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mercoledì 19 novembre 2014

Diamo i numeri?

Diamo i numeri?

Se proprio dobbiamo dare i numeri, come sembra vada di moda in questi sciagurati anni in Italia, diamoli tutti. Et voilà. La relazione tecnica del direttore generale dell’INPS protocollata il 22 maggio 2012 comunicava al ministero che i cosiddetti esodati erano 390.000. E’ il numero che più di due anni fa occupò le prime pagine dei giornali, un numero che gli uffici di studio e di ricerca dei sindacati e della fondazione consulenti del lavoro avevano già anticipato e poi confermato e che nessuno è riuscito a smentire. E’ quella la cifra di dominio pubblico, che si può trovare in tutti gli atti parlamentari. Tre governi e due legislature dopo non c’è istituzione della repubblica che è stata in grado di certificare una cifra diversa. Qualcuno gioca ancora al distinguo, dopo tre anni, ma il punto di partenza è quello. Partiamo da lì. Il ministro dell’epoca, non ricordiamo il nome, ma di sicuro gli errori, alcuni clamorosi, come quello che segue, di quei 390.000 ne ammise e ne  accertò soltanto 65.000 per il biennio 2012/2013. Il ministero, come spiegarono tutti i sindacalisti e tutte le associazioni di categoria, era l’unica struttura in grado di fornire il numero esatto perché è al ministero che sono stati firmati gli accordi di esodo. Il ministro convocò l’amministratore delegato e il direttore generale dell’INPS e disse che diffondere certi numeri creava “disagio sociale” (le sue leggi invece hanno generato dei paradisi in terra) e l’INPS si adeguò. Ma, esodato pure il ministro (lo scriviamo al maschile proprio come voleva lei) nello stesso periodo, l’INPS ha emanato salvaguardie (2, 3, 4 e 5) per altri 73.130 esodati per un totale di 138.130 esodati raggiunti e tutelati, più del doppio degli accertamenti dell’allora ministro. Le cifre sono desunte dai report ufficiali dell’INPS e la matematica non è un’opinione. La sesta salvaguardia ha tutelato 32.100 esodati e il totale fa 170.230. Sulle salvaguardie, i dati sono ufficiali, il numero è giusto. Ora, potremmo avere anche finito qui, stando ai tanti distinguo che arrivano da postazioni (ben retribuite) diverse, compresa quella che comincia pure a distinguere tra esodati ed esodandi (ma abbiate pietà!), ma per arrivare alla cifra di partenza, c’è una bella differenza. Non scriviamo la cifra, solo per non aggiungere altra confusione, e perché non è nostro compito. Poniamo alcune domande. C’è stato un errore, allora? C’è qualcosa che non va, adesso? Ci mettiamo almeno un supplemento d’indagine prima di lanciare bizzarri messaggi al vento? Certo, come dice uno che se ne intende, e che già sostiene che gli esodati non ci sono più (ma per lui è che non dovevano esserci, non dovrebbero esserci, non ci sono mai stati), se dovessimo tutelarli tutti sarebbe abrogata la riforma Fornero. Dopo i danni che ha fatto, dopo quello che abbiamo passato, sarebbe grottesco, ma è un falso problema pure quello ormai, perché la vera questione è soltanto una: vanno tutelati tutti. Salvaguardia dopo salvaguardia. Tutti, e nessuno di noi, salvaguardato o non, si tirerà indietro fino a quando ci sarà ancora un solo esodato. Tutti. In più, se abbiamo imparato qualcosa in questi tre anni è anche che le parole hanno un valore, perché già ci hanno chiamati con un termine che non esiste in nessun vocabolario, poi sentirci dire, come ormai è scritto negli atti parlamentari che “ormai esistono soltanto casi specifici” è agghiacciante. Non è rimasto un esodato, quello, sì, sarebbe un caso specifico, singolare, come dice la grammatica, e saremmo comunque ancora lì a lottare. Sono rimasti soltanto “casi specifici”, ci dicono, e “casi specifici”, secondo la grammatica italiana (sempre che matematica e grammatica valgano ancora qualcosa in questo strambo paese) vuol dire plurale, quindi non uno (singolare), ma due, tre o quattro o 219.770. Attendiamo il protocollo di una nuova relazione tecnica? Cominciamo ad avviare l’iter della settima salvaguardia? Restiamo mobilitati? Certo. Appoggiamo il referendum? Qualsiasi cosa, ma non lasceremo indietro nessuno. Al ministro di allora, che amava le lingue, lo diciamo anche in inglese, no one at all. A quelli di adesso, lo spieghiamo per bene: nessuno, in italiano, vuol dire neanche uno, neanche un “caso specifico”.
 

2 commenti:

  1. UNICA soluzione strutturale e definitiva per TUTTI i veri
    "Esodati" abrogando TUTTI I PALETTI posti dalla iniqua
    e anticostituzionale "riforma" pensioni monti/fornero !!!

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  2. Mi rivolgo con preghiera a tutte le forze politiche, a tutte le organizzazioni sindacali:- "per cortesia non dimenticatevi del dramma degli ESODATI, non abbandonatene nessuno". Grazie a voi tutti.
    leo

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