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domenica 27 settembre 2015

Padoan «apre» su flessibilità e esodati, ma restano i dubbi

Flessibilità e esodati, Padoan «apre» ma restano i dubbi
di Claudia Marin
Lo stop and go del governo su pensioni flessibili, esodati e opzione donna si arricchisce di una nuova puntata. E questa volta, dopo Matteo Renzi, è di nuovo il Ministro Pier Carlo Padoan a riaprire alla possibilità di prevedere, «a partire» dalla legge di Stabilità, misure per i tre fronti aperti. Non senza mettere le mani avanti sulla necessità di mantenere l'equilibrio dei conti: «L'operazione – avverte - deve essere compatibile con il quadro di finanza pubblica». Una posizione solo apparentemente in linea con quella espressa nelle stesse ore dal Ministro Giuliano Poletti: in realtà, tra il Ministero dell’Economia e quello del Welfare rimane forte la diversità di vedute e di soluzioni proprio sui tre capitoli cruciali della partita previdenziale. E questo, mentre, a sua volta, il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ricordando come le pensioni degli uomini siano mediamente più elevate di quelle delle donne del 40 per cento, offre tre suggerimenti al governo per interventi pro-donne: privilegiare il criterio dell’età anagrafica e non dell’anzianità contributiva e stabilire una soglia minima di assegno nelle soluzioni di flessibilità; e rivedere le cosiddette ricongiunzioni onerose. Una situazione a dir poco confusa, insomma, tanto che, non a caso, i sindacati (con la leader della Cisl, Furlan, in testa) e le opposizioni bollano come «gioco delle tre carte» i nuovi annunci degli esponenti dell’esecutivo.
A poche settimane dal varo della legge di Stabilità, dunque, i due ministri, in occasione dell’audizione nelle commissioni Bilancio e Lavoro di Camera e Senato, non sciolgono il rebus previdenziale. E’ vero, sul capitolo esodati garantiscono che c'è l'impegno del governo a individuare soluzioni «nuove e definitive» per tutelare coloro che sono rimasti senza stipendio e senza pensione e fuori dalle precedenti operazioni di salvaguardia (121.500 le domande accolte dall’Inps). E, nello specifico, il governo punta a impiegare le risorse risparmiate dalle precedenti salvaguardie e che al momento sono bloccate. Ma per questo serve però una nuova copertura. Il che vuol dire – e qui sta il rovescio della medaglia – che la settima salvaguardia non sarà contenuta in un decreto legge ad hoc, ma nella legge di Stabilità, che diventerà operativa solo il primo gennaio prossimo. Non solo: è tutto da stabilire se la rete di protezione toccherà tutti i 50 mila potenziali interessati o solo una parte di loro.
Ancora più incerto rimane il nodo della flessibilità in uscita. Su questo terreno si fronteggiano due linee: quella dell’Economia, che punta a limitare il pensionamento flessibile (con 62-63 anni di età, 35 di contributi e una penalizzazione massima del 12-15 per cento) a alcune categorie di lavoratori (disoccupati anziani o possibili esodandi e donne), e quella del Lavoro, che ipotizza formule valide in generale per tutti. Il limite per tutte le soluzioni è che non ci sarebbe più di un miliardo a disposizione. E sempre condizionata dalle risorse resta anche la cosiddetta opzione donna: sia per quanto riguarda la conferma per il 2015 della versione attuale sia per quel concerne la proroga agli anni successivi sia pure in una versione più rigorosa, con un’età minima a 62-63 anni.
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