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giovedì 30 aprile 2015

Resoconto audizione al Senato - 11 marzo 2015

RETE DEI COMITATI DEGLI ESODATI
Resoconto della audizione di una rappresentanza della Rete dei Comitati degli Esodati in Sottocommissione Esodati della Commissione Lavoro del Senato.
Roma, martedì 11 marzo ,dalle ore 14.00 alle ore 15.40
Su specifica richiesta, accolta, della Rete dei Comitati degli Esodati si è tenuta la audizione in epigrafe presieduta dalla Senatrice Anna Maria Parente.
Erano presenti per la Sottocommissione i componenti: CATALFO (M5S), BAROZZINO (SEL), PEZZOPANE (PD), MUNERATO (LEGA), SERAFINI (FI/PDL). Ospitato in riunione il Sen. ICHINO (PD).
In rappresentanza della Rete dei COMITATI ESODATI:
Francesco FLORE, Doriana FIORANI, Fabio CERRUTI, Daniele MARTELLA e Giuseppe ESPOSITO.
Alle 14,05 apre i lavori la Presidente Parente evidenziando che lo scopo della Sottocommissione è quello di approfondire il problema “esodati” in tutte le sue implicazioni e di verificare soprattutto la sua portata. Alla luce della molteplice quantificazione numerica degli interessati susseguitasi negli ultimi mesi la Sottocommissione intende verificare ed accertare i numeri degli esodati e verificare anche altre categorie di lavoratori colpiti da quella riforma per poi valutare opportuni provvedimenti legislativi per risolvere alla radice il problema degli esodati e valutare anche uno strumento che assicuri maggiore flessibilità in uscita dal posto di lavoro verso il pensionamento. Con questo obbiettivo, ed in ottemperanza di un Ordine del Giorno approvato in Commissione, si intende procedere ad una accurata indagine conoscitiva sul tema, in collaborazione con altri istituzioni pubbliche fra le quali l’ISTAT, per mezzo di un’ apposito questionario di rilevazione delle situazioni degli “esodati”. La sottocommissione intende accertare il numero attendibile degli “esodati” rimasti fuori dai sei provvedimenti di salvaguardia ed ha richiesto la collaborazione della Rete dei Comitati degli Esodati; ottenendola. Da un primo informale incontro sono emerse alcune richieste della Rete quali quella di togliere o al massimo rendere facoltativa la sezione del questionario relativa alla situazione reddituale dell’intervistato. La presidente assicura la volontà della Sottocommissione di pervenire ad un esame accurato della questione esodati per ricercare poi ogni possibile soluzione. Invita i rappresentanti della Rete ad esprimere le loro valutazioni in merito al questionario.
Interviene Francesco FLORE ,a nome della Rete dei Comitati e del Comitato Contributori Volontari, per illustrare dettagliatamente un documento che consegna agli atti dei lavori della Sottocommissione, unitamente a 6 allegati. Flore argomenta in particolare la definizione di “esodati”, sottolineando che costoro sono tutte le categorie degli ex lavoratori che al dicembre 2011 avevano perso il lavoro a qualsiasi titolo o avevano firmato qualsiasi tipo di accordo che lo prevedeva anche in data successiva e che maturavano il diritto pensionistico entro il 2018.
Sull’indagine che si intende condurre ribadisce le forti perplessità già manifestate nel precedente incontro informale e ribadisce le motivazioni per le quali, a parere degli “esodati”, si considera l’inutilità di un tale “censimento” stante la circostanza che altri organi dello Stato quali l’INPS, le Direzioni Provinciali e Territoriali del Ministero del Lavoro ed i Tribunali del Lavoro sono nelle condizioni di fornire tutti i dati relativi agli “esodati”. Cita l’ultimo dato (che non si ritiene esaustivo di tutta la platea degli esodati) certificato dal Governo al Parlamento, in risposta ad una interrogazione dell’On.Gnecchi, di 49.500 verificati dall’INPS. A parere della Rete dei Comitati l’indagine dovrebbe riguardare soprattutto quelle categorie e sottocategorie di “esodati” rimaste fuori dalle 6 salvaguardie, ed altre categorie di ex lavoratori fortemente penalizzate, citando alcuni casi, alle quali occorre comunque dare risposte. Si prende comunque atto della decisione di procedere a tale indagine e si prende atto della disponibilità a rendere facoltativa la parte reddituale, ma si continua pure a chiedere che venga totalmente stralciata dal questionario. Argomenta inoltre che la risposta a queste persone non deve e non può essere di tipo assistenziale, ma unicamente previdenziale, e che dev’essere loro restituito un diritto costituzionale sottratto, specificando gli articoli della Costituzione che lo prevedono, ossia si deve provvedere al ripristino del Patto rotto.
Interviene più volte il Sen.Ichino per interrompere tale relazione affermando che sono argomentazioni già note.
I Senatori Barozzino e Catalfo ribattono affermando di voler ascoltare i rappresentanti dei Comitati, e che occorre dare risposte ai danni provocati dalla manovra sulle pensioni del 2011, sostenuta dal Sen.Ichino, perche è dovere dello Stato.
Flore conclude evidenziando quale tipo di risposta è necessaria dare agli "esodati non salvaguardati" per i quali elenca i paletti/vincoli finora imposti alle diverse categorie e che ne hanno impedito la totale soluzione. Menziona la proposta annunciata di un settimo provvedimento di salvaguardia che la Commissione Lavoro della Camera si appresterebbe a presentare nei prossimi giorni. Dai contenuti anticipati evidenzia che si tratta di un provvedimento ancora parziale (in quanto non ricomprende la totalità degli almeno 49.500) ma considerato dalla Rete un significativo passo avanti, ribadendo comunque la necessità di provvedere entro la fine dell'anno alla soluzione strutturale.
La Senatrice Catalfo interviene per specificare che la Sottocommissione intende procedere alla verifica puntuale dei numeri degli “esodati” al fine di accertare se siano effettivamente 49.500 o in numero superiore, per procedere speditamente ad adottare un provvedimento unico di salvaguardia per tutti ed in tempi celeri. Si dichiara favorevole allo stralcio dal questionario della sezione relativa ai redditi dal punto 25.
Fabio CERRUTI interviene per sottolineare che gli obiettivi dell’indagine con scheda di rilevazione on-line sono condivisibili ma i risultati attesi troppo ottimistici alla luce della difficoltà di molti over 60 di utilizzare sistemi informatici. Sottolinea la preoccupazione che troppi colleghi potrebbero rimanere fuori da tale rilevazione e che non si può legare un diritto costituzionale ad una siffatta domanda.
In risposta alla senatrice Catalfo ribadisce che, per quanto riguarda le categorie già incluse nelle precedenti salvaguardie, a nostro avviso, il dato di 49.500 è affidabile in quanto certificato in Parlamento dal Ministero del lavoro in risposta alla interrogazione dell'on. Gnecchi evidenziando che è stato fornito uno studio con relative tabelle suddivise per categorie ed anno.Rinnova la ferma richiesta alla Commissione di fornire le motivazioni che portano alla acquisizione, con il questionario, di informazioni sul reddito famigliare degli “esodati” ritenendo la circostanza molto discutibile e ribadendo la richiesta che tale richiesta venga stralciata dalla scheda di rilevazione.
Interviene il Sen. ICHINO per affermare che il sistema dei CAF e dei patronati potrebbero farsi carico di assistere gli interessati nella compilazione del questionario e non vede quindi alcun problema se l’iniziativa verrà adeguatamente pubblicizzata. Argomenta inoltre che giuridicamente ciò che reclamano gli “esodati” non è un “diritto acquisito” ma ci si deve riferire al diritto attuale. In merito alle informazioni richieste nella sezione reddituale della scheda, dichiara che sono necessarie per eventuali azioni future, confermando la sua visione che tali azioni non sarebbero a sostegno di un diritto, ma esclusivamente di tipo assistenziale e quindi da modulare sulla situazione economica del singolo.
Interviene FLORE per rispondere al Sen. Ichino sottolineando con veemenza che con gli “esodati” lo Stato ha rotto un patto perché sottoscritto con organi dello Stato nazionali, territoriali e giudiziali o direttamente con istituzioni statali come l’INPS nel momento in cui rilascia le autorizzazioni al versamento dei contributori volontari. Evidenzia gli articoli 33 e 38 della Costituzione che sanciscono un preciso diritto costituzionale, violato dalla manovra previdenziale del 2011, che lo Stato ha il dovere di riconoscere e restituire agli “esodati”. Sui diritti acquisiti chiede al Sen. Ichino se è più diritto acquisito quello dei beneficiari di pensioni d’oro, come i vitalizi riconosciuti a parlamentari per 3 giorni di lavoro rispetto a quelli sottratti agli “esodati” con 35/40 anni di duro lavoro, con relativi contributi versati. Evidenzia anche che alcuni tribunali del lavoro stanno già dando precise risposte riconoscendo tale diritto ai ricorrenti.
Il Sen. BAROZZINO Ribadisce che il danno è stato provocato dallo Stato e che deve essere lo Stato a farsi carico di rispondere alle richieste dei comitati degli “esodati” ripristinando quel patto e procedendo sollecitamente a riconoscere agli stessi il diritto pensionistico.
La Senatrice CATALFO Ribadisce che lo Stato con gli “esodati” ha commesso un grave errore al quale occorre porre urgentemente rimedio non con provvedimenti annuali ma con un unico provvedimento che dia risposte ai 49.500 o ad un numero superiore nel caso in cui l’indagine conoscitiva stabilisca risultati diversi.
Fabio CERRUTI interviene per rispondere al sen. Ichino che la sua visione è quella di chi ritiene che gli “esodati” stiano chiedendo una “elemosina” e non la restituzione di un diritto costituzionale. Aggiunge che gli “esodati” chiedono unicamente quello che spetta loro dopo una vita di lavoro ed il pagamento di 35/40 anni di contributi.
Doriana FIORANI ribadisce al sen. Ichino che le nostre richieste sono pienamente legittime e pienamente conformi al “diritto attuale” in quanto i patti e gli accordi firmati lo sono stati nel
rispetto del diritto allora in vigore e non si può certamente riferirli a norme intervenute successivamente con la riforma Fornero e che sostanzialmente hanno avuto un effetto retroattivo.
Daniele MARTELLA dichiara che il diritto non può e non deve essere legato al reddito familiare e che tutti gli accordi governativi e non governativi sono stati siglati con le istituzioni.
Manifesta perplessità, come gli altri rappresentanti della Rete, sulla idoneità del supporto dei patronati ed INPS testimoniando come sia spesso accaduto che le indicazioni fornite nell’applicazione delle 6 salvaguardie siano state spesso in contrasto con la normativa di riferimento.
Spesso i comitati stessi, sulla base della esperienza forzatamente acquisita in 3 anni di attesa, hanno dovuto sostituirsi a patronati ed INPS per fornire consulenza ai propri aderenti
Giuseppe ESPOSITO interviene per illustrare il proprio caso personale e di altri 20 colleghi di “esodato” non salvaguardato mirato alla denuncia della discriminazione perpetrata, dai 6 provvedimenti di salvaguardia, a danno di tutti gli ex lavoratori posti in mobilità a seguito di accordi territoriali, benché identico a tutti gli altri ed avendo perfettamente seguito la procedura di mobilità della legge 223/91 art.4 comma 7 e 15 con tutti gli attori istituzionali dello stato previsti, al contrario di quelli con accordi governativi che hanno invece potuto rientrare nella salvaguardia. Ma non basta ancora, siamo stati fin qui discriminati anche per le successive salvaguardie, in particolare l'ultima, la sesta salvaguardia, poiché per i mobilitati di cui alla lettera a) viene posto come data di limite della cessazione il 30/09/2012 laddove per altri soggetti è ammessa la cessazione al 31/12/2012 inoltre Evidenzia che questo è uno delle tante storture contenute nella manovra sulla previdenza e ripetute successivamente negli altri provvedimenti. Discriminazione che occorre urgentemente cancellare come tutte le altre che hanno interessato altre categorie. Sull'indagine degli “esodati” ribadisce le forti critiche ripetendo che l’INPS e le DTL sono in possesso di tutti i dati di tutti coloro che hanno fatto accordi mentre sulla sezione del questionario attinente la rilevazione dei redditi degli “esodati” ritiene inaccettabile che si voglia legare il riconoscimento di un diritto costituzionale alla situazione economica dei cittadini danneggiati .
FLORE interviene per chiarire che fino ad oggi ci è stato sempre evidenziato che non si poteva adottare un provvedimento unico per salvaguardare tutti gli “esodati” (2001-2018) in quanto non lo consentivano le norme procedurali e, soprattutto, per l’alibi delle coperture finanziarie. Su tale alibi evidenzia che non spetta alla Rete proporre dove reperire le coperture ma si sono ottenuti precisi impegni dalla segreteria del partito di maggioranza, nel febbraio del 2014, relativamente all’impiego della tassazione sul rientro dei capitali italiani all’estero. Impegni che sono documentati in questa sede. Pertanto ci si è rassegnati a provvedimenti annuali di salvaguardia, sempre sostenuti dalla Rete, come si intende sostenere ora quello preannunciato dalla Commissione Lavoro della Camera che si auspica venga sostenuto anche al Senato. Ben venga, e si è pronti e disposti a sostenere un provvedimento unico come quello proposto in questa Sottocommissione per almeno tutti i 49.500 “esodati” non salvaguardati certificati dal governo.
Pur con tutte le riserve ed obiezioni si è comunque disponibili a collaborare sull’indagine conoscitiva che la Sottocommissione intende realizzare.
La Presidente PARENTE nel concludere l’incontro ribadisce la volontà della Sottocommissione di procedere all’indagine conoscitiva, evidenziando che la Commissione Lavoro del Senato è una istituzione legittimata a procedere in tale indagine per la quale nei prossimi giorni verranno attivate le procedure on-line sul sito del Senato e dell’ISTAT. Ringrazia i rappresentanti della Rete per la loro disponibilità a collaborare alla iniziativa mirata esclusivamente a precisare il fenomeno, per poi dare risposta adeguata a tutti gli aventi diritto.
Doriana FIORANI, Francesco FLORE, Fabio CERRUTI, Daniele MARTELLA, Giuseppe ESPOSITO


Indagine con trabocchetti


NOTA STAMPA DELLA RETE DEI COMITATI DEGLI ESODATI
SULL’INDAGINE CONOSCITIVA CON SCHEDA DI RILEVAZIONE  DELLA
“SOTTOCOMMISSIONE ESODATI” - Commissione XI Lavoro del SENATO -
TRABOCCHETTI E MANIPOLAZIONI
La “Rete dei Comitati” esprime la più profonda contestazione e contrarietà all’iniziativa promossa dalla Commissione XI Lavoro del Senato - Sottocommissione Esodati -in quanto, sia per la forma assunta dal “questionario”  sia per le modalità e procedure attuative messe in campo dalla Sottocommissione, otterrà come unico risultato quello di fornire una base propagandistica infondata a chi, come il sen. Ichino ed alcuni altri Parlamentari, da ormai quasi 4 anni dichiara che gli esodati sono un problema risolto, nascondendo intenzionalmente all’opinione pubblica quale sia invece la realtà dei fatti: che cioè esistono ancora intere platee di soggetti che a seguito della “manovra” Fornero, subiscono il tradimento di quel “patto rotto” dallo Stato non potendo godere del loro diritto di andare in pensione con le norme previgenti.
L’iniziativa aveva visto la risoluta disapprovazione della “Rete dei Comitati degli Esodati” fin dal suo primo manifestarsi, poiché è palesemente assurdo ed illegittimo che si pretenda di raccogliere, con un “sondaggio volontario”,informazioni già note per “compito di funzione pubblica” alle Istituzioni dello Stato (INPS e Ministero del Lavoro), di fatto sostituendosi ad esse.
La “Rete dei Comitati” tuttavia, sempre disponibile al confronto ed alla collaborazione, nei mesi scorsi aveva  cercato comunque il dialogo con la Sottocommissione Esodati per contribuire, con le proprie capacità e competenze, alla definizione di un “questionario” chiaro, efficace, intellegibile e che potesse essere  utilizzato in un percorso informativo e procedurale almeno accettabile. Spiace ora dover constatare che lo sforzo prodotto sia stato completamente ignorato dalla Sottocommissione e reso del tutto inutile!!
In quest’ottica, vogliamo anzitutto far presente che:
  • In data 11 marzo u.s. si è svolto un incontro formale della Rete presso la Sottocommissione Esodati del Senato. In tale occasione, non vi è stata alcuna condivisione dell’iniziativa (anzi è stata ribadita, come già fatto altre volte, la contrarietà della “Rete dei Comitati” al cosiddetto censimento sia perché i dati richiesti risultano già disponibili nel sistema informativo INPS, sia perché non potrebbe essere garantita la partecipazione/informazione di/a  tutti, oltre al fatto che risultano poco trasparenti, se non addirittura ambigue, le finalità dell’indagine);
  • Nonostante ciò , a prova della volontà di collaborare con la Sottosommissione e in accordo con la stessa, la “Rete dei comitati” prese l’impegno di segnalare problemi/inesattezze/mancanze  della bozza di scheda inizialmente redatta dalla Sottocommissione e dei criteri attuativi per la raccolta dei dati. La Sottocommissione si impegnò a sua volta impegnata a fornire alla Rete la prima bozza del questionario su cui effettuare le osservazioni e le proposte di modifica;
  • Subito  dopo l’incontro sopramenzionato la Sen. Parente, Presidente della Sottocommissione, rilasciava però ai media dichiarazioni non conformi alla realtà, affermando genericamente che “la Rete avrebbe collaborato all’indagine”,  forzando così il significato di quelle che furono le reali conclusioni dell’incontro dell’11 marzo;
  • Il sospetto di comportamento non chiaro della Sen. Parente viene ulteriormente rafforzato dall’assenza di un resoconto dell’incontro sul sito istituzionale del Senato, di fatto segnalato al link http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=SommComm&leg=17&id=00906822&part=doc_dc&parse=no&stampa=si&toc=no, ma completamente privo di un testo!  La “Rete” ha prodotto invece un puntuale resoconto  (di cui si allega copia), scrupolosamente inviato per la condivisione alla Sottocommissione, e mai riscontrato dalla stessa nonostante la lunga attesa e le  sollecitazioni, e pertanto la “Rete” ha provveduto a pubblicarlo sui gruppi di discussione nel Web;
  • La “Rete dei Comitati”, pur trovando queste forzature della Presidente della Sottocommissione inopportune, ha deciso  comunque di continuare a collaborare come d’accordo,  fornendo alla Sottocommissione il parere (realizzato con esperti interni ai Comitati) sia sulla scheda  “questionario” sia  sulle procedure attuative di diffusione e di rilevazione della stessa, come da documenti che si allegano e dai quali appare chiaro che :
    • L’impostazione e le potenzialità del “questionario” che la Sottocommissione ha attivato  potranno conseguire solo un sondaggio generico e non il dichiarato obiettivo di rilevazione degli esodati non salvaguardati
    • Le domande del questionario NON sono in grado di rilevare tutte le reali situazioni/casistiche relative a soggetti/platee non salvaguardati esistenti nella realtà
    • Molte domande mirano ad ottenere informazioni riservate e private NON attinenti al contesto della rilevazione della “privazione del diritto a pensione”, specifico del “questionario”
    • Molte domande sono ambigue, incomplete, errate e fuorvianti!
    • NON è stata definita, ne’ si considera di farlo, alcuna procedura che consenta con alta affidabilità di soddisfare le seguenti necessità organizzative e procedurali:
a)    evidenza e trasparenza dello scopo della rilevazione (che evidentemente NON può essere quello di un censimento esaustivo!),
b)   garanzia di diffusione capillare dell’informazione ,
c)    raccolta di informazioni in un bacino definito che possa consentire ad ognuno di identificarsi nella declaratoria di partecipazione (es. essere cittadino italiano, aver perso il lavoro o sottoscritto accordi inderogabili di cessazione entro il 31/12/2011, maturare il diritto a pensione entro il 31/12/2018 con le regole previgenti, etc.), 
d)   definizione e trasparente pubblicazione in contemporanea della metodologia di analisi e di verifica dei risultati con possibilità di controllo da parte della Rete e/o di altri soggetti istituzionali (INPS, MinLav …) .

  • La “Rete”, a fronte del proprio studio sul questionario e sui criteri di rilevazione, ha inviato una sostanziale e formale nota con richiesta di modifica e correzione della scheda proposta indicando i parametri di procedura minimi necessari  e sufficienti per permettere all’iniziativa di conseguire un risultato valido
  • Successivamente all’invio della sopracitata nota ufficialela Rete non è più riuscita ad avere alcun contatto con la Presidente Parente o altri membri della stessa  Sottocommissione, nonostante i  ripetuti solleciti alla segreteria della Presidenza.
  • Senza alcuna condivisione o ulteriore confronto, ignorando l’intesa  con la “Rete dei Comitati”, è stato  pubblicato il questionario sul sito del Senato nella versione sostanzialmente iniziale, già  disconosciuta dalla “Rete”,  senza alcuna delle nostre richieste di garanzia sulle modalità e procedure di informazione, di monitoraggio, di analisi e controllo dell’iniziativa.
La “Rete” pertanto si vede di fatto costretta a denunciare alla pubblica opinione quanto segue: 
  • La diffusione e la rilevazione del questionario nella forma attuale, conseguente alla immotivata unilaterale interruzione del confronto con la “Rete dei Comitati”, non fa che rafforzare il dubbio  che lo scopo dell’indagine fosse di nascondere, depistare e falsificare la realtà della situazione degli esodati non salvaguardati, confermando in tal modo il fallimento della Politica. Il Parlamento, nella veste della Commissione Lavoro del Senato anziché denunciare l’ambiguità con cui è stata trattata tutta la questione “Esodati” in questi oltre 3 anni, intervenendo, come sarebbe invece suo dovere, sulcomportamento omertoso dell’INPS e del Ministero del Lavoro in merito alla verità sul numero degli esodati, sta cercando di coprire tale omissione con un ancor più forte depistaggio con la copertura e la collusione (poiché dovrebbe rilevare l’assenza di scientificità dell’iniziativa) di un altro Ente di Stato, l’ISTAT!
  • La “Rete dei Comitati degli Esodati”, rigetta fin da ora totalmente qualsiasi esito di tale  “sondaggio” che possa lontanamente avere la pretesa di sostituire i veri numeri degli “esodati non salvaguardati”, certamente in possesso dell’INPS e del Ministero del Lavoro. Esso é incompleto, parziale, NON scientifico e pertanto non veritiero per definizione!!
La“Rete dei Comitati degli Esodati”, nel rispetto delle persone e delle loro singole situazioni personali, a seguito di quanto ora esposto e denunciato, ritiene comunque di non dover dare alcuna indicazione agli iscritti  dei Comitati aderenti (e non) rimandando alla libertà del singolo individuo la decisione di partecipare o meno all’iniziativa di indagine proposta dalla Sottocommissione Esodati del Senato.
Per la “Rete dei Comitati degli Esodati”
Francesco Flore tel . 0784 203888  - 3389976878

Primo Maggio 2015

Buon Primo Maggio
agli Esodati, ai Disoccupati, ai Lavoratori, ai Pensionati, ai Giovani... insomma 
A TUTTI
   

Uno spazio anche per noi esodati

Tg2 insiemeDomani, festa del PRIMO MAGGIO
Giuliano porta la voce degli esodati
nella trasmissione 
"TG2 insieme" dalle 10 alle 11.
Un'alternativa per chi non vuole guardare l'inaugurazione di EXPO

Poletti, calcoli e contributi puri

Pensione anticipata 2015 precoci, usuranti ed esodati: Poletti, calcoli e contributi puri
Ultime pensioni lavori usuranti e pensione anticipata 2015, la Fornero respinge le accuse su esodati e precoci.
Bisogna accelerare sull'introduzione dei pensionamenti flessibili': a dichiararlo è stato in una nota il presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano, che parlando dellenuove possibili forme di pensione anticipata 2015 è tornato a ribadire la validità della cosiddetta Quota 97. La misura consentirebbe a tutti i lavoratori di abbandonare l'impiego una volta maturata la stessa Quota 97 nella somma tra età anagrafica e età contributiva, una misura che da un lato risponde a quei canoni di flessibilità di cui si va parlando negli ultimi tempi ma che dall'altro non soddisfa a pieno le esigenze di tutti i lavoratori. E' il caso ad esempio delle vertenzepensioni lavori usuranti e pensioni lavoratori precoci, per i quali l'acquisizione del diritto all'abbandono dell'impiego non può essere subordinata al raggiungimento di una certa soglia anagrafica. Nel primo caso perché bisogna effettuare gli opportuni distinguo tra mestieri e mestieri (un impiegato e un operaio non sono soggetti allo stesso 'tipo di usura' e vanno per tanto regolamentati con due trattamenti previdenziali distinti), nel secondo perché si tratta di gente che ha iniziato a lavorare molto presto. Sul fronte politico tiene infine banco l'intervento condotto dalla Forneroalla trasmissione tv DiMartedì condotta da Giovanni Floris su La7. La ministra ha difeso la propria riforma e argomentato la propria posizione su precoci ed esodati. 

Ultime novità Pensioni lavori usuranti, precoci e pensione anticipata 2015: Quota 97 e Fornero, contributivo unica via per la sostenibilità del sistema

Partendo dalle ultime dichiarazioni rilasciate da Damiano appare quasi ridondante evidenziare come l'ex ministro punti tutto sul sistema a quote per giungere ad un riassetto totale e strutturale del sistema previdenziale. Il membro PD vuole una pensione anticipata 2015 che funzioni con la Quota 97 o in alternativa con la Quota 100, misure sulla carta efficaci che però avrebbero un impatto ridotto quasi a zero per i casi pensioni lavori usuranti e pensioni lavoratori precoci (anche il ministro Poletti si è detto d'accordo con l'idea di ripristinare il sistema a quote). La soluzione ideale per le due vertenze è rappresentata dalla Quota 41 che non prevedendo requisiti anagrafici lascia una più ampia libertà di movimento ai lavoratori stessi che potrebbero così decidere quando andare in pensione e a fronte di quali condizioni. 

Come noto, la riforma Fornero ha introdotto il sistema di calcolo contributivo: tutte le categorie, non solo gli individui impiegati in lavori usuranti o i lavoratori precoci, dovranno sottostarvi, con la conseguenza che gli assegni previdenziali saranno costituiti dal solo ammontare dei contributi versati durante il percorso professionale. A motivare l'abbandono del sistema di calcolo retributivo è stato lo stesso ex ministro in diretta su La7: 'Il passaggio al contributivo era l'unico modo per rendere il sistema sostenibile, alla riforma possono essere applicati degli aggiustamenti, ma non c'è la volontà né lo spazio per una controriforma. Le riforme non nascono perfette, possono essere sempre migliorate' ha chiosato la Fornero in diretta tv. Ma quando Belpietro dallo studio ha fatto notare che c'è gente che ha potuto abbandonare l'impiego soltanto a quota 46 anni di contributi versati, l'ex ministra ci è andata giù pesante: 'Faccio notare che a distanza di tre anni e mezzo non esiste ancora un numero preciso su esodati o precoci. Questo è un problema nel tempo'. Floris ha tentato di incalzare in più di un'occasione l'ex responsabile del Welfare all'epoca del governo Monti ma lei, la Fornero, ha sempre mostrato uno sguardo di ghiaccio, quasi non si rendesse conto delle profonde crepe sociali apertesi nel paese a causa della riforma che reca il suo nome.
(Leggi)

Uno sguardo alla situazione attuale

Pensioni 2015, questione esodati: uno sguardo alla situazione attuale
Forse ad una soluzione, le problematiche relative ai lavoratori esodati e Quota 96.
Mentre il governo Renzi sta studiando il modo di riformare il sistema previdenziale italiano, si vedono all'orizzonte misure risolutive per i lavoratori delle categorie Quota 96 ed esodati,così come evidenziato dal sito internet specializzatoleggioggi.it. Sono già diverse settimane che si parla insistentemente di una rivisitazione delle norme pensionistiche soprattutto da parte del Presidente dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), Tito Boeri, il quale più volte ha ribadito la necessità di revisionare il sistema pensionistico. Lo stesso Boeri ha annunciato il debutto della cosiddetta busta arancione INPS, con la quale i lavoratori potranno sapere quale sará il valore dell'assegno pensionistico che gli spetterà al momento della pensione.

Esodati e Quota 96, i problemi da risolvere

Intanto, da risolvere la situazione degli esodati, tante persone che in molti anni hanno messo da parte contributi e anzianità contributiva e che si sono visti negare, a causa della legge Fornero che ha variato i requisiti richiesti, la tanto agognata pensione. Ma molto più grave è la situazione dei Quota 96 appartenenti al comparto scuola, i quali erano destinati alla pensione nell'agosto 2012 e che sono stati costretti a rimanere in servizio a causa di un errore nella riforma approvata dal governo Monti nel 2011.

4mila i lavoratori coinvolti dai cambiamenti sulle pensioni, ancora in attesa di risposte

Inizialmente erano 4mila i lavoratori coinvolti; poi, alcuni sono andati in pensione in accordo al raggiungimento dei nuovi requisiti. Al momento sono ancora in molti (alcune centinaia) che potrebbero raggiungere l'assegno pensionistico entro l'anno, in deroga a quanto previsto dalla legge Fornero. Proprio nei giorni scorsi è stato depositato un disegno di legge in Commissione Lavoro che dovrebbe risolvere queste situazioni., così come evidenziato sul sito leggioggi.it.


mercoledì 29 aprile 2015

Emendamenti e residue speranze, gli scenari

Riforma pensioni, Renzi teme le divisioni: emendamenti e residue speranze, gli scenari
Alcuni emendamenti e nuove speranze per esodati e Quota 96, news 28-04 sulla riforma pensioni 2015 del governo Renzi.Il partito di maggioranza, il PD, e il governo Renzi rischiano la spaccatura su una serie di questioni: dalla riforma pensioni 2015 alla legge elettorale Italicum, passando per la tanto contestata riforma della scuola. È chiaro come si tratti di uno dei momenti più difficili, segnalato anche dal crollo di consensi negli ultimi sondaggi proprio a ridosso delle Elezioni Regionali. Intanto giungono nuovi emendamenti e disegni di legge che riguardano - dovrebbero risolvere - alcune contraddizioni della legge Fornero: in primo luogo la proposta per la settima salvaguardia agli esodati, portata avanti dalla minoranza dem, opposta al premier Renzi, contiene anche una soluzione per i Quota 96 e i ferrovieri; in secondo luogo è stato proposto un emendamento al ddl di delega alla riforma della PA per promuovere il ricambio generazionale.

Soluzione per esodati, Quota 96 e ferrovieri? News al 28-04 sulla riforma pensioni del governo RenziIl disegno di legge n. 2958, proposto dalla minoranza dem, potrebbe rappresentare la soluzione per una serie di vertenze rimaste irrisolte a partire dall'entrata in vigore della legge Fornero: si tratta degli esodati, dei Quota 96 e dei ferrovieri. Il governo Renzi, restio ad ogni riforma pensioni per il 2015 che metta in discussione l'impianto generale della previdenza, potrebbe però capitolare essendo a rischio la tenuta dello stesso esecutivo e l'unità del partito. Le novità sono di grande interesse: oltre ovviamente alla salvaguardia che dovrebbe chiudere definitivamente il capitoloesodati, una norma contenuta nel ddl permetterebbe il raggiungimento dei requisiti pensionistici, in deroga alla Fornero, per tutti i docenti e personale amministrativo che, entro l'anno scolastico 2011/2012, hanno maturato la cosiddetta Quota 96 (60 anni di età e 36 di contributi oppure 61 d'età e 35 di contributi). Anche per i ferrovieripotrebbero giungere buone notizie: il ddl chiede formalmente al governo Renzi di emanare un decreto ministeriale che regoli ed armonizzi l'accesso alla pensione per i lavoratori del settore ferroviario, che al momento prevede come requisito anagrafico i 66 anni e 3 mesi d'età.

Emendamento alla legge sulla PA: riforma pensioni 2015 del governo Renzi e turnover, news 28-04Giunge intanto anche un emendamento al ddl delega sulla Pubblica Amministrazione, a firma di Hans Berger, che intenderebbe regolare e facilitare il turnover generazionale mediante un sistema di riduzione volontaria e irrevocabile del personale prossimo al pensionamento. Il governo Renzi si è già detto disponibile a discutere la proposta, soprattutto perché non comporterebbe oneri aggiuntivi né per le casse dello Stato né per l'Inps. In poche parole si darebbe la possibilità ai lavoratori della PA prossimi alla pensione di scegliere un lavoro part-time, l'unica contraddizione è la seguente: il differenziale nei contributi dovrebbe essere versato dallo stesso lavoratore. Insomma il dipendente pubblico pagherebbe da sé i contributi mancanti. La proposta non piace alla minoranza e non sembra rappresentare la strada giusta per mettere in campo una vera riforma pensioni per il 2015.
È tutto con le ulltime news sulla riforma pensioni del governo Renzi per il 2015.
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lunedì 27 aprile 2015

Renzi alle strette: gli interventi di Poletti e Damiano

Riforma pensioni, Renzi alle strette: gli interventi di Poletti e Damiano, news 27 aprile
Interventi su esodati e opzione donna per la riforma pensioni del governo Renzi per il 2015. News 27-04.
Il governo Renzi è sempre di più alle strette: non soltanto le proteste contro la riforma scuola ma anche le continue richieste e vertenze che riguardano la riforma pensioni2015. Tra le questioni rimaste irrisolte e causate dalla legge Fornero spicca indubbiamente quella degli esodati: sulla questione è intervenuto ancora una volta Cesare Damiano, rappresentante della minoranza dem, che ha ribadito la necessità di pensare a tutti coloro che si trovano nella fascia d'età compresa tra i 55 e i 65 anni e che hanno perso il lavoro. Un'altra vertenza particolarmente sentita è quella dell'opzione donna: ad intervenire è stato proprio il ministro Poletti che, per il momento, ha richiesto pubblicamente all'Inps di non respingere le domande delle lavoratrici che hanno maturato i requisiti nel 2015. Il timore, probabilmente, è quello della class action contro l'Inps.

Gli esodati al centro della riforma pensioni 2015 del governo Renzi? Le news al 27-04Secondo Cesare Damiano si tratta di una vera e propria emergenza sociale, quella che colpisce i lavoratori tra i 55 e i 65 anni che si trovano ad aver perso il lavoro. Lariforma pensioni del governo Renzi per il 2015 non può partire che da questa situazione: la soluzione sembra poter essere quella di un reddito minimo che permetta di trainare il lavoratore verso il raggiungimento dei requisiti pensionistici. Le ipotesi in discussione sono quelle dell'estensione dell'Asdi e la sua trasformazione in "reddito minimo": si tratterebbe di un assegno di 500 euro che potrebbe essere letto come una sorta di pensione sociale. Cesare Damiano si è poi interrogato anche sulla questione delle pensioni dei giovani di oggi: una vera e propria riforma dovrebbe tenere in contro anche questa situazione, perché la situazione di chi si trova ad avere circa trent'anni oggi è drammatica a causa dell'incertezza lavorativa, della mancanza di lavoro costante e dunque dell'interruzione continua dei contributi figurativi versati.

La riforma pensioni del governo Renzi e l'estensione dell'opzione donna al 2015, news al 27-04Un altro tema che è stato al centro delle discussioni di questi ultimi giorni è stato quello dell'opzione donna. Si tratta di una delle forme principali di deroga alla legge Fornero e per molti potrebbe significare il punto d'avvio per una vera e propriariforma delle pensioni per il 2015. Il governo Renzi, nella persona del ministroGiuliano Poletti, è intervenuto sulla questione, lanciando un invito all'Inps ad accogliere tutte le domande di pensionamento, tramite opzione donna, mediante raggiungimento dei requisiti nel 2015. Poletti ha sottolineato come vi sia una linea comune anche con Tito Boeri per risolvere la vertenza che ha dato avvio ad unaclass action contro l'istituto previdenziale. Al momento l'opznione donna permette alle lavoratrici di andare in pensione con 35 anni di contributi e 57 anni e 3 mesi d'età per le lavoratrici dipendenti e 58 anni e 3 mesi per le autonome.
È tutto con le ultime news al 27 aprile sulla riforma pensioni 2015 del governo Renzi.
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domenica 26 aprile 2015

L'ingiustizia è l'ingiustizia.

L'ingiustizia è l'ingiustizia.

Bisogna innanzi tutto riconoscere come, attraverso un intreccio di dialoghi e la narrazione di alcuni fatti accaduti nell'ultimo triennio, Marco Denti abbia saputo dare alla sua opera un senso di fluidità e semplicità. Ma come abbia anche saputo mantenere viva una sferzante vena polemica verso il potere, che ci permette di comprendere il vero dramma vissuto da quelli che sono stati definiti gliesodati. Quando, dopo aver letto Non siamo qui per le caramelle, mi sono fermato sulla quarta di copertina e ho letto “terra promessa”, mi è venuto in mente quello che è stato uno dei primi grandi esodi raccontati nella storia e avvenuto circa tremila anni fa (oggi ne abbiamo uno ancora più drammatico): è l'esodo raccontato dalla Bibbia, quello del popolo di Israele che si libera dalla schiavitù del faraone d'Egitto, fugge nel deserto, lo attraversa mettendoci quarant'anni e nutrendosi di quella che veniva chiamata “manna” e finalmente raggiunge la “terra promessa”. Ho cercato qualche similitudine con gli esodati del terzo millennio ma ne ho trovata solo una. Sono rimasti i quarant'anni (o giù di lì) di onesto e faticoso lavoro, i quarant'anni che gli ebrei avevano passato nel deserto. Oggi il faraone non c'è più e a lui si sono sostituiti i poteri economici e finanziari forti ai quali i governi si inchinano e i cittadini devono sottostare fino a vedere cambiare le regole del gioco e quelle, come per gli esodati, le regole delle pensioni. Nessuna “manna” per i nuovi esodati, al massimo qualche caramella. La “pensione promessa” è poi sparita da un giorno con l'altro. Correttamente Marco Denti parla in Non siamo qui per le caramelle di esodandi, e non solo diesodati. Gli esodandi sono quei lavoratori che dopo quarant'anni di lavoro si erano finalmente liberati del padrone e avrebbero dovuto conseguire la pensione promessa. Ma nonostante il dramma personale e familiare di decine di migliaia di esodati, è interessante notare come dalle testimonianze riportate da Non siamo qui per le caramelle emerga la dignità e la forza di resistere da parte di quei lavoratori e di quelle lavoratrici che, da un giorno all'altro, per utilizzare le parole di Marco Denti, “sono stati abbandonati dallo stato”. Nelle pagine di questo racconto si respira la dignità e la forza di chi non vuole disperarsi, di chi non si mette a piangere (come invece fece il ministro all'epoca) e non perché, come in quella famosa canzone di Dario Fo e Enzo Jannacci, il pianto dell'operaio e dell'impiegato fa male al re, al vescovo, al cardinale, a chi governa il nostro paese e ai poteri economici che decidono il tutto. Gli esodati non piangono perché in questi ultimi tre anni hanno acquisito la consapevolezza di non essere soli, di avere un comitato, come quello del Lodigiano, che li ha inclusi e accompagnati e che ancora oggi li sorregge. Non siamo qui per le caramelle ci porta anche a considerare una parte di storia degli ultimi tempi che ha inciso sul mondo del lavoro. Negli ultimi tre anni abbiamo assistito a una compressione inaudita e di stile ottocentesco dei diritti sociali dei cittadini: prima con la riforma delle pensioni di dicembre 2011, che ha creato i nuovi esodati; poi con la legge Fornero del luglio 2012 che ha iniziato a demolire l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori; dopo con il decreto Poletti che nel marzo 2014 ha liberalizzato i contratti a termine, legittimando con una legge la precarietà dei lavoratori; da ultimo con il Jobs Act di Renzi che lo scorso mese ha dato il definitivo colpo di spugna all'articolo 18. Teniamo conto che in cantiere ci sono nuovi decreti per fare dei lavoratori “carne da macello”. E' chiaro ed evidente a tutti che sono i diritti fondamentali dei lavoratori (e di chi il lavoro lo ha perso o non lo ha più) che stanno subendo un ingiustificato esodo, un esodo che non lascia vedere uno spiraglio e una meta. Sembra essere rimasto solo il diritto del più forte. Penso però che la lunga storia degli esodati, la loro tenacia, la loro capacità e volontà di organizzarsi, ci serva oggi da stimolo per non arrenderci e per ricominciare a lottare tutti insieme contro la precarietà e la povertà, ma anche contro l'arroganza e l'ingiustizia di quel potere che pensa di poter cancellare i diritti fondamentali che esattamente settant'anni fa sono entrati a far parte della storia. (Giuseppe Bersani)

Spiragli per esodati, "quota 96" e ferrovieri

Ultime Pensioni quota 96 ed esodati: provvedimento per prepensionamento con 7^ salvaguardia

Arrivano importanti novità in commissione lavoro per esodati e quota 96 della scuola.

Pubblicato il:25 aprile 2015 STEFANO RODINÒ
Le ultime notizie sul tema delle pensioni aprono spiragli importanti per la soluzione al problema degli esodati, deiquota 96 della scuola e dei ferrovieri. La riforma Fornero ha impedito a queste categorie di accedere alla pensione e ha lasciato gli esodati senza lavoro: ora arriva in commissione lavoro alla camera un provvedimento volto a risolvere la questione del prepensionamento per i quota 96 e i ferrovieri e per dare 26mila nuovi posti per gli esodati ante 2011. Vediamo nel dettaglio tutti i punti.

Ultime notizie Pensioni quota 96 scuola e ferrovieri: arriva il prepensionamento?Il disegno di legge depositato in commissione alla camera ieri porta novità anche per le pensioni dei quota 96 della scuola. Le ultime anticipazioni parlano di un provvedimento per occuparsi finalmente degli insegnanti che per un errore nella legge Fornero non sono potuti andare in pensione già nel 2011. Per i pochi ancora nel mondo del lavoro viene proposto un prepensionamento: in pratica chi aveva maturato il diritto alla pensione entro l'anno 2011/2012 con le vecchie regole, potrà accedervi senza tenere conto della Legge Fornero e senza quindi dover aspettare l'età minima prevista attualmente. Sempre all'interno del DDL si tratta anche il tema dei lavoratori delle ferrovie. Questo disegno di legge chiede al Governo che il personale addetto alla condotta di treni possa avere una "armonizzazione dei requisiti previdenziali".
Pensioni esodati e settima salvaguardia: coperture e costi ci sono?Per quanto riguarda invece il problema degli esodati, nel ddl si cerca di attuare una salvaguardia per ulteriori 26mila esodati che hanno cessato il lavoro nel 2011. Il provvedimento vuole estendere di un anno, fino al 6 gennaio 2017 i termini di decorrenza per la pensione dei profili che erano già stati individuati nella sesta salvaguardia. Tra lavoratori in mobilità, licenziati, in congedo, con prosecuzione volontaria della contribuzione ecc saranno circa 26mila gli interessati a questo provvedimento. Per quanto riguarda le coperture necessarie è stato calcolato che fino al 2023 queste misure per gli esodati costeranno 1 miliardo e 326 milioni, mentre non c'è un dato certo sul costo per la pensione dei quota 96 della scuola e dei ferrovieri. Toccherà al Governo decidere tempi e modi di intervento
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sabato 25 aprile 2015

Cosa cambia per altri 26mila lavoratori e per i “quota 96”

Pubblicato il da & archiviato in Economia.
Pensioni: esodati, cosa cambia per altri 26mila lavoratori e per i “quota 96”
Un provvedimento depositato in Commissione Lavoro della Camera dei Deputati prevede nuovi interventi. Vediamo quali


Il nodo esodati, che si stima siano complessivamente 350mila, non è stato ancora sciolto. Continuano ad essere molte le persone che hanno lasciato il posto di lavoro entro il 31 dicembre 2011 con la prospettiva di andare in pensione nel giro di pochi anni in base alla vecchie regole di pensionamento e che, in seguito ai nuovi requisiti introdotti dalla Riforma Fornero, sono di fatto rimaste senza lavoro e senza pensione. Al momento sono stati fatti sei interventi di salvaguardia con l’obiettivo di consentire a questi soggetti di mantenere le vecchie regole di pensionamento e adesso si discute di un settimo intervento.
Il punto sulle pensioni per gli esodati
In Commissione Lavoro della Camera dei Deputati è stato depositato un disegno di legge proprio relativo alla settima salvaguardia. Come evidenziato da pensioniooggi.it, il provvedimento, dall’attuale 6 gennaio 2016, estende al 6 gennaio 2017 i termini di decorrenza delle prestazioni pensionistiche nei confronti di tutti i profili di tutela individuati nella sesta salvaguardia.
Si tratta di un intervento che andrebbe a tutelare altri 26mila lavoratori esodati. Ricordiamo che la prima salvaguardia ha previsto 65mila posti, la seconda 55mila posti, la terza 10.130 posti, la quarta 9mila posti; la quinta 23mila posti; la sesta 8.100 posti.
La ripartizione dovrebbe essere la seguente:
– 12mila posti per gli autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione
– 6mila posti per i lavoratori che hanno firmato accordi individuali o collettivi con il datore o che sono stati licenziati
– 2mila posti per i lavoratori in congedo al 2011 per assistere disabili
– 1.000 posti per i lavoratori cessati con contratti a tempo determinato (tra cui vengono espressamente ricompresi gli agricoli a tempo determinato e i somministrati con contratto a tempo determinato)
Ci sono poi:
– 3.300 posti per i lavoratori in mobilità
– 1.700 posti per i lavoratori esclusi dalle precedenti salvaguardie
Nel provvedimento c’è spazio anche per i cosiddetti quota 96 della scuola. Viene infatti sottolineato che il personale scolastico che ha maturato un diritto alla pensione, con le vecchie regole, entro l’anno scolastico 2011/2012 viene sostanzialmente escluso dalla Riforma Fornero.
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Settima salvaguardia in arrivo ma senza usare il tesoretto del Def

Settima salvaguardia in arrivo: ma il tesoretto del Def non sarà usato per le pensioni degli esodati
Pensioni-Esodati-settima-salvaguardiaNel dibattito sulla riforma delle pensioni in atto trova spazio anche la questione delle pensioni esodati. In Commissione Lavoro della Camera è stata approvata questa settimana la relazione dell’onorevole Cinzia Fontana al Documento di Economia e Finanza (Def) che evidenzia la necessità di attivare lasettima salvaguardia a favore di tutti quei lavoratori che, a causa dell’ innalzamento dell’età pensionabile, sono rimasti senza reddito. La questione è intrinsecamente collegata a quella del reddito minimo garantito over 55 anni, anch’essa al centro del dibattito per la riforma delle pensioni. Il problema per l’attuazione delle riforma resta sempre quello della copertura economica. E’ stato confermato da questo punto di vista che il tesoretto risparmiato dal Def, pari a circa 1.6 miliardi di euro, sarà congelato ed usato non prima di autunno 2015 quando sarà destinato a scopi connessi ai conti pubblici e per impedire il realizzarsi delle "clausole di salvaguardia" e quindi aumenti dell’IVA.

Settima salvaguardia: pensionamento a scaglioni degli esodati dal 2017
Cesare Damiano e Marialuisa Ghecchi del PD hanno richiesto all’INPS i dati sul numero dei lavoratori che avrebbero ad oggi i requisiti per l’accesso alle sei salvaguardie già completate per le pensioni esodati proprio è allo studio una proposta di settima salvaguardia, che permetterebbe ad una platea di circa 21mila lavoratori esodati di andare in pensione a partire da gennaio 2017, poi ad altri 11.400 da gennaio 2018 e infine ad altri 13.800 da gennaio 2019. La settima salvaguardia per gli esodati di Damiano e Gnecchi includerebbe anche i lavoratori del settore edile e quelli in mobilità che erano occupati in aziende che hanno dichiarato fallimento.
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Damiano contrario al reddito minimo garantito proposto da Boeri

Riforma Pensioni 2015, Damiano:
'Quanti sono i lavoratori esodati?'
Cesare Damiano non è d'accordo sul reddito minimo garantito proposto da Boeri
Cesare Damiano, uno dei più autorevoli esponenti del Partito Democratico e Presidente della Commissione Lavoro alla Camera, da quanto riporta il sito pensionioggi.it, mette in evidenza alcune idee relativamente ai cosiddetti lavoratori esodati: 'Sono davvero contento di quanto sta facendo l'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) relativamente all'operazione trasparenza; sperò però che venga risolta la problematica degli esodati. La riforma Dini del 1995 ha provocato un cambiamento epocale con il passaggio dal metodo retributivo a quello contributivo. Un calcolo meno vantaggioso che ha penalizzato i contribuenti'.
Cesare Damiano: 'Quando potranno andare in pensione i salvaguardati?'
Nel suo intervento, Cesare Damiano ha specificato che i salvaguardati, sino ad ora, sono stati 170mila circa ma manca, purtroppo, ancora chiarezza su quanti dovranno essere salvaguardati. Una domanda che si pone Damiano è la seguente: 'Questi 170mila lavoratori quando potranno andare in pensione? Se vogliamo risolvere il problema della povertà dovremmo cominciare a rendere le regole pensionistiche più flessibili anticipando il momento per andare in pensione. Abbiamo fatto delle proposte come, per esempio, quella di lasciare il lavoro a 62 anni con 35 anni di contributi versati con una penalizzazione massima dell'8 percento'.
Damiano d'accordo nell'aumentare l'assegno pensionistico agli incapienti
Il Presidente della Commissione Lavoro prosegue evidenziando il fatto che 'bisognerebbe aumentare l'assegno pensionistico degli incapienti, cioè quelle persone che hanno a disposizione ogni mese 600 euro al mese, come è stato fatto con il bonus di 80 euro per i lavoratori dipendenti. Sono fondamentalmente d'accordo con la cassa integrazione ordinaria e straordinaria proposta da Landini; non accetto invece quanto proposto da Boeri con l'introduzione del reddito minimo garantito per quei lavoratori over 55 che perdono il lavoro. Questa idea appare un palliativo con il rischio di far cadere queste persone nell'area assistenziale'.
 

Buon 25 aprile!


venerdì 24 aprile 2015

Poletti: impossibile definire numero esodati da accordi individuali

Pensioni, Poletti: impossibile definire il numero degli esodati con accordi individuali
Venerdì, 24 Aprile 2015 11:15
Scritto da redazione
Lo ha detto il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti nel corso di un'interrogazione alla Camera dei Deputati
Il ministero del Lavoro non è in grado di definire la platea dei soggetti che hanno sottoscritto accordi di esodo individuale con le società Poste Italiane, Enel, Eni, Telecom ai fini di predisporre una settima salvaguardia previdenziale.
Con riferimento all'atto parlamentare dell'onorevole Gnecchi ed altri inerente alla salvaguardia pensionistica per i lavoratori dipendenti di ex aziende monopoliste di Stato - ha detto il Ministro - che hanno sottoscritto accordi individuali di esodo prima del 31 dicembre 2011, preliminarmente occorre evidenziare che il tema della salvaguardia riveste assoluta centralità nell'agenda del Governo che è intervenuto più volte in favore di quei lavoratori che – a seguito degli interventi introdotti con il decreto-legge n. 201 del 2011 (cosiddetto decreto Salva Italia) — si sono trovati privi di reddito e di pensione.
Com’è noto, infatti, è stata riconosciuta di recente la sesta salvaguardia (articolo 2 della legge n. 147 del 2014) in favore, tra gli altri, dei lavoratori cessati a seguito di accordo individuale di incentivo all'esodo con cessazione del rapporto di lavoro entro il 31 dicembre 2012, a condizione che la decorrenza del trattamento pensionistico sulla base della normativa previgente alla riforma Monti-Fornero si collochi entro il 6 gennaio 2016.
Per quanto concerne la richiesta contenuta nell'atto parlamentare in oggetto, faccio presente che non ci sono norme che impongono ai contraenti del rapporto di lavoro di dare comunicazione degli accordi di esodo individuali che possono essere siglati in diverse sedi e che ciò non consente al Ministero che rappresento, di definire la platea dei soggetti che hanno sottoscritto accordi di esodo individuale con le società Poste Italiane, Enel, Eni, Telecom ed altre, entro il 31 dicembre 2011 e che non risultano ancora salvaguardati.
Tanto premesso, ritengo, in conclusione, che il quadro normativo testé illustrato offra strumenti diversificati ai fini delle necessarie verifiche in materia evidenziando al riguardo l'attenzione e l'importanza che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali attribuisce alla tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro.
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Settima salvaguardia: iniziato l'iter legislativo

La SETTIMA SALVAGUARDIA ha iniziato il suo cammino nella commissione lavoro della Camera. Grazie all'On.  MariaLuisa Gnecchi, prima firmataria
Per la sua approvazione si ipotizzano tempi che ci porteranno a settembre-ottobre 2015.

Ecco il testo

XVII LEGISLATURA - CAMERA DEI DEPUTATI - N. 2958
PROPOSTA DI LEGGE
d'iniziativa dei deputati
GNECCHI, DAMIANO, DI SALVO, GREGORI, MAESTRI, GIACOBBE, BOCCUZZI, CASELLATO, BARUFFI, SIMONI, CINZIA MARIA FONTANA
Modifiche all'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e all'articolo 1, comma 113, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, in materia di accesso al pensionamento e di decorrenza delle prestazioni pensionistiche
Presentata il 13 marzo 2015

Onorevoli Colleghi! La manovra sulle pensioni, approvata in tutta fretta nel dicembre 2011 per salvare il Paese tanto da chiamarla salva Italia, sconta delle oggettive contraddizioni e ha provocato il fenomeno degli esodati, che mai nel passato si è manifestato con le precedenti riforme del nostro sistema pensionistico. È opinione comune di quasi tutte le forze politiche presenti in Parlamento che la manovra sulle pensioni ha bisogno di essere modificata con un intervento strutturale. In attesa dell'intervento strutturale si deve comunque intervenire per proseguire il percorso di salvaguardia dei soggetti interessati che, in sede di risposta presso la Commissione lavoro della Camera dei deputati all'atto di sindacato ispettivo n. 5-03439, l'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) ha stimato in cifra 49.000 soggetti, suddivisi nelle varie categorie oggetto di salvaguardie precedenti e che meriterebbero di essere oggetto di ulteriori provvedimenti. 
      Con la presente proposta di legge si intende quindi proseguire il percorso di salvaguardia finora praticato con diversi provvedimenti legislativi, con l'obiettivo di ridurre il danno della manovra Fornero, in particolare per lavoratori prossimi al pensionamento con i previgenti requisiti o che avevano firmato accordi di esodo o di mobilità, licenziati, autorizzati alla prosecuzione volontaria o in congedo per assistenza di familiari disabili, entro il mese di dicembre 2011. 
      Con l'articolo 1, comma 1, lettera a), sostituendo la lettera a) del comma 14 dell'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, si salvaguardano i lavoratori inseriti in mobilità a seguito di procedure concorsuali, che non possono presentare un accordo sindacale, nonché i lavoratori licenziati da aziende del settore edile a seguito di accordi stipulati ante 31 dicembre 2011, a tutt'oggi esclusi dalla salvaguardia solo perché fruitori del trattamento speciale edile anziché dell'indennità di mobilità. Si prevede, altresì, per tale tipologia di lavoratori in mobilità, la non applicazione dell'aspettativa di vita, ai fini del raggiungimento del previgente requisito pensionistico, così come già previsto per i cosiddetti quarantisti, ma che vede tuttora esclusi lavoratori in mobilità in quanto prossimi al pensionamento attraverso il sistema delle quote o la pensione di vecchiaia. A tale riguardo si riporta il punto 3.3 del messaggio dell'Inps n. 20600 del 2012:
      «3.3. Lavoratori collocati in mobilità.
      L'applicazione dell'adeguamento agli incrementi della speranza di vita ex articolo 12, comma 12-bis del decreto-legge n. 78 del 2010 convertito dalla legge n. 122 del 2010 – confermata dalla nota dall'Ufficio legislativo del Ministero del lavoro del 29 novembre 2012 prot. n. 29/0006109/L – determina per alcuni lavoratori collocati in mobilità ordinaria, di cui all'articolo 24, comma 14, lettera a), l'esclusione dalla salvaguardia; ciò in quanto i requisiti pensionistici (di età, per la pensione di vecchiaia e i valori di somma di età anagrafica e di anzianità contributiva, per la pensione di anzianità), incrementati dal predetto adeguamento alla speranza di vita, pone il perfezionamento dei requisiti oltre il periodo di fruizione della predetta mobilità e, pertanto, l'esclusione per tali lavoratori dalla salvaguardia in parola. In considerazione di tale esclusione, si segnala che in sede ministeriale è allo studio un provvedimento volto a risolvere il problema consentendo di ricondurre nell'ambito della salvaguardia i succitati lavoratori esclusi».
      Con l'articolo 1, comma 1, lettera b), si ripropone la modifica che pone fine all'annosa vicenda del personale della scuola (quota 96) e si pone rimedio al più volte riconosciuto errore formale relativo al testo del comma 18 dell'articolo 24, inserendo nel processo di armonizzazione gli operatori addetti all'esercizio ferroviario.
      Con l'articolo 2, tenendo conto delle informazioni fornite dall'INPS in risposta al citato atto di sindacato ispettivo, si prevede un ulteriore provvedimento di salvaguardia per le varie tipologie di soggetti, che riguarda nello specifico i lavoratori in mobilità superando il limite della cessazione del rapporto di lavoro fissata al 30 settembre 2012, e tutte le altre tipologie previste da precedenti salvaguardie, per le quali viene spostata di un ulteriore anno la data entro la quale si deve raggiungere la maturazione del trattamento pensionistico (6 gennaio 2017), come indicato dalle seguenti tabelle:
Dati INPS-Atto SINDACATO ISPETTIVO N. 5-03439
Data di cessazione del rapporto di lavoro
Mobilità con accordi (di tipo non governativo) entro il 31/12/2011
articolo 2, comma 1, lettera a)
1/10/2012 – 31/12/2012
800
1/1/2013 – 31/12/2013
1.600
1/1/2014 – 31/12/2014
900
      Alla suddetta quantificazione fornita dall'INPS (3.300 lavoratori in mobilità per accordi di tipo non governativo stipulati entro il 31 dicembre 2011), vanno aggiunti i lavoratori tuttora esclusi dalle salvaguardie perché inseriti in mobilità d'ufficio in mancanza dei predetti accordi, in caso di aziende interessate dall'attivazione delle vigenti procedure concorsuali, quali il fallimento, il concordato preventivo, la liquidazione coatta amministrativa, l'amministrazione straordinaria e l'amministrazione straordinaria speciale, nonché i lavoratori licenziati dalle imprese edili, sempre a seguito di accordi intervenuti ante 31 dicembre 2011, ma esclusi dalle salvaguardie in quanto fruitori del trattamento speciale edile, come previsto dal decreto-legge n. 299 del 1994, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 451 del 1994, anziché dell'indennità di mobilità di cui alla legge n. 223 del 1991, che si possono prudenzialmente quantificare in circa 1.000 soggetti, dei quali circa 800 inseriti in mobilità da imprese fallite o cessate e 200 fruitori del trattamento speciale edile.
Decorrenza trattamento pensionistico entro il 7/1/2017
Dati INPS – Atto SINDACATO ISPETTIVO N. 5-03439
Autorizzati contribuzione volontaria articolo 2, comma 1, lettera b)
12.000
Cessati per accordi individuali o collettivi articolo 2, comma 1, lettera c)
6.100
Permessi e congedi legge 104 articolo 2, comma 1, lettera d)
1.700
Cessati a tempo determinato articolo 2, comma 1, lettera e)
1.200
TOTALE
21.000
      All'articolo 2, comma 1, lettera e), si aggiungono ai lavoratori a tempo determinato cessati dal lavoro, anche i lavoratori agricoli a tempo determinato e i lavoratori in somministrazione con contratto a tempo determinato, tuttora esclusi da qualsiasi tipologia di salvaguardia.
      Con l'articolo 3 si prevede il riesame delle pensioni già liquidate, ma con penalizzazioni, perché il titolare ha un'età anagrafica inferiore a 62 anni, visto che la legge di stabilità ha previsto l'eliminazione delle penalizzazioni per le pensioni di anzianità anticipata solo con decorrenza dal 2015.
      Per quanto riguarda gli oneri si prevede quanto segue:
          1) articolo 1, comma 1, lettere b) e c): per quanto concerne la sanatoria dell'annosa vicenda quota 96 della scuola, è difficile prevedere l'onere rispetto alla quantificazione di 4.000 soggetti interessati rilevata nel 2012 perché va valutato quanti siano andati in pensione a settembre 2013 o 2014 e sembra che circa 1.000 insegnanti abbiano potuto essere inseriti nella IV e nella VI salvaguardia per aver assistito familiari disabili nel 2011. Lo stesso dicasi per la correzione dell'errore formale relativo al citato comma 18 dell'articolo 24, in quanto i soggetti saranno successivamente interessati da un processo di armonizzazione dei requisiti di accesso alla pensione;
          2) articolo 2, commi da 1 a 5: la relazione tecnica relativa all'atto Senato n. 1558 (sesta salvaguardia – legge n. 147 del 2014) quantificava un onere di 1.681 milioni di euro dal 2014 al 2022 a copertura delle 32.100 salvaguardie previste dalla legge n. 147 del 2014. Con la presente proposta di legge, prendendo a riferimento i dati dell'INPS richiamati,
24.300 soggetti, aggiungendo prudenzialmente ulteriori 1.700 soggetti in mobilità per aziende fallite e quelli provenienti dalle eccedenze occupazionali delle imprese del settore edile di cui all'articolo 1, comma 1, lettera a), comportano un onere di 1.361 milioni di euro dal 2015 al 2023 a copertura delle ulteriori 26.000 persone da salvaguardare;
          3) articolo 3: per quanto concerne il superamento delle penalizzazioni ante 1 gennaio 2015, l'onere è particolarmente risibile.

PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1.
(Modifiche all'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, in materia di accesso e di decorrenza delle prestazioni pensionistiche).
      1. All'articolo 24, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
          a) al comma 14:
              1) all'alinea, dopo le parole: «ad applicarsi» sono inserite le seguenti: «al personale della scuola che ha maturato i requisiti entro l'anno scolastico 2011/2012, ai sensi dell'articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni,»;
              2) la lettera a) è sostituita dalla seguente:
                  «a) ai lavoratori collocati in mobilità o in trattamento speciale edile ai sensi degli articoli 4, 11 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223, e successive modificazioni, o ai sensi dell'articolo 3 del decreto-legge 16 maggio 1994, n. 299, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1994, n. 451, sulla base di accordi sindacali stipulati anteriormente al 31 dicembre 2011 o, nel caso di lavoratori provenienti da aziende cessate o interessate dall'attivazione delle vigenti procedure concorsuali quali il fallimento, il concordato preventivo, la liquidazione coatta amministrativa, l'amministrazione straordinaria o l'amministrazione straordinaria speciale, anche in mancanza dei predetti accordi, e che maturano i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità o del trattamento speciale edile. Ai fini della maturazione
dei requisiti previgenti per il pensionamento non si computano i periodi derivanti dall'applicazione dell'adeguamento dell'aspettativa di vita di cui al comma 12»;
                  b) al comma 18, il secondo periodo è sostituito dal seguente: «Fermo restando quanto indicato al comma 3, primo periodo, le disposizioni di cui al presente comma si applicano anche ai lavoratori operanti nelle imprese ferroviarie e nelle imprese dei gestori delle infrastrutture ferroviarie con mansioni di addetto alla condotta dei treni, di addetto alla scorta treni, di addetto alla manovra, di addetto al traghettamento, di addetto alla formazione dei treni nonché ai lavoratori del settore di macchina e agli addetti del settore di coperta del personale ferroviario marittimo».
Art. 2.
(Applicazione dei previgenti requisiti di accesso e di decorrenza delle prestazioni pensionistiche).
      1. Le disposizioni in materia di requisiti di accesso e di regime delle decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore dell'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, ferme restando le salvaguardie previste dal medesimo articolo 24, comma 14, del decreto-legge n. 201 del 2011, come da ultimo modificato dalla presente legge, dall'articolo 22 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, e successive modificazioni, dall'articolo 1, commi da 231 a 234, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, e successive modificazioni, dagli articoli 11 e 11-bis del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 ottobre 2013, n. 124, e successive modificazioni, dall'articolo 2, commi 5-bis e 5-ter, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, e successive modificazioni, dall'articolo 1, commi da
194 a 198, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, dall'articolo 2 della legge 10 ottobre 2014, n. 147, e dai relativi decreti attuativi del Ministro del lavoro e delle politiche sociali 1 giugno 2012, 8 ottobre 2012, 22 aprile 2013 e 14 febbraio 2014, pubblicati, rispettivamente, nella Gazzetta Ufficiale n. 171 del 24 luglio 2012, n. 17 del 21 gennaio 2013, n. 123 del 28 maggio 2013 e n. 89 del 16 aprile 2014, continuano ad applicarsi ai seguenti soggetti che maturano i requisiti per il pensionamento successivamente al 31 dicembre 2011:
          a) nel limite di 5.000 soggetti, ai lavoratori collocati in mobilità o in trattamento speciale edile ai sensi degli articoli 4, 11 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223, e successive modificazioni, o ai sensi dell'articolo 3 del decreto-legge 16 maggio 1994, n. 299, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1994, n. 451, a seguito di accordi governativi o non governativi stipulati entro il 31 dicembre 2011 o, nel caso di lavoratori provenienti da aziende cessate o interessate dall'attivazione delle vigenti procedure concorsuali quali il fallimento, il concordato preventivo, la liquidazione coatta amministrativa, l'amministrazione straordinaria o l'amministrazione straordinaria speciale, anche in mancanza dei predetti accordi, e che perfezionano, entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità o del trattamento speciale edile, ovvero, anche mediante il versamento di contributi volontari, entro dodici mesi dalla fine dei menzionati periodi, i requisiti vigenti prima della data di entrata in vigore del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214. Il versamento volontario di cui alla presente lettera, anche in deroga alla disposizione dell'articolo 6, comma 1, del decreto legislativo 30 aprile 1997, n. 184, può riguardare anche periodi eccedenti i sei mesi precedenti la domanda di autorizzazione. Tale versamento può comunque essere effettuato solo con riferimento ai dodici mesi successivi al termine di fruizione delle indennità di mobilità o del trattamento
speciale edile di cui alla presente lettera;
          b) nel limite di ulteriori 12.000 soggetti, ai lavoratori di cui all'articolo 1, comma 194, lettere a) e f), della legge 27 dicembre 2013, n. 147, i quali perfezionano i requisiti utili a comportare la decorrenza del trattamento pensionistico, secondo la disciplina vigente prima della data di entrata in vigore deldecreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, entro il sessantesimo mese successivo alla data di entrata in vigore del medesimo decreto-legge;
          c) nel limite di ulteriori 6.000 soggetti, ai lavoratori di cui all'articolo 1, comma 194, lettere b)c) e d), della legge 27 dicembre 2013, n. 147, i quali perfezionano i requisiti utili a comportare la decorrenza del trattamento pensionistico, secondo la disciplina vigente prima della data di entrata in vigore deldecreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, entro il sessantesimo mese successivo alla data di entrata in vigore del medesimo decreto-legge;
          d) nel limite di ulteriori 2.000 soggetti, ai lavoratori di cui all'articolo 24, comma 14, lettera e-ter), del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, i quali perfezionano i requisiti utili a comportare la decorrenza del trattamento pensionistico, secondo la disciplina vigente prima della data di entrata in vigore del citato decreto-legge n. 201 del 2011, entro il sessantesimo mese successivo alla citata data di entrata in vigore;
          e) nel limite di ulteriori 1.000 soggetti, ai lavoratori con contratto di lavoro a tempo determinato, i lavoratori agricoli a tempo determinato e i lavoratori in somministrazione con contratto a tempo determinato, cessati dal lavoro tra il 1 gennaio 2007 e il 31 dicembre 2011, non rioccupati a tempo indeterminato, i quali perfezionano i requisiti utili a comportare la decorrenza del trattamento pensionistico,
secondo la disciplina vigente prima della data di entrata in vigore del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, entro il sessantesimo mese successivo alla data di entrata in vigore del medesimo decreto-legge.
      2. Per i lavoratori di cui al comma 1, lettera a), già autorizzati ai versamenti volontari in data antecedente a quella dell'entrata in vigore della presente legge e per i quali siano decorsi i termini di pagamento, sono riaperti a domanda i termini dei versamenti relativi ai dodici mesi successivi alla fine del periodo di fruizione dell'indennità di mobilità come specificato nel medesimo comma 1.
      3. Il trattamento pensionistico, con riferimento ai soggetti di cui al presente articolo, non può avere decorrenza anteriore alla data di entrata in vigore della presente legge.
      4. Ai fini della presentazione delle istanze da parte dei lavoratori, da effettuare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, si applicano per ciascuna categoria di lavoratori salvaguardati le specifiche procedure previste nei precedenti provvedimenti in materia di salvaguardia dei requisiti di accesso e di regime delle decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore dell'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, da ultimo stabilite con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali 14 febbraio 2014, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 89 del 16 aprile 2014. L'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) provvede al monitoraggio delle domande di pensionamento inoltrate dai lavoratori di cui al presente articolo che intendono avvalersi dei requisiti di accesso e del regime delle decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore del citato decreto-legge n. 201 del 2011, sulla base della data di cessazione del rapporto di lavoro, e provvede a pubblicare nel proprio sito internet, in forma aggregata al fine di rispettare le disposizioni vigenti in materia di tutela dei dati personali, i dati
raccolti a seguito dell'attività di monitoraggio, avendo cura di evidenziare le domande accolte, quelle respinte e le relative motivazioni. Qualora dal monitoraggio risulti il raggiungimento del limite numerico delle domande di pensione determinato ai sensi dei commi 1 e 6, l'INPS non prende in esame ulteriori domande di pensionamento finalizzate a usufruire dei benefìci previsti dal presente articolo. 
      5. Sulla base dei dati del monitoraggio svolto dall'INPS, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, entro il 30 giugno di ogni anno, trasmette alle Camere una relazione sull'attuazione delle disposizioni di salvaguardia, con particolare riferimento al numero di lavoratori salvaguardati e alle risorse finanziarie utilizzate. 
      6. I benefìci di cui al presente articolo sono riconosciuti nel limite di 26.000 soggetti e nel limite massimo di 35 milioni di euro per l'anno 2015 di 177 milioni di euro per l'anno 2016, di 306 milioni di euro per l'anno 2017, di 287 milioni di euro per l'anno 2018, di 245 milioni di euro per l'anno 2019, di 164 milioni di euro per l'anno 2020, di 104 milioni di euro per l'anno 2021, di 40 milioni di euro per l'anno 2022 e di 3 milioni di euro per l'anno 2023. Conseguentemente, all'articolo 1, comma 235, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, e successive modificazioni, gli importi indicati al quarto periodo sono corrispondentemente incrementati degli importi di cui al primo periodo del presente comma.
Art. 3.
(Modifica all'articolo 1 della legge 23 dicembre 2014, n. 190).
      1. Al comma 113 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2014, n. 190, le parole: «Con effetto sui trattamenti pensionistici decorrenti dal 1 gennaio 2015,» sono soppresse;.
Art. 4.
(Copertura finanziaria).
      1. All'onere derivante dall'attuazione delle disposizioni di cui alla presente legge
si provvede con le risorse del fondo previsto dall'articolo 1, comma 235, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, e successive modificazioni, e del fondo previsto dall'articolo 1, comma 709, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, nonché con le risorse derivanti dall'attuazione del monitoraggio previsto dall'articolo 24, comma 14, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, come da ultimo modificato dalla presente legge.