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giovedì 17 settembre 2015

Esodati: salvaguardia sì o no?

Esodati: salvaguardia sì o no? E intanto i conti continuano a non tornare
Settima salvaguardia in arrivo o forse no. Potrebbe essere. Sono passati quattro anni dall’esplosione della vicenda esodati e la questione continua ad essere al centro del dibattito politico nazionale senza che si riesca a porre finalmente la parola fine a quello che verrà ricordato in futuro come uno dei più grandi errori mai compiuti nella storia di un Governo democratico.
L’ultima puntata di una telenovela divenuta infinita riguarda l’ennesimo dietrofront di MEF ed Esecutivo. Dopo un confronto tra rappresentanti degli esodati e tecnici del Ministero dell’Economia, il sottosegretario Pier Paolo Beretta ha chiesto due settimane per trovare una soluzione e studiare il dossier, richiesta confermata anche dall’altro sottosegretario, Enrico Zanetti, che ieri sera, nel corso della trasmissione Ballarò, ha confermato l’arrivo della tutela per quei lavoratori rimasti senza lavoro  prima del 2011 e si trovano dopo quattro anni senza pensione, né reddito.
Pochi giorni prima dell’incontro  la Commissione lavoro ha licenziato un testo che prevede la salvaguardia (accesso alla pensione con i requisiti pre-Fornero) di 26mila persone a fronte dei quasi 50mila interessati. I comitati, dal canto loro, vogliono invece un disegno di legge che riesca a salvare tutti, ivi compresi le cd. quindicenni, gli autorizzati ai volontari prima del 20 luglio 2007 e chi ha fruito della mobilità per effetto di accordi ante 2007.
Ma per comprendere, o almeno provarci, quale sia ad oggi la situazione occorre fare un passo indietro. Il problema risale al 2011 quando, a causa dell’innalzamento dell’età pensionabile stabilito dalla celeberrima riforma Fornero, centinania di migliaia di persone si sono ritrovate in un colpo solo senza pensione e senza reddito. A quel punto, esploso il caso, il Governo cerca di capire quanti sono ed è qui che comincia uno dei misteri più intricati che si siano mai visti. Nel giugno 2012, l’INPS arriva addirittura a stimare l’esistenza di 390mila esodati, salvo poi ritornare sui propri passi, evitando accuratamente di parlare di numeri e cifre certe.
Dal 2011 al 2015 sono state varate sei salvaguardie per un totale di 170.230 persone tutelate ( 116mila esodati certificati, 83mila pensioni liquidate) in quattro anni: 65mila nella prima salvaguardia, 35mila nella seconda,  16.130 nella terza, 5mila nella quarta, 17mila nella quinta,  32.100 nella sesta.
Alla vigilia dell’approvazione dell’ultimo provvedimento arrivato nell’ottobre del 2014, il senatore Pietro Ichino presentò un ordine del giorno  che dichiarava “conclusa la fase degli interventi legislativi volti a risorvere problemi transitori di applicazione della riforma”. In altre parole, secondo il senatore rimanevano da risolvere solo pochissimi casi (circa 2mila), ma la questione esodati poteva considerarsi risolta. Quindi, prendendo per buone le parole del parlamentare, il numero degli esodati non era pari a 390mila persone come dichiarato dall’INPS ma a circa 173mila. Credendo invece alle cifre stimate dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale resterebbero da salvaguardare ancora più di 200mila persone. Dove sta la verità? In mezzo. Perché secondo gli ultimi calcoli dei sindacati a rischio ci sarebbero quasi 50mila persone.
Il problema è che i soldi stanziati per la tutela dell’ultimo gruppo di esodati (e all’estensione dell’Opzione donna) non ci sono più. Il Tesoro ha infatti “destinato ad altri scopi” il denaro che era stato risparmiato in passato e riprogrammato per gli altri due interventi. In base ai calcoli del MEF, dopo la sesta salvaguardia, dei 12 miliardi previsti in totale sarebbero stati risparmiati 500milioni. Il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano spiega invece che, secondo le stime dell’INPS,  i risparmi complessivi di qui al 2023 sarebbero pari a 3,3 miliardi. Neanche in questo caso ci sono certezze, ma ciò che è sicuro è che le risorse non ci sono più. A questo punto dunque, a rigor di logica, le due settimane “per studiare il dossier” serviranno in realtà a cercare lecoperture necessarie per la settima salvaguardia dopo le proteste dei lavoratori e le minacce dei sindacati.
Ricapitoliamo: non si sa con sicurezzza quanti siano gli esodati rimasti (e neanche quelli complessivi), non si sa quanti soldi ci siano per tutelarli e non si sa quando la situazione verrà definitivamente (sul serio però) risolta. Adesso sì, la situazione è finalmente chiara.

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