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mercoledì 29 novembre 2017

Fornero: "Sono stata ingenua, ma la mia riforma oggi fa comodo"

Fornero guarda il film con gli esodati: “Sono distrutta, io perdo sempre”
L’ex ministra in una sala di Torino: “Sono stata ingenua, ma la mia riforma oggi fa comodo”
L’ex ministra assiste alla proiezione del film “L’esodo”
del regista Ciro Formisano con un gruppo di esodati
29/11/2017
ANDREA ROSSI
TORINO
Scusate ma ora vado. Sono distrutta». Comunque la si pensi è difficile restare indifferenti al coraggio di una donna che resta immobile mentre assiste al suo processo. Sullo schermo rimbalza una storia, racconta di come una riforma abbia distrutto vite, famiglie, dignità. Abbia trasformato persone distinte in mendicati. Quattrocentomila italiani avevano fatto un patto con lo Stato per andare in pensione in anticipo e sono state tradite sei anni fa, poco prima di Natale. Per la Storia, il grande colpevole di un’ecatombe sociale, gli «esodati», è una professoressa universitaria di Torino: si chiama Elsa Fornero, ha 69 anni, ministro del Lavoro nel governo tecnico guidato da Mario Monti tra la fine del 2011 e l’inizio del 2013.
Gli anni della grande austerità. O quelli in cui l’Italia si è salvata dal precipizio in cui è invece sprofondata la Grecia. Ad Atene c’era la «troika», le istituzioni monetarie e finanziare imponevano l’agenda al governo. L’Italia non ha vissuto lo stesso dramma ma ha visto qualcosa di più perfido: una classe politica che chiede ai tecnici, i «professori» di fare il lavoro sporco e poi li addita. «Altrimenti oggi sul banco degli imputati non ci sarei io, ma chi per vent’anni ha illuso gli italiani raccontando che andava tutto bene».

IN PERIFERIA
Elsa Fornero sale sul patibolo alle sei di sera dentro un teatro di periferia a Torino. Proiettano «L’Esodo», un film di Ciro Formisano, storia vera di Francesca, esodata a sessant’anni con una nipote di sedici cui badare, costretta a fare l’elemosina. Lo vede per la prima volta. Ha accettato di guardarlo insieme con un gruppo di esodati, le «vittime» della riforma che porta il suo cognome. «Solo il mio. Quello di Monti l’hanno scordato tutti. Anzi, si sono dimenticati di tutti i professori. Tranne che di me. Credevo di servire il Paese in un momento drammatico. Sono stata un’ingenua».
Sarà quest’amarezza che le segna il viso, sarà che non si dà pace, ma sembra quasi consegnarsi a un plotone che in effetti è apparecchiato solo per lei. Il film è delicato, struggente. Ma è personale. Racconta Francesca, l’esodata. Ma racconta anche il ministro. Anzi, la «strega», «ladra», perché «è così diverso quel che hanno fatto i professori da chi entra per rubarti in casa»? La «criminale».

IL RACCONTO
Per un’ora e quaranta minuti se ne sta immobile, rigida, le braccia serrate al petto, la mascella stretta. Francesca si inginocchia a terra e chiede la carità. «Ma questa storia sarebbe stata più drammatica ancora senza il governo di cui ho fatto parte». Sarebbe stata la Grecia. Francesca racconta a sua nipote di aver trovato lavoro come lavapiatti perché non ha cuore di dirle la verità. «Che stupidi questi professori quando dicevano di non sapere se l’indomani l’Italia avrebbe avuto i soldi per pagare i dottori, gli insegnanti, le forze dell’ordine». Francesca mangia solo tonno in scatola. «Forse è stata tutta un’illusione, non c’era chi diceva che i ristoranti erano pieni e la gente stava bene?».
La voce, a tratti, si spezza. «Ma certo che si risolve», dice l’esodata Francesca. «Vuoi mica che ci lascino senza pensione?». Sì, invece, ed erano 400 mila. Solo 150 mila sono stati tutelati. «Sì, e 130 mila li ho garantiti io. Chi è venuto dopo che cosa ha fatto?».
Deve fare un certo effetto vedersi allo schermo. Tutti i protagonisti di questa pagina hanno perso un pezzo di sé. Chissà come si sente un uomo, si chiama Carlo Filippa, mentre racconta «le crisi di panico, la famiglia a brandelli», i suoi anni bui senza lavoro né pensione. E chissà come ci si sente a passare per l’autore - l’unico - di questa carneficina sociale. «Chi racconta storie così vince comunque, io perdo sempre», riflette Elsa Fornero. È un pensiero amaro ma non fa una piega: come ci si difende davanti a chi ha perso lavoro, reddito, dignità? Come si spiega che poteva andare molto peggio, ammesso che sia vero? E come si fa i conti con l’idea di essersi prestati a un’operazione che la politica non voleva intestarsi e ha delegato ai tecnici? A distanza di sei anni Elsa Fornero non ci è ancora riuscita: «Questa riforma fa tanto comodo: ce se ne può vantare in Europa, mentre in Italia basta dire che è tutta colpa mia. Ora vado, sono stanca».
(Leggi)
Anche Video Repubblica

1 commento:

  1. Per la giustizia all'anticostituzionale retroattiva legge pensioni
    monti/fornero con causa c.d.esodati vorrei processo penale !!

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