fuoco, ha negato tutto, visto anche il polverone che tali dichiarazioni s'apprestavano ad alzare. L'idea di decurtare le pensioni d'oro è antica quanto il mondo, in quanto ogni volta che si è cercato di modificare questi "privilegi da casta", alla fine non se ne è fatto mai nulla e tutto è stato sempre messo a tacere. Voci grosse da parte delle organizzazioni sindacali con anche buona parte della stampa, si sono alzate a causa delle affermazioni del ministro Poletti.

Ultime News su Riforma Pensioni, Renzi: è caos esodati

Uno dei punti cruciali che pesano sull'attuale governo Renzi è imputabile al tentativo di riforma delle pensioni, purtroppo ancora parcheggiata, in attesa di interventi accettabili e soprattutto accettati da tutti. A parte alcuni interventi di minor impatto sul panorama pensionistico italiano, quello che incide maggiormente, a cui il team di Renzi cerca di trovare soluzione è la questione esodati. Mesi fa il ministro Poletti aveva promesso di risolvere la problematica inerente gli esodati in modo strutturale, anche se alla fine tutto è finito nel dimenticatoio senza che fosse stato fatto nulla. Adesso il governo è in cerca di risorse per far si che gli esodati, da tempo in aspettativa per la propria sudata pensione, finalmente possano trovare l'aggancio utile per la messa a riposo. Ed ecco puntualmente arrivare le polemiche e il caos dibattimentale alle parole del ministro Poletti e la sua idea del taglio alle pensioni d'oro. Come per sedare una rissa che stava per nascere, ecco arrivare le parole del ministro Baretta, il quale ha affermato subito dopo: "Non vi è alcuna possibilità di lavorare nel governo e il ministero degli Affari economici di intervenire sulle pensioni." Intanto ad alimentare le fiamme della disputa ci ha pensato Susanna Camusso, eternamente in rotta con i governi passati, presenti e c'è da scommettere, anche con quelli futuri. La leader sindacale ha tuonato che, una mossa del genere sulle pensioni d'oro altro non fa che continuare ad allungare gli sbagli del passato, puntando il dito contro la diretta interessata, la riforma a marchio Madia.

Riforma Pensioni, governo Renzi: quali le soluzioni?

Come abbiamo sentito le ultime notizie sulla riforma pensioni del governo Renzi si stanno evolvendo intorno alla questione del momento: gli esodati. Ma quali sono le soluzioni e soprattutto dove trovare i fondi necessari a coprire il fabbisogno utile a chiudere un così impellente problema? Sicuramente, come atteso da tempo e da tutti, la soluzione deve venir fuori ed essere pienamente operativa già con la prossima legge di stabilità. Necessariamente, le fonti dove attingere le risorse in questione, a nostro avviso, dovranno essere certe e durature nel tempo e soprattutto, dovranno essere tali da poter garantire una soluzione strutturale del problema esodati, altrimenti si correrà il rischio di tornare al punto di partenza. Qualche idea buona potrebbe venire anche esternamente al governo, e non è detto che ciò non avvenga: di spunti per la risoluzione a una simile problematica forse ci sono, quello che manca è che siano definitivi e soprattutto indolori, per il sistema pensionistico traballante, quale è il nostro. Come ad esempio ha paventato IlSole24Ore con l'APA (Assegno Pensionamento Anticipato), con cui i pensionati esodati potrebbero trovare pace, a fronte di una piccola decurtazione sull'assegno pensionistico, agevolando così il governo mediante una, seppur minima, riduzione sui costi riguardante tale operazione. Cosa ne pensate, è giusto agire in questa maniera? Quale potrebbe essere la soluzione al problema esodati, secondo voi?
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venerdì 22 agosto 2014

Utili le pensioni d'oro per esodati?

L'intervista
Per Angela Presciani, bergamasca, responsabile dell'Inas Lombardia, la proposta del ministro del Lavoro Giuliano Poletti di prelevare dalle pensioni per creare un fondo destinato agli esodati, oltre a creare polemiche politiche, non pare attuabile in Lombardia: la misura non basterebbe per coprire interamente costi.
Prelievi su pensioni d'oro:
85mila in Lombardia:
"Ma inutili per gli esodati"

Una proposta che divide le forze politiche, fa discutere i sindacati e che risulterebbe poco utile perché i conti non tornano. La bozza del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, di attuare un prelievo di solidarietà su pensioni superiori ai 3.000 euro lordi (2.200 euro netti a seconda delle detrazione di cui si ha diritto) in Lombardia sarebbe da rifiutare perché tale misura non basterebbe a coprire interamente i costi. Parola di Angela Presciani, bergamasca, responsabile di Inas Lombardia.
Se secondo la proposta Poletti il prelievo di solidarietà sulla differenza tra l’assegno pensionistico - che si riceve in base alle regole pre riforma Dini (1996) – e l’importo teorico che si sarebbe invece maturato applicando il metodo contributivo, quello adottato integralmente per i lavoratori più giovani, nelle casse previdenziali potrebbe arrivare un miliardo l’anno. Una somma destinata a sostenere il reddito di coloro che a pochi anni dalla pensione perdono l’occupazione (gli esodandi) ma anche (almeno fino al suo totale superamento) la cassa integrazione in deroga che oggi garantisce un’indennità soprattutto ai lavoratori delle piccole imprese in crisi. Non è nemmeno escluso che una parte degli introiti possa essere dirottata a rafforzare le pensioni minime, ma qui si aprirebbe un discorso diverso e più complesso.
Torniamo al prelievo di solidarietà che il Governo vorrebbe applicare. Se si partisse da pensioni da 3.000 euro lordi (2.200 euro netti) al mese in Lombardia sarebbero chiamati a versare una quota 85.256 persone (secondo gli ultimi dati del 2013): 77.725 maschi e 7.531 donne.
Quanti sono gli esodati in Lombardia? Difficile dare una risposta precisa, ma sommando coloro che nel 2013 hanno percepito l'indennità di mobilità, e che sono 27.230 (un dato in flessione rispetto al 2012 quando erano 27.727) e i 296.620 Aspi (quanti percepiscono l'Assistenza sociale per l'impiego) nel 2013 si supera abbondantemente le 320mila persone, anche se non tutte vicine alla pensione.
Insomma, difficile che quel prelievo di solidarietà alle pensioni possa contribuire totalmente a coprire le somme per sostenere gli esodati.
“Si dimenticano dei dettagli importanti – annota Angela Presciani – chi percepisce queste pensioni sono lavoratori che hanno pagato tutti i contributi sul lavoro nei loro 35 e più anni di attività senza nessuna evasione né contributiva né fiscale. La misura della solidarietà è encomiabile, ma ci si dimentica che già il governo Letta ha introdotto un prelievo fra il 5% e il 16% sulle pensioni che superano i 5mila euro netti . Sarebbe stato più utile e significativo andare davvero a toccare quelle pensioni d'oro che vengono versate ai parlamentari o tagliare i costi degli stipendi degli onorevoli e senatori. Con questa misura proposta da Poletti, lo Stato metterebbe ancora la mano nelle tasche degli Italiani , già vessati dal Fisco per far cassa e non andare veramente al cuore del problema che è l'evasione fiscale, affinché tutti paghino equamente secondo il proprio reddito e l'introito utilizzato a sostegno dei più deboli”.




giovedì 21 agosto 2014

A proposito di pensioni d’oro e di esodati

A proposito di pensioni d’oro e di esodati

Il mio ultimo intervento ha suscitato molti apprezzamenti e ancora più critiche. Apprezzamenti per le puntualizzazioni sui contributi a cui sono già soggette le pensioni più elevate, critiche, più che giustificate, da non pochi “esodati” che hanno voluto sottolineare come il problema non sia stato che in parte risolto dai vari provvedimenti di salvaguardia che si sono succeduti e quindi esistano ancora molte migliaia di persone in questa situazione. Non ho difficoltà a correggere quanto scritto, con eccessiva sintesi, nel mio precedente intervento: il problema degli esodati esiste ancora e per ciascuno di loro è una drammatica realtà trovandosi privi di redditi, di lavoro e soprattutto di prospettive a livello economico e sociale.
Quello che tuttavia volevo sottolineare nel mio intervento era soprattutto la necessità di una politica sociale che, a fianco delle indispensabili esigenze economiche, tenga conto anche della necessità di politiche attive per l’occupazione anche per chi è vicino alla pensione e magari ha visto allontanarsi questa scadenza per le riforme attuate.
Riforme che peraltro hanno reso ancora più complicato distinguere, come andrebbe fatto, tra previdenza (finanziata dai contributi di lavoratori e imprese) e assistenza (finanziata dalla fiscalità generale). In molte dichiarazioni di politici e uomini di governo la pensione, pagata dai contributi, viene invece vista come un’elargizione (del tipo: “chi ha una pensione alta può vivere benissimo con mille euro in meno al mese….”).
PS: le critiche sono utili e gradite, le offese e i giudizi pesanti screditano solo chi li fa.
 

Una lettera ai nostri interlocutori

Riceviamo e pubblichiamo questa lettera ai nostri interlocutori

Al Presidente del Consiglio                                                   Matteo Renzi
Ill.mo Ministro del Lavoro e Politiche sociali                       Giuliano Poletti,
Ill.mo Ministro dell' Economia e Finanze                             Pier Carlo Padoan,   
e  pc   On Pier Paolo  Baretta
Buongiorno,
Abbiamo convocato due presidi il 9 settembre al mattino a Montecitorio ed al Senato per chiedere di calendarizzare la sesta salvaguardia (al Senato chiediamo sia approvata subito entro settembre) ed al pomeriggio al Ministero del Lavoro . Chiediamo un incontro congiunto col MEF al Ministero del Lavoro il 9 settembre  per le ore 14 30 o altroorario che ci comunicherete - per chiedere una salvaguardia definitiva per gli esodati .
Non ci vanno bene soluzioni strutturali che parificano gli ESODATI prima della riforma Fornero al pari di futuri ESODANDI o usciti dal lavoro dopo il 06.12.2011. Sapremo opporci con iniziative legali e politiche se ciò sarà perseguito dal Governo.
NOI chiediamo la salvaguardia DEFINITIVA per TUTTI gli esodati cioè chi ha accordi o diritti prima del 6.12.2011 deve avere una uguale risposta alle precedenti salvaguardie e cioè l'erogazione della pensione secondo le previgenti norme prima della riforma Fornero  - senza porre alcuna data limite - anche perché i numeri sono molto decrescenti anno per anno e li rendiamo  noti : Sono 45.600 gli esodati rimanenti NON SALVAGUARDATI dal 2016 fino al 2018 - da dati pdf DG INPS ( se li parifichiamo alle tipologie della sesta salvaguardia o della pdl 224 - vedi tabella sotto ) . Tra questi sono contati poche centinaia di cessati postali dal 2019 fino al 2022 ( POSTE è di proprietà del Ministero del Tesoro ).
11.000 mobilitati , 100 fondi di settore , 10.000 CV , 3.600  assist disabili ,  14.000 cessati + licenziati , 6.900 contratti a termine  =   totale 45.600   
La pdl unitaria 224 è stata cancellata e emendata dal Governo , è divenuta sesta salvaguardia approvata alla Camera il 3 luglio , non è ancoracalendarizzata dal Senato e ci stupisce questo ritardo. La 224 tutelava gli esodati fino al 2018. La  sesta salvaguardia arriva al 6.01.2016
Se aggiungiamo le tipologie che sono state stralciate dalla pdl 224 con la sesta salvaguardia troviamo   che gli esodati rimanenti NON SALVAGUARDATI sono 170.600 ( 45.600 + 125.000 ) .   Tra i 125.000 entro il 2018 ci sono le QUINDICENNI ( 30.000 unità ) , i CV ante 2007  ( 45.000 unità) , i nati nel 1952 ( 10.000 unità) e  l'opzione donna al 2018 (contributivo con 57 anni / 58 autonome  + 35 di contributi ) per meno di 40.000 unità  anche con  estensione  agli uomini. (contributivo con 58 anni + 35 di contributi )
Dati i costi modesti vogliamo discutere coi Ministri la salvaguardia definitiva per gli ESODATI PRIMA della riforma Fornero  che sia contenuta nella prossima legge di stabilità , poi il Governo può  inserire anche la soluzione strutturale per chi ha perso il lavoro dopo la riforma Fornero , usciti dal lavoro dopo il 06.12.2011 o a futuri ESODANDI. Solo per costoro può essere adottata come soluzione strutturale il prestito pensionistico , la quota 100, la flessibilità con penalizzazioni o il contributivo puro oltre il 2018.
Sapremo opporci con iniziative legali e politiche se invece la soluzione strutturale sarà applicata dal Governo anche agli ESODATI.
Per salvaguardare i 170.600 esodati NON SALVAGUARDATI servono 8 miliardi   in 12 anni  con punte di 800 milioni anno...
Per salvaguardare i45.600esodati NON SALVAGUARDATI - con tipologie simili alla sesta salvaguardia e precedenti - servono 3 miliardi   in 12 anni  con punte di 500 milioni anno...
Rammentiamo che ci sono risparmi dalle precedenti 6 salvaguardie per circa 2 miliardi.  Con i 6 precedenti provvedimenti sono stati salvaguardati 170. 230 posti ma le certificazioni attuali inviate da INPS sono 89.903 al 3 luglio 2014 e con la quinta e sesta salvaguardia si arriva a meno di 140.000 posti con invio di certificazioni - con risparmi per 2 miliardi.
Uno Stato civile trova queste risorse : 8 miliardi (di cui 2 miliardi di risparmi ) "spalmati"  su 12 anni e RISOLVE DEFINITIVAMENTE con una salvaguardia finale questo dramma causato da Monti Fornero che hanno imposto di fatto una patrimoniale SOLO su 390.000 esodati - invece che fare una MANOVRA SALVAITALIA  su tutti gli italiani,  a cominciare dai più RICCHI.
Siamo informati che il Governo intende prelevare  un miliardo , o un miliardo e mezzo con un contributo di solidarietà dalle pensioni superiori ai 3.500 euro netti mensili. Suggeriamo per evitare bocciature dalla corte Costituzionale di chiedere un contributo di solidarietà a TUTTI i REDDITI SUPERIORI ai 3.500 euro netti mensili. Si otterrebbero più risorse per dare 80 euro anche alle pensioni basse , per la salvaguardia definitiva per gli ESODATI,   per la soluzione strutturale SOLO per gli  ESODANDI attuali o futuri , per finanziare gli ammortizzatori sociali.
Certo non si dovrebbe continuare a parlare di esodati per tutte le persone che perdono il lavoro in prossimità della pensione dopo la MANOVRA FORNERO. Lavoratori che sono ESODANDI e meritano interventi finanziari per rispettare la loro dignità di lavoratori come quelli proposti da Poletti (APA = prestito pensionistico , quota 100,  flessibilità , contributivo puro ) . Questi interventi sono da applicare a FUTURI ESODANDI e a chi ha perso il lavoro dopo la MANOVRA FORNERO.
Rimaniamo in attesa di una conferma per un incontro col Ministro del Lavoro Giuliano Poletti  con la presenza del Ministero dell' Economia e Finanze  Pier Carlo Padoan e/o dell'On Pier Paolo Baretta e con  dirigenti MdL , MEF e RDS da loro designati
Ringraziamo in anticipo per il vostro impegno
un caro saluto
per i comitati esodati
Claudio Ardizio - claudio.ardizio@libero.it - 3294206516  0321927471  
COMITATO ESODATI E PRECOCI D’ITALIA

mercoledì 20 agosto 2014

Ipotesi prelievo su pensioni... quali?

Pensioni, la tentazione dei tagli
I no della Consulta e i conti sbagliati
20 agosto 2014
I dubbi sulla possibilità di ricalcoli. La metà dell’Irpef pesa su meno di 2 milioni di pensionati con assegni oltre 30mila euro: un contributo li penalizzerebbe due volte
di Alberto Brambilla (Docente Università Cattolica Milano Coordinatore Cts itinerari previdenziali )
Ci risiamo con il contributo di solidarietà sulle pensioni, solo che essendo in tempo di crisi siamo passati da quelle «d’oro» (sulle quali è in corso un prelievo) a non meglio identificate «pensioni alte»; essendo poi in clima di giochi europei si è evocata «l’asticella». E così, nonostante tale contributo sia stato dichiarato anti- costituzionale, per la terza volta ci si ritenta; nel contempo la povera Inps ha prima mandato qualche centinaio di migliaia di lettere in cui comunicava ai pensionati (allora d’oro) che avrebbe applicato un prelievo di solidarietà (in pratica una tassa non prevista dagli schemi pensionistici vigenti) per ramazzare qualche euro, poi altrettante lettere per dire che avrebbe restituito il maltolto; subito dopo altrettante lettere per dire che ne avrebbe applicato uno nuovo. Per il momento a guadagnare sono state solo le Poste. Su questo tema occorre buon senso e conoscenza della materia che la gran parte di coloro che oggi avanzano proposte, non sembra padroneggiare a pieno. Demagogia perché affrontare lo spinoso tema di chi non versa contributi e delle troppe pensioni a carico dello Stato è impopolare mentre prelevare a chi ha crea molti consensi. (GUARDA il grafico sul prelievo delle pensioni)
Prestazioni e categorie
Andiamo con ordine rispetto alle dichiarazioni fatte da esponenti di governo o vicini ad esso: a) si è detto che tale contributo graverà solo sulle pensioni «retributive»; forse non si sa che oggi oltre il 98% delle pensioni sono retributive e quindi il balzello graverà su quasi tutte. b) il contributo di solidarietà verrebbe applicato sulla differenza tra una pensione calcolata con il metodo contributivo e quella in pagamento che utilizza il più generoso metodo retributivo; purtroppo tale calcolo è a volte impossibile (soprattutto per le contribuzioni ante 1980 e per le categorie agricole e autonomi) e di difficile realizzazione per il semplice fatto che per molte categorie mancano estratti conti contributivi corretti come per i dipendenti pubblici, che peraltro hanno le prestazioni di gran lunga più generose. c) E anche qualora si incaricasse l’Inps di fare questi calcoli su 23.431.000 prestazioni in pagamento riferite ai 16.561.600 pensionati (ogni pensionato in media prende 1,39 pensioni) si scoprirebbe che non solo il metodo retributivo ma l’intero sistema pensionistico è per gran parte assistenziale.
Metodo e promesse
Tutte le pensioni, chi più chi meno hanno importi superiori a quelli che deriverebbero dal calcolo dei contributi effettivamente versati a causa del metodo di calcolo retributivo (di Brodoliniana memoria) che incentivava a evadere i contributi tanto contavano solo gli ultimi 1 (per i pubblici) 5 o 10 anni; per tutte queste pensioni al di sotto di un importo variabile a secondo della categoria, c’è un contributo della Gias (Gestione interventi assistenziali a carico della fiscalità generale)- Ben 4.733.031 prestazioni sono di natura assistenziale di cui 3.726.783 integrate al minimo e le altre con maggiorazioni sociali; a queste vanno aggiunte oltre un milione di pensioni e assegni sociali e pensioni di guerra. Trascurando i quasi 2 milioni di assegni di accompagnamento (che sarebbe utile verificare) su 16,561 milioni di pensionati quasi 6 milioni (il 36%) hanno pensioni integrate o con maggiorazioni sociali il che significa che in 65 anni di vita non sono riusciti a versare almeno 15 annualità complete di contributi (e quindi non hanno pagato neppure le tasse) e ciò in virtù del metodo retributivo e delle promesse dei vari governi.
Modello assistenziale e Irpef
La riprova la ritroviamo nei bilanci previdenziali: su 274 miliardi di spesa pensionistica per il 2012, la quota a carico dello Stato e quindi di tutti noi è pari a 83,6 miliardi (oltre il 30%); vale poi la pena di osservare che 8.602.164 prestazioni pensionistiche di natura assistenziale (integrazioni al minimo, maggiorazioni sociali, assegni e pensioni sociali, pensioni di invalidità e di guerra, (in totale il 52% dei pensionati) sono esentati dal pagamento dell’Irpef mentre è plausibile stimare che circa il 50% dell’Irpef totale sulle pensioni (46 miliardi) pesi su meno di 2 milioni di pensionati con importi medi superiori a 30.000 euro lordi l’anno, proprio quelli sopra «l’asticella» che così verrebbero penalizzati due volte. Fare riferimento all’articolo 38 della Costituzione è fuorviante in un Paese dove tra pensioni assistenziali e maggiorazioni sociali e invalidità civili la metà dei pensionati è assistita dallo Stato come se il nostro Paese fosse uscito da una guerra o da una catastrofe; la regola del 2% per ogni anno lavorato vale per redditi o stipendi entro i 45.000 euro lordi; sopra questi importi i coefficienti di calcolo utilizzati per determinare la pensione scendono a 1,5 - fino a 0,9; per una retribuzione di 100.000 euro lordi ( 51.000 euro netti) su un periodo di 40 anni il famoso 80% si riduce a poco più del 53% e questo, soprattutto per le alte professionalità. Chi insiste sui cosiddetti pensionati d’oro conosce questa regola?
La Cassazione e l’indicizzazione
Eventuali proposte tendenti a bloccare l’indicizzazione delle pensioni oltre un certo importo sono già state definite illegittime dalla Cassazione poiché, come dovrebbero sapere i proponenti, producono effetti per l’intero periodo di fruizione della pensione (se oggi deindicizzo una pensione da 90.000 euro lordi con inflazione al 2% provoco una riduzione nell’anno di 1.800 euro; se il pensionato percepirà la pensione per 15 anni il danno complessivo sarà di 1.800 x 15 anni cioè 27.000 euro più indicizzazione).
Giovani e debito
La soluzione più equa sarebbe l’applicazione di un contributo di solidarietà su tutte le pensioni retributive che cresce in modo proporzionale all’entità della prestazione; esempio fino a 700 euro al mese lordi 0,5% cioè 3,5 euro al mese ( tre caffè ) e poi in progressione fino a un 8%; per poi accelerare sulle pensioni tipo Banca d’Italia, fondi speciali e vitalizi di consiglieri regionali e parlamentari ancor più generosi del metodo retributivo. Così facendo non si violano i principi di equità impositiva rendendo costituzionale la norma e si risarcisce la generazione giovane sottoposta al contributivo puro per colpa di sindacati e politici che fecero salvi tutti quelli che nel 1995 avevano più di 18 anni di contributi. Considerando i 228 miliardi netti di prestazioni in pagamento si può pensare di reperire oltre 6 miliardi che però se vogliamo bene ai giovani, devono andare a riduzione del debito pubblico. Se la misura fosse prevista per 5 anni e finalizzata alla riduzione del debito pubblico, tutti noi saremmo ben lieti di partecipare al risanamento del Paese e a favore delle giovani generazioni a cui, per inciso, lo Stato ha già previsto l’eliminazione di qualsiasi integrazione al minimo o maggiorazione sociale e per giunta non l’ha comunicato ai diretti interessati.

Pensioni: attenzione a non colpire le medie e le basse

Pensioni: attenzione a non colpire le medie oltre alle basse

Roma, 19 ago. – (Adnkronos)
- La soglia per interventi sulle pensioni “potrebbe essere quella individuata dal governo Letta: 90.000 euro lordi” anche come “somma di più pensioni percepite. Superata tale soglia si può intervenire con un prelievo sulla parte eccedente, a condizione che le risorse risparmiate vadano o a migliorare le pensioni più basse o a risolvere il problema dei cosiddetti esodati”. Lo afferma in un’itnervista a ‘Repubblica’ il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano che si dice “assolutamente contrario al prelievo indiscriminato sulle pensioni per cifre non meglio precisate, per il solo fatto che sono state definite con il sistema retributivo”.
“C’è il rischio – spiega – che così si vadano a colpire le pensioni medie, che fanno veramente gola, anche perché dalle pensioni d’ oro si ricaverà poco, il loro numero è esiguo”
Damiano osserva poi che “ci sono altre distorsioni: perché non s’ interviene sulla norma introdotta dalla legge Fornero che permette di calcolare contributi oltre le 52 settimane all’ anno per 40 anni per chi lavora anche dopo i 65 anni? Così si va oltre il 130% dell’ ultimo stipendio”.
(Leggi)
 

Damiano: Improponibile rimettere mano alle pensioni

Blitz quotidianoPensioni, Cesare Damiano: “Improponibile rimetterci mano”

ROMA – Impensabile rimettere mano alle pensioni. Lo dice  Cesare Damiano del Pd intervenendo su Sky Tg 24 in un approfondimento dedicato prioprio al tema pensioni.
Spiega Damiano:
“Ha ragione Brunetta: la tassa sulle pensioni più alte, quelle da 5.000 euro netti mensili in su, già esiste ed è stata istituita dal Governo Letta.
Si può sempre strutturate meglio, ma non è da quel cespite che si può immaginare di ricavare risorse significative. In ogni caso, sarebbe improponibile che per fare cassa si mettessero nuovamente le mani sulle pensioni del “ceto medio”.
Il sistema previdenziale, con Monti, ha pagato un conto salatissimo e socialmente insostenibile, vedi la questione “esodati”: adesso è ora di finirla.
Chiediamo piuttosto al Governo, che riunirà il Consiglio dei ministri il prossimo 29 agosto, quali saranno i contenuti della promessa riforma della scuola e che fine ha fatto “Quota 96″ degli insegnanti”. 
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lunedì 18 agosto 2014

L'autunno caldo ha inizio


Rilanciamo volentieri questo appuntamento-invito di Giuliano

L'AUTUNNO CALDO HA INIZIO.
ATTENZIONE
NOTIZIE SUL PRESIDIO DEL 9 SETTEMBRE :
Per motivi di capienza ,la piazza delle 5 lune adiacente il senato non ci è stata accordata in quanto il limite massimo è per 70 persone.
Abbiamo optato per la solita piazza Monte Citorio,in quanto, visto l'importanza di tale presidio mi auguro di essere veramente in tantissimi. Dobbiamo far vedere a chi insinua che gli esodati non esistono più, che esistiamo e che siamo anche arrabbiati nei confronti di queste persone.
Dobbiamo essere in piazza per chiedere la chiusura della sesta salvaguardia e PER CHIEDERE LA SALVAGUARDIA DEFINITIVA PER TUTTI NELLA LEGGE DI STABILITA', ormai il tempo è scaduto
e bisogna far capire a questi signori che non accettiamo elemosine o quantaltre proposte indecenti,PERTANTO CHIEDIAMO LA SACROSANTA PENSIONE PER TUTTI QUANTI!!!!!
Care amiche e cari amici , cari responsabili dei comitati TUTTI, diamoci da fare in questi giorni a divulgare e di mettere al corrente e di invitare all'evento più persone possibili.Scrivete ai giornali alle tv ai midia in generale,smentendo le infamanti notizie date dal Sen, Ichino e dal Sig. Cazzola. Insomma serve una mobilitazione generale, la cosa è più grave di quanto si pensi.
CI VEDIAMO IL 9 SETTEMBRE DALLE ORE 08.00 FINO ALLE ORE 13.00 A PIAZZA MONTECITORIO
Giuliano Colaci

l'Inps spedisce le prime lettere di salvaguardia

Esodati, l'Inps spedisce le prime lettere di salvaguardia
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Secondo quanto apprende la Redazione di Pensioni Oggi i primi 1200 lavoratori appartenenti al contingente dei 2500 ex art. 11 bis del Dl 101/2013 hanno dalla scorsa settimana iniziato a ricevere la tanto attesa comunicazione. In questa prima fase risultano interessati coloro che hanno maturato un diritto a pensione entro il 31 Agosto 2012, come precisato dall'Inps la scorsa settimana. 
Concluse le operazioni di monitoraggio, saranno inviate le lettere di certificazione agli ulteriori soggetti che si collocheranno in posizione utile in graduatoria. 
Ad ogni modo, come la norma prevede, le pensioni liquidate non potranno avere decorrenza anteriore al 1° gennaio 2014.
L'Inps ha inoltre avviato le procedure per la verifica delle posizioni riguardanti i lavoratori interessati alla quinta salvaguardia, i cui termini per la presentazione delle domande erano scaduti lo scorso giugno. Diversi soggetti hanno avuto conferma, non ancora ufficiale, circa la presenza del loro nominativo in posizione utile nella graduatoria.
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Poletti: contributo di solidarietà per gli esodati

Pensioni, Poletti: ok ad un contributo di solidarietà per aiutare gli esodati

Scritto da 

Nell'intervista raccolta dal Corriere della Sera il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti si dice favorevole all'introduzione di un contributo di solidarietà sulle pensioni alte per aiutare gli esodati. Ok anche a maggiore flessibilità.
Ministro, la disoccupazione, non solo giovanile, è molto alta. E ci sono centinaia di migliaia di lavoratori in cassa integrazione. Se ci sarà la ripresa, una parte di questi rientrerà al lavoro, una parte sarà nel frattempo andata in pensione, un’altra parte rischia di finire esodati, senza lavoro né pensione. Lei ha promesso un «ponte» per costoro verso la pensione. Di che si tratta?

«Questo è il tema che abbiamo in lavorazione, ma è strettamente legato alle risorse che avremo a disposizione. Stiamo elaborando opzioni diverse in vista della legge di Stabilità. Dovremo vedere in che misura distribuire il costo di questo piccolo ponte o scivolo che dir si voglia tra lavoratori, imprese e fiscalità generale».
Tra le ipotesi allo studio c’è anche il «prestito pensionistico»: il lavoratore cui manchino 2-3 anni alla pensione prende un anticipo di 6-700 euro che poi restituirà in piccole rate al raggiungimento dell’età pensionabile?
«Si tratta di un’ipotesi che aveva formulato il mio predecessore, Enrico Giovannini, e che stiamo valutando insieme ad altre».
Queste ipotesi riguardano solo i lavoratori delle aziende in crisi o potrebbero esserci interventi più generali per reintrodurre elementi di flessibilità nell’età pensionabile?
«Naturalmente partiamo dalle situazioni di emergenza e quindi dai lavoratori delle aziende in crisi. Ma stiamo valutando anche misure di flessibilizzazione, che però non mettano in discussione le attuali età di pensionamento, nel senso che chi volesse uscire uno o due anni prima verrebbe penalizzato. Anche qui bisognerà vedere che risorse avremo a disposizione».
Per intervenire a favore di chi resta senza lavoro e pensione si potrebbe creare anche a un ammortizzatore sociale universale? L’Aspi ancora non lo è, lascia fuori i lavoratori precari.
«Nella delega stiamo lavorando su un ammortizzatore universale. Ma va risolto il problema di chi lo paga. Dovrebbero farlo le imprese, anche quelle che finora non lo hanno fatto, ma poi ci vorrebbe un intervento a carico della fiscalità generale. E qui torniamo al problema delle risorse».
Ministro, lei è favorevole o contrario a un contributo di solidarietà sulle pensioni alte o al ricalcolo delle pensioni col metodo contributivo per intervenire su quelle che sono esageratamente alte rispetto ai contributi versati? Ci sono ipotesi allo studio su questo?
«Sono favorevole a interventi di questo tipo a patto che siano collegati agli interventi di cui ho parlato prima a sostegno dei lavoratori che altrimenti rischierebbero di finire esodati. Credo cioè che le risorse eventualmente recuperate con un contributo di solidarietà o con il ricalcolo contributivo dovrebbero restare nel sistema previdenziale in una logica di solidarietà per chi soffre di più. Ipotesi se ne sono fatte tante in passato. Adesso bisognerà fare delle scelte».
Ma le pensioni alte sono così poche che si raccoglierebbero briciole.
«Dipende da dove si fissa l’asticella».

venerdì 15 agosto 2014

Poletti: la soluzione è la flessibilità. La introdurremo in ottobre

Pensioni. Esodati, Poletti: la soluzione è la flessibilità. La introdurremo nella finanziaria di ottobre
ROMA  -  
Benché, oramai, gli esodati balzino sempre meno spesso agli onori della cronaca, buona parte di essi ancora si trova nella difficile condizione determinata dalla riforma delle pensioni scritta dall’allora ministro Fornero ai tempi del governo Monti: si tratta di persone a cui sono state cambiate le regole dopo aver sottoscritto un accordo di fuoriuscita anticipata volontaria dalla propria azienda in cambio di un congruo indennizzo che potesse consentire loro di vivere, in maniera dignitosa, fino all’età della pensione; in pratica, se prima della riforma dovevano aspettare pochi anni prima di accedere al regime previdenziale, dopo la riforma gli anni sono esponenzialmente cresciuti (anche 6 o 7 in certi casi) a causa del brusco inasprimento dei requisiti, ma non l’indennizzo.
Queste persone, quindi – gran parte delle quali attendono ancora di essere “salvaguardate” (ovvero di andare in pensione con le vecchie regole) il cui numero non è ancora stato quantificato con precisione – rischiano di trovarsi per diversi anni senza reddito da lavoro o da pensione.
Ebbene, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, intervistato da Il Messaggero, ha giurato (ma non è stato il primo a farlo) che la questione sarà definitivamente risolta. Il titolare del Welfare ha spiegato che, a patto che si tenga in debito conto la pluralità di situazioni (ci sono esodati veri e propri, lavoratori anziani rimasti senza stipendio e via dicendo) si troverà un sistema per rendere l’accesso alle pensioni flessibile.
L’intervento sarà disposto nella prossima finanziaria, a ottobre e, se effettivamente andrà in porto, comporterà verosimilmente la possibilità di accedere all’assegno previdenziale prima del dovuto, a fronte di una penalizzazione sull’importo, o dopo, in cambio di un incentivo.
Fonte: CGIA
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giovedì 14 agosto 2014

Esodati della scuola: la parola agli insegnanti

Il Fatto QuotidianoEsodati della scuola: la parola agli insegnanti
Cari lettori, un insegnante a me vicino per rapporti parentali e personali mi ha sensibilizzato sulla questione “quota 96“, cioè a dire su un gruppo di docenti della Repubblica che sta subendo una serie progressiva di beffe in nome delle coperture finanziarie e delle scelte di politica economica degli ultimi tre governi (Monti, Letta e Renzi). Ciò che appare realmente pregiudizievole dei diritti civili è questa sorta di “gioco delle aspettative” che lo Stato fa nei confronti di una categoria di cittadini che appaiono come sudditi da trattare secondo la libera volontà del sovrano piuttosto che persone da rispettare, se non altro con riferimento ad un dato fondamentale dell’esistenza: i programmi di vita che costoro hanno deciso liberamente di assumere per il proprio futuro.
Modificare e rimodificare la legislazione in merito al pensionamento, non per i nuovi entrati, ma per coloro che si trovano nella condizione di essere prossimi all’uscita dal lavoro, vuol dire infatti “usare” la loro vita nel senso di farsi beffa di quelli che sono i progetti di ciascuno rispetto al proprio futuro. In questo senso l’amico Giovanni dice bene quando sostiene che in questo fantozziano tira e molla c’è una violazione dei diritti costituzionali, almeno in quella forma di “diritti inviolabili” (art. 2 Cost.) che a buon titolo può contenere anche il diritto a progettare il proprio futuro prossimo, dopo una vita di lavoro votata alla crescita delle giovani generazioni. Giovanni, con limpida chiarezza mi scrive quanto segue ed io ci tengo che il suo scritto sia a vostra disposizione affinché, sul punto, sia finalmente fatta un’informazione corretta.
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“Sono Giovanni Citterio, nato nel marzo 1952, insegnante, appartenente a “quota 96″. Questo gruppo di 4000 insegnanti è stato, questa estate, al centro dell’attenzione dei media per la mancata approvazione, al Senato, dell’emendamento che consentiva il sospirato pensionamento negatoci dalla riforma Fornero del dicembre 2011. Su di noi sono state dette e scritte molte inesattezze che hanno contribuito a creare nell’opinione pubblica giudizi sbagliati facendoci passare per privilegiati e fannulloni. Alcune precisazioni: “quota 96″ è esclusivamente per il settore scuola e non per altri settori in quanto solo per noi l’unica finestra di uscita dal lavoro è il primo settembre. Cadono così tutte le eccezioni che ci possano essere emulazioni da parte di altre categorie. Il nostro non è un prepensionamento, anzi è un post pensionamento di due anni rispetto al diritto maturato nell’a.s. 2011/2012. L’errore tecnico commesso dal Ministro Fornero è riconosciuto da tutti: dai partiti ai sindacati, dal Miur, dalla stessa ex ministra, ma nessuno rimedia a questa profonda ingiustizia. Con l’inserimento dell’emendamento nel pacchetto di riforme della Pa sembrava finalmente conclusa positivamente la nostra fantozziana vicenda, ma ecco l’ennesima beffa. Traditi sull’altare delle coperture e di Cottarelli. Questa ennesima ingiustizia non colpisce solamente noi di “quota 96″ ma tutti i cittadini che credono ancora nel rispetto dei diritti sanciti dalla Costituzione e credono che sia compito della politica correggere errori ed iniquità. Renzi ha anticipato che ci sarà un provvedimento che riguarderà la scuola e che tratterà anche “noi” ma indiscrezioni dicono che sarà possibile uscire dal lavoro con penalizzazioni. Un assurdo. Oltre al danno, la beffa. Pregiudizi e qualunquismo penalizzano ingiustamente la nostra categoria. Non chiediamo privilegi ma solo il rispetto di un nostro diritto. Grazie per l’attenzione e per il contributo ad una corretta informazione”.
Grazie Giovanni per la chiarezza.
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Alitalia: esuberi, tagli ai salari, esodati

Esuberi, tagli ai salari, esodati: quello che non si è detto sull'accordo Alitalia - Etihad.Esuberi, tagli ai salari, esodati: quello che non si è detto sull’accordo Alitalia – Etihad
Nell'accordo Alitalia-Etihad sono tutti contro i lavoratori: il governo, i giornali. Eppure dal 2008 ad oggi hanno pagato un prezzo altissimo. Tra esuberi, esodati, tagli ai salari.
Alitalia Forever, Alitalia è finita. E i suoi dipendenti, ieri e oggi, si trovano in bilico: da una parte ci sono i ricordi di una compagnia con una grande storia, dall’altra migliaia di esuberi e ridimensionamenti, trattative e tagli effettuati dal 2008 ad oggi, data della firma dell’accordo con Etihad, la compagnia degli emirati arabi che salverà Alitalia.
Alitalia Forever” è il nome di un partecipato gruppo Facebook dove gli ex piloti ed hostess della compagnia di bandiera postano vecchie foto. “Vi ricordate il suo nome?”, si chiede un utente sulla vecchia istantanea scannerizzata di una hostess in divisa d’ordinanza. Oppure: “Ricordate questo aereo? Quanti chilometri ci ho percorso”. Ma questo era ieri. E se i ricordi sono duri a morire, oggi i dipendenti del gruppo sembrano essere attaccati da più parti. Dal governo: “Non tollereremo altri disagi”, ha detto il ministro Lupi riferendosi alle proteste degli ultimi giorni. Dai giornali, che in questi giorni hanno riportato la falsa notizia di una “valanga di certificati medici” dei facchini di Fiumicino, cher avrebbe paralizzato l’aeroporto. Notizia, poi, rivelatasi infondata.
Da più parti si accusano i lavoratori di non accettare un piano che permetterebbe il salvataggio della compagnia, senza troppi costi sociali. Ma è proprio così? Scrive Linda sul gruppo Facebook: “Siamo tornati al 2008 e con meno garanzie. Comprendo quello che state vivendo. Perdere il lavoro dalla sera alla mattina è una tragedia”.
Già, una tragedia. Perché la verità è che in Alitalia i costi sociali sono stati altissimi in questi 6 anni. Pochi giorni fa, ad esempio, i sindacati hanno firmato un accordo per permettere alla compagnia di tagliare 31 milioni di euro dal costo del lavoro. C’è chi perderà 85 euro al mese, chi 1.300 (i comandanti anziani e dirigenti). Le hostess perdono circa 300 euro al mese.
Poi, ci sono gli esuberi annunciati questi giorni. Dovranno andare via una hostess su dieci e il 7% dei piloti. Sono 149 i piloti in esubero su 1.650. E 104 esuberi dal commerciale, 42 dalle risorse umane, 73 in amministrazione. Via anche 386 persone fra tecnici, ingegneri, operai specializzati delle manutenzioni.
Il numero totale degli esuberi Alitalia è 2.251, o meglio 2.171 se si escludono le uscite volontarie. Di questi circa 1.300 verranno riassorbiti (pare) in Alitalia, oppure pensionati, esternalizzati, o ricollocati in Etihad. Rimangono circa 900 esuberi, e ognuno di loro dovrà fare una scelta importante nei prossimi 30 giorni: lasciare o rimanere? Prendere una magrissima liquidazione da 10mila euro lordi, più la mobilità, o rifiutare e correre il rischio di ricevere la lettera di licenziamento il 15 settembre?
Tutto questo è materia di questi giorni. Ma cosa era accaduto nel 2008, quando i capitani coraggiosi radunati da Berlusconi – Ligresti, Riva, Passera, Marcegaglia, Colaninno, Trochetti Provera, Benetton, Caltagirone – avevano preservato l’italianità di Alitalia, salvandola dalle grinfie di Air France?
“Prima i dipendenti Alitalia erano circa 20.000, dopo gli esuberi della privatizzazione siamo passati a 14.000”, dice Gianni Platania, della Filt Cgil. Con l’operazione Cai, infatti, il governo Berlusconi fece in modo che i dipendenti Alitalia potessero usufruire di quattro anni di cassa integrazione e tre di mobilità. 6.000 esuberi, una cifra importante E dopo 7 anni, dopo che i capitani coraggiosi si sono sfilati uno ad uno da Cai dopo avere incassato i compensi politici di quell’operazione, molti di quegli esuberi sono finiti nel calderone degli esodati.
Roberto Colannino, fino ad oggi presidente Alitalia, ha detto: “È la terza volta che salviamo Alitalia. Mi aspetterei un riconoscimento per l’enorme sacrificio degli imprenditori”. Risponde Maria Cristina, sul gruppo Facebook dei lavoratori: “Il mio pensiero va ai colleghi. Bisognerebbe carcerare chi, in sei anni, dopo aver preso una compagnia pulita dai debiti, accollato 11.000 persone ai contribuenti, l’ha fatta nuovamente fallire.”
Alla fine è vero, la compagnia dovrà subire tutti questi tagli per rimanere in piedi, e sembrano essere tutti d’accordo. Quello che non si può dire, però, è che i lavoratori non abbiano (già) pagato un prezzo molto alto per questo. E pagheranno ancora.
(Leggi)

mercoledì 13 agosto 2014

Manovra sulle pensioni?

Mettere mano alle pensioni per la manovra d'autunnoMettere mano alle pensioni per la manovra d'autunno
L'economia è ferma, la spesa non cala, i conti sono fuori controllo. Nella Ue è allarme rosso e si profila la prima manovra d'autunno. Matteo Renzi già prepara la prima mossa: nel mirino le pensioni con il calcolo retributivo e quelle di reversibilità
di Stefano Cingolani
"Gli italiani possono andare in vacanza tranquilli. Non ci sarà nessuna manovra correttiva. Anzi, in settembre avremo una ripartenza col botto». Così parlava il capo del governo il 1° agosto presentando lo Sblocca Italia, un pacchetto di provvedimenti in 10 capitoli per «liberare le energie del Paese». Passano due giorni e nell’omelia domenicale sulla Repubblica Eugenio Scalfari invoca l’arrivo della troika, il commissariamento di Commissione europea, Fondo monetario e Bce. Matteo Renzi mangia la foglia, si fa intervistare dal medesimo quotidiano e cerca di esorcizzare lo spettro che segnerebbe la sua fine. Ma in ogni caso mette le mani avanti: «Se mai ci fosse bisogno di una manovra non imporremo nuove tasse». Dal «mai», dunque, siamo già al «se mai». E non è finita qui.
Il bonus di 80 euro non ha scalfito un fardello fiscale del 52 per cento che sale al 68 sui lavoratori autonomi. In queste condizioni non c’è spazio né per i consumi né per i risparmi. Infatti, l’Italia non cresce. La prima metà dell’anno è stata sprecata, come dimostra il dato sul secondo trimestre diffuso mercoledì 6 dall’Istat. Se le cose andranno meglio in autunno, il prodotto lordo salirà molto meno della metà rispetto allo 0,8 che il governo ha scritto nel Documento di economia e finanza, avvicinandosi piuttosto a quello 0,2 previsto dalla Confindustria. I prezzi continuano a cadere avviandosi pericolosamente verso una vera deflazione. Così, saltano anche tutti gli altri parametri, a cominciare dal disavanzo pubblico (invece del 2,6 concordato con Bruxelles va oltre il 2,8) mentre il debito/Pil s’avvicina a quota 140, considerata da tutti la soglia del pericolo.
Altro che ripartenza. Dalle speranze della primavera alle delusioni estive, ancor prima dell’autunno si prepara una mossa disperata: la controriforma delle pensioni. Autorevoli protagonisti rivelano a Panorama che sono allo studio quattro misure clamorose. La prima è un taglio agli assegni superiori ai 3 mila euro mensili, ricalcolando l’intera vita lavorativa in funzione dei contributi effettivamente versati per chi è andato in quiescenza con il sistema retributivo (misura che si espone subito a una eccezione di costituzionalità). La seconda è una maggiore elasticità in uscita, stabilendo una soglia di penalizzazione; insomma il modello Madia per i professori rientra dalla finestra ma riferito all’intera platea dei pensionati. Arrivano poi la riduzione delle pensioni di reversibilità (si ipotizza una sola a persona) e l’abolizione dei baby pensionamenti.
C’è bisogno di fare cassa (tra l’altro non si vede nemmeno il miliardo e mezzo previsto dalla lotta all’evasione). Ma la svolta populista ha una logica politica: accarezzare il pelo di quella sinistra che ha messo in difficoltà Renzi sul Senato e sulla riforma elettorale. I sindacati tacciono, perché la loro contropartita è un ritorno surrettizio alla concertazione, come si è già visto nella pubblica amministrazione dove i trasferimenti di personale devono essere tutti concordati. Quanto potrà ricavare il governo non è chiaro, però la spesa per le pensioni tra previdenza e assistenza ammonta a oltre 300 miliardi. Dunque, un bel malloppo. La Ragioneria dello Stato, tuttavia, teme che alla fine i costi supereranno ancora una volta i benefici. Inoltre, se si tocca in modo radicale la legge Fornero, sia l’Ue sia la Bce faranno scattare la luce rossa. Secondo fonti consultate da Panorama, è proprio così.
E più tempo passa senza crescita, più la troika s’avvicina. La stagnazione italiana viene messa a confronto con la ripresa della Spagna e del Portogallo, e da Londra a Francoforte matura la convinzione che solo un intervento congiunto di Ue, Bce e Fmi darebbe la spinta economica che manca al governo di Roma. Segnali di ripresa che si rivelano fuochi fatui, previsioni smentite dall’Istat, scontri su spese ed entrate: come un anno fa con la coppia Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni. Proprio lo spettro della «lettizzazione» comincia ad angosciare Renzi e lo spinge a cercare affannosamente scorciatoie, come quella delle pensioni. Di retromarce, d’altra parte, il gambero Matteo ne ha fatte parecchie.
Dopo aver promesso di estendere il bonus di 80 euro (che peraltro, come aveva previsto Confcommercio, si è rivelato inutile per il rilancio dei consumi) a pensionati, incapienti e lavoratori autonomi, ammette che non sarà possibile, anzi non ci sono le risorse per garantire il taglio sui salari sotto i 25 mila euro nel 2015 e mancano i soldi per coprire il beneficio fino alla fine dell’anno. Senza contare la Tasi. La Cgia di Mestre calcola un importo di 44 miliardi, come nel 2012 quando c’era l’Imu sulla prima casa. Nelle mani dei comuni l’imposta corre già verso le aliquote più alte. L’incertezza sulla stangata locale è una delle ragioni che inducono le famiglie a non spendere, deprimendo domanda interna e crescita. E la spending review? Altro che passo indietro, esce proprio di scena. Carlo Cottarelli non verrà sostituito e si torna ai risparmi affidati ai singoli ministeri, ai tagli lineari e a un aggravio fiscale di 3 miliardi di euro attraverso la riduzione delle deduzioni e detrazioni stabilite nella cosiddetta «clausola di salvaguardia».
Intanto due cose sono certe: allo stato attuale mancano i 4,5 miliardi promessi dal Def per quest’anno e restano nel libro dei sogni i 17 miliardi per il 2015. Non è difficile capire che la guerra aperta a Cottarelli nasconde in realtà l’attacco al fortino di via XX Settembre. La Ragioneria è sul piede di guerra e Renzi la vuole bypassare. Non solo, intende mettere sotto tutela lo stesso ministro dell’Economia circondandolo con i pretoriani, da Yoram Gutgeld a Filippo Taddei, araldo degli 80 euro. Una cabina di regia a Palazzo Chigi, insomma, escamotage per evitare la scelta più dirompente: la defenestrazione di Pier Carlo Padoan dal quale il capo del governo si aspettava più idee e soprattutto più mordente a Berlino e a Bruxelles per ottenere tempo e flessibilità. Che Pcp, come lo chiamano, non faccia parte del Giglio magico è evidente.
Sostenuto da Giorgio Napolitano come garanzia verso la Ue, i dissapori con Renzi sono emersi quasi subito. Il ministro avrebbe preferito ridurre l’Irap non l’Irpef e non ha mai nascosto le sue preoccupazioni: 10 miliardi l’anno sono tanti, soprattutto a fronte di un impatto modesto sui consumi e minimo sul Pil (appena lo 0,1 secondo la Banca d’Italia). Renzi continua a negare che corra cattivo sangue, ma non spende una parola di vero sostegno. Padoan ha le mani legate e, senza l’autorizzazione a sforare il 3 per cento nel rapporto tra deficit e Pil, non gli resta che un giro di vite. Si tratta di recuperare 25 miliardi secondo i conti di Renato Brunetta e Stefano Fassina, spesso d’accordo sulla politica economica. Intanto, mancano almeno 3,5 miliardi anche per il 2014
Liquidare il ministro dell’Economia? Al contrario, ci vogliono più Padoan, secondo Diego Della Valle che guida il pattuglione degli imprenditori delusi, da Alessandro Benetton a Luca di Montezemolo o Nerio Alessandri, presentato da Renzi come un modello con la sua Technogym. Per non parlare di Giovanni Bazoli e del Corriere della sera, che ogni giorno tira una bordata. Quanto a Giorgio Squinzi, presidente della Confindustria, si affida alle analisi di Stefano Folli e agli editoriali assai puntuti del Sole 24 Ore. Tra inesperti e apprendisti, la squadra di governo non ha dato finora grandi prove. Clamorosa la figuraccia di Marianna Madia sulla pensione a quota 96 (somma di età e anzianità di lavoro) per insegnanti e medici e sul pensionamento d’ufficio a 68 anni per docenti universitari, provvedimenti bocciati dalla Ragioneria.
Stefania Giannini, ministro della Pubblica istruzione, ha scontentato tutti con indiscrezioni e annunci. Persino il robusto Giuliano Poletti si fa rinviare a ottobre la riforma del mercato del lavoro, contro la quale Susanna Camusso, segretario della Cgil, presenta ricorso a Bruxelles. Eppure è il provvedimento più importante sul quale sono puntati gli occhi degli investitori, richiesto ben tre anni fa dalla famigerata lettera della Bce, firmata da Draghi e Jean-Claude Trichet. Altro che Senato. Rendere più facili assunzioni e licenziamenti: questo dovevano fare i governi italiani e nessuno c’è riuscito. Se Renzi si rimangia l’unica riforma significativa e cede alle corporazioni, la conclusione è una sola: anche lui è alla frutta. E allora sotto a chi tocca, avanti un altro. Con o (meglio) senza trojka.
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