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mercoledì 20 maggio 2015

Renzi sulle pensioni: “Più flessibilità, l’Inps dia libertà”

Renzi sulle pensioni: “Più flessibilità, l’Inps dia libertà”

Il premier: in Italia un milione di bambini soffre la povertà e i soldi che ci sono vorrei darli a quelli e non a chi ha preso 5 mila euro di pensione col retributivo
 
Matteo Renzi non è intimorito dall’annuncio di ricorsi e barricate dopo il decreto sui rimborsi. Il via libera dell’Ue dimostra che il provvedimento «ci ridà credibilità» ma c’è di più: «è un dovere dare a chi prende poco e non a chi ha una pensione di 5mila euro». E, nonostante i consigli a non toccare una materia spinosa come il sistema pensionistico, il premier conferma che nella legge di stabilità il governo interverrà sulla flessibilità in uscita così che «l’Inps dia più libertà» di scelta tra chi vuole andare in pensione prima, con una minima penalizzazione, e chi dopo prendendo di più.


A meno di 15 giorni dalle elezioni regionali, il presidente del consiglio, nel salotto di Porta a Porta, spiega la ratio di alcune mosse del governo che alimentano proteste: l’intervento sulle pensioni dopo la sentenza della Consulta e la riforma sulla scuola che domani arriverà al capolinea, alla Camera.

Sulle pensioni, Renzi sa che il tema «è scivoloso», dosa le parole ma è chiaro nel rivendicare l’azione «tempestiva» del governo. «Potevamo fare lo scarica barile, dare la colpa ad altri e prendere tempo perché il tema è una buccia di banana - ammette il premier - invece ci siamo presi le responsabilità in faccia». Secondo il leader Pd, «gli italiani capiscono che non ha senso spendere 18 miliardi per ridare i soldi a tutti i pensionati, anche a chi sta abbastanza bene o bene». E poi, «se in passato c’è gente che ha usufruito del diritto di andare in pensione a 40 anni» non è giusto che «le generazioni che vengono dopo» ne paghino le conseguenze.

In tempi di scarsità di risorse, nonostante «l’Italia sia ripartita», il premier spiega che deve fare delle scelte e se ci sono dei soldi preferisce «fare un piano per un milione di bambini che vivono in povertà piuttosto che darli a chi prende 5mila euro con il contributivo».

Altro discorso è invece l’intervento, l’unico, che il governo sta studiando sulla legge Fornero. «L’impegno del governo è chiaro - spiega Renzi - ed è: liberiamo dalla Fornero quella parte di persone che, accettando una piccola riduzione, può andare in pensione con un po’ più di flessibilità. Bisogna dire che “se tu vai in pensione a questo livello prendi x. Se vai in pensione a questo altro livello, prendi questo. Scegli tu!”».

Se l’aggiustata alle pensioni è rinviata ad autunno, è questione di settimane l’approvazione finale della riforma della scuola. Il premier aveva messo in conto la sollevazione degli insegnanti. Meno, i riflettori puntati sulla moglie Agnese, professoressa a favore della «Buona Scuola». «Chi ha qualcosa da dire se la prenda con me», si sfoga ricordando anche l’avviso di garanzia, poi archiviato, al padre.

Ma le proteste non fermano il presidente del consiglio che conferma anche le detrazioni per le scuole paritarie. «Bisogna vincere i tabù ma certo, a differenza dell’Italicum, non posso imporre la mia volontà», spiega tornando ad escludere la fiducia sul testo. E la stessa determinazione la userà per affrontare l’emergenza in Libia. Oltre al gesto simbolico di andare a recuperare in fondo al mare l’ultimo barcone nel quale sono morti centinaia di migranti, il governo si sta attivando sul fronte diplomatico. All’Onu, spiega Renzi, parlando con tutti i membri del consiglio di sicurezza in vista della risoluzione di giugno. E in Europa perché tutti i paesi «accettino le quote» di profughi, dimostrando se l’accordo europeo «è serio o fuffa».

Così come serietà e non uscite da «dilettanti allo sbaraglio» è la richiesta di Renzi ai dirigenti del calcio, oggi di nuovo nella bufera del calcio scommesse. E la proposta è di un patto tra politica e mondo del calcio per «un intervento sugli stadi, perché si diano stadi di proprietà e si torni allo stadio con le famiglie» come avviene nel resto d’Europa.
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