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giovedì 17 settembre 2015

Una lettura del presidio del 15/9/2015

esodati
Esodati, Salvini cavalca la protesta, il governo prende tempo
di Claudia Marin
Dalle sale austere di Via Venti Settembre ai banchi del governo di Camera e Senato, da piazza Montecitorio ai presidi volanti di Via Veneto, Matteo Salvini guida la Lega all’assalto del Palazzo in nome degli esodati e di tutte le vittime passate, presenti e future della riforma Fornero. Dietro di lui (e da lui scavalcati), in un’inedita alleanza in questo inizio d’autunno caldo, i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil, ma anche Sel e 5 Stelle, Fratelli d’Italia e civatiani e quella parte del Pd – guidata da Cesare Damiano - che vorrebbe smantellare la legge previdenziale del 2011. Tutti insieme a rivendicare innanzitutto una settima salvaguardia per gli ultimi 50 mila lavoratori rimasti senza stipendio e senza pensione: una richiesta che, però, al momento si scontra ancora con il muro alzato dalla Ragioneria dello Stato sull’utilizzo dei 500 milioni non impiegati nelle precedenti operazioni di tutela. Il braccio di ferro Welfare-Mef non si è ancora allentato.
Ma quella di ieri è soprattutto la giornata della calata a Roma del leader leghista, che subito diventa il Masaniello dei sacrificati della Fornero. «Occupiamo il ministero dell'Economia a oltranza», tuona alle undici del mattino. Non basta: «Adesso entriamo, e usciremo solo quando si troverà una soluzione». Impugna un cartello con la scritta «Ladri di pensione» e arringa, fra gli applausi e qualche fischio, i lavoratori davanti al Ministero di Padoan. «Cancelliamo la Fornero e non solo come legge, ma proprio...», insiste con una battuta, prima di aggiungere: «Pur di cancellare la Fornero siamo pronti a votare con il Pd. E' una legge infame, abbiamo perso la pazienza. Non è possibile parlare di riforma del Senato, Costituzione e matrimoni gay o occuparsi del tennis mentre c'è una legge che sta per compiere 4 anni e ha derubato milioni di italiani».
Né a placare i furori del leader lumbard – ma anche dei vertici sindacali -bastano le rassicurazioni che il governo fa circolare. «I ministri Padoan e Poletti – spiega il sottosegretario Baretta – stanno lavorando a una soluzione. Ci rivedremo tra quindici giorni». «Siamo insoddisfatti, il governo non ha una proposta», spiegano i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil. E, d’altra parte, in piazza l’esodata Paola racconta che è andata a Lourdes a pregare per gli esodati e poi ha mandato una mail al premier: «Matteo Renzi mi ha risposto, lui in persona. Mi ha detto che non avrebbe lasciato indietro nessuno e il giorno dopo ha portato via i soldi dal fondo esodati. Ma come si fa? Io ho sempre votato Pd ma ora non lo voto più».
Il Carroccio, intanto, passa alla fase due della lotta. «L'occupazione si trasferisce alla Camera e al Senato», incalza Salvini, che diretto a Montecitorio trova modo di acquistare nello store della Roma di piazza Colonna un pantaloncino bianco, ma pur sempre con due strisce giallorosse. E l’avviso del capo diventa subito realtà. I deputati e i senatori della Lega, a stretto giro, occupano i banchi del governo alla Camera e al Senato. Sedute sospese. L’occupazione dura una ventina di minuti. Quanto basta per far dire al capogruppo Fedriga: «Non facciamo la rissa con i commessi, non siamo come i grillini». Piccata, la parlamentare M5s Carla Ruocco ribatte: «Fossimo stati noi a occupare i banchi del governo ci avrebbero preso a calci. Invece a questi manca poco che gli servano cappuccino e cornetto».

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