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giovedì 10 settembre 2015

Gli esodati rischiano di restare a secco Il Tesoro vuole indietro i fondi non spesi

10/09/2015
LE SFIDE DEL PAESE
Gli esodati rischiano di restare a secco Il Tesoro vuole indietro i fondi non spesi
Il Mef: i soldi non usati sono risparmi. Opzione donna fino al 2020 costa 2 miliardi
Il caso esodati ovvero quelli rimasti senza pensione nel corso del cambio dei requisiti contributivi e di età anagrafica nelle more dell’applicazione della legge Fornero è una ferita che non si rimargina.
Il ministero dell’Economia nel corso dell’audizione alla Commissione lavoro della Camera ha ribadito che intende considerare un risparmio di spesa le risorse per il 2013-2014 (circa 500 milioni) stanziate per aiutare gli esodati e non impegnate.
«Una decisione inaccettabile» ha tuonato il presidente della Commissione, Cesare Damiano aggiungendo: «La questione diventa politica e va affrontata a livello di ministri competenti. Altrimenti si apre una stagione di conflitto politico parlamentare su una questione delicata, come quella delle pensioni, che coinvolge centinaia di migliaia di lavoratori, le loro speranze e l'aspettativa di avere una equa soluzione». Così ora la soluzione si sposta nell’ambito della mediazione politica tra ministeri dell’economia e del lavoro già impegnati sulle valutazioni dei soggetti interessati, degli oneri per la finanza pubblica nel tempo e delle risorse necessarie a finanziare gli interventi.
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Sul rischio che ci sia una scippo delle risorse messe nel fondo appositamente costituito per gli esodati hanno espresso preoccupazione i sindacati che hanno definito «intollerabile» e «inaccettabile» l’atteggiamento del dicastero di via XX settembre. Ma il ministero dell'Economia tiene duro. E non solo sulle risorse per le vittime della Fornero ma anche sulla stretta annunciata per l’opzione donna, e cioè la possibilità fino al 2015 per donne con 57 anni di età e 35 di contributi di andare in pensione prima accettando un ricalcolo dell’assegno con il metodo contributivo anche per la parte di versamenti effettuati quando vigeva il più generoso sistema retributivo. L’opzione si risolve grazie al ricalcolo in una riduzione dell’importo dell’assegno compreso tra il 25 e il 30%, e finora ha avuto un numero limitato di adesioni. Ma secondo il Tesoro la data del 31 dicembre 2015 vale solo per la decorrenza del beneficio sottintendendo con questo che i requisiti devono essere stati raggiunti nel 2014.
L’estensione dell’opzione donna fino al 2023 costerebbe, secondo calcoli Inps, 2 miliardi. Ma la cifra secondo Damiano è eccessiva e sempre secondo l’ex ministro l'estensione non avrebbe bisogno di copertura.
Sempre ieri la Camera sul tema della flessibilità ha ascoltato le proposte dei rappresentanti sindacali. Secondo la posizione della Cgil, in particolare, i lavoratori devono poter scegliere consapevolmente a quale età andare in pensione e il diritto alla pensione anticipata deve essere raggiungibile con una contribuzione massima di 41 anni, indipendentemente dall’età anagrafica e senza alcuna penalizzazione.
Il sindacato guidato da Susanna Camusso si allinea quindi sul tema alla proposta di legge C 857, di Cesare Damiano e altri, con cui sottolinea un altro punto in comune: «La Cgil ritiene si possa ripristinare la flessibilità dell’età pensionabile in un arco temporale che va dai 62 ai 70 anni di età, con almeno 35 anni contributi».
Per la Uil rappresentata da Domenico Proietti «non ci debbano essere penalità aggiuntive oltre a quelle implicite nel sistema contributivo».
Mentre per la Cisl presenta a Montecitorio con Maurizio Petriccioli: «Le proposte di legge al vaglio della Commissione Lavoro della Camera costituiscono una base di confronto e di discussione utile per ripristinare la flessibilità nell'accesso al pensionamento».
Filippo Caleri
(Leggi)

1 commento:

  1. "OPZIONE DONNA" L’opzione si risolve grazie al ricalcolo in una riduzione dell’importo dell’assegno compreso tra il 25 e il 30%, E FINORA HA AVUTO UN
    NUMERO LIMITATO DI ADESIONI.
    Nessuno però, spiega il perché di questo limitato numero di adesioni, a fronte di una
    elevata richiesta di domande.
    IL MOTIVO E' SEMPLICE, LA MAGGIOR PARTE DELLE DONNE, PUR AVENDO
    57 ANNI O 58 ANNI NEL CASO DELLE AUTONOME, NON HANNO ALMENO
    35 ANNI DI CONTRIBUTI, O VICEVERSA, HANNO ALMENO 35 ANNI DI CONTRIBUTI, MA NON HANNO ANCORA 57 O 58 ANNI DI ETA'.
    IL PROBLEMA DI FONDO, STA TUTTO NEI CONTRIBUTORI AUTONOMI,
    CHE AVENDO VERSATO UNA VERA INEZIA NELLA LORO VITA CONTRIBUTIVA,
    PER LORO NON CAMBIEREBBE NIENTE, MENTRE I LAVORATORI DIPENDENTI
    PERDEREBBERO IL 30%, CALCOLANDO TUTTO CON IL SISTEMA CONTRIBUTIVO!

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